Il mago nero
«Ne avete impiegato di tempo per arrivare qui!» li accolse una donna in grembiule che rimestava con impeto un liquido in una scodella. «Prego, accomodatevi!» disse facendo segno di entrare in un'inusuale dimora con i muri storti. Quindi congedò con un gesto della mano le guardie incappucciate che li avevano condotti fin lì.
«Beh, sì... abbiamo avuto, come dire, qualche disguido durante il viaggio!» le rispose Peter, mentre girava la testa a destra e sinistra per guardare lo strano mobilio che arredava la casa.
«Mastro Dubbets si chiedeva dove foste finiti!» disse la signora dalle gonfie gote rosse aprendo loro una porta, anche quella, rigorosamente storta. «Vi attende nel suo studio».
«Egot Dubbets ci attende?» chiese Peter sorpreso.
«Certo!» confermò la donna. «Entrate pure» li incoraggiò con una rassicurante strizzata di occhi.
Odilde e i ragazzi entrarono nella stanza e rimasero a bocca aperta, non tanto per le finestre storte, i quadri inclinati, la grande libreria obliqua e lo scrittoio sbilenco, ma per la persona che li attendeva dentro.
«E lei che ci fa qui? E come ha fatto ad arrivare qui prima di noi?» chiese la dottoressa confusa.
Il vecchio con il gufo sul cappello incontrato ai piedi della montagna era adesso seduto sulla sua poltrona davanti a loro a sorseggiare una brodaglia fumante e ruminare noci bicolore.
«Perché ci avete impiegato così tanto?» chiese curioso prima di ficcarsi una decina di noci in bocca.
«Vediamo un po'...» disse Odilde picchiettandosi il mento con l'indice della mano. «Forse, perché qualcuno ci ha indicato volutamente un percorso sbagliato?» gli urlò stizzita.
«Sbagliato, dice?» replicò il gufo urtato. «Siete qui. Non lo siete? E siete arrivati tutti d'un pezzo. Non è forse vero?»
«Sì, ma...» tentò di ribattere Odilde.
«Allora il passaggio era quello giusto!» ne concluse il vecchio poggiando tazza e copricapo sul tavolino e alzandosi con l'aiuto del suo bastone.
«Perché non ci ha detto subito chi era?» chiese Peter.
«Perché non era ancora il momento giusto e poi...» disse l'uomo poggiandogli gentilmente la mano sulla spalla, «non sarebbe stato altrettanto divertente» ammise ridacchiando.
«Ma adesso è il momento giusto?» chiese Kate.
«Sì, mia cara» disse carezzandole la testa e avvicinandosi al camino, «adesso lo è!» quindi abbassò una leva e la parete di fronte a loro si mosse, svelando una lunga scala a chiocciola che conduceva a un anfiteatro sotterraneo dove una moltitudine di gente li attendeva.
Il vecchio mago avanzò in silenzio attraversando la sala gremita e si sedette su un antico scranno, mentre i ragazzi e la dottoressa rimasero in piedi di fronte a lui.
«Miei cari...» esordì Egot, guardando negli occhi la folla seduta sugli spalti, «il momento da noi tanto temuto è alla fine giunto! L'arrivo dei mortali nel mondo contrario ne è, purtroppo, prova inconfutabile» un sommesso mormorio riempì la sala. «Il nostro più grande nemico sta per risvegliarsi e dobbiamo essere pronti ad agire!»
«Come faremo a fermarlo questa volta?» chiese uno dei maghi preoccupato.
«Questi coraggiosi ragazzi...» continuò indicandoli, «saranno loro ad aiutarci».
«Noi?» domandò incredulo Peter. «Ci deve essere un errore. Noi siamo solo dei ragazzini. Non sappiamo davvero come aiutarvi».
«Egot Dubbets!» sbottò un mago seduto in prima fila. «Sei forse uscito di senno? Vuoi affidare le nostre vite a dei ragazzini senza poteri magici? Questo è un suicidio!»
Nella sala esplose una nuova ondata di mormorii.
«Purtroppo...» disse Egot mesto, «temo non si abbia altra scelta» e si alzò per raggiungere un leggio poco distante, con un antico libro poggiato sopra. Con un gesto della mano il libro si aprì e il mago iniziò a ricordarne ad alta voce alcuni passi. «L'incantesimo che proteggeva il popolo di Mortalia e i maghi bianchi da Pandèmiur Gobler è spezzato e, secondo il grande libro, solo dei mortali possono rimettere le cose al loro posto».
«Ma noi non siamo sicuramente i mortali di cui parla il vostro libro!» chiarì Michael.
«Questo lo posso testimoniare, signor giudice!» confermò la dottoressa. «Questi ragazzi possono solo peggiorare le cose. So quello che dico, mi creda sulla parola!»
«Non abbiamo scelta!» tuonò Egot. «Se potessi porre fine io a questa infinita battaglia, giuro che lo farei. Ma non posso» disse contraendo i pugni. «Voi avete ricevuto la pendola di Nobilius e solo voi potete evitare che Gobler torni!»
«E se ci rifiutassimo?» chiese Michael.
«Allora» il mago si fermò sospirando, «per noi tutti sarebbe segnata la fine!»
I ragazzi si guardarono negli occhi e poi rivolsero uno sguardo inquieto alle persone nella grande sala.
«Chi è questo mago di cui parlate e cosa vuole da noi?» chiese Peter.
Egot si voltò verso di lui, lo fissò negli occhi e poi iniziò a parlare come se questo gli costasse uno sforzo immenso.
«Pandèmiur Gobler è uno spirito perfido e avido» disse avvicinandosi al cerchio dipinto sul pavimento del piccolo anfiteatro, «uno spirito che si disseta con il dolore...» ed estrasse una bacchetta dalla tasca interna della sua lunga tunica, «che si nutre di disperazione, che cresce attraverso la paura e il dubbio e che rinvigorisce attraverso l'odio e il male» quindi colpì il cerchio con la bacchetta nelle sue mani e all'interno della cornice circolare iniziarono ad apparire delle immagini, dapprima sbiadite poi via via sempre più nitide. «Un demone narciso privo di scrupoli, disposto a eliminare chiunque gli si opponga o ostacoli i suoi piani».
«E non potete toglierlo di mezzo così come avete fatto la prima volta?» chiese Odilde ora seduta sugli spalti a massaggiarsi le dita dei piedi.
«Solo un grande stregone come Nobilius Kroon può contrastare Gobler» spiegò il mago, «lo stregone bianco che secoli addietro lo ha trasformato in un fantasma e rinchiuso in uno specchio nel castello di Abedhaar, qui, nel Regno del Contrario».
«Bene!» esclamò Odilde. «Questo è il tizio che fa al caso nostro. Come lo si contatta?» disse battendo le mani.
«Non si può!» disse Egot, guardando le immagini nel cerchio che mostravano la sciagurata notte in cui il grande mago scomparve. «Nessuno sa dove sia! E ancor peggio, nessuno può assicurarci che sia ancora vivo!»
«Questa sì che è una disdetta!» si disse Odilde.
«Ma cosa vuole? Perché vuole scatenare a tutti i costi una guerra?» chiese Peter.
«Per prima cosa...» esordì il mago, prendendo a camminare per la sala, «dovete sapere che in un tempo assai lontano la vita tra maghi e mortali era serena e pacifica. L'uso della magia nel vostro mondo era permesso e tollerato nei limiti imposti dalla legge di Velgor il Venerabile che prescriveva a noi maghi di non usare i nostri poteri in vostra presenza se non in caso di emergenza, di usare la magia solo per il bene comune e non per interessi lucrosi e personali e soprattutto che vietava di usare in qualunque circostanza incantesimi contro i mortali, pena la perdita dei propri poteri e l'esilio perpetuo nel Mondo Contrario. Per secoli i maghi hanno vissuto seguendo queste semplici regole e per secoli hanno vissuto felicemente e senza problemi accanto ai mortali, ignari della nostra presenza e dei nostri poteri».
«Vuole dire che nessun umano sa della vostra esistenza?» chiese Michael.
«Qualcuno lo sospetta!» spiegò Egot mentre lanciava un'occhiata allusiva alla dottoressa. «Ma abbiamo fatto in modo di preservare il segreto, cercando d'interferire il meno possibile nelle vostre vite».
«E cosa è successo dopo?» chiese Michael.
«La storia è cambiata!» continuò Egot che, muovendo la bacchetta sul cerchio come se mescolasse della salsa, creava una nuova serie di immagini. «Un mago iniziò a nutrire sentimenti di odio e rancore nei confronti dei mortali. Nella sua mente distorta andò facendosi strada l'insana idea che i maghi fossero un popolo di eletti e dovessero combattere e assoggettare i comuni mortali al loro volere. Il temibile mago iniziò quindi a diffondere nel mondo magico una campagna anti-mortali e radunare centinaia e centinaia di seguaci, costituendo in breve un vero e proprio esercito. Questo è quello che nei nostri libri di storia magica è menzionato come il "periodo nero", un periodo di tensione e atroci schermaglie tra due fazioni di maghi, quelli schierati contro i non magici e quelli che volevano proteggerli. Un periodo costellato da rapimenti, saccheggiamenti e...» il mago tentennò un attimo prima di continuare, «...assassinii».
«Ma è terribile!» esclamò Kate spaventata.
«Lo è, piccola mia. Lo è, infatti!» le disse il mago, poggiando le mani sulle sue piccole spalle. «Per nostra fortuna Pandèmiur Gobler era un mago ambizioso e la sua stessa brama gli ha impedito di portare a termine il suo infido piano!»
«Cosa intende dire?» chiese Peter.
«Gobler non voleva soltanto sconfiggere e servirsi degli umani» disse Egot.«Voleva molto di più. Voleva diventare il più potente stregone mai esistito nella storia e per poter raggiungere il suo obiettivo sapeva di aver bisogno di più forza, di più energia. Aveva bisogno...»
«Dei Tesori di Goram!» lo anticipò Dagon Ramsen, uno dei membri anziani del comitato dei maghi esiliati a Dralon.
Egot annuì e continuò a camminare in cerchio guardando i visi attenti del suo pubblico.
«Tesori in grado di conferire poteri straordinari e illimitati a chi ne entri in suo possesso» riprese Egot.
«Ecco!» Odilde si rizzò come se avesse sentito un allarme suonare. «Parliamo un po' di questi tesori. Di che tipo di tesori si tratta? E dove si trovano?»
«Purtroppo, dottoressa, temo che l'unica persona in grado di rispondere alle sue domande sia scomparsa secoli fa» la deluse il mago.
«E cosa è accaduto a Gobler?» chiese Kate ansiosa di sentire il lieto fine di quella storia.
«Ha incontrato sulla sua strada il grande mago Nobilius Alagastor Kroon il quale non ha esitato un istante a sacrificare la propria vita per evitare la morte di tantissimi maghi e altrettanti comuni mortali».
«Cosa accadde esattamente?» chiese Michael.
«Forse questa domanda sarebbe meglio rivolgerla all'unica persona testimone di quegli avvenimenti...» disse Dubbets con gli occhi fermi sul viso stanco e invecchiato di un altro mago veterano. «Bonaventura Dumbelings!»
A quelle parole, il mago Bonaventura sussultò, facendo quasi cadere per terra il corno che aveva infilato in un orecchio. «Chi... io... uhm... sì, beh...è passato tanto tempo...» il vecchio mago si passò la mano sulla lunga barba e iniziò tentennante a parlare. «È passato tanto tempo, eppure lo ricordo bene. Lo ricordo ancora come fosse ieri» disse emozionato. «Preparavo elisir nelle segrete e a un tratto li vidi. Nobilius ricevette qui, al castello di Hamelot, la visita di Gobler e dei suoi demoni fantasma. Gobler sapeva che solo il maestro era a conoscenza dell'ubicazione del grande tesoro e gli offrì l'opportunità di salvarsi. Gobler gli promise che, se gli avesse svelato il segreto di Goram, sia lui che i buoni maghi avrebbero potuto vivere senza timore di ulteriori attacchi. Avrebbero potuto esercitare la magia e vivere serenamente usando i mortali come servitù. Ovviamente, Nobilius sapeva fin troppo bene che Gobler non avrebbe mai mantenuto la sua parola e non prese nemmeno per un istante in considerazione la possibilità di rivelare informazioni sul tesoro. Quando Gobler lo capì, si scatenò una sanguinosa battaglia. I due maghi si lanciarono feroci incantesimi e alla fine Alagastor...» la sua voce si fece debole. «Alagastor scomparve nel nulla trasformato in non so cosa per l'eternità».
«E poi cosa accadde?» chiese Kate stretta alla gamba di Peter.
«Prima di esser colpito dalla bacchetta del malefico stregone, Nobilius riuscì a lanciare un incantesimo di difesa... il più grande mai lanciato nella storia. Un Majesticum Caris Protex. Quasi tutti i maghi, purtroppo anche i buoni, furono soffiati via dal vento dell'Oval nel Mondo Contrario e i maghi scampati al vento magico furono costretti a vivere divisi tra Shadows Hill e Londra senza più poteri. A Gobler, se questo può essere di consolazione...» Dumbelings accennò un sorriso amaro, «non è andata di certo meglio!»
«Già!» disse Egot riprendendo la parola. «Il perfido mago, ridotto a uno spettro senza ombra ed essenza magica, fu condannato a vivere nel Regno Contrario all'interno di uno specchio stregato per il resto dei suoi giorni».
«O questo era quello che si sperava!» lo corresse Ramsen. «Purtroppo la pendola incantata di Nobilius che preservava l'incantesimo di protezione è stata attivata e il sortilegio è stato interrotto. L'Oval ha ricominciato a soffiare e questo consente sia ai maghi esiliati che a Gobler e ai suoi fedeli di ritornare».
«E ora che si fa?» chiese Peter sempre più teso.
Egot si pose al centro del cerchio sul pavimento e richiamò con la bacchetta delle nuove immagini. Si vedevano l'orologio di Westminster continuare il suo conto alla rovescia, una nube oscura e minacciosa che incombeva sulla città, frotte di maghi esiliati che tornavano a Shadows Hills e si riunivano alle loro famiglie e immagini sfocate di maghi che si preparavano alla battaglia.
«Uhm» gemette sottovoce, «non abbiamo più tempo!» disse Egot con il sudore che gli imperlava la fronte. «Se Gobler recupera i chimerium, i suoi proseliti potranno lasciare il Mondo Contrario» e con un ampio gesto fece sparire tutte le immagini, rimanendo a fissare ansimante il pavimento. «Dovete ripartire immediatamente! Seguitemi».
Il mago abbandonò la sala seguito dai ragazzi e la dottoressa che a stento riuscivano a stargli dietro.
«Dovete distruggere i chimerium di Gobler!» disse Egot, entrando in una stanza piena di strani aggeggi, vecchi testi e antichi archibugi.
«I chi-che?» chiese Michael.
«I chimerium» ripeté Egot,«gli elementi incantati che rendono un mago tale e che consentirebbero a Gobler di abbandonare lo specchio dove è prigioniero».
«E quali sarebbero?» chiese Peter.
«L'essenza magica» il mago iniziò a elencarli mentre si affannava a cercare qualcosa tra le pile di libri e oggetti sparsi nella stanza, «la bacchetta stregata, le scarpe del benvenuto, l'ombra incantata, il cappello, la scopa e i libri degli incantesimi».
«Ma non sappiamo nemmeno da che parte incominciare. Dove dobbiamo cercarli?» disse Peter.
«Ah, eccoti qui!» esclamò Egot dopo aver soffiato su una scatola completamente impolverata. «Dovete tornare a Londra» disse il mago.
«Non è certo molto come indicazione!» si lamentò Odilde. «Potrebbero essere dovunque».
«È tutto quello che abbiamo per ora, dottoressa» si scusò il mago mentre estraeva tre bacchette bianche dalla scatola. «Prendetele!»
«Cosa sono?» chiese Peter.
«Sono le bacchette di Gibus» rispose Egot, «sono bacchette con poteri limitati e temporanei. Le si danno ai giovani allievi per imparare la base dell'arte magica».
«Vuole dire che ora siamo maghi anche noi?» chiesero i ragazzini esplodendo di gioia.
«Non esattamente» disse il mago. «Queste bacchette hanno un effetto provvisorio. Vi aiuteranno solo il tempo necessario a portare a termine il vostro compito. E mi raccomando...» si affrettò ad aggiungere guardandoli severo, «le bacchette non sono giocattoli. Usatele con giudizio! Va bene?»
«Certo! Non si preoccupi» lo rassicurò Michael che ammirava affascinato l'asticina nelle sue mani.
«Ma come funzionano?» domandò Kate, agitando il legno per aria.
«Questo è il libro degli incantesimi primari» disse il vecchio, porgendo loro un grosso tomo. «Qui troverete formule per lanciare incantesimi e ricette per la preparazione delle pozioni principali. Non perdetelo mai di vista».
«Allora l'enciclopedia magica esiste per davvero!» esclamò Odilde sfiorando la copertina con cautela. «È straordinario!»
«Quindi ci basterà studiare il libro per poter usare la magia?» domandò Peter.
«Non proprio...» Egot tirò un capello dalla testa Michael, uno da Kate e uno da Peter.
«Ahi!» frignarono i ragazzini massaggiandosi il capo.
Poi, il mago si spostò veloce dall'altro lato della stanza, iniziando ad armeggiare con decine di ampolline.
«Dovete bere questo, prima, e tutto d'un fiato» disse offrendo loro tre bottigliette contenenti del liquido colorato.
«Che cosa è?» chiese Peter.
«Un filtro magico! Avanti bevetelo tutto!» li incoraggiò il mago «Su, su!»
«Bleah!» esclamò Kate mandando giù il liquido colorato. «Ha il sapore di cavolo!»
«Peggio ancora! Sa di sciroppo per la tosse!» disse Michael, strizzando gli occhi per il disgusto.
«Ora siete pronti! Andate» disse Egot rivolgendosi ai ragazzi e impugnò la bacchetta per pronunciare un incantesimo. «Mat movit pedum subita...»
«LEI NON PUÒ ENTRARE!» Egot si fermò per ascoltare la voce allarmata di Ramsen gridare nel corridoio. «SI FERMI, HO DETTO!»
Poco dopo un grosso figuro con cilindro e borsello fece la sua comparsa nella stanza.
«Scuzare mie maniere, ma io afere mezzaccio importante per foi!» esordì Grimalion togliendosi il cappello ossequioso.
«Ehi, ma noi ti conosciamo!» esclamò Peter sbalordito. «Tu sei il tizio che ci ha consegnato la pendola!»
Grimalion si mise a dondolare nervosamente e li salutò vergognoso.
«Mi perdoni, mastro Dubbets!» disse Ramsen. «Non sono riuscito a bloccarlo. Vuole che chiami le guardie?»
«No, lascia stare!» disse Egot facendo segno al postino di avvicinarsi. «Sono proprio curioso di sapere cosa abbia Frido Mortimer Grimalion di così tanto urgente da raccontarci».
«Crazie, maeztro Dubbets! Crazie daffero. Io etzere pentito di orripile coza fatta» disse inginocchiandosi e baciandogli la mano senza sosta. «Afere dato pendola a famiglia mortale e zkappato fia ma ora io aiutare foi. Ernesto di Estrabilia mi mantare qui per tire che machi ti Shadows hill zi preparare per cuerra contro prutto maco nero e che antare a cercare zuoi chimerium!»
«Voi sapete dove sono nascosti?» domandò sorpreso.
«No! Ma zapere chi afere» disse allungando il collo e abbassando la voce, «il maco Ebanister!»
«Ebanister è ancora vivo?» chiese Egot scioccato.
«Zì! Fifo e feceto!»
«Questo cambia tutto!» disse il mago, girando pensieroso attorno al suo scrittoio per poi bloccarsi di colpo. «Penso di sapere dove siano nascosti i chimerium di Gobler... Grimalion!» disse mettendo una mano sulla robusta spalla dell'uomo. «Ho bisogno che tu conduca questi giovani a Londra e li protegga in caso ce ne sia bisogno».
«Nezzun proplema, maeztro!» rispose il postino onorato. «Conzideri coza cià fatta!»
«Ma non può fidarsi di lui!» disse Michael.
«Sta' tranquillo, ragazzo! Sono certo che questa volta Grimalion non ci tradirà».
In quel momento, un fulmine colpì la torre. Egot si voltò verso la finestra della torre che dava a Sud-Est e vide la terribile tempesta furoreggiare sul castello di Abedhaar e ingigantirsi a vista d'occhio.
«Presto, andate!» li esortò Egot. «A breve la tempesta arriverà qui».
Odilde e i ragazzi ringraziarono Egot e corsero dietro Mortimer fuori dalla stanza.
Forse, per i mortali e i maghi bianchi c'era ancora una speranza.
Forse, c'era ancora una possibilità di fermare il ritorno del terribile mago nero.
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