Malapacchia
«Qui può andar bene!» esclamò Griselda, aprendo la portiera dell'auto ancora in corsa.
«Chiuda immediatamente quel dannatissimo sportello!» le urlò Odilde. «Ha forse deciso di farsi ammazzare prima di esserci di aiuto?» la dottoressa la fulminò attraverso lo specchietto retrovisore e, poi, rallentò fino a fermare la Citroën all'angolo di un piccolo incrocio nei pressi della Torre di Londra. «Qui va bene!» puntualizzò dopo aver parcheggiato la vettura davanti a un cartello di divieto di sosta.
«È proprio sicura che sia questo il posto giusto?» chiese Peter alla vecchina non vedendo altro attorno a loro che un comunissimo incrocio e qualche anonimo negozietto.
«Non lo è di certo, ma con un po' di lavoro lo faremo diventare, ragazzo mio» lo rassicurò Griselda scompigliandogli amabilmente i capelli. «Su, ragazze! Mettiamoci all'opera».
Le tre nonnine, fatti allontanare alcuni passanti, sistemarono il tappeto ancora arrotolato al centro dell'incrocio. Si posizionarono ognuna a un punto del trivio con i pugni pieni di polvere luccicante e iniziarono a cantilenare una tiritera dondolandosi su un piede e poi sull'altro e abbassando e sollevando le braccia.
Bivium-Trivium-Magicalis, res non solum et non semper est sic ut nobis videtur.
La realtà non è solo e sempre così come ci appare.
Bivium-Trivium-Fictorium-Fictatae, iusta via non semper facile reperitur.
Il giusto sentiero non è sempre facile da trovare.
Bivium-Trivium-Sapientia ad veram scientiam et summam sapientiam non omnes viae ducunt.
Solo alcune strade conducono alla vera conoscenza e alla somma saggezza.
Bivium-Trivium-Arcanum et Incantum quaedam ad nullum locum.
Alcune strade, non portano da nessuna parte.
Bivium-Trivium-Mysterium et Stregalon una est via quae ad Dralonem perducit.
Solo una via porta a Dralon.
Poi, lanciarono verso il tappeto la polvere magica e si sollevarono a mezz'aria; le strade sotto i loro piedi iniziarono a ruotare, dividersi e ricomporsi.
«Guardate!» esclamò Peter.
Il tappeto si sollevò da terra e, come una lingua di serpente, iniziò a muoversi sinuoso per aria; si stendeva e ritraeva ora davanti a Griselda, ora davanti a Magda, ora a Mirtilla come combattuto su dove distendersi una volta per tutte.
Bivium-Trivium-Magicalis res non solum et non semper est sic ut nobis videtur... Bivium-Trivium- Fictorium Fictatae iusta via non semper facile reperitur... Bivium-Trivium-Arcanum et Incantum...
La nenia si faceva forte e incalzante e il tappeto si dimenava sempre di più.
«...Bivium-Trivium-Mysterium et Stregalon una est via quae ad Dralonem perducit!» Gridarono infine le nonnine cessando la cantilena di colpo. I loro piedi impacchettati in buffe calzature toccarono terra e il tappeto, scelto finalmente il posto dove adagiarsi, si srotolò lentamente aprendo tra gli edifici una quarta strada fatta di piccoli ciottoli irregolari, alcuni sporgenti e colorati e altri tondeggianti e decorati.
«Bene, bene!» disse Griselda guardando soddisfatta il risultato del loro lavoro e spolverandosi le mani dalla polverina residua. «Sembra proprio che il nostro lavoro qui sia finito!»
«È stata davvero un'eccitante parentesi, questa!» aggiunse Magda, stringendo vigorosamente la mano di Odilde. «Sapete... la vita al cimitero può essere così morta a volte» e iniziò a ridire grugnendo.
«Ehm... sì... ok, molto divertente... ma adesso molli la presa!» le rispose Odilde con i suoi soliti modi asciutti.
«Grazie davvero per l'aiuto!» disse Peter riconoscente. «Senza di voi non saremmo mai riusciti a trovare la strada per Dralon».
«Di certo non l'avremmo mai trovata utilizzando "Pollo"» disse Michael.
«A-pollo!» precisò il pappagallo, sorvolando la sua testa con uno sguardo truce.
«Comunque sia, voi sì che sapete come tener nascosta una via!» si congratulò Michael.
«Oh, grazie, grazie... ma...» la vecchietta s'interruppe sentendo un rumore di passi avvicinarsi. «È meglio che andiate, cari!» li esortò la signora Pond spingendoli verso il percorso di sampietrini. «L'incanto non durerà a lungo. Spero davvero riusciate a trovare a Dralon quello che state cercando. Ma fate ben attenzione durante il vostro viaggio...» si raccomandò la vecchietta, «il Mondo Contrario non è posto per comuni mortali. Nasconde innumerevoli pericoli. Alcuni tanto terribili da non poter essere nemmeno nominati».
«Terremo occhi e orecchi ben aperti» le garantì Peter sventolandole la mano.
«E mi raccomando, salutate Trogol da parte nostra quando lo rivedete» aggiunse Mirtilla. «E se mai tornaste dalle parti di Highgate non dimenticate di venire a farci una visita, d'accordo?» gridò al gruppo in cammino, sventagliando un fazzoletto di pizzo.
«Lo faremo di sicuro!» promise Kate, salutando le tre simpatiche nonnine da lontano.
Griselda e le sue amiche rimasero a guardarli fino a quando non ebbero superato un arco con su scritto "Via per Dralon" e soprattutto fino a quando a Griselda non venne in mente un dettaglio importante.
«Oh, sciagurata me!» sbottò sgranando occhi e mettendosi una mano sulla bocca.
«Cosa succede mai?» chiese Mirtilla allarmata.
«Ci siam dimenticate di avvisarli dei ciottoli-mappa! Come faranno a trovare Dralon senza consultarli?» gridò disperata, correndo lungo il sentiero per raggiungerli. «Fermatevi! Fermatevi!» urlò mentre correva tenendosi la gonna sollevata fino alle ginocchia. «Aspettate!» gridò ancora fino a quando la strada non le scomparve da sotto le scarpe e si trovò ad alitare sulla vetrina di un negozietto che esponeva strani oggetti con una coda senza peli e cartelli con su scritto: "tosta-pane a prezzi stracciati" e "friggitrici in liquidazione totale".
I ragazzi erano passati nel Mondo Contrario e il negozio di elettrodomestici usati era tornato al suo posto di sempre.
* * * * * * * * * * * * *
«Questa strada non finisce mai!» si lamentò Michael, strascicando i piedi per terra dalla stanchezza.
«Non ho mai visto una strada più dritta di questa in vita mia» concordò Peter dando uno sguardo alla lunga, lunghissima strada di ciottoli percorsa. «Nessuna curva, nessuna traversa, nessun bivio. Non un'indicazione su altre possibili direzioni. Sembra proseguire così all'infinito. Non vi sembra strano?»
«Oh, ma quante storie!» li riprese Odilde. «Se ci fosse stato un altro modo per raggiungere Dralon quelle tre tappezziere matte ce l'avrebbero pur detto. Non credete?»
«Eppure, io sono certo di aver già visto questa pietra» Peter indicò un ciottolo più grande e sporgente degli altri con un occhio disegnatovi sopra, «secondo me siamo già passati di qui almeno tre volte!»
«A dirla tutta...» disse Michael pur detestando dover dar ragione al fratello maggiore, «anche questa pietra mi sembra familiare».
«Queste sono solo corbellerie! E comunque, non possiamo di certo fermarci ora. Su, su...» li incitò la dottoressa scuotendo il frustino, «avanti-march!» e sollevò per bene le ginocchia impartendo un nuovo ritmo alla marcia. Ma fatto un altro buon tratto, si rese conto anche lei che la strada non cambiava affatto e, di certo, non si era fatta più corta. Era forse vero il contrario.
«Ok!» eruppe frustrata. «Qui qualcosa non quadra» e si girò attorno per guardare il paesaggio rimasto spaventosamente identico. «Che scherzi sono mai questi?»
«Lo avevamo detto noi!» disse Michael.
«Ci sta sfuggendo di sicuro qualcosa» si unì Peter.
«Già, ma cosa?» si domandò la Costalbine.
«La mappa qui non funziona...» disse Kate che a uno a uno stava testando gli oggetti nei sacchi, «e Trogol non vuole saperne di uscire» disse mentre con la manica del maglioncino sfregava la superficie della lampada a più non posso.
«Davvero grandioso!» sbottò Michael. «Siamo bloccati su un accidentaccio di strada senza né inizio né fine, nel mezzo del niente più assoluto e soprattutto senza cibo. Io sto morendo di fame!» piagnucolò abbattendosi afflitto sui ciottoli.
«AHI!» si sentì un lamento.
«Ti sei fatto male?» chiese Peter.
«Chi, io?» fece Michael puntandosi il dito al petto. «Io no di certo! Non sono mica un pappamolle come te» gli rispose irritato mentre si sistemava più comodamente per terra.
«AHI! AHI! AHI!»
«Chi ha urlato?» chiese Michael alzandosi di colpo.
Non era mai stato un granché in ginnastica, ma quando c'era necessità sapeva essere veloce come un fulmine.
«Mostrati subito!» gli ordinò Odilde fendendo l'aria con il frustino. «Vediamo se avrai ancora voglia di fare scherzetti una volta assaggiato questo!»
Ma nessuno rispose.
«Il lamento proveniva da qui!» disse Peter inginocchiato dove prima sedeva il fratello.
«Che ci sia qualcuno sotto terra?» disse Michael inginocchiandosi e poggiando un orecchio sulla strada.
«Sotto terra o no, qualcuno deve essere stato per forza!» esclamò la dottoressa che con la punta del frustino bussava sulle pietre. «E quel qualcuno vuole farsi beffe di noi» e assestò un bel colpo su di un ciottolo con un orecchio disegnato sopra.
«AHI! AHI! Che male!» si sentì nuovamente.
«Ma sono i ciottoli a parlare!» esultò Kate saltellando verso la pietra dolorante.
«I ciottoli?» ripeté la Costalbine.
«Per favore, pietra, ci siamo persi e non sappiamo cosa fare...» disse la bambina come se parlare a una pietra fosse la cosa più normale da farsi. «Potresti aiutarci a ritrovare la strada giusta?»
«Certo che potrei...» rispose il ciottolo docilmente, «ma il punto è: perché mai dovrei farlo, dopo che mi avete così gentilmente infilato quel coso nell'orecchio!» disse un tantino risentito.
«Ci deve davvero scusare, signor ciottolo!» disse Peter mortificato. «Siamo forestieri e non conosciamo le regole del posto; non volevamo disturbare o fare male a nessuno».
«Come hai detto, scusa?» urlò la pietra «A mare non c'era nessuno?»
«Questo ci mancava...» disse Odilde roteando gli occhi, «un ciottolo sordo!»
«No, no...» aggiunse Peter. «ABBIAMO BISOGNO CHE CI INDICHI LA STRADA PER DRALON!» gli urlò nel grosso orecchio.
«Uhm» mugolò la pietra. «E perché mai vorreste andare a Dralon? Non è un posto da visitare soprattutto per comuni mortali come voi».
«Beh...» rispose Peter imbarazzato, «senza volerlo abbiamo rotto un incantesimo e dobbiamo andare lì per... come dire... aggiustarlo».
«E dobbiamo fare in fretta, altrimenti accadrà qualcosa di terribile!» continuò Kate sperando che questo lo convincesse.
«Beh, dove possiate comprare un sommergibile io non lo so di certo, ragazzina!» disse il ciottolo. «Però, posso dirvi come trovare Dralon. Ascoltate bene perché non lo ripeterò due volte: fate cento passi da elefante, quarantacinque da leone, ventidue da lepre che torna alla tana e sessanta da formica. Girate quindi su voi stessi per due volte e poi svoltate a sinistra; non un passo di più, né una giravolta di meno. Questo è tutto. Buon viaggio!» detto questo il ciottolo si zittì e il grosso orecchio si restrinse fino a ridiventare un semplice disegno.
«Non sembra poi così difficile!» esclamò Michael confidente.
«Conviene dividerci i passi» consigliò la dottoressa, «io inizierò con i cento da elefante, Peter farà quelli da leone. Tu, Michael, quelli da lepre e...»
«Ehi, ehi, ehi, un momento! Io non ho nessuna intenzione di fare la lepre!» obiettò il ragazzo con le mani sui fianchi. «Perché non posso essere io il leone?»
«Stiamo davvero discutendo su chi debba fare i passi da leone?» chiese Odilde incredula. «Adesso ricordo il motivo per cui ho deciso di lavorare solo con i professionisti» quindi gli si avvicinò minacciosa a pochi centimetri dalla faccia, «tu farai la lepre, caro mio, altrimenti questo frustino avrà da dire qualcosa al tuo posteriore. Mi son spiegata?»
«Ma io voglio fare il leone... uffa!»
«Beh, figliolo, mi spiace deluderti ma non sempre si ottiene quel che si vuole nella vita!» gli confidò la dottoressa. «Vedrai che una spruzzata di disappunto e frustrazione ti renderanno un ragazzo più resistente».
«Ma non è giusto!» disse mettendo il broncio.
«Uno...» Odilde iniziò a muoversi come un pachiderma, «...due... tre... quattro ...»
Poi fu il turno di Peter «...centouno... centodue... centotré... centoquattro... centocinque...»
«...centoquarantasei... centoquarantasette... centoquarantotto...» continuò Michael saltellando imbronciato.
«...duecentoquindici...» Kate faceva piccolissimi passi fingendo di essere una formica, mentre gli altri le tenevano il conto.
Finiti i passi e fatte le due giravolte, esattamente come aveva istruito il ciottolo, si voltarono a sinistra e iniziarono a camminare in quella direzione e... SBAM! Si udì un fragoroso rumore. La testa di Odilde sbatté contro un'enorme muraglia comparsa come dal nulla.
«E questa da dove salta fuori?» si chiese la dottoressa mentre si massaggiava la fronte dolorante.
«Avremmo dovuto trovare una nuova strada!» esclamò deluso Michael.
«Forse abbiamo sbagliato a contare i passi» suppose Peter.
«L'avevo detto che era meglio se facevo io il leone!» brontolò il fratello.
«I passi erano giusti!» disse Odilde escludendo quella possibilità.
«Allora, dove abbiamo sbagliato?» si domandò Peter.
«Lo so io! Lo so io!» disse Kate euforica. «Anche a scuola fanno tutti lo stesso errore...» iniziò a raccontare guardandosi le punte delle scarpe. «Anche Simon Bird e Beatrice Holms, i miei compagni di classe, sbagliano sempre. Se non ricordi le regole del gioco non puoi cer...»
«Kate!» la richiamò Odilde schioccando le dita per riportarla sull'argomento. «Arriviamo al sodo! Qual è il problema?»
«I passi della lepre! È ovvio» disse saltellando in cerchio contenta.
«Questo non può essere. La mia interpretazione della lepre è stata semplicemente perfetta!» si difese Michael. «Secondo me, è colpa del leone!»
«La lepre doveva tornare alla tana» gli fece notare la sorellina come se quella frase potesse già spiegare tutto. «Doveva camminare all'indietro e non in avanti come gli altri animali. Avete capito adesso?»
* * * * * * * * * * * * *
Al secondo tentativo Odilde e i ragazzi si trovarono su una strada di ciottoli non molto diversa da quella che avevano percorso fino ad allora, con l'unica differenza che adesso la via procedeva in salita.
«Spero proprio che quel ciottolo non fosse in vena di scherzi» disse Peter.
«È esattamente quello che mi auguro anche io» fece Odilde guardandosi attorno ansimante.
«Ehi, ragazzi, venite a dare un'occhiata qui!» gridò Michael che li precedeva.
Non troppo distante, la strada di ciottoli si divideva in due e al centro della biforcazione si ergeva una statua con un bussolotto di legno tra le mani.
"CONSULTA LO SPIRITO INDOVINO" diceva una targhetta di legno ai suoi piedi.
«Presumo si debba pagare un dazio per ottenere un'informazione» disse Odilde sbirciando all'interno del bussolotto.
«Io ho solo questo bottone!» disse Peter svuotandosi le tasche.
«Non guardare me!» esclamò Michael rivoltandosi le sue. «Io non ho nemmeno quello».
«Io ho questo!» disse Kate che sollevatasi sulle punte lasciò cadere un penny nel contenitore.
La statua si mosse per un momento; infilò indice e pollice nel bossolo, si sbarazzò della monetina e poi s'immobilizzò in una nuova posizione.
«Ehi!» reclamò la bambina. «Quello era mio!»
«Credo tu l'abbia offesa!» disse Michael ghignando.
Odilde sfilò a malincuore il borsellino nascosto nel reggipetto e tenendolo ben stretto a sé vi cercò dentro una moneta più grossa.
«Tieni, sanguisuga!» esclamò mettendo il suo obolo nel barattolo.
La statua si portò il bussolotto agli occhi, fece una smorfia di sdegno e poi lo svuotò tra i cespugli alle sue spalle fermandosi in una nuova posizione.
«Ehi, furfante!» strillò la dottoressa. «Restituiscimi immediatamente i soldi!» gli ordinò colpendola come fosse un distributore automatico malfunzionante.
«Forse è rotta!» disse Kate.
«Non mi sembrava tanto rotta poco fa!» ribatté Odilde mettendo il borsellino nuovamente al sicuro.
«Non lo è, infatti!» disse Peter indicando un altro cartello posto più dietro. «I nostri soldi non funzionano qui».
CONSULTA LO SPIRITO INDOVINO
1 Stellino
Indovinello diabolico - ricevete informazione cruciale
1 Gragol
Indovinello per esperti - ricevete informazione significativa
1 Hogor
Indovinello per principianti - ricevete informazione quasi inutile
1 Miserino:
Indovinello per teste di legno - non si sa cosa ricevete
1 Lunare
Ricevete un aiuto
IMPORTANTE : L'indovino si pronuncia solo tre volte.
«Le monete antiche nel sacchetto!» si accese Michael, mentre rovistava nei sacchi nelle mani di Kate. «Sono certo che quelle funzioneranno!» ne tirò fuori una manciata e, senza badar troppo a quale, ne mise una nel bussolotto.
Appena la moneta ebbe toccato il fondo, la statua iniziò a muoversi e parlare.
«Io sono Eteocle l'indovino, vedo, prevedo e divino. Di cosa hai bisogno, bel bambino?»
«Prima di tutto non sono più un bambino...» specificò Michael, «secondo, come facciamo a raggiungere Dralon?»
«Se saprai risolvere i miei indovinelli allora otterrai ciò di cui novelli» spiegò la statua che sbatacchiava il bussolotto in attesa di un'altra moneta.
«Starai scherzando!» sbottò Odilde. «Ma se ti abbiamo appena pagato!»
«Con un miserino non andrete di certo lontani. Quel che è pagato è pagato, quel che detto è detto e ora vi saluto con tanto rispetto» e la scultura si piegò in un inchino e si bloccò di nuovo.
«Questo Mondo Contrario inizia a darmi proprio sui nervi!» disse Michael mentre, pescata nel mucchietto la moneta con più valore, la deponeva nel bussolotto. «Vedi un po' se ti garba questa rima... Eccoti un'altra moneta, indovino disonesto, ora sputa il rospo o ti faccio un occhio pesto!»
«Toh, uno stellino!» esclamò la statua compiaciuta. «Or dunque udite bene ciò che vi dice l'indovino. Entrambe le strade portan a Dralon di sicuro; un sentiero è diretto e l'altro impervio e oscuro. Volete sapere da questo indovino vetusto qual è il sentiero giusto? Rispondete bene al mio quesito. Il ragguaglio è garantito».
«Spara, Eteocle!» disse Odilde impaziente.
«Ci son tre fratelli. A volte sono brutti. Altre volte son belli. Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo non c'è perché sta venendo, c'è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è. Chi sono?» chiese la statua mettendo la mano all'orecchio in attesa della risposta.
«Uhm... tre fratelli che non s'incontrano mai» disse Peter meditabondo.
«Forse perché lavorano a turni. Come la mamma ai grandi magazzini» pensò Kate.
«Ma perché se il più piccolo è assente anche gli altri non ci sono?» si domandò Peter.
«Magari ha il lavoro più importante...» suppose Michael, «e se manca lui, gli altri non possono continuare a lavorare».
«È troppo difficile!» si lamentò Kate.
«Possiamo chiedere un aiuto?» chiese Odilde all'indovino.
«Certo che potete, ma fate attenzione...» li ammonì la statua. «La terza moneta è la finale. Quindi vi offro soccorso, ma nessuna protesta se poi non garantisco alcun rimborso» e si bloccò con una mano sulla tempia e l'altra con il bussolotto tesa verso i quattro forestieri.
Peter, Kate e la dottoressa guardarono Michael annuendo.
«Un lunare!» esclamò l'indovino che mirava la moneta smanioso. «Che l'aiuto arrivi, dunque! Uno dei fratelli puzza di vecchio, uno è sempre un passo avanti e il più piccolo dura uno sguardo allo specchio. Due fratelli non posson esser senza che il terzo sia. Qual è dunque la vostra risposta, con cortesia?»
«Uno puzza di vecchio e uno è sempre un passo avanti...» rifletteva Odilde passeggiando davanti alla statua con un gomito dietro la schiena, «uno dura quanto uno sguardo allo specchio e due non possono esser se il terzo non è...»
«Ci sono!» schioccò le dita Peter. «Cosa non può essere stato e non potrà mai essere senza che esso prima non sia?»
I fratelli lo guardarono con lo sguardo più perso ed ebete che avesse mai visto in vita sua.
«Sono i tempi!» disse non vedendo reazioni. «Passato, presente e futuro. È così, indovino? È così, vero?» disse rivolgendosi alla statua «Ho ragione?»
«Sono impressionato!» trasecolò la statua. «Non sono molti i viandanti che riescono a risolvere i miei indovinelli. Ora però il tempo è scaduto... e io, miei cari, adesso vi saluto».
«Vorrai scherzare!» lo aggredì Odilde. «Abbiamo risolto l'enigma e abbiamo diritto a ricevere l'indicazione promessa!»
«Sono dolente, ma vi avevo avvisati...» rispose la statua senza scomporsi. «L'ultima moneta è sciupata e non posso dir più niente se non che è tempo di far posto a un nuovo acquirente» quindi si rimise nella stessa posizione in cui si trovava all'inizio.
«Canaglia di una statua!» imprecò Odilde.
«Adesso cosa facciamo?» domandò Kate.
«Possiamo travestirci e provare a fingerci nuovi clienti» propose Michael.
«Non credo si possa ingannare questo lestofante tanto facilmente» rispose la dottoressa.
«Allora, non ci resta che scegliere una delle due strade e sperare che ci conduca a Dralon senza ostacoli» disse Peter osservando ora l'uno ora l'altro percorso.
«Già, ma quale? Sembrano praticamente identici» esclamò Michael come se potesse leggere i pensieri del fratello.
«Prenderemo il sentiero di sinistra!» decise la dottoressa senza ragionarci troppo su.
I ragazzi si guardarono tra di loro e non avendo ragioni per opporsi a quella scelta fecero spallucce e si misero in cammino obbedienti.
Si trovarono ben presto a percorrere una strada fatta di curve e dossi, fiancheggiata da file di alberi spogli, cespugli rinsecchiti, sassi e circondata, più in là, da una distesa infinita di terra arida.
«Siete sul Cammino di Semprevoglio» lesse Peter su una freccia di legno fissata con una cordicella a un paletto, «paese di Malapacchia a pochi voglio da qui» era scritto più in basso.
«Non ce la faccio più!» si lamentò nuovamente Michael. «Sono esausto, ho sete e il mio stomaco mi supplica di sfamarlo!»
«Anche io!» si accodò la sorellina.
«Quanto vorrei un bel polletto farcito contornato da verdurine intinte in deliziose salsette... uhm!» mugolò il ragazzino per la fame.
Ed ecco che, appena pronunciate quelle parole, una fanfara di polletti cotti, fumanti e profumosi con una collana di insalata al collo bagnata in salsa cocktail gli tagliò giusto la strada.
«Li avete visti?» gridò Michael stupefatto. «Li avete visti anche voi?» giubilò correndo verso la siepe dove li aveva visti sparire.
«Di cosa stai parlando?» chiese Odilde sbuffando.
«Quei bei polletti allo spiedo con piatti, cimbali e timpani tra le zampe abbrustolite» rispose eccitato con la testa ancora immersa nel cespuglio.
«Povero ragazzo...» disse Odilde fingendosi addolorata, «è uscito completamente fuori di senno».
«Vi dico che son passati a due passi da me festosi e invitanti!» gridò imitando le mosse di quei volatili.
«Io, invece, ho voglia di mangiare un enorme gelato alla fragola, limone e pistacchio come quelli che prendiamo la domenica dal signor Whipped oppure un tè alla vaniglia con biscottini ripieni di amarena... Uhm deliziosi!» disse Kate massaggiandosi la pancia.
Proprio in quel momento, il terreno circostante, prima secco e brullo, si cosparse di una tenera erbetta verde costellata di fiori di biscotto con corolle di gelato mentre sugli alberi, ora rigogliosi, spuntarono gemme rigonfie di tè e frollini all'amarena.
«Guardate!» esclamò raggiante la bimba. «Andiamo subito ad assaggiarli!».
«Questo lo vedete anche voi, vero?» domandò Michael indicando con una mano la sorellina, che estirpato un fiore se lo leccava con gusto, e con l'altra gli alberi da cui penzolavano biscotti ripieni.
Peter e Odilde inarcarono i sopraccigli preoccupati.
«Deve essere un virus altamente contagioso» bisbigliò Peter.
«Già! Contagioso e potente» ribadì Odilde. «Meglio mantenere le distanze» disse facendo qualche passo indietro.
«Voi non lo vedete. Vero?» domandò Michael.
Peter scosse la testa.
«Ok! No problema, amigos. Vi aiuterò io» disse Michael portandosi le maniche della giacca fino ai gomiti. «Non è difficile. Provate solo a immaginare una cosa che desiderate tantissimo e vi assicuro che subito dopo ve la ritroverete davanti agli occhi. Forza! Provate anche voi» li incitò «Avanti! Non siate timidi».
«Qualunque cosa?» chiese Peter scettico.
«Qualunque!» garantì il fratello.
«Fammici pensare un attimo...» disse Peter tenendosi il mento con la mano. «Voglio... voglio... VOGLIO LITRI DI CIOCCOLATA CALDA E DOLCI A NON FINIRE!» gridò infine.
Detto questo, comparve lungo la strada una fontana fatta di pan di zenzero e pan di spagna con incastonati piccoli cupcakes variopinti, muffins, crostatine alla marmellata, biscottini di zucca e lamponi, canditi, caramelle e bignè allo zabaione, completata in cima da un nanetto di marzapane con un mantello di zucchero filato che mesceva dal suo boccale cioccolata calda a profusione.
«Tiratemi un pizzicotto!» esclamò Peter con gli occhi sgranati per lo stupore. «Sto sicuramente sognando!»
«Niente male!» si compiacque Michael che poggiata una mano sulla spalla del fratello ammirava la scelta fatta. «Penso proprio di venire a fare una visita dalle tue parti non appena avrò acciuffato uno dei miei polli!»
«Adesso tocca a lei!» Michael si rivolse alla dottoressa che nel frattempo rovistava nei sacchetti in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
«Dannazione!» imprecò la donna. «Nemmeno del tabacco da ruminare in questi maledettissimi sacchi!» borbottò ingobbendosi sconfitta.
«La fame e la sete sono brutte bestie da ammansire!» disse Michael mentre addentava croste di corteccia fatte di torrone.
«Aaaah, e sia!» si arrese la donna affamata. «Cosa dovrei fare per... insomma per avere... beh hai capito, no?»
«Deve solo esprimere un desiderio» le rispose Peter con gli angoli della bocca sporchi di cioccolata. «Tutto qui!»
«Non è difficile» disse Kate, ora seduta a piluccare foglie di glassa.
«Si concentri...» disse Michael, «e pensi alla cosa che più di ogni altra vorrebbe avere in questo momento».
Odilde socchiuse gli occhi, s'inumidì le labbra e mise una mano sulla pancia che le gorgogliava per la fame come le tubature di un vecchio edificio.
«Voglio...»
«Vuole...» fece Michael in controcanto.
«Voglio...» disse Odilde trasognante.
«Sììì...»
«Voglio... bere aranciata e mangiare secchielli di popcorn e cartocci di polpette fritte come quelli che mio nonno mi comprava da piccola al luna park!» disse d'un fiato.
In quello stesso istante, si materializzarono le bancarelle colorate del luna park con esposte ghiottonerie di ogni tipo: mele candite, lecca-lecca, wafels alla nutella, confetti, ovetti di cioccolata, gelatine alla frutta, torte, bonbons ripieni di crema, banchetti che distribuivano limonata, aranciata, menta e orzata, carretti di focaccine, pizzette, patatine, tramezzini, panini con salame tonno e cetrioli, panini con la salsiccia, crauti e mostarda, rustici e ovviamente carrettini con popcorn e polpettine fritte a palate.
Odilde si stropicciò gli occhi incredula e annusò intensamente l'odore di tutte quelle golosità.
«È... È...» balbettò.
«Incredibile, vero?» l'aiutò Peter.
«L'unica cosa da fare adesso è...» disse Michael, «ingozzarci di tutte queste bontà fino a starne male!» e si tuffò di testa in un laghetto di noccioline ricoperte di cioccolata al latte. «Potrei nuotare in queste acque per ore!» quindi trattenne il fiato e s'immerse per una ricognizione del fondale.
«Ehilà!» disse una voce briosa alle loro spalle. «Siete voi che avete bussato?»
Odilde si diede due forti colpi sul torace e ingollò un bicchiere intero di aranciata per far scendere la polpetta che le era rimasta incastrata in gola per lo spavento.
Un nano, con due grosse orecchie a sventola e una folta barba bianca, li guardava allegro davanti a un'entrata di frittelle ricoperte di zucchero a velo sbucata nel bel mezzo di un viottolo; sull'insegna, anche questa commestibile, si leggeva: BENVENUTI NEL PAESE DI MALAPACCHIA.
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