Nolan

Vent'anni. Più di settemila giorni – esattamente settemila e trecento cinque – di reclusione nel Federal Correctional Institution di Loretto. Nolan Dragon non più fare a meno di pensarci e schioccare la lingua con irritazione, frustrazione, perfino rabbia, mentre indossa i suoi panni civili e restringe lo sguardo austero. Pochi passi, pochi minuti, si dice, e la libertà è pronta ad accogliermi. Immagina di trovare Olivia poco fuori le mura, ma quando esce dalla porta principale nota soltanto un'auto parcheggiata e un ragazzo con le braccia incrociate al petto. Allora l'osserva bene, lo studia. Le sopracciglia aggrottate e folte, le labbra tese in una strana smorfia interdetta. Infine si avvicina a passo svelto e lo scruta da vicino. Non dice una parola, tuttavia lo vede accennare a un sorriso di circostanza. E percepisce subito il tono fievole, gutturale, della sua voce stanca che dice:

«Sono qui per conto di Benjamin Dragon.» Zackary si schiarisce la voce, si scosta dalla portiera dell'utilitaria e si stringe appena nelle spalle. Rimpiange la fretta con cui è uscito di casa, perfino qualche vestito pesante rinchiuso o ammassato nell'armadio, ma non se ne lamenta e infila le mani infreddolite nelle tasche del cappotto.

«Benjamin?» Nolan solleva un angolo delle labbra, quasi ghigna. Una risatina asciutta gli scappa di bocca nello stesso istante in cui Zackary batte le palpebre con perplessità per annuire. «Davvero?» Indaga con fare divertito. Lo vede annuire e girare attorno all'auto per prendere posto sul sedile del guidatore. Allora scuote appena la testa, si guarda attorno e fa spallucce con nonchalance. Sale accanto a lui e manda al diavolo la coerenza, la sua stessa parola, gli accordi con Olivia. Ghigna di nuovo, ma questa volta con più veemenza. «E tu chi saresti?» Chiede.

«Io sono Zackary» dice soltanto. Dettagli aggiuntivi sono superflui in una situazione simile, perlomeno a suo dire.

«Bel nome» commenta appena. «Mi aspettavo un'accoglienza diversa, sai?»

«Per esempio?» Zackary cerca di sorridere all'indirizzo di Nolan e chissà come ci riesce. Gli vede tirare la cintura di sicurezza e indossarla senza alcuna fatica, infine lo sente sospirare e dire:

«Olivia, mia nipote...»

«Olivia Dragon?» Ed è il turno di Zackary, questo, per indagare e sollevare un sopracciglio. Mette in moto l'auto e si appresta a lasciare lo spiazzale con una certa fretta. Deglutisce a vuoto, poi sorride ancora. «Sono successe parecchie cose mentre lei non era a casa, sa?» Accenna. E non sa se stia o meno facendo un'assurdità nel raccontargli tutto, ma non riesce a frenare la lingua quando Nolan mormora un:

«Dimmi tutto, Zackary...»

L'interpellato s umetta le labbra, prova l'impulso di morderle e scuotere la testa. Non fa niente di tutto ciò, dice semplicemente: «Intrighi di famiglia, temo.»

«Non sono mai mancati» schiocca Nolan, trattenendo una risatina asciutta. Allora si avvicina appena a Zackary, lo fissa da vicino e domanda: «Fumi?» Quando lo vede annuire, allora, allarga il sorriso. «Mi offri una sigaretta?»

«Certo» borbotta. È un po' impacciato, forse perfino nervoso, ma riesce ugualmente a sfilare il pacchetto dalla tasca del cappotto per porgerlo al famigerato Nolan Dragon.

«Ne accendo una anche per te, Zackary» dice questi. «Immagino che tu abbia parecchio da raccontarmi...» Non aspetta neppure una sua risposta, anzi: porta una sigaretta alle labbra e la passa già accesa a Zackary per vedergli battere le palpebre.

«Grazie» mormora.

«Bando ai convenevoli, dammi del tu» lo invita, aspirando la seconda prima boccata dalla Winston. «Se Benjamin ti ha mandato qui per prelevarmi deve esserci un motivo: sei un tipo fidato.» E posa il pacchetto sul cruscotto, fa battere l'accendino sulla plastica scura. Ghigna, indaga, infine scuote la testa nel veder annuire Zackary.

«Non sono un corriere, né il primo che passa» spiega a mezza bocca, abbassando i finestrini automatici e butta via una nube di fumo. «Lo conosco da tempo, ecco...» Non si azzarda a dare più informazioni e il motivo è semplice: non ha mai parlato con Nolan, perciò stenta a credere che questi sia a conoscenza delle tendenze sessuali di Benjamin – facendo un rapido calcolo, infatti, capisce che è stato arrestato giustappunto nel pieno dell'adolescenza di quest'ultimo.

«Vi frequentate?» Ridacchia. Lo coglie in fallo e nota un leggero alone d'imbarazzo sulle guance. «Puoi dirmelo, Zackary...» insiste con fare mellifluo. «Sono stato in carcere per vent'anni, vuoi che non ne sappia niente su questo genere di cose?» Schiocca la lingua, assapora il tabacco tostato sul palato e poi restringe di poco lo sguardo.

«Sì, ci frequentiamo» mormora. Poi ricomincia: «Ad ogni modo non è questo il punto...»

«E quale sarebbe?» Nolan pare divertito dalla situazione, perché scuote la testa e cicca fuori dal finestrino. Sente l'aria sul viso e quasi sembra rilassarsi all'idea di essere in viaggio verso Pittsburgh.

«Volevo parlarti del perché sono qui» dice, sorvolando e deglutendo ancora.

«Sei nervoso?»

«Abbastanza, sì» ammette in un soffio. «Qualche giorno fa, a Zurigo, ho ricevuto una telefonata da parte di Adele. Tecnicamente non sarei dovuto venire fino a Loretto per scortarti a Pittsburgh...»

«Adele» mormora. Soppesa il suo nome e si lascia andare a una piccola risata cinica. «L'ultima volta che l'ho vista è stato quando sono entrati in casa per arrestarmi...» Storce appena le labbra, poi guarda fuori dal finestrino e getta via un'ennesima boccata di fumo.

«È lei a gestire tutto» sputa d'un tratto Zackary, facendo sollevare un sopracciglio a Nolan. E lo nota di sfuggita, con un'occhiata veloce. Così si schiarisce la voce e torna a osservare la strada. «Ha vendicato l'assassinio di Drake Dragon, ha fatto uccidere Gordon...» sospira e non può fare a meno di mordicchiarsi le labbra. Infine dice: «Tuttavia ha scaglionato le zone di Pittsburgh in modo casuale e ha lasciato gran parte di queste sotto la gestione di Olivia.»

«Tipico di chi non sa dove mettersi le mani» schiocca acidamente Nolan, portandosi la sigaretta alle labbra. «E a Benjamin?» Indaga, corruga appena le sopracciglia e quasi trattiene il fiato nell'attesa.

«Benjamin ha avuto gli scarti degli scarti» dice Zackary con fare laconico. «Quando Gordon si occupava della gestione delle zone era diverso. Benjamin aveva gran parte del giro, perlomeno...» Schiocca la lingua con fare irritato, cosa che non manca di saltare all'occhio perfino a Nolan. «Ma è stato così sciocco da lasciare ad Adele parte del traffico e ha fatto in modo che questa si mettesse in contatto con i sottoposti di Gordon.»

«In pratica ha ereditato tutto senza la possibilità di una gestione perfetta» constata.

«Ha ritagliato delle piccole zone per Benjamin e ha passato le sue a Olivia che, come se non bastasse, si occupa anche di un proprio traffico di metanfetamine...»

«Questa mi giunge nuova» commenta ironicamente Nolan, sollevando un sopracciglio. «L'ho sentita spesso, è venuta anche a trovarmi qui a Loretto...»

«Stando accanto a Benjamin ho imparato molto sui Dragon» mormora di rimando Zackary. «Ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio, ognuno ha i suoi dannati segreti...» E allora si ferma, deglutisce, quasi sbaglia a ingranare la marcia e sente l'auto sobbalzare, grattare. «Senza offesa» balbetta.

«Nessuna offesa» replica Nolan, muovendo appena la mano con la sigaretta ancora accesa. Cicca fuori dal finestrino e ghigna. «Hai detto solo la verità.»

Zackary sospira, rilassa appena i muscoli delle spalle e infine dice: «Nello sportello che hai di fronte c'è una pistola automatica.»

«Per?»

«Adele avrebbe voluto che ti uccidessi» ammette. «Ma non è mia intenzione, anzi: voglio riportarti a Pittsburgh e so che anche Benjamin lo vuole.»

«Non hai pensato neppure per un istante che dirmi una cosa simile sarebbe stato pericoloso?» E questa volta non ride, no. Aspira l'ultima boccata di fumo, vede la cenere traballare sulla Winston di Zackary e il suo volto impallidire di botto. Si trattiene a stento dal ghignare, tuttavia allenta la cintura di sicurezza e si avvicina al suo orecchio per soffiare un: «Sei troppo carino per sporcarti le mani, Zackary.»

«Non penso che delle buone intenzioni possano essere viste malamente dalla persona giusta» biascica. Non arrossisce, bensì rabbrividisce. Serra le dita attorno al volante e lascia a Nolan il tempo di dare una schicchera al mozzicone per lanciarlo chissà dove fuori dalla vettura in corsa. Quando gli sente aprire lo sportelletto, però, trasalisce. Serra i denti e sgrana gli occhi. In silenzio si augura di non aver fatto una cazzata, di non dover dire a se stesso: Cazzo, Ben aveva ragione!

«Sai perché mi fido dei bei faccini, Zackary?» Domanda appena, sardonico, mentre sfila dallo sportello la pistola e la infila nella cintura di pelle.

«No» balbetta. E si maledice per averlo fatto, si maledice per non aver taciuto.

«Perché non ne ho visti molti ultimamente» dice. «E se Benjamin ti ha mandato qui pur contravvenendo agli ordini di chi detiene le redini dei Dragon... È dannatamente degno della mia fiducia.»

Zackary deglutisce, batte perfino le palpebre e quasi inchioda in prossimità di un semaforo. Si volta a guardare Nolan e socchiude la bocca come per parlare, ma poi si sente morire il fiato in gola e percepisce il tocco di un polpastrello sulle labbra. «Come?» Domanda a stento. Tentenna, quasi boccheggia. Tuttavia si trattiene e solo perché il pollice di Nolan si fa più opprimente e invasivo. Allora sgrana gli occhi, si ritrae appena, rivolge di nuovo lo sguardo verso la strada e percepisce un brivido inquietante lungo la schiena. «Io sono qui solo per aiutarvi a sistemare il caos che ha creato Adele dopo la questione dell'appalto...»

«Quale appalto?» Nolan aggrotta le sopracciglia, poi ritira il braccio e picchietta ritmicamente con le dita sui pantaloni eleganti – un po' spiegazzati, ma pur sempre eleganti e immacolati.

«Quello dello Shadyside Hospital.»

«Sei di poche parole?» Schiocca Nolan, posando un gomito sul finestrino abbassato. «Fino a poco fa sembravi un fiume in piena, Zackary... Parlami di questo appalto, avanti» lo sprona.

Zackary riparte, ingrana la prima e poco dopo la seconda. «Gordon ha fatto sposare Richard, suo figlio, con Tera Evans. Apparentemente sembrava che si trattasse di un magnanimo gesto per regolare i conti dello strozzinaggio della famiglia di lei, ma dopo qualche giorno è venuto tutto aggalla» inizia. Si umetta le labbra, continua a tenere lo sguardo fisso sulla strada e quasi non riesce a ragionare lucidamente. Sente ancora addosso la presa di Nolan e la cosa non gli piace affatto. Tuttavia continua: «Gli Evans si occupano di edilizia e lo Shadyside Hospital aveva bisogno di una nuova ala... Inutile dire che a firmare l'accordo è stato Richard. I soldi incassati sono finiti un po' qui a Pittsburgh – comunione di beni – e un po' nei conti esteri di Olivia e Adele. Niente per Benjamin e assolutamente niente per te, Nolan.»

«Nemmeno all'estero?» Trattiene a stento una risata. «Adele aveva in mente qualcosa di talmente astratto...» Sospira, poi si stringe nelle spalle e schiocca la lingua. «Olivia non ha battuto ciglio, immagino.»

«Non ha battuto ciglio» conferma. «Non so se dovesse venire qui per ordine di Adele o meno, fatto sta che io avrei dovuto ucciderti...»

«E non lo hai fatto» conclude Nolan, vedendolo annuire.

«Non l'ho fatto» conferma Zackary. «Non aveva senso e non lo ha neppure adesso. Questa sorta di anarchia deve finire al più presto» sibila a denti stretti.

«Benjamin pensa che io possa mettervi fine?» Domanda. Gli vede lanciare il mozzicone fuori dall'auto, poi continua: «O sei tu la mente?»

«Benjamin è l'unico che non ha battuto ciglio per le decisioni di Adele, l'unico che non ha mosso un dito per ritorcersi contro di lei quando si è trovato nella merda... Avrebbe potuto farlo, avrebbe potuto darle retta, ma non è così sciocco – no, è soltanto buono.» E continuerebbe all'infinito se solo il buon senso non gli facesse dire: «Nessuno di voi due si meriterebbe un trattamento simile.»

«Sei onesto» constata di soppiatto. «Hai detto la verità, Zackary.»

«Non mi conosci e ti fidi delle mie parole?» Inconsciamente, Zackary aggrotta le sopracciglia. «Dopo quello che ha fatto Olivia, dopo quello che avrebbe voluto farmi fare Adele...»

E Nolan lo interrompe con una risatina asciutta. Dice: «Sapevo dell'appalto e sapevo che saresti andato a controllare il conto di Olivia a Zurigo.» Gli vede battere le palpebre con perplessità. «Ti ho messo alla prova e l'hai superata, Zackary... Cosa pretendi di più?»

«Sapevi già tutto?» Una nota di allarme gli sfugge assieme alla domanda.

«Sì, sapevo già tutto.»

«E mi hai messo alla prova...»

«Certamente» conferma. Annuisce, poi ghigna e scuote appena la testa. «Olivia non è una così brutta persona, sai? Tuttavia si tiene lontana dai guai e si guarda bene dal dire a destra e a sinistra cosa farà e cosa non farà della propria vita – lo ha imparato a sue spese.»

«E se avessi voluto ascoltare Adele? Se avessi cercato di ucciderti?» Azzarda incoscientemente, sentendolo subito ridere. «Cosa c'è di così divertente?» Balbetta.

«Hai un bel faccino, sei l'amante di mio figlio e per di più ti sei liberato dell'automatica prima ancora di prenderla in mano – me l'hai letteralmente consegnata su un piatto d'argento!»

Zackary strabuzza gli occhi, spalanca la bocca e alza subito la voce: «Tuo figlio?» Non si concentra sul resto del discorso, sente solo Nolan ridere di gusto e, con la coda dell'occhio, lo vede annuire.

«Sì, mio figlio!» Si passa una mano sul viso, cerca di trattenere le risate e non ci riesce completamente. «Dio, non ci credo! Vuoi dirmi che non lo sai?» Ridacchia ancora, frena a stento il moto ilare delle spalle e infine tossicchia un po', strozzandosi con la propria saliva. Allora allunga subito una mano verso il cruscotto e recupera la bottiglietta d'acqua accanto al pacchetto di Winston. È calda, ma non importa. Ne tracanna un po', infine torna a respirare normalmente e chiede: «Lui lo sa?»

«No!» Sbotta Zackary. Ricorda subito la telefonata di Benjamin, il suo timore di vedergli fare una pessima fine, e non può fare a meno di credere che non sappia nulla. Batte le palpebre un paio di volte, cerca di articolare un pensiero, una frase, tuttavia non ci riesce. Allorché borbotta qualcosa come: «Drake è suo padre, lo so...»

«Sua madre era molto bella e molto promiscua» minimizza Nolan con un'alzata di spalle.

«Dio!» Zackary si trattiene a stento dall'imprecare a raffica, ma allunga una mano verso il pacchetto di Winston e si accende di corsa un'altra sigaretta. L'idea che il padre di Benjamin si sia azzardato a sfiorargli lascivamente il labbro lo fa rabbrividire ancor di più, se possibile. E non sa più come comportarsi, non sa più cosa dire. Nella sua testa vige soltanto il disco rotto di una sequela di parolacce inceppate.

«Ho sempre avuto un debole per i capelli rossi» borbotta Nolan, come se l'impaccio di Zackary non sia abbastanza evidente già di per sé. Lo sente grugnire qualcosa d'indefinito e non può fare a meno di ridacchiare. «Sono tinti?» Domanda, allunga perfino una mano e vede Zackary scostarsi di colpo fin quasi a far sbandare l'auto.

«Cristo!»

«Calmo...» soffia. Scuote la testa e solleva le mani in segno di resa. «E cicca fuori, prima che ti vada a fuoco l'auto» mormora.

Zackary lo fa subito e per poco non si lascia sfuggire la sigaretta dalle dita tese, tremanti. «Non provarci con me» dice. Imperioso, quasi schifato, schiocca la lingua. «Ci sono già passato con Richard, non è una bella esperienza, cazzo...»

«Se fossi stato suo zio sarebbe stato diversamente?» Ridacchia Nolan.

«No!» Lo sente ridere di nuovo e serra i denti, perciò si affretta a cercare il cellulare nella tasca e infila gli auricolari con noncuranza. Chiama Benjamin e solo per tagliare corto quella situazione, per darsela a gambe nel suo tragitto di due ore o più.

«Chi chiami?» Indaga Nolan, sollevando un sopracciglio.

«Il tuo figlio-nipote» borbotta acidamente Zackary. «Ma tranquillo, non gli dirò quanto idiota sia il suo padre-zio!» Perde il lume della ragione, forse, ma Nolan non ci fa caso e, anzi, solleva le spalle con noncuranza.

«Non dirglielo così su due piedi, mi raccomando» dice soltanto.

Zackary ha la testa su di giri, quasi non si accorge delle parole di Nolan e appena sente la voce di Benjamin esplode con un: «Ben, ho recuperato tu padre.»

«Come?» Benjamin sgrana gli occhi dall'altro lato della comunicazione.

Nolan sbuffa, si passa una mano sul viso e poi strige l'altra sul braccio di Zackary. Sillaba: «Ritratta.»

«Mio padre è morto, Zack, che cazzo stai dicendo?»

«Tuo zio, ho recuperato tuo zio» borbotta. È nel pallone, con il fiato corto e i nervi labili, scattanti – per poco non lascia il cambio quando sente le dita di Nolan serrarsi sull'avambraccio. «Come va da quelle parti?» Chiede, trattenendo a stento una risata nervosa.

Nolan sospira, ritira la mano e incrocia le braccia al petto. Sa – quantomeno ha la sensazione che accadrà – che Zackary non smetterà di parlare con Benjamin fino all'arrivo a Pittsburgh.

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