L'Albero dei Consigli


«Ficcate queste tre piattole in gabbia e assicuratevi che ci rimangano» ordinò Madame Cornelia a due ceffi con i nasi ammaccati e mucchi di cicatrici che attraversavano da parte a parte i loro brutti grugni. «Non ho nessuna intenzione di farmi soffiare la taglia che pende sulle loro zucche mortali!» e ghignò, sventolando una locandina sdrucita.

«Ehi, ma su quel volantino ci siamo noi!» esclamò Michael sorpreso. «Intravedo una vaga somiglianza, devo riconoscerlo... ma il mio ritratto non rende per niente giustizia!».

«Dove ci state portando?» domandò Peter immobilizzato, nel frattempo, da uno degli scagnozzi.

«E cosa volete farci?» aggiunse Kate bloccata sotto l'ascella dell'altro.

«E dove? E cosa? E quando? Ah, quante domande inutili!» si lamentò la donna. «Mi occorrete. Punto e basta!»

«Ma non abbiamo niente che possa servirle» replicò Peter, cercando di sottrarsi alla presa del tirapiedi.

«Prega che non sia così, moccioso, o per voi non ci sarà un lieto fine!» Cornelia gli sollevò il mento affinché potesse guardarle negli occhi gelidi. «Lì fuori c'è qualcuno che crede che nascondiate qualcosa di estremamente prezioso e, per questa ragione, è disposto a pagare una montagna di lunari. Ora voi, da bravi bambini, gliela consegnerete e io mi godrò la mia ricompensa sull'isola di Euforis, mangiando frutti magici, guardando incantevoli tramonti, camminando lungo spiagge streg...»

«Coff-Coff!» tossicchiò uno dei bravi cercando di riportarla alla loro discussione.

«Eh, sì. Dunque...Cosa dicevamo?»

«Ci lasci andare e le offriremo molto più denaro di quello che le hanno già promesso!» provò ad allettarla Peter.

«Vorresti farmi credere che una pulce come te ha così tanti soldi magici addosso?» Cornelia ridacchiò incredula.

«Beh, non esattamente addosso, ma mi faccia fare un paio di telefonate e sarò in grado di racimolarglieli!»

«Ammiro il tentativo, marmocchio, ma con me non attacca!» concluse la donna. «Avanti, portateli via!»

«Ehi, lasciami stare brutto muso!» urlò Michael tentando di divincolarsi.

«Non la passerà liscia!» aggiunse Peter, provando a liberarsi dalla mano che lo tratteneva per la collottola.

«Fammi scendere!» Kate iniziò a colpire con i suoi piccoli pugni il petto villoso del gorilla.

«Oh, quanto chiasso!» esclamò Cornelia, mentre rientrava dal varco da cui era uscita. «È del tutto inutile ribellarsi. Nessuno può aiutarvi. Non avete scampo, piccoli mostriciattoli!»

«NON COSÌ IN FRETTA, BRUTTA CINCIA SPIUMATA!» una voce familiare tuonò alle loro spalle.

«Signora Horrocks!» gridarono stupiti i ragazzini.

Theodora con indosso la sua uniforme da cartomante, ovvero un cappello alto quanto una piccola palma, tre o quattro collane da guerra e il bastone a sonagli in una mano, spalancò in quel preciso momento la porta della locanda.

Gli avventori ai tavoli rimasero con i boccali a mezz'aria e le mandibole appese per la sorpresa.

«E tu, chi diamine saresti?» esclamò Madame Cornelia spiazzata.

«Una con un copricapo e un bastone più grossi dei tuoi!» le rispose Theodora, quindi lanciò nella sala una polvere scoppiettante e tutti iniziarono a frignare e singhiozzare come poppanti.

«Mi sento... Mi sento all'improvviso così triste!» disse l'omone dalla faccia scheggiata che bloccava Peter. «Sono così triste, che mi vien voglia di piangere!» quindi lo mollò per potersi soffiare il naso gocciolante con il fazzolettino ricamato conservato nel taschino del gilet.

«Sansone, ti sei forse ammattito?» gli domandò Cornelia, dandogli un colpetto sulla fronte come fosse una biglia. «Acchiappa immediatamente quella canaglia!»

«...non ho mai ricevuto regali a Natale» iniziò a piagnucolare l'altro. «Ero talmente cattivo che non mi lasciavano nemmeno carbone! Nemmeno un pezzettino, ino-ino. Capite? » quindi lasciò andare Kate e Michael per sbottare in un pianto convulso.

«Hannibal, ricomponiti per l'amor del cielo!» gridò ancora la donna scuotendogli le spalle. «Corri! Non lasciarteli sfuggire!»

«CHESTER! È ORA!» annunciò la cartomante.

Il maggiordomo comparve sull'uscio, scandagliò la sala con un'attenta occhiata e poi lanciò la rete da pesca nelle sue mani sui due scagnozzi piagnoni e la furibonda padrona di casa.

«...e bingo!» esclamò soddisfatta Theodora quando finirono tutti e tre nella rete.

«Fatemi uscire subito di qui!» sbraitò Cornelia, cercando inutilmente di districarsi.

Un paio di avventori in preda ai singhiozzi provarono ad andarle in soccorso, ma Theodora li bloccò prima ancora che potessero fare un passo.

«Se fossi in voi non ci proverei!» disse puntando minacciosa il bastone nella loro direzione. «Chester, prendi i ragazzini e avvia il motore» ordinò, mentre teneva d'occhio il resto della clientela. «Bene, credo proprio che i nostri affari qui siano terminati. Ma voi continuate pure a far bisboccia e, per favore, se vedeste lo chef riferitegli che il mortello in salsa infingarda è un tantino insipido per i miei gusti. E ora... Muchas graçias y adíos!» quindi lanciò un'altra manciata di polvere che esplose in una nuvola di fumo rossastro.

Quando questa si fu diradata, Theodora Horrocks, il suo complice gigante e i tre ragazzini erano ormai già lontani.

* * * * * * *

«È stato a dir poco incredibile!» esclamò Kate, saltellando eccitata sul sedile posteriore del vecchio taxi color mandarino.

«Ma avete visto la faccia di Madame Cornelia, quando i suoi manigoldi hanno iniziato a ciucciarsi il dito? Un vero spasso!» Peter non riusciva a contenere le risate.

«E cosa dire della fuga da prestigiatore? Semplicemente fenomenale!» commentò Michael, rivolgendo alla cartomante uno sguardo di profonda ammirazione.

«Ah, una cosuccia da niente, miei piccoli pulcini!» minimizzò adulata Theodora lustrandosi le nocche sulla casacca. «Sapete, è tutta questione di strategia. Se volete spedire l'avversario al tappeto, non c'è tattica più semplice ed efficace di un buon contropiede!»

«Ma come faceva a sapere dove trovarci?» chiese Peter curioso.

«Grazie ai tarocchi. Ve l'ho detto!» gli rispose la cartomante, sventolando gli arcani tirati fuori, in quel momento, dal suo copricapo. «So che è difficile crederlo, ma le carte hanno davvero predetto gravi pericoli lungo la vostra strada. Per questo ho pensato di seguirvi... E fortuna vostra che l'abbia fatto perché, miei cari ragazzi,  credo che abbiate pestato i calli alla persona sbagliata».

«Ha perfettamente ragione! Se le avessimo dato retta sin dall'inizio non ci saremmo mai trovati in questo pasticcio e mamma e papà non si sarebbero mai...» Peter s'interruppe e guardò i fratelli con gli occhi sgranati.

«Non è possibile!» esclamò Michael atterrito. «Ci siamo dimenticati di mamma e papà!»

«Oh, no! Sono ancora rinchiusi nelle nicchie!» Kate era sgomenta. «Dobbiamo tornare subito indietro!»

Theodora la guardò con tenerezza scuotendo il capo. «Sono davvero addolorata, piccola mia, ma temo che questo non sia possibile».

«Ma dobbiamo liberarli!» disse la bimba implorante. «Dobbiamo proprio!»

«Kate, purtroppo, la signora Horrocks ha ragione» disse Michael picchiettandole goffamente la testa per cercare di confortarla. «Per ora non possiamo far niente per loro.»

«Tornare indietro adesso sarebbe troppo pericoloso. Rischieremmo di farci catturare di nuovo. Lo capisci, vero?» Peter le posò una mano sulla spalla. 

«Ma non possiamo abbandonarli così!» disse Kate singhiozzando.

«E non lo faremo, per tutte le pernici strabiche!» la donna le porse subito un fazzoletto recuperato, anche questo, dal suo capiente cappello. «Dobbiamo solo pianificare la nostra prossima mossa e scegliere il momento opportuno per colpire. Tutto qui.
Vedrete! I vostri genitori torneranno a casa sani e salvi prima che qualcuno riesca a pronunciare la parola...hipopotomi... hipopotoma... hipopotomonstr... Insomma,  è una promessa!» e le strinse il mento con una mano strizzandole, amorevolmente, un occhio.

La bambina annuì e sul suo visetto comparve la traccia di un sorriso. Si soffiò il naso, accarezzò una delle conchiglie di spugna che la mamma le aveva cucito sul costume, e si voltò a guardare dal vetro posteriore il bosco incantato che pian piano svaniva dietro di loro e la nebbia che gradualmente calava sulle loro teste.

«Grughlotuk umpf dertghtyu?» grugnì d'un tratto Chester che fino ad allora aveva guidato come un indemoniato la vecchia Austin FX4 per lo sconnesso sentiero.

«Sempre dritto, Chester!» gli suggerì Theodora tenendosi salda al cruscotto.

«Gruf gdredtpuk?» farfugliò di nuovo il maggiordomo.

«Il più lontano da qui» gli rispose la donna decodificando senza fatica il suo grinnitus. «Dobbiamo mettere quanta più distanza possibile tra noi e quei malandrini».

«Ehi, guardate!» esclamò all'improvviso Peter, indicando il grande Albero dei Consigli sbucato davanti a loro e una figura bassa e tarchiata, poco distante, intenta a pulirsi il naso con le dita.

«Sbaglio o quello scaccolatore sul bordo della strada è il nostro ladro di mestoli?» domandò Michael.

Chester arrestò il taxi con una frenata stridente, facendo sobbalzare lo strano tipo concentrato a far pulizie.

«Ehi, visto che c'eri potevi anche parcheggiare sui miei piedi!» rimbrottò il nanetto, mettendo le mani sui fianchi. «Tra l'alluce e il trillice c'era giusto ancora un po' di spazio!»

«Tu sei il tizio che è uscito dal nostro specchio. Vero?» chiese Peter, uscendo dall'auto.

«Lo stesso che ci ha indicato la casa della signora Horrocks. Giusto?» chiese conferma Michael avvicinandosi al fratello.

«Dipende» rispose vago il nano.

«Da cosa?» chiese Kate mentre saltava giù dalla vettura assieme a Chester e Theodora.

«Quel tizio di cui parlate è, per caso, nei guai?» l'ometto li guardò di traverso e sollevò diffidente il folto sopracciglio.

«Oh, no-no!» Peter cercò di rassicurarlo. «Stia tranquillo, vogliamo fare solo quattro chiacchiere!» 

«Ehm... Quello che, invece, gradiremmo tanto NON fare» si affrettò a dire Theodora inserendosi in quello strano scambio di battute, «è stringere la mano con cui si è pulito poco fa il naso. Sa, questione di germi e tutto il resto...» 

Il nano sollevò gli occhi piccato e poi, in modo indifferente, nascose la mano sotto un'ala della marsina.

«...comunque... forse, è meglio iniziare con una presentazione formale» propose Michael. «Questa al mio fianco è Theodora Horrocks, cartomante lungimirante e francamente veggente, questo signore dall'aria disperata e depressa, è Chester, il suo devoto maggiordomo factotum e noi siamo... beh, questo credo che lei lo sappia già, noi siamo i fratelli Moffet».

«Uhm... sì, tanti bei nomi. E allora?» rispose l'omino scontroso.

«E allora, vorremmo sapere cosa cavolo sta succedendo qui e, possibilmente, come stare alla larga da altri futuri inconvenienti.» aggiunse Michael. «Lei può darci qualche dritta?»

«Una dritta, dici?» rispose il nano ghignando. «Ragazzo, voi non riuscireste a star lontano dai guai neanche se vi scrivessero le istruzioni con gessetti fluorescenti su una lavagna gigante!»

«Che intende dire?» chiese Peter.

«Beh, se aveste dato ascolto alla signora qui presente non vi sareste mai imbattuti in Madame Cornelia. Giusto?»

«Quindi lei ha cercato di aiutarci» ne dedusse Peter.

«ASSOLUTAMENTE NO!» esclamò orripilato l'omino. «E non vi azzardate a mettere strane voci in giro sul mio conto, sono pronto a rinnegare ogni cosa! Volevo solo sdebitarmi per aver preso in prestito il vostro mestolo d'argento e avervi rotto un paio di cosucce durante la mia fuga. Tutto qui!»

«Ma tu chi sei?» chiese Kate sorridente.

«Sono Rutto, un folletto dei dispetti» e terminò la sua presentazione con un clamoroso rutto, per l'appunto.

«Un folletto in carne e ossa? Ma è fantastico!» rispose Theodora deliziata.

«Non ci sono molti dubbi sulle origini del suo nome!» disse Michael ridacchiando.

«Signor Rutto, sa dirci dove siamo esattamente?» gli domandò subito Peter.

«E come aiutare i nostri genitori?» chiese invece Kate.

«E, magari, anche come trovare la via del ritorno? Sa, con questa nebbiaccia le strade sembrano tutte uguali» domandò Theodora.

«Sebbene A-DO-RE-REI potervi dare una mano» rispose il folletto beffardo, «sono desolato, ma non saprei davvero come fare! Però...» e lasciò la frase in sospeso.

«Però, cosa?» lo invogliarono a continuare i ragazzi.

«Posso dirvi che per conoscere le verità che cercate, dovrete aprire il baule consegnato dal postino del Mondo Contrario» e si guardò alle spalle per paura di essere aggredito all'improvviso.

«Il baule!» ricordò d'un tratto Michael. «È ancora sul portapacchi della Mercedes!»

«Di questo... burp... non ne sarei così sicuro... burp» lo corresse il folletto emettendo flatulenze senza vergogna.

In quel momento, Theodora, Chester e i tre fratelli captarono un familiare rumore provenire dal retro del taxi.

«Non può essere. Ma come ha fatto?» farfugliò Peter incredulo.

Theodora si avvicinò all'auto e aprì circospetta il portabagagli; il vecchio baule saltellava a destra e a manca nel retro della sua vecchia Austin.

«Ehm, ragazzi, il ruttatore olimpionico ha ragione. Qui dentro, c'è davvero un baule!» quindi lo prese ben stretto tra le mani e lo poggiò per terra, bloccandolo con il suo piede.

«Il problema è che non riusciamo ad aprirlo!» lo informò Kate.

«Già! Abbiamo provato di tutto, persino con la canna ossidrica, ma niente. Non ne vuol saperne di aprirsi» confermò Michael.

«Allora, forse, l'Albero dei Consigli potrà aiutarvi!» l'omino indicò la grande sagoma che s'imponeva dietro di loro. «Ma niente scherzi, se qualcuno dovesse chiedervelo, non sono stato io a suggerirlo. Ok?»

I ragazzi e Theodora rivolsero gli occhi al grande albero piantato al centro della rotonda e quando voltarono nuovamente lo sguardo, il nanetto con berretto e marsina si era dileguato tra i banchi di nebbia.

«To'! Penso che il signor Rutto sia fuggito!» disse Kate.

«Ma davvero?» disse Michael lucidandosi il mento con la mano. «E dire che sembrava un tipetto così tanto per bene e affidabile!»

«Ok, niente panico, zuccherini!» disse Theodora avvicinandosi alla grande quercia seguita dal resto del gruppo. «Se ho capito bene, basterà solo chiedere consiglio...ehm...a questa... pianta qui».

L'albero aveva impressionanti rami che si contorcevano e diramavano fin sulla strada e indicazioni e messaggi fissati un po' ovunque.

«Ehi, leggete questo!» invitò la cartomante indicando uno dei cartelli.

SE DESIDERATE IL MIO CONSIGLIO,

SIATE LESTI COME UN CONIGLIO

CHÉ IL MIO AVVISO NON DURA IN ETERNO

E, SE NON SI AFFERRA IN TEMPO,

SI CONGEDA CON SCHERNO.

MA ATTENZIONE, ABBIATE ANCHE PAZIENZA

O DELL'AVVISO NON NE AVRETE A SUFFICIENZA.

PER PROCEDERE,

AZIONARE LA LEVA E PORRE IL VOSTRO QUESITO

«Quindi? Cosa facciamo adesso?» chiese Peter guardando confuso il resto della comitiva.

«Beh, biscottino, usiamo quella. No?» Theodora indicò a Peter la leva che sbucava dal suolo accanto a lei e una targa con su scritto "Azionami".

Il ragazzino annuì esitante. Si accostò alla barra di legno e la tirò con tutte le sue forze verso il basso.
Alcune targhe con motti e proverbi poggiate sul terreno circostante si illuminarono, un'allegra melodia iniziò a suonare e sul tronco spuntò una grossa cerniera di corteccia dalla quale sbucò il busto di legno di una vecchietta con un nido di pigne sul capo.

«Oh, ma buondì cari passanti, lieta di fare la vostra conoscenza. Io sono Ginestra e non per vantarmi, ma a ragguagliar sono una vera maestra... Ehi, ma aspettate un attimo... cosa annusano le mie narici quercine?» e iniziò a sniffare l'aria tutt'intorno come un segugio in cerca di selvaggina. «Qui aleggia l'inconfondibile fetore di dubbio e periglio, siete qui, di sicuro, per chieder consiglio. Ho ragione o il mio è un abbaglio?»

«Oh, no! Non sbaglia, signora Ginestra!» le rispose Peter senza indugiare. «Abbiamo proprio bisogno del suo aiuto».

«Allora dimmi pure, caro, cos'è che ti cruccia? Sono forse questioni di amore quelle che ti assillano?»

«Oh, no, no! Non si tratta di questo» rispose il ragazzo arrossendo.

«Sono allora preoccupazioni sul lavoro?» provò la vecchietta.

«No, non è neanche per quello!» disse Peter. «Io un lavoro non ce l'ho nemmeno».

«Salute? Fortuna? Denaro, allora?» tentò ancora la nonnina.

«No, non è nemmeno per questo!» rispose ancora una volta Peter.

«Ma allora, qual è il motivo che ti angustia?» domandò la vecchina frustrata dopo l'ennesimo fiasco.

«È questo coso qui!» Theodora le piazzò sotto il "naso" il bauletto incantato tenendolo tra le mani come fosse un neonato con il pannolino sporco.

«Ullallà! Ma cosa vedono le mie orbite legnose» esclamò Ginestra incapace di reprimere la sua sorpresa.

«Lei riconosce questo baule?» Theodora sentì la sua zoppicante speranza irrobustirsi.

«Oh, ma certamente! Quello nelle sue mani, cara signora, è uno dei bauletti intrappola-segreti creati dal famoso mago e inventore Julius Viceversa! Aprirne uno non è impresa facile; richiede infinita pazienza e una mente pronta e abile».

«Non se l'abbia a male, signora Ginestra, ma da adesso in poi potrebbe sforzarsi di darci spiegazioni evitando qualunque cosa si avvicini anche solo vagamente a una rima o un aforisma?» chiese Theodora impaziente di rimettersi in viaggio.

«E soprattutto, potrebbe dirci come aprirlo?» chiese Michael andando dritto al punto.

«Ah, per questo, è necessario consultare l'Albero» spiegò la nonnina, facendo comparire tre ceste di vimini ai piedi dei ragazzini. «Fate la vostra richiesta e raccogliete i consigli maturi dai suoi rami, ma siate ben accorti a non far loro toccar suolo o l'unica cosa che vi rimarrà sarà un'immangiabile marmellata di sberleffi» e detto questo, la cerniera iniziò a richiudersi.

«Ehi! Un attimo! Non scappi via!» sbottò Theodora, lottando con la lampo per impedire che la vecchina svanisse. «La fac-cen-da...non-è-per-niente... chia-ra!»

«Non tema, lo diventerà presto... Badate al frutto viola che lucente brilla; quand'è maturo questo oscilla. Arrivederci miei cari e tanta, tanta fortuna!» quindi la lampo si richiuse con un secco zip.

«Ehi, quercia briccona! Non avevo forse chiesto di non parlare per indovinelli?» imprecò Theodora, bussando insistentemente sul tronco.

«Ok, non perdiamo tempo prezioso» disse Peter mettendo le ceste in mano ai fratelli. «Poniamo subito la nostra domanda».

«Uhm... Ok, fate provare me!» si propose Michael, quindi fece un passo indietro e si schiarì la voce. «Dunque, vediamo un po'... Albero dei consigli, per favore, vorresti suggerirci come aprire questo baule?»

Dopo un attimo di attesa, i grossi rami della quercia iniziarono a dimenarsi come i tentacoli di una piovra gigante e sulle loro estremità spuntarono quattro frutti tondeggianti come ciliegie e verdi come piselli, che andavano ingrandendosi a una velocità sorprendente.

«E cosa dovremmo fare adesso?» chiese confuso Michael.

«Be', dobbiamo cogliere il frutto prima che si spiaccichi per terra!» gli rispose Peter, mentre osservava quelli pendenti diventare grossi quanto piccole zucche.

«E secondo te come, capperi, dovremmo riuscirci? Ma hai visto quei rami impazziti? Con quelli non ci si salva mica!» disse Michael terrorizzato. «Forse non te ne sei accorto, ma qui si parla di un declino ultra-rapido delle nostre aspettative di vita!»

«Peter, Michael, guardate! Il consiglio è pronto!» esclamò Kate, indicando uno dei frutti, ora color viola melanzana, che ondeggiava paurosamente e sembrava prossimo a cadere. «Forza, corriamo a prenderlo!» ma non ebbero nemmeno il tempo di provarci, che il frutto si staccò dal ramo e si spappolò per terra emettendo una rumorosa pernacchia.

PRRRRRR!

«Questo lo trovo davvero scortese!» disse Kate incrociando le braccia offesa.

«Ok, dolcezze! Ci siamo lasciati sfuggire quest'opportunità, ma non è la fine del mondo!» disse la cartomante ottimista. «Possiamo ancora farcela!»

«Fgrhtykalmopdfg!» esclamò Chester che nel frattempo custodiva il bauletto tra le sue braccia.

«Hai ragione!» gli rispose Theodora. «Guardate! Lì, c'è un altro frutto che oscilla. Provate con quello!» li esortò la cartomante saltellando ansiosa sul posto.

Michael e Peter iniziarono a correre a perdifiato stando attenti a non essere colpiti dai rami che ondeggiavano minacciosi in ogni direzione.
Furono costretti a saltare, acquattarsi e strisciare sul terreno per non perdere di vista il frutto che nel frattempo continuava a crescere a vista d'occhio e cambiava simultaneamente colore.

«Presto, il consiglio è maturo!» li avvisò Kate che correva come un pinguino per via del costume troppo stretto. «Dobbiamo raccoglierlo prima che cada!»

«È una parola!» rispose Michael che senza più fiato aveva iniziato a gattonare.

Il frutto iniziò a vacillare sempre di più e una volta diventato di un viola intenso, come previsto, si staccò dal ramo.

Peter provò ad allungare il braccio con la cesta per afferrarlo in corsa, ma lo mancò giusto di una spanna.

PRRRRRRRRR! Si sentì nuovamente quando ebbe toccato terra.

«Accidenti!» esplose deluso.

«Iella nera!» sbottò Michael.

«Ci siamo lasciati sfuggire anche questo consiglio!» esclamò affranta Kate.

Theodora osservò gli ultimi due pomi diventare violacei e divenne d'un tratto nervosa. «Ehm... ragazzi, non voglio mettervi pressione, ma abbiamo davvero bisogno di fare goal!»

«Ce ne siamo accorti. Grazie tante!» rispose asciutto Michael abbassandosi per schivare un ramo grosso quanto una zampa di rinoceronte.  

«Attenzione! Anche il terzo pomo inizia a vacillare!» gridò la cartomante agitata.

I passaggi si ripeterono, più o meno, nello stesso ordine.

I ragazzi iniziarono a inseguire il frutto stregato. Ruotarono affannosamente attorno al tronco con le ceste pronte a intercettarlo e quando questo si staccò dal ramo si lanciarono a terra in una spettacolare scivolata, ma Michael venne fermato da una grossa radice e Peter perse la cesta durante uno dei suoi salti.
Fu Kate, sulla giusta traiettoria, ad acchiapparlo giusto in tempo per il ciuffo superiore.

«Ragazzi, non posso crederci... L'ho preso!» gridò la bimba, stringendo a sé il frutto e cullandolo come se volesse farlo addormentare. «L'ho preso! L'ho preso!»

«Bra-va...Ka-te!» si complimentarono i fratelli mentre, sfiniti per terra, cercavano di recuperare le energie. «Dav-vero... ben... fat-to!»

«Fiuuuuuu!» fischiò sollevata Theodora, facendosi aria con il ventaglio estratto sempre dal suo copricapo. «Per il rotto della cuffia!»

A quel punto, i rami smisero di agitarsi, la musica s'interruppe e, davanti a loro, tornò a spiccare una tipica quercia secolare.

Il gruppo si radunò vicino al taxi per osservare il pomo viola fluorescente nelle mani di Kate. Questo cambiò ancora un paio di volte nuances e, infine, mostrò sulla sua scorza grinzosa il messaggio che tanto attendevano:

"Seguite le istruzioni di Melidir, Signore dello Specchio dei Due Regni"

«Non vorrete dirmi che abbiamo rischiato di essere uccisi da una stupidissima quercia per questa informazione!» eruppe Michael, agguantando rabbioso il pomo nelle mani della sorellina e calciandolo lontano.

«Volete dire che questo messaggio non vi dice nulla?» chiese Theodora delusa. «Niets? Rien? Nientes de nientes».

«Ravanelli! Ecco cosa ci dice!» le rispose Michael esasperato. «Ma perché? Perché questo accanimento gratuito e ingiustificato contro di noi? Perché?» piagnucolò, gettandosi a terra disperato.

«Non gli dia retta! Michael ama fare il melodrammatico» intervenne Kate. «Melidir è il signore che vive in uno degli specchi di casa nostra».

«Un signore che vive nel vostro specchio... uhm... questa storia si fa a ogni passo più interessante» disse la cartomante, sprizzando meraviglia. «E io che credevo di avere una vita peculiare!»

«Vede, ci ha lasciato questo messaggio qualche giorno fa» disse Peter porgendole il foglietto che aveva riposto nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.

La donna gli sfilò il foglio di mano e lo lesse con attenzione.

«Grrrtjklmmm fdzregth» disse Chester, scrollando la testa.

«Oh, un senso ce l'ha sicuramente, mio caro Chester. Bisogna solo trovarlo» gli rispose Theodora, mentre continuava a studiare la strana annotazione trascritta sopra. «Uhm, curioso. Non trovi?» gli disse mostrandogli il foglietto.

«Juklmdezstr» convenne il maggiordomo, continuando a tener d'occhio il baule che ora rimbalzava, senza sosta, contro il paraurti del taxi.

«Miei cari ragazzi, forse, non tutto è perso!» li confortò la donna avviandosi fiduciosa verso la vettura. «Seguitemi... perché credo proprio che il vostro amico Melidir, Signore dei Due Regni, ci abbia appena svelato il modo per aprire il misterioso baule del famoso inventore Julius Viceversa».

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