Cuore di uomo, anima di drago

Chiuse gli occhi per godersi il momento; l'aria fresca le accarezzava il viso e il vento le scompigliava i capelli biondi, creando l'illusione di una fiamma dorata scoppiettante, che illumina il cielo. Fece un respiro profondo e riaprì i suoi occhi celesti: la visione di quel cielo purpureo che si apprestava ad accogliere la luna le dava gioia e tranquillità nello stesso momento. Mosse la sua mano per accarezzare il dorso della creatura che stava cavalcando e in un attimo capì che provava le sue stesse emozioni.

Abbassò lo sguardo e sorrise nel vedere il suo drago volare verso le prime stelle che si ergevano in lontanaza. Scaglie iridee riflettevano le sfumature violacee del cielo, e lunghe ali vibravano al contatto col vento. Non era in grado in quel momento a esprimere a parole la felicità che provava; però sentiva che era ciò che desiderava. Sapeva che era nata per volare con il suo drago con cui aveva riso, con cui si era arrabbiata, con cui era cresciuta.

Con un piccolo movimento in avanti fece segno al drago di abbassarsi in picchiata e questo eseguì, volteggiando in circolo per qualche breve momento per poi ritornare dolcemente alla posizione iniziale. La seconda volta si limitò a pensare al movimento, lasciando correre i suoi pensieri al ritmo con quelli del drago.

La creatura virò verso destra per poi rivolgere il ventre verso l'alto. In quell'istante la ragazza scivolò, attratta dalla forza di gravità verso la scura terra, lasciando il contatto con il drago.

Ma non provava paura.

Era calma.

Lei sapeva e aveva fiducia, fiducia in ciò che era ritenuto impossibile da tutti gli altri.

Si girò, senza fretta con ventre verso il suolo e qualche attimo dopo riprese il contatto con il drago, si mise seduta mentre l'eccitazione provata le faceva battere forte il cuore. Sorrise ancora una volta. Voleva che il tempo si fermasse, restando congelato in quell'attimo di gioia ineguagliabile.

Krakkù, krakkù.

Era un rumore fastidioso, fin troppo acuto.

Krakkù, krakkù.

... C'era qualcosa che non quadrava.

Krakkù, krakkù.

Perchè non poteva volare in pace?

Mosse violentemente il braccio, in un vano tentativo di zittire chiunque stesse facendo quel rumore. Ciò costò alla ragazza la caduta dal letto e l'improvviso contatto della faccia col pavimento che finì in un tremendo dolore al naso.

Krakkù, krakkù.

Guardò con occhi furenti la sua sveglia rossa a forma di kiklo grassoccio; quella cosa la aveva riportata alla dura realtà.

Si mise seduta sul letto e guardò verso la finestra poco lontano dal letto, alla sua sinistra.

Si ricordò che era ancora in accademia.

Si ricordò che domani avrebbe dovuto fare un test scritto.

Si ricordò che il suo drago non c'era.

Già, il drago. Quello che tutti gli studenti, sin dalle prime classi, avrebbero dovuto prendersi cura fin da quando fosse un uovo. Quello che quando si schiuse se ne andò lasciando solo il guscio, mentre lei non c'era.

Sette anni erano passati da quel giorno e ancora soffriva a ripensare a quanto era accaduto.

Krakkù, krakkù.

Diede un colpo secco alla sveglia, l'unico modo che conosceva per zittirla e calmarsi un po' i nervi nello stesso momento.

Si alzò controvoglia e aprì l'armadio per cercare i vestiti. Lanciò nervosamente dietro di sé qualche capo, per poi trovare un paio di jeans e una maglietta lillà di suo gusto che si mise in fretta.

Con qualche passo saltellato, per evitare i vestiti sparsi a terra, raggiunse lo specchio, dove con qualche attenzione in più si sistemò i capelli. Prese le punte dei suoi lunghi capelli, le intrecciò brevemente e li bloccò con una molletta all'altezza della nuca, lasciando libera solo una ciocca davanti all'orecchio sinistro.

Si girò e fece una smorfia al pensiero di dover rimettere in ordine; ma poi si obbligò a farlo.

Una volta finito uscì nel lungo corridoio, le varie stanze erano tutte attaccate una all'altra e davanti a lei c'era la stanza dell'unica persona che non voleva incontrare.

A ricordare cos'era successo qualche mese prima durante l'addestramento, le saliva una rabbia tale che la rottura di un centinaio di sveglie non serebbe bastato a farla calmare.

Si ricordava ancora della strigliata che aveva preso quando era tornata al campo e di come Anna l'aveva sfruttata come scusa per non prendersi parole.

Non aveva dato scuse quel giorno, del resto non sarebbero servite a molto dato che sarebbero entrate da un orecchio e uscite dall' altro.

E poi non ne avrebbe mai avuto il coraggio. La sua voce sarebbe diventata un sussuro o si sarebbe distorta in uno squittio.

Inconsciamente ripensò al giovane mago, o meglio alla promessa che si erano scambiati. Sua madre le aveva insegnato che se si giurava sul Precursore, quella promessa era destinata ad avverarsi.

Si destò dai suoi pensieri ed affrettò il passo verso l'uscita per allontanarsi il più in fretta possibile da altri possibili guai; non voleva peggiorare quell'inizio di mattinata.

Uscì dal dormitorio femminile e la luce del sole l'accecò. Era fastidioso, ma almeno le evitavano incontri indesiderati.

Quella mattina presto era ancora fresca, una rarità quell'estate.

Attraversò un viale alberato e davanti a sé trovò la destinazione tanto agognata: la biblioteca.

Diede una rapida occhiata all'imponente struttura prima di entrare: merli e guglie caratterizzavano la facciata principale, alta quasi tre piani. Squadrò i due leonraghi di pietra davanti all'entrata; entrambe avevano la testa leonina con le fauci spalancate, una delle zampe di tigre era alzata come per colpire un nemico invisibile davanti a loro, un paio di ali da drago spalancate come per prendere il volo e una corta coda arricciata ritta e tesa per quanto possibile.

Non le erano mai piaciuti, ma doveva ammettere che i dettagli erano alquanto notevoli, specialmente quei canini. Sembravano quasi reali.

Sospirò ed entrò, dirigendosi verso i libri di storia: doveva ripassare almeno qualcosa!

Accese e portò con sé una delle candele poco lontane dall'entrata per illuminare quel luogo ancora avvolto dall'oscurità notturna.

La biblioteca sembrava infestata, e la luce di quella piccola candela non bastava a rendere più allegro il posto. Solo il debole suono dei suoi passi risuonava in quel silenzio assoluto.

Dopo un'attenta ricerca trovò il volume che cercava: "Storia da ieri ad oggi: edizione tascabile". Contò lo spessore del libro: erano almeno quattro pollici di altezza; se questa era l'edizione tascabile si chiedeva come sarebbe stata quella completa. Aprì con riluttanza il libro polveroso per poi iniziare a leggerlo.

"Il nostro impero venne chiamato Arduin, in onore del primo re che riuscì ad unificare i piccoli stati, che al tempo erano in continue lotte tra loro. Elias Mephisto Arduin IV combattè duramente per proteggere il proprio impero dalle minaccie degli altri regni e dalla pressante invasione dei mostri e dei demoni. Grazie ad un aiuto provvidenziale riuscì a bandire dalle sue terre i demoni, ma non fu in grado di risolvere la situazione di mostri e draghi. Nonostante tre secoli di battaglie non si riuscì a raggiungere una situazione stabile e il 3494 ND fu una data molto importante: Kraitz Mellin trovò un modo per coesistere pacificamente con i draghi, fondando l'Accademia del Cielo e gettando le basi per l'allevamento dei draghi.

Oggi l'antico impero è diviso in quindici domìni, ognuno assegnato a un Dolus, figura scelta dall'imperatore in persona per controllare i suoi possedimenti. Il Dolus ha pieno potere sul proprio dominio e gli unici al di sopra di lui sono i membri della famiglia imperiale.

I domini sono: Alquos, sede della capitale dove risiede l'imperatore e rispettivo Dolus, Firea, Leendre, Aila, Bethmos, Seraph, Verhon, Zelea, Gardin, Holus, Pinher, Kronil, Quillen, Xroh ed infine Whilles sono i quindici domini che insieme compongono l'impero più vasto conosciuto fino ad oggi. Whilles è l'unico territorio neutro e centrale; qui si trova l'accademia del Cielo e il preside di questa è il Dolus della regione.

L'impero Arduin è confinante ad est e a sud con l'oceano, a sud-ovest con il regno di Ghaal, ad ovest con il regno di Herik e l'impero Sarrok, mentre a nord confina con il Territorio Glaciale"

Sbuffò. Ormai sapeva queste cose a memoria e non voleva un motivo per addormentarsi. Girò qualche pagina e ricominciò a leggere.

"Oggi coloro che vivono accanto ai draghi vengono divisi in due categorie: i Breeders e i Riders.

I breeders sono coloro che riescono a creare un legame di affetto tra loro e i draghi; sono umani che hanno deciso di spendere la loro vita affianco ai draghi. Pochi sono coloro che possono essere definiti bravi e molti sono finiti tra le fauci dei loro amici facendo una triste fine.

I riders anticamente venivano chiamati "coloro con cuore di uomo e anima di drago" e sono quegli umani che sono in grado di creare un legame particolare con un solo drago, loro compagno per la vita. Si crede ancora attualmente che il rider e il drago condividano la stessa anima, ma che siano nati con due corpi diversi. L'anima reagisce alla vicinanza della sua simile, creando un'intesa tra drago e uomo immediata. Questo spiegherebbe perchè possano interagire con un solo drago, producendo reazioni aggressive negli altri draghi se in vicinaza.

I rider sono gli unici esseri umani in grado di imparare e usare correttamente i canti daraconici, formule magiche nella lingua dei draghi. Secondo una teoria ne sono in grado perchè hanno l'anima di un drago. Ma nessuno ne è certo.

Al giorno d'oggi i riders e i breeders si riuniscono in associazioni chiamate gilde per svolgere incarichi di varia natura, spesso richieste da parte della popolazione ma qualche volta può capitare che vengano assegnate dai Dolus o dall'imperatore in persona.

Se non vogliono associarsi ad una gilda, la sola alternativa è quella di diventare un Cavaliere Imperiale o un Dragoon. Rispettivamente al servizio come guardia privata dell'imperatore o di un Dolus"

Decise di chiudere il libro, era stanca di leggere le solite cose più e più volte. Prese dalla pila che aveva accanto un altro libro: "Canti draconici", se voleva superare l'esame di diploma dell'accademia che si sarebbe svolto in tre giorni avrebbe dovuto ricordarsene almeno qualcuno.

♦♦♦♦

Nel frattempo, poco lontano, una figura avvolta in un mantello scuro si avvicinava lentamente all'entrata della biblioteca e si fermò davanti alle statue. L'indice della sua mano picchiettava ritmicamente sulla criniera del leonrago e le sue labbra fecero un ghigno, l'unica cosa visibile del suo volto coperto.

- Miei bei cucciolotti, mi sembrate un po' pietrificati; siete forse sorpresi di vedermi? Dopotutto è passato così tanto tempo - disse in tono suadente una voce femminile, questa poi sussurrò qualcosa alle orecchie delle due statue.

Queste si mossero improvvisamente e scesero dai piedistalli per ragguingere la donna che li aveva animati, accucciandosi ai suoi piedi.

- Ma che bravi che siete! Quella strega non vi ha trattato male, vero?- l'incapucciata si abbassò al loro livello e continuò con lo stesso tono - Trovate la volpe d'argento e portatela da me -

Detto ciò lasciò cadere davanti a loro una pietruzza liscia e bianca e i due leonraghi la annusarono, poi uno dei due la ingoiò.

I due strani esseri annusarono l'aria; il primo si diresse verso il piazzale centrale, mentre il secondo entrò in biblioteca, continuando ad annusare.

♦♦♦♦

"Ogni Canto Draconico utilizza la stessa forza usata dai draghi: l'energia magica naturale. A differenza dell'energia magica complementare usata dai maghi, ha un numero illimitato di usi ma occorre del tempo per ristabilire il proprio flusso magico prima di poter usare lo stesso canto.

Di seguito sono riportati alcuni dei canti più usati.

[Rhak Ne Zvai Ke'uer]

Canto della vita: può essere usato in varie situzioni come ad esempio l'animazione di oggetti inanimati o la rimarginazione rapida delle ferite più lievi. Rhak rappresenta la vita, Ne Zwai indica la volontà d'infondere, Ke'uer è un modo per indicare l'oggetto inanimato.

[Khroh'k Ho]

Canto del soffio di fuoco: può variare da delle normali lingue di fuoco fino ad una palla. Khroh'k rappresenta la raccolta di energia magica per concentrarla in bocca, Ho il fuoco.

[Khroh'k Mhe]

Canto del soffio d'acqua: permette di incanalare l'energia magica per trasformarla in un getto d'acqua di alta pressione. Khroh'k rappresenta la raccolta di energia magica per concentrarla in bocca, Mhe l'acqua.

[Nis Mhe Khro]

Canto della bolla d'acqua: permette di raccogliere l'energia magica per poi trasformarla in acqua, controllata più comunemente come una bolla d'acqua; è richiesta una concentrazione stabile per muovere la bolla. Nis indica il trasferimento dell'energia verso l'esterno, Mhe rappresenta l'acqua, mentre Khro rappresenta la concentrazione stabile dell'energia magica.

[Hen Nehar Kel'ha]

Canto della folata di vento: con il movimento delle braccia si crea un forte movimento d'aria. Hen rappresenta il cielo e la forza del vento, Nehar è il volo, Kel'ha sono le forti ali che permettono la connessione tra il cielo e il volo.

[Enh-Nis Hen Zroh Har]

Canto del teletrasporto: permette il movimento rapido in un istante; la massima distanza raggiungibile è di quarantasette metri con il dovuto allenamento, il minimo è di un centimetro. Enh è un modo per rappresentare la forza magica interiore, -Nis indica il trasferimento dell'energia verso l'esterno, Hen rappresenta la forza del vento, Zroh indica il punto distante e il voler raggiungere, mentre Har rappresenta il viaggio."


Sospirò nuovamente. Era incredibile che per imparare un canto bisognasse prima capire il significato di ogni parola pronunciata, e che addirittura mentre si esegue bisogna concentrarsi sul significato stesso di ciò che si dice, o qualcosa del genere.

Non ce l'avrebbe fatta.

Come si poteva pensare che un essere umano possa essere in grado di comprendere la vastità dei significati di ogni parola? Per non parlare della pronuncia! Totalmente differente da quella umana, troppe lettere aspirate e poi quello strano apostrofo tra una lettera e l'altra di cui non aveva mai capito il significato!

Perchè era indispensabile per un rider impararli?

Alzò gli occhi dal libro, in cerca di una risposta tra gli spazi lasciati dagli scaffali affiancati uno all'altro, illuminati dai pochi e flebili raggi di sole che erano riusciti ad entrare dalla piccola finestra. Ma ciò che vide non fu la sua risposta e rimase pietrificata alla vista della creatura davanti a sé, che la fissava iniziando a ringhiare.

Maledì la sua sfortuna: ovviamente lei non aveva pensato di portarsi dietro la sua frusta. Dopotutto cosa mai sarebbe potuto succedere in biblioteca?

Con più lentezza e più calma che potè si alzò dalla sedia, tenendo d'occhio la creatura per paura di venir colta impreparata se avesse distolto lo sguardo. Una volta alzata indietreggiò lentamente, ma la sua schiena venne a contatto con qualcosa e si ricordò della presenza di uno scaffale.

La creatura si avvicinò e la bionda potè finalmente vedere i lineamenti del suo aggressore, nonché la grigiezza del suo manto. Subito capì che si trattava di un leonrago, ma era impossibile che una creatura del genere fosse riuscita ad entrare in accademia, ma l'alternativa che le veniva in mente era ancora più improbabile: una statua non si può muovere da sola!

Il movimento improvviso della creatura la distolse dai suoi pensieri, si era alzata in volo e stava per sputarle qualcosa addosso. Si buttò immediatamente di lato e si girò verso lo scaffale per confermare i suoi sospetti: acido. Aveva corroso il legno in fretta e creato un buco dove prima c'era la sua testa, dei brividi le corsero lungo la schiena al sol pensiero di cosa sarebbe successo se non lo avesse notato in tempo.

Provò a intonare il canto del fuoco, l'unico che in quel momento si ricordava, ma senza successo. Era troppo agitata per pensare a cosa avesse sbagliato, provò con qualsiasi cosa che le venisse in mente ma nulla. Non era nemmeno in grado di fare un canto; come rider faceva pena.

Tentò di passare sotto la creatura un paio di volte verso la sua unica via d'uscita, inutilmente. Ogni volta la teneva lontano con lo sputo, doveva pensare a qualcosa in fretta.

Il leonrago sputò una terza volta e la ragazza riuscì a schivare, sbattendo però addosso a uno scaffale e perdendo l'equilibrio; quello spazio era troppo stretto.

Vide la creatura caricarla con le fauci spalancate, chiuse gli occhi per paura di vedere la sua fine.

La sua mente era completamente nera, voleva fare qualcosa, ma non riuscì a pensare a nulla. Aveva perso il drago e non riusciva a cantare, era davvero senza speranze.

Quando sgombrò la mente per accettare la sua fine riuscì a visualizzare qualcosa in quel mondo nero: una fiamma.

Una fiamma che danzava nella nera oscurità e che mutava, che assumeva la forma di una palla per poi ritornare una fiammella. Assunse volume e divenne più splendente, fino a diventare un mare di fiamme. Quello spazio nella sua mente divenne chiaro e riuscì a intravedere delle parole sempre più chiare.

- Khroh'k Ho - disse aprendo gli occhi con parole che non sembravano sue.

Alla pronuncia delle prime sillabe sentì un caldo piacevole nel palato e quando finì di dire l'ultima una palla di fuoco uscì dalla sua bocca, travolgendo il leonrago a pochi centimetri dalla sua faccia.

Questo sbalzò all'indietro, spinto dalla potenza delle fiamme fino al tavolo, entrambi si frantumarono e i resti del tavolo presero fuoco.

Sbigottita e incapace di muoversi si sorprese di ciò che aveva fatto: era appena riuscita a cantare!

Prendendo un profondo respiro si alzò barcollando; il fuoco divorava i resti del tavolo e iniziava ad avvicinarsi anche alle librerie. Voleva la prova di ciò che aveva appena fatto.

Liberò la sua mente e questa volta pensò all'acqua. In un modo simile alla fiamma che aveva immaginato prima, l'acqua assumeva una forma sferica mentre sentiva che questa richiedeva la sua energia per diventare più grande. Vide le parole come prima e le pronunciò tenendo gli occhi chiusi.

- Nis Mhe Khro -

Pensava che aprendoli avrebbe interrotto il canto. Qualche istante d'incertezza dopo riaprì gli occhi, temendo che non fosse accaduto nulla. Però la vide lì, sospesa nell'aria c'era la bolla d'acqua.

Cercò di frenare la sua gioia, doveva rimanere concentrata o la bolla sarebbe scoppiata allagando l'ambiente. Con un movimento della mano la diresse verso la fiamma, spegnandola.
Poi con altri movimenti della mano la diresse verso tutte le altre zone a rischio incendio.

Ma rimaneva un problemino: come avrebbe fatto a dissolvere la bolla?

Si guardò attorno e vide una bella e invitante finestra, l'aprì e buttò fuori la bolla d'acqua per poi richiudere subito la finestra. Problema risolto.

Si avvicinò ai resti della creatura che l'aveva attaccata, ormai in mille pezzi sparsi per la stanza.

- Pietra... Dunque era una statua? - pensò mentre esaminava un coccio.

Si diresse in fretta fuori dalla biblioteca per controllare le statue e constatò che non c'erano più. Però non era solo una che mancava, e se anche l'altra si era mossa chissà dove era finita.

- Devo avvertire gli altri del pericolo, scoppierà il panico se dovesse fare dei danni - disse, cominciando a correre.

♦♦♦♦

Intanto sotto la finestra si alzò una figura incapucciata imprecando, mentre diventava pian piano visibile.

- Maledetta ragazzina! Proprio qui dovevi buttare quella stupida palla!? - Cercò di calmarsi mentre si asciugava i vestiti con qualche incanto.

Si era avvicinata alla finestra per vedere che cosa stava succedendo, dato che il leonrago le aveva inviato un segnale tramite onde telepatiche. Aveva impostato quell'incantesimo nel caso in cui avessero trovato la volpe.

Era rimasta sorpresa nel vedere che la ragazza era riuscita a distruggere in un solo colpo la sua statua, non credeva che ci fosse uno studente così forte nell'accademia. Fece un sorriso, divertita all'idea.

Il suo pensiero ritornò a quando si abbassò per evitare che la finestra la colpisse e non potè fare a meno di irritarsi.

- Che mi abbia vista? No, non ha mai guardato verso la finestra e inoltre ero invisibile - tirò un sospiro per calmarsi di nuovo - In ogni caso ho ancora l'altro leonrago, dovrò fare in modo che agisca indisturbato -

- Ekh Mel'ha Nee-de -

Detto ciò schioccò le dita e la sua figura sparì, lasciando solo delle impronte bagnate mentre si allontanva, che piano piano scomparvero senza lasciare più traccia.



Angolo dell'autrice

Yeeee! Ce l'ho fatta!

Ci ho messo di più a scrivere in draconico che a fare altro.

Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo. :3

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top