☽ ~ 𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝖚𝖓𝖔

ʟᴀ ᴘᴀᴜʀᴀ è ʟ'ᴇᴍᴏᴢɪᴏɴᴇ ᴘɪù ᴅɪꜰꜰɪᴄɪʟᴇ ᴅᴀ ɢᴇꜱᴛɪʀᴇ. ɪʟ ᴅᴏʟᴏʀᴇ ꜱɪ ᴘɪᴀɴɢᴇ, ʟᴀ ʀᴀʙʙɪᴀ ꜱɪ ᴜʀʟᴀ, ᴍᴀ ʟᴀ ᴘᴀᴜʀᴀ ꜱɪ ᴀɢɢʀᴀᴘᴘᴀ ꜱɪʟᴇɴᴢɪᴏꜱᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴀʟ ᴄᴜᴏʀᴇ.
ɢʀᴇɢᴏʀʏ ᴅᴀᴠɪᴅ ʀᴏʙᴇʀᴛꜱ

⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅ ⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅

Ormai ho perso il conto di quante volte lui mi ha messo le mani addosso. Questo sapore ferroso che mi nausea, lo sento da praticamente una vita. Credo di conoscere più il sapore del sangue che di una torta. È decisamente così; non ho mai mangiato una torta in vita mia.

All'apparenza posso sembrare una ragazza come le altre. Sono sana... Io però so che non è così. Niente della mia vita è normale.

Una persona della mia età esce con gli amici, fa le sue esperienze, si diverte. Io non faccio niente di tutto ciò. Io sopravvivo e basta. Sono certa che prima o poi farò una brutta fine, e la farò per mano dell'uomo che mi ha messa al mondo. Ray mi odia, io odio lui, solo che a differenza sua non glielo dico mai in faccia. Lui lo fa ogni giorno della mia vita. Ogni giorno mi ricorda che mi odia più di qualsiasi cosa al mondo.

Pensandoci bene,  so come mi chiamo, quanti anni ho. So leggere, so scrivere, ma non so chi sono.

Chi sono davvero? Non lo so.

Non lo saprò mai se resterò in questa gabbia mortale. Qui dentro non posso scoprire chi sono, sono priva anche di pensare con la mia stessa testa. Nessuno mi ascolta, nessuno mi prende in considerazione fino a quando non gli servo. Chi è Lilith Moon? Vorrei scoprirlo anche io.

Non sono come le altre, ormai credo di essermene fatta una ragione. Non ho una vita, ed ogni volta che penso di scappare da qui, caccio subito via quel pensiero. Come faccio a sopravvivere lì fuori se non conosco il mondo? Verrei sbranata da tutti.

Quindi tanto vale restare nella tana del lupo e pregare che qualcuno prima o poi venga a salvarmi. Almeno qui dentro, so come vanno le cose. Ormai conosco persino il modo di camminare di Ray e anche quello di Chris. Riesco a distinguerli sempre.

Chi verrà a salvarmi? Nessuno, perché nessuno, oltre a quelli che vivono in questo schifo di posto sanno che Ray ha una figlia. Tutti mi conoscono come la ragazza di Chris, nessuno sa come mi chiamo, chi sono.

Mi muovo nello spazio come un qualcosa di invisibile.

Nemmeno quegli uomini che entrano nella mia stanza sanno che sono la figlia di Ray, e se lo sanno, poco gliene importa. A loro interessa solo prendersi ciò che vogliono e basta. Per loro, Lilith è solo un corpo femminile. Per loro, Lillith non ha un cuore, una mente, non è niente, è solo un oggetto sulla quale riversare ogni loro fantasia, la rabbia, lo stress.

Non so cosa mi piace, quale sia il mio gusto preferito di gelato, il mio colore preferito. Non so niente, nemmeno io so chi sono.

Quando andavo a scuola mi prendevano tutti in giro additandomi come la ragazza fantasma. Ed io, da brava ragazza obbediente, mi sono resa tale. Ray non si è mai presentato alla mia scuola, mai. I professori sapevano che avevo un padre certo, ma nessuno di loro lo ha mai visto per davvero.

A dire la verità mi stupisco che Ray mi abbia concesso di andare a scuola. Sul serio, ancora oggi non me lo spiego come abbia fatto a permettermi di studiare e di "socializzare" con qualcuno che non fosse lui o uno dei suoi "amici".

Anche a scuola, nessuno ha mai sospettato niente, e se lo hanno fatto, hanno taciuto come tutti gli altri. Più di una volta mi sono presentata a scuola con un occhio nero o il labbro spaccato. Nessuno ha detto niente.

" I bambini sono maldestri", aveva detto una maestra alle elementari.

" Quella ragazza si caccia sempre nei guai", aveva detto un professore delle medie.

Alle superiori, nessuno faceva più caso ai miei lividi, ormai era diventata una specie di routine. Anzi, si scandalizzavano se per una volta mi presentavo senza segni.

Non ho mai chiesto aiuto. Perché avrei dovuto farlo se a nessuno importava davvero di me? Lo hanno visto con i loro occhi quello che mi faceva mio padre, non hanno mai fatto niente. Se avessi chiesto aiuto non mi avrebbero nemmeno creduta.

Alla fine ho preso il diploma con il massimo dei voti. Buffo no?

Non mi piaceva affatto studiare, odiavo farlo e non capivo mai la matematica eppure sono uscita da quella scuola con il massimo.

Dovevo pur impegnare quel tempo in cui mio padre mi dava un po' di tregua. Tra uno spaccio e l'altro, tra una rapina e l'altra, io studiavo.

Dio, non so nemmeno quale sia il mio genere musicale preferito. Papà ascolta canzoni inquietanti come lo è lui. A me non piacciono. Una volta però ho sentito un mio compagno di classe che stava facendo sentire una canzone ad una nostra compagna. Ha detto qualcosa tipo Trap... Be', non mi è piaciuto nemmeno quello.

Forse nemmeno esiste un genere musicale per una persona anonima come me.

«Sei inutile, cazzo!» Ray mi colpisce per l'ennesima volta sul viso.

Giusto, mi stava massacrando di botte. Ormai neanche provo più dolore quando lo fa.

Se pensa che sono inutile, allora perché continua a mandarmi a fare cose che non voglio?

Afferra una mia ciocca di capelli obbligandomi a reclinare la testa verso di lui. Da quest'angolazione, sembra il diavolo in persona. «Se non vuoi che ti ammazzi di botte, vai a concludere il tuo compito!» sibila.

Abbasso lo sguardo sul ragazzo che dice di amarmi, se ne sta seduto sul divano con in mano una lattina di birra scadente, lo sguardo perso chissà dove. Vede tutto, eppure non fa mai niente per difendermi.

Se questo è l'amore, fa decisamente schifo.

La rabbia di Ray non si placa nemmeno quando il sangue inizia a gocciolarmi dal naso. A lui non importa niente, anzi, sembra godere di questa scena. Lui ama mettermi in ginocchio e picchiarmi fino a quando non perdo i sensi. Ci sono state occasioni in cui ho finto di svenire, pensando che forse si sarebbe fermato. Non lo ha fatto, ha continuato a colpirmi.

È arrabbiato perché non sono riuscita a vendere niente a nessuno e non ho procurato del cibo.

Perché devo essere sempre io a fare questo? Più di una volta ho rischiato di essere arrestata per colpa sua e delle sue idee di merda.

A me non va più di vivere in questo modo. Io voglio guadagnarmi il cibo e i soldi in modo onesto. Non voglio rubare, non voglio vendere droga, e sopratutto non mi va più di mangiare quella schifosa roba in scatola. Certo, non voglio lamentarmi, ci sono persone che non hanno nemmeno questo. E solo che... Vorrei poter assaporare del vero cibo almeno una volta nella vita. Chiedo tanto?

Finalmente Ray cede, mi strattona i capelli e mi lascia andare con un gesto secco. Per poco non sbatto il viso contro il parquet. Osservo il mio stesso sangue che gocciala dal naso e sporca tutto il pavimento. Tiro su col naso ottenendo solo un altro ondata di saporaccio metallico in bocca.

«Alzati e vai a fare quello che ti ho detto, stronza.» Lo sento avvicinarsi, chiudo gli occhi per prepararmi all'ennesimo colpo. Invece, mi oltrepassa e si chiude nella sua stanza sbattendo la porta con vigore.

Chiudo gli occhi e faccio un bel respiro prima di alzarmi in piedi. Sento un dolore fastidioso sul ginocchio destro, abbasso lo sguardo e noto che i leggins già in condizioni pietose, si sono squarciati ancora di più. Anche lì, ho del sangue, sicuramente ho una scheggia di legno conficcata nella carne. Non importa... Ci penserò più tardi, ora devo solo obbedire altrimenti la prossima volta mi andrà peggio.

Asciugo il sangue con il dorso della mano e osservo il mio ragazzo da dietro la tenda scompigliata e crespa che sono i miei capelli.

«Stai bene, Lili?» Mi chiede, prima di scolarsi l'ultimo goccio di birra.

Non lo vede con i suoi stessi occhi come sto? E non ha fatto niente. Ancora.

Annuisco. «Sto bene.»

Attraverso la stanza e afferro il giubbotto, come il resto dei miei vestiti, non so a chi è appartenuto. So solo che mi sta enorme. Sistemo lo zainetto rovinato in spalla e mi avvio verso la porta.

Chris getta la lattina sul tavolino già stracolmo di roba, e si alza dal divano. Prende le chiavi della sua auto e in silenzio mi raggiunge.

Lui guida, io faccio il lavoro sporco.

Eppure non è sempre stato così, Chris. È successo che alcune volte, quando vendevo la droga, qualcuno provasse a mettermi le mani addosso, e lui è intervenuto per prendere le mie difese, come se fosse l'eroe della situazione. Forse è stato in uno di quei momenti che mi sono innamorata di lui, non lo so. Non lo ricordo più. Non ricordo più quella sensazione di farfalle nello stomaco. Ora, quando lo guardo, provo solo terrore. Chris è bellissimo, lo è per davvero. Ha i lineamenti che ricordano quelli di un bellissimo principe, così delicati, così angelici. Ma dentro di lui non c'è niente di angelico.

Lui è stato il primo ragazzo che ho avuto, la mia prima relazione "seria". Purtroppo però, non è stato nessuna mia prima volta. Oh no, quelle le ho fatte quando ancora avevo il diritto di giocare con le bambole.

Però il mio cuore, si è incendiato per lui, per la prima volta. E questo, me lo tengo stretta. Lo custodisco gelosamente nel piccolo pezzo di luce che mi è rimasto dentro.

«Tuo padre ti vuole bene», inserisce la chiave e mette in moto.

Appoggio la testa contro il finestrino e sospiro. «Mio padre mi odia, Chris. Lo sai anche tu, lo sanno anche quelle quattro mura fatiscenti di casa mia», la mia voce è un rantolo quasi inudibile, ma le orecchie di Chris funzionano alla perfezione.

Sospira bruscamente, non lo sto guardando, ma immagino che stia stritolando il volante tra le mani. «Non è così, ti sbagli. Lui sta solo cercando di renderti una donna migliore!»

Certo, a suon di schiaffi, calci e pugni. Fanno così tutti i padri? Immagino di no. Un padre sano di mente non farebbe mai queste cose orribili alla propria figlia.

Chris continua a dire stronzate, io ho già smesso di ascoltarlo. Il mio unico pensiero in questo momento è quello di non farmi beccare e di non finire dietro le sbarre.

Pensandoci bene forse la galera sarebbe come fare un viaggio super rilassante.

Non me ne intendo molto di leggi, ma rubare non è poi così tanto un gesto orribile. Alla fine, rubo per mangiare. Non mi daranno l'ergastolo se mi beccano a rubare fagioli in scatola, oltretutto fanno anche schifo.

Osservo ogni singola casa fatiscente che scorre davanti ai miei occhi. Questo quartiere è decisamente uno dei tanti dimenticati da tutti, persino da Dio. Lui qui nemmeno esiste. L'ho pregato così tante volte di salvarmi, che ora ho smesso di cercare aiuto in lui. Non mi ha mai ascoltata e non ha mai impedito tutto quello che ho subito. Nessun bambino dovrebbe subire quello che ho sopportato io. Nessuno. Eppure, Dio non c'era, mai.

Ho smesso di pregare. Ho capito che se vuoi essere salvato, devi farlo da solo, con le tue stesse forze. Solo che io non ne ho più. Sono stanca, fisicamente e mentalmente. Sono distrutta.

Ho vissuto cose orribili, eppure non mi è mai passato per la mente di porre fine alla mia vita. Perché? Semplice; perché voglio conoscere me stessa, lo voglio così tanto che non dormo neanche più la notte. Voglio sapere chi è davvero Lilith Moon. Voglio dare una seconda possibilità a quella piccola bambina che non ha mai visto niente di bello, ma solo orrore. Vorrei farle vedere un albero di Natale, darle la possibilità di scartare un regalo, di emozionarsi per ciò che ci troverà dentro.

Persino al mio stomaco vorrei dargli qualcosa di normale da mangiare, che sia caldo e straordinariamente buono. Ho così tante cose che vorrei fare che, se un domani riuscirò a scappare dall'inferno, non saprei nemmeno da dove cominciare.

Al solo pensiero, il cuore mi batte così forte che temo possa squarciarmi il petto. Sento persino un sorriso tendermi le labbra, lo sento, ma lo scaccio subito via. Nessuno è abituato a vedermi sorridere, nemmeno io. Non so nemmeno quale sia il suono che produce la mia risata... E se fosse imbarazzante? Oddio.
Ora però devo smettere di pensare a queste sciocchezze, ci siamo appena fermati davanti al Market.

Prima che io possa sfiorare la maniglia dell'auto, la mano di Chris si chiude contro il mio polso. Un gesto normale, che però a me fa venire la pelle d'oca. «Mi raccomando, non farti beccare», mi raccomanda, come sempre.

So cosa devo fare e purtroppo so anche come farlo. Come so che cosa succederà se verrò beccata. Chris andrà via a gambe levate e mi lascerà da sola, fingerà di non conoscermi e dovrò semplicemente arrangiarmi da me.

Annuisco con un gesto secco del capo. Non appena molla la presa sul mio posto, apro lo sportello e scendo. Chris ingrana la marcia e si sposta un po' più in avanti, tenendo il motore acceso pronto a qualsiasi evenienza.
È la prima volta che cerchiamo di rubare in questo supermercato, come è la prima volta che ci troviamo in questo quartiere. Non so bene come muovermi al momento. Ogni volta che mi ritrovo costretta a rubare, l'ansia striscia dentro al mio stomaco impedendomi di pensare lucidamente.

Tiro su il cappuccio del giubbotto ed entro dentro, superando le porte scorrevoli che si sono aperte davanti a me.
C'è un mucchio di gente, davvero tanta. Sarà difficile cercare di passare inosservata, ma devo farlo, non ho altra scelta.
Con la testa china, e lo sguardo rivolto verso il pavimento lucido mi reco a passo spedito verso la corsia dei cibi in scatola.
Per fortuna, qui non c'è nessuno. Ho già adocchiato le telecamere posizionate alla mia destra, puntano dritte proprio su di me.
Esito un momento prima di allungare una mano tremante verso un barattolo di fagioli in scatola.
Giuro che li odio a morte, hanno un sapore orrendo e puzzano da morire. Ma è sempre meglio di niente, no?

Con la coda dell'occhio mi guardo intorno prima di afferrare con decisione due barattoli di fagioli. Fingendo di star leggendo l'etichetta, uno di loro lo faccio scivolare rapidamente dentro lo zainetto.
Un senso di vergogna mi fa contorcere le budella. Questo barattolo costa pochissimi centesimi, cavolo. Eppure io devo rubarlo comunque, perché Ray non mi dà neanche uno spicciolo.
Con nonchalance ripongo l'altro barattolo sullo scafale e proseguo.
Rubarli tutti e due non sarebbe una scelta saggia.

Come sempre, quando mi trovo dentro ad un supermercato, mi fermo ad osservare l'enorme frigo dove in esposizione ci sono tantissime torta colorate e di diverse forme e grandezze.
Darei qualsiasi cosa per poterne assaporare anche solo un pezzettino. Sembrano così invitanti.
Non posso però, nel mio zainetto non ci starebbe nemmeno.

Devo essere proprio patetica mentre osservo una stupida torta con gli occhi lucidi. Scuoto la testa cacciando via l'angoscia che mi dilania le viscere.
Non mi è concesso rubare una torta, però Ray vuole che gli rubi alcune lattine di birra.
Non sarebbe meglio una bella fetta di torta? Quella panna azzurrina sembra molto dolce e invitante.

Con il cuore un po' pesante, raggiungo la corsia degli alcolici.
Non ho mai assaggiato la birra, e nessun altro liquido contenente dell'alcool, e sinceramente non ci tengo. Ho visto l'effetto che fa sulle persone. Ho visto l'effetto che fa a lui.
Ho giurato a me stessa che non lo avrei mai assaggiato. L'alcool, fa fare cose brutte alle persone.

Lui però me ne fa anche quando non beve.

Sto per afferrare una confezione da quattro lattine, quando un movimento alla mia sinistra mi obbliga a ritrarre la mano e ad infilarla nella tasca del giubbotto. Sto tremando. Non so nemmeno per quale motivo dato che non ho fatto ancora niente.
I miei occhi restano incollati al piccolo pezzo di carta arancione dove c'è scritto il prezzo della birra.
Eppure riesco comunque a percepire gli occhi di quella persona perforarmi la nuca oltre il tessuto del cappuccio che indosso.

Mi ha vista infilare i fagioli nello zainetto?

Vorrei muovermi ma non ci riesco. I miei piedi è come se si fossero incollati al pavimento.
La persona si fa più vicina a me. Si affianca a me e con la coda dell'occhio vedo che a sua volta osserva il prezzo degli alcolici. È un ragazzo.
Mi sento mancare quando più lo guardo, più vedo cose che fanno scattare un allarme invisibile dentro il mio cervello. Indossa una divisa. Una divisa della polizia. Merda.

Mi muovo piano come se volessi in qualche modo rendermi invisibile davanti a lui. Mi sposto di lato, cercando di mettere un po' più di distanza da lui.
Maledico mentalmente Chris per aver deciso di venire in questo supermercato.
Sto sudando anche se non c'è affatto caldo. Stritolo il tessuto del mio giubbotto con la mani infilate nelle tasche.
Il poliziotto non si muove, sembra che lo abbiano scolpito nella pietra.
Me lo sento, mi ha vista prima, nell'altro reparto.

Trasalisco quando la piccola radio che ha attaccata al gilet nero, produce un rumore, seguito da una voce maschile che dice qualcosa che neanche riesco a sentire. I battiti del mio cuore superano di gran lunga qualsiasi altro rumore che mi circonda. Trasalisco quando il telefono del ragazzo squilla.
Non appena infila una mano per toglierlo dai pantaloni, io ne approfitto per allontanarmi rapidamente da lui.

Vado letteralmente nel pallone.
Non posso tornare a casa senza le birra. Non posso, Ray andrà in escandescenza.
Mi muovo rapidamente tra le varie corsie con il cuore che sbatte dolorosamente contro le costole. Quando mi fermo per riprendere un po' di fiato, mi appoggio contro uno scafale di dolcetti.
Mi piego leggermente e poso entrambe le mani sulle ginocchia, provocando un fastidioso pizzicore dove la scheggia si è conficcata. Ho il fiatone come se avessi corso per chissà quanti chilometri.
Non riesco a placare i battiti del mio cuore e sinceramente, non so dove sbattere la testa.

Tornare a casa senza quello che lui mi ha chiesto, non è un opzione.

Un paio di stivali di pelle, alti fino a metà polpaccio, compaiono nel mio campo visivo. Non mi ci vuole molto a capire di chi si tratta.
È di nuovo lo sbirro.
Lentamente, e con il cuore che minaccia di squarciarmi il petto, sollevo lo sguardo su di lui.
Il ragazzo che mi si presenta davanti è terribilmente alto, mostruosamente muscoloso.
Sotto il tessuto blu scuro, e aderente della camicia, si intravedono tanti, forse troppi tatuaggi.

Sono costretta a sollevare il mento per poterlo guardare in faccia.
Due iridi azzurre come il cielo d'estate, mi scrutano con un'espressione che non riesco a decifrare.
Le sopracciglia scure sono leggermente aggrottate mentre continua a penetrarmi l'anima con lo sguardo.
Impongo ai miei occhi di rifuggire a quelli suoi, spostando lo sguardo sui suoi capelli castani e lucenti, dal taglio corto ai lati e leggermente più lunghi sopra.

Il ragazzo si schiarisce la voce ed io poso subito gli occhi sulla sua camicia scura. È così muscoloso che mi mette paura.
Una targhetta, posizionata al lato del suo petto, attira tutta la mia attenzione, ma sono così agitata che non riesco a capire il nome che vi è inciso sopra.

Solleva un braccio ed io, istintivamente abbasso lo sguardo, venendo colta da un violento tremore che mi fa persino chiudere gli occhi.
Ho visto fin troppe volte questo gesto. Non posso controllare la reazione del mio corpo.

Il poliziotto parla. Ha una voce mascolina ma al tempo stesso calda. «Dovrei prendere quei biscotti.»
Con un movimento rapido mi faccio da parte. «Mi scusi», mormoro con un filo di voce.

Dannazione Lilith datti una calmata! È un poliziotto, non potrebbe mai farti del male.
Se il tuo intento era quello di non attirare l'attenzione: stai fallendo miseramente.

Lo guardo di sottecchi mentre afferra una confezione di biscotti a forma di Mickey Mouse.
Sembrano squisiti, con tutto quel cioccolato intorno.
Quella confezione sembra diventare ancora più piccola, nella sua mano.
Ray e Chris sono alti, ma questo qui lo sembra ancora di più. E poi, la divisa li conferisce un aspetto autoritario. Ed io, me la sto facendo sotto.

Capire il perché io sia ancora qui, addossata ad uno scafale, è un mistero anche per me. Dovrei svignarmela, non riesco a muovermi però.
Il poliziotto afferra un'altra confezione di biscotti e fa per allontanarsi.
Pronta a tirare un sospiro di sollievo, questo mi muore in gola quando lui si volta di nuovo nella mia direzione.
Non ho il coraggio di sollevare lo sguardo.
«Sai che è reato rubare, vero?» Non riesco a decifrare il modo in cui lo ha detto. So solo che un lungo e gelido brivido mi attraversa dalla testa ai piedi.

Mi ha vista. Merda.

Mentire è sempre stata una mia grande dote. Ray me lo ha insegnato anche prima di insegnarmi a compiere i miei primi passi.
Sollevo lo sguardo, decisa a tirarmi fuori da questa situazione nel miglior modo possibile. Da innocente, soprattutto. Aggrotto la fronte e lo guardo negli occhi. «Non so di cosa sta parlando.»

Quelle labbra piene e ingiustamente carnose si sollevano leggermente all'insù, ma non formano un vero e proprio sorriso. «Ah no? Quindi se ti chiedessi di aprire lo zainetto, che cosa ci troverei dentro?»

Merda. Continuo a sostenere il suo sguardo, ho la gola così secca che devo schiarirla con un colpo di tosse. «Cose private.»
Lui inclina leggermente la testa di lato, come se si stesse prendendo gioco di me, anche se i suoi occhi azzurri si assottigliano. «Cose private», ripete con un tono di voce freddo. «I ladruncoli non mi piacciono affatto, men che meno quelli bugiardi.»

Infilo le mani nelle tasche per non fargli notare il modo in cui mi tremano, cerco di tranquillizzarmi conficcando le unghie contro i palmi. I miei occhi si posano di nuovo sulla targhetta fieramente attaccata alla sua camicia.
Forse non riesco a vedere bene da lontano, non lo so, in questo momento le lettere che vi sono incise sembrano sfocarsi. «Senti Lucifer, io non sono una ladra», sentenzio cercando di mantenere un tono calmo. È abbastanza difficile, dato che dentro di me sto morendo.

Aggrotta di nuovo la fronte e segue il mio sguardo abbassando il suo sulla targhetta. «Lucifer?» ripete con un tono che sembra leggermente divertito. «C'è scritto Lucien
Agito una mano per aria. «Fa lo stesso!»

Sposta il suo peso da un piede all'altro continuando a guardarmi come se fossi della feccia. «Quindi mi farai vedere che cosa hai dentro lo zainetto?»

Aiuto. Che cacchio faccio adesso?
Pensa Lilith... Pensa!
Schiudo le labbra pronta a rifilargli l'ennesima bugia ma vengo interrotta di nuovo dalla voce che fuoriesce dalla sua radio.
Non so che cosa dice, ma dal modo in cui Lucifer aggrotta la fronte, capisco che si tratta di qualche emergenza.

Mi rivolge un'ultima occhiataccia prima di voltarsi e andare via con una certa urgenza.
Butto fuori l'aria, rendendomi conto solo ora di aver smesso di respirare per qualche secondo.

È andata bene. Ora vai e prendi quella birra e scappa il più presto possibile da qui!

⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅ ⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅

Sono riuscita a rubare tutto ciò che mi ha chiesto Ray. Ci sono riuscita senza farmi beccare con le mani nel sacco. Ora non mi resta che pregare e sperare che quella persona che chiamo papà, non mi metta le mani addosso. Ho fatto tutto ciò che mi ha chiesto. Chris invece, con i soldi che Ray gli ha dato, prima di tornare a casa ha fatto una piccola sosta per comprare un pacchetto di sigarette e farsi passare sottobanco un po' d'erba.
Ray spende soldi in tutte queste schifezze e poi mi costringe a mangiare quello schifo in scatola.
Finirà mai tutta questa agonia?

La porta di casa emette un suono inquietante appena la apro. Il parquet consunto scricchiola non appena ci cammino sopra con le mie All Star che hanno visto giorni migliori. Ogni tanto mi chiedo che cosa si provi ad indossare dei vestiti nuovi di zecca, e non abiti che Ray ha raccattato chissà dove.
Quando andavo ancora a scuola le mie compagnie di classe passavano l'intero intervallo a parlare di vestiti, trucchi e tantissime cose di cui io non ho mai toccato con mano. Non mi sono mai truccata in vita mia e men che meno ho mai fatto shopping. Io indosso vestiti che sono appartenuti a qualcun altro e sono talmente consumati a furia di indossarli e lavarli che non mi stupirei se da un giorno all'altro si disintegrassero.
Non abbiamo nemmeno una lavatrice e sono costretta a lavare la mia roba e quella dei due uomini che vivono con me a mano.
D'inverno è il periodo peggiore per lavare i panni. L'acqua fredda mi congela le mani fino a spaccarmi la pelle.

Ray non è casa, per me è un bene. Per chi ha a che fare con lui, un po' meno.
Chris mi scorta fino a casa come se fossi una carcerata e poi va via senza dirmi niente.
Raggiungo il piccolo cucinino e poso lo zaino sul bancone. Sta cadendo tutto a pezzi e a lui non importa niente.
Mi guardo intorno chiedendomi da dove cominciare a sistemare. Sono l'unica che si preoccupa delle faccende di casa. Posso passare anche tutto il giorno a pulire e a faticare, puntualmente però loro due se ne fregano e mettono di nuovo tutto sottosopra. Sono stanca.

Decido di iniziare a sistemare dalla mia stanza. Non ho molto da mettere in ordine. La mia stanza non è nient'altro che un piccolo spazio che un tempo dev'essere stato il ripostiglio.
C'è solo un materasso tenuto in piedi da dei mattoni rossi. Un armadio che devo stare attenta a non muovere troppo per non farmelo cadere in testa, e basta. È inespressiva, proprio come lo è chi ci dorme. Non c'è niente di mio, niente che faccia capire chi sono e che cosa mi piace.
Non ho nemmeno delle lenzuola, ma solo delle coperte marroncine in cui si sono formate delle palline di tessuto.

Sentivo le mie compagne di classe parlare delle loro stanze perfette, organizzavano pigiama party a cui io non sono mai stata invitata. Parlavano di pareti rosa, lilla e altri bellissimi colori a pastello. Descrivevano i loro letti enormi, le loro lenzuola morbide e profumate. Le descrizioni erano così dettagliate che alcune volte mi sembrava di poterne sentire la morbidezza.
Succedeva così anche quando parlavano di compleanni, di torte e feste esilaranti.
I diciottesimi erano quelli più importanti.
Io non ho mai festeggiato un compleanno. Ammetto di aver provato invidia nei loro confronti. Mi chiedevo per quale motivo loro potevano avere il privilegio di vivere come delle principesse, mentre io ero costretta a vivere nella tana del lupo cattivo.
Che cosa ho fatto di male nella vita?

La vera batosta era sentire i miei compagni parlare delle feste, in particolare del Natale.
Non ho mai visto in vita mia un albero decorato. Mai.
A Ray non interessano le feste...
Mentre io ho sempre desiderato avere anche un piccolo alberello tutto mio da addobbare con delle palline colorate. Regalare ai miei occhi il magnifico calore che sprigionano le lucine di Natale. Non credo di star chiedendo troppo.
Ahimè, i miei occhi non vedranno mai niente di simile. Posso solo abbandonarmi alla mia fantasia e volare lontano con la mente.
Nei miei sogni, seppur pochi, ho tutto ciò che ho sempre desiderato. Persino un padre amorevole e un fidanzato che mi tratta come se fossi una principessa.
Nei miei sogni, l'altra Lilith ha una fantastica personalità e mille passioni. Soprattutto, è una ragazza con delle ambizioni nella vita.

Non ho mai pensato al mio futuro. Non so quale lavoro avrei scelto in un'altra vita. Io il mondo non lo conosco. Però mi piacciono gli animali. Forse sarei diventata una veterinaria.
Quando ero più piccola, avevo un piccolo amico  dal manto marrone e da una bellissima codina pelosa. Era uno scoiattolo. Gli avevo dato anche un nome. Si appostava sempre sul davanzale della mia finestra e silenziosamente mi chiedeva qualcosa da sgranocchiare. Non sono mai riuscita a dargli niente, forse è questo il motivo per il quale ha smesso di venire a trovarmi.
Non avevo cibo per me, figuriamoci se avrei potuto condividerlo con un bellissimo esserino.
Avendolo, lo avrei fatto molto volentieri.

La mia vita non può che essere più triste di così.

Finisco di sistemare casa quando fuori è ormai buio. Ray e Chris non sono ancora rincasati. Pur non volendo mi ritrovo a pensare in quale guaio si siano cacciati questa volta. Da una parte sarei felicissima se finissero dietro le sbarre. Dall'altra, ne avrei paura. Che cosa mai potrò fare da sola? Niente.

Mi piego sulle ginocchia ed afferro l'unico pentolino che abbiamo in cucina. Apro la scatola di fagioli e la verso dentro. Il mio stomaco brontola dalla fame, io però mi rifiuto di ingerire altri fagioli. Il solo odore ormai mi nausea.
Il più delle volte fingo di mangiare qualcosa di buono. Corro così tanto con la fantasia che giuro di sentire altri sapori diversi. Alcune volte, invece, alla prima cucchiaiata rischio di dare di stomaco.

È quasi l'una e mezza del mattino e nessuno dei due è tornato. Sto cercando di guardare la tv, ma le immagini passano offuscate e confuse davanti ai miei occhi. Non la vedo davvero. Lo schermo ogni tanto diventa grigio e passano svariati minuti prima che torni l'immagine.
Sulla pubblicità passa la stessa confezione di biscotti che ha comprato quel poliziotto.
Lo stomaco mi brontola solo al pensiero di sentire tutto quel buonissimo cioccolato sciogliermisi sulla lingua.
Per un momento mi sono persino dimenticata del mio incontro ravvicinato con quello sbirro.
Ho avuto davvero tantissima paura, seppur davanti agli occhi avevo un bellissimo ragazzo. Non saprei dargli un'età , ma credo che ne abbia qualcuno in più di me. Era giovane.
Sento le labbra distendersi in un sorriso quando penso al modo in cui l'ho chiamato. Sul serio, come ho fatto a leggere Lucifer anziché Lucien?
Forse avrei bisogno di fare una visita oculistica, peccato che sia una cosa praticamente impossibile.

Stanca di guardare le solite cose noiose alla tv, afferro il telecomando tenuto insieme da dello scotch e la spengo.
Mi tiro su emettendo un lungo sospiro e, prima di andare a letto, prendo i sacchi della spazzatura e li porto fuori.
Attraverso il piccolo vialetto poco curato e poso i sacchi contro il muretto.
Succede tutto così rapidamente che per un brevissimo secondo penso di star avendo le allucinazioni.
Un auto della polizia mi passa davanti agli occhi lentamente. È strano, qui nel mio quartiere non passano mai gli sbirri.
Dal finestrino leggermente abbassato riesco a scorgervi la sagoma della persona che è alla guida.
Un brivido gelido attraversa tutto il corpo quando per un impercettibile millesimo di secondo i miei occhi incontrano due iridi azzurre. Dalla posizione in cui mi trovo la luce dei lampioni è scarsa, eppure riesco a scorgerli lo stesso. Sembrano brillare di luce propria, non hanno bisogno di essere illuminati da nessuna luce artificiale.
Mi guarda anche lui di rimando, girando la testa nella mia direzione.
Il rosso accecante degli stop mi riporta alla realtà. Appena mi rendo conto che l'auto della polizia è in procinto di fermarsi davanti a casa mia, mi volto rapidamente e corro dentro.

Mi appoggio contro la porta con il cuore che pulsa persino dentro alla testa. Che cosa ci fanno qui? Loro non passano mai da queste parti.
E lui... Non l'ho mai visto qui.
Qualcosa dentro di me si dimena disperatamente.
Adesso sa persino dove abito. Vuole arrestarmi per avermi sorpresa a rubare un barattolo di fagioli?

Per poco non collasso quando dei colpi ben assestati si scagliano contro il legno fragile della porta.
Il cuore mi schizza in gola quando un altro colpo giunge alle mie orecchie facendomi trasalire.
Impossibile che si tratti di Ray e Chris, loro non bussano mai.
Decisa a fare finta di niente, sgattaiolo rapidamente nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle. Sul mio collo sembra essersi appena stretto un filo spinato invisibile che mi impedisce di respirare normalmente.

E se fosse lui, Lucifer?

I rumori cessano, a riempire il silenzio che mi è piombato addosso c'è solo il tonfo sordo del mio cuore che sbatte violentemente contro la cassa toracica.
Mi avvicino di soppiatto alla piccola finestra che dà sulla strada e sbircio cercando di essere più invisibile possibile.
Non c'è più nessuno, l'auto della polizia è andata via.
Le gambe mi tremano quando raggiungo il letto e mi ci siedo sopra, sollevo una mano gelida e stropiccio il viso accaldato.
Se Ray venisse a scoprire che ho attirato sin qui gli sbirri mi ucciderà.

⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅ ⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅⋅•⋅⊰∙∘☽☾∘∙⊱⋅•⋅

𝕾𝖕𝖆𝖟𝖎𝖔 𝕬𝖚𝖙𝖗𝖎𝖈𝖊
Ecco il primo capitolo di Drag Me To Hell
Ammetto di non aver mai scritto niente di simile e spero vivamente di esserne all'altezza.
Questa storia ha bussato nella mia testa durante una notte insonne. È arrivata un po' in modo confuso, ma io cercherò di renderla più lucida possibile!
Come sempre vi chiedo di supportarmi con una stellina o un commento se la storia vi piace 🫶
Alla fine non mi importa che vada "virale" o meno, mi importa solo che vi piaccia 👀

Ci vediamo domenica con il secondo capitolo!
Venerdì sarà il turno di Kiss Me Deadly.
A presto🖤

Ps. Mi scuso in anticipo per eventuali errori‼️


~ LONG LIVE ROCK'N'ROLL~

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top