☽ ~ 𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝖙𝖗𝖊
ᴛʀᴀ ɪʟ ꜱᴏᴘʀᴀᴠᴠɪᴠᴇʀᴇ ᴇ ɪʟ ᴠɪᴠᴇʀᴇ ᴇꜱɪꜱᴛᴇ ᴜɴ ᴘʀᴇᴄɪᴘɪᴢɪᴏ ᴇ ᴘᴏᴄʜɪ ʀɪᴇꜱᴄᴏɴᴏ ᴀ ꜱᴀʟᴛᴀʀʟᴏ.
ᴍᴀʀᴛʜᴀ ᴍᴇᴅᴇɪʀᴏꜱ
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Mi ucciderà. Questa è la volta buona che Ray mi farà fuori.
Merda. Merda. Merda.
Quella era un'imboscata a tutti gli effetti. Altrimenti, se Shane fosse stato davvero un cliente, sarebbe scappato a gambe levate quando lo sbirro ha fatto il suo ingresso. Invece, ha cercato di trattenermi.
È strano che Ray non abbia capito l'andazzo. Lui è troppo sveglio per farsi prendere in giro in questo modo. A quanto pare, lo sbirro e il suo complice lo sono molto di più.
Ora Lucifer sa a tutti gli effetti che, oltre ad essere una ladra di fagioli, sono anche una spacciatrice.
Merda.
Mio padre se n'è andato lasciandomi da sola in balia del destino. Sono andata nel punto prestabilito, ma lui non c'era. L'unica cosa che ho potuto fare, è stata correre. Correre fino a quando i polmoni non hanno preso fuoco e le gambe non hanno lentamente ceduto al troppo sforzo.
Sono scappata, anche se né Lucifer né Shane mi hanno seguita.
Che altro avrei potuto fare? Farmi prendere?
So perfettamente che quello che faccio è reato, ma cavolo, anche io sono una vittima.
Sono fin troppo consapevole che nessuno mi crederà mai, probabilmente loro mi vedono come una criminale.
Non so dove mi trovo né tanto meno so come cacchio tornare a casa. Forse non voglio nemmeno tornarci. Ho paura. In questo momento ho più paura della reazione di mio padre che di essere arrestata.
Almeno in carcere nessuno mi toccherà con un dito. Ray lo farà, quando gli dirò che era una trappola. So che nemmeno mi crederà.
Dal primo incontro che ho avuto con lo sbirro, c'è una cosa che mi tormenta.
Come ha fatto a scoprire dove abito?
C'è qualcosa che non va, lo sento.
Nel mio quartiere la polizia non traffica mai. Nemmeno quando qualcuno ne ha veramente bisogno. Quindi: mi ha seguita, oppure stanno tenendo d'occhio mio padre e Chris. Altrimenti non si spiega.
Ora però devo scacciare via questi pensieri e concentrarmi su come tornare a casa rendendomi il più invisibile possibile.
Ho trovato un altro edificio abbandonato e mi sono nascosta al suo interno.
Non so dove mi trovo. Non posso chiamare nessuno perché non ho un cavolo di telefono!
Qui fuori fa un freddo cane ed io sto tremando come una foglia. L'aria fredda continua a mordermi il viso con ferocia, a congelarmi le mani che tengo infilate nelle tasche del giubbotto.
Accovacciata su me stessa, osservo il mio zainetto con la fronte aggrottata. Maledetta cocaina, maledetto Ray.
Perché manda sempre me? Non può farlo lui, dato che si reputa il migliore?
Certo che no, lui non ci mette mai la faccia. Preferisce mandare la sua unica figlia a rischiare la vita.
Al solo pensiero di passare tutta la notte fuori casa, mi sento morire.
Non è mai successa una cosa simile, ed io di certo non so come comportarmi fuori dalle quattro mura di casa mia.
Sento gli occhi inumidirsi e la gola ingrossarsi, eppure non riesco a piangere. Non ci riesco.
Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che ho pianto. Non lo so.
Ray ha sempre detto che piangere è da deboli, da coglioni. Io ci ho semplicemente creduto.
Forse, ho capito che con le lacrime non si risolve proprio un bel niente. Anche se piango, a lui non importa. Quindi tanto vale sprecarle.
Con la mano tremante, sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di alzarmi in piedi. Mi fanno male le gambe, sembrano essere diventate più pesanti del solito.
Mi guardo intorno, non c'è niente. Solo un mucchio di rifiuti e pareti ancora grezze tappezzate di graffiti e simboli che non ho mai visto prima.
Non posso restare qui, devo darmi una mossa e trovare la strada di casa.
Abbasso lo sguardo sullo zainetto, e l'idea di abbandonarlo qui solletica il mio cervello. È tutta colpa sua se mi ritrovo in questa situazione di merda.
Accantono subito questo pensiero, non posso tornare a casa senza la roba.
In questo momento sono troppo confusa, spaventata. Non riesco a ragionare lucidamente sul da farsi.
Sono così presa a pensare ad un possibile piano di fuga, che non mi rendo nemmeno conto di non essere più sola.
Mi volto di scatto, con il cuore in gola e le unghie conficcate nel palmo della mano.
Non so nemmeno difendermi, e ne ho la prova. La mano con cui ho colpito Shane mi fa un male tremendo, sicuramente mi sono rotta qualcosa.
Ogni muscolo teso, si rilassa non appena incontro gli occhi verdi e familiari di Chris.
Mi raggiunge con poche falcate e si ferma davanti a me. Getta una rapida occhiata allo zainetto che giace a terra ancora pieno. Il promemoria che il mio lavoro non è andato a buon fine.
«Che cosa è successo?» Mi chiede, riportando lo sguardo su di me.
Vorrei fidarmi di lui, averlo come complice almeno per una volta. So che non starà mai dalla mia parte, ma in questo momento ho bisogno di lui. «Era un'imboscata...» mormoro con un filo di voce. «C'era un poliziotto, così sono scappata, anche se il suo complice ha tentato di trattenermi. Gli ho tirato un pugno e adesso la mano mi fa malissimo.» Sfilo la mano malmessa dalla tasca del giubbotto e gliela mostro.
Chris si avvicina ancora un po' a me, afferra la mano nelle sua e la rigira in cerca di qualcosa. «Chi era il poliziotto?» Appurato che non ho niente di rotto, lascia andare la mia mano e si piega per raccogliere lo zainetto.
«Io... Non lo so, non l'ho mai visto.» Sto mentendo, e non so nemmeno per quale motivo. So come si chiama e saprei descriverlo alla perfezione.
«Ray darà di matto», dice sistemandosi lo zainetto sulla spalla. «Dobbiamo trovare una soluzione, altrimenti sei nella merda fino al collo.»
Io nella merda ci sono da quando sono nata...
«Che cosa faccio? Era lui il cliente!» L'agitazione prende di nuovo il sopravvento.
Solleva una mano e si scosta un ciuffo di capelli castani dal viso. «Non lo so, ci devo pensare.»
Quello stupido del mio cuore inizia a battere come un matto per questo strambo e sbagliato gesto eroico da parte del mio ragazzo.
Non c'è niente di romantico in tutto ciò, eppure il mio cuore batte per questo. Ingenuo.
Sono sorpresa, Chris non ha mai risolto i miei problemi - lui ne ha causati dei nuovi-, quindi è davvero strano che stia dalla mia parte.
Sembra cambiato, dopo la serata all'insegna della devastazione che ha passato con Ray. C'è qualcosa di diverso in lui, ma non riesco a capire che cosa.
Abbassare la guardia non fa parte dei miei piani. Ormai ho capito che non posso fidarmi di niente e nessuno, nemmeno di me stessa.
Intreccia le dita alle mie e mi trascina fuori da quell'edificio abbandonato.
«Come sapevi dove trovarmi?» Gli chiedo, mentre cerco di stargli dietro.
«Pensi che Ray non prenda delle precauzioni?»Dice, senza voltarsi e continuando a camminare. «Ti controlla, Lili. Sa ogni tuo spostamento. Ha visto che eri ferma da troppo tempo in questo posto e ha mandato me a recuperarti.»
Cosa?
Mi ha messo una cimice addosso?
«Come mi controlla?» La domanda mi sorge spontanea, però non sono davvero sicura di sapere quale sia la risposta. Ormai però è troppo tardi per rimangiarmela.
Apre lo sportello e mi fa sedere dentro l'auto. Si piega fino ad allineare i nostri volti. Un sorriso sarcastico gli tende le labbra. «Ha messo un gps nel tuo zainetto, Lili.»
Sbarro gli occhi. «Cosa? Davvero? Allora per quale motivo mi ha lasciata lì da sola per quasi tre maledette ore?» Strepito furiosa. «Avevo paura! Non avevo la minima idea di come tornare a casa!» Sento la rabbia montarmi dentro, scorrermi nelle vene come della lava incandescente.
Chris posa la mano sul mio viso, carezzandomi la guancia. «Ora va tutto bene, sei con me.»
Abbandono il viso a quel tocco famigliare e sospiro, cercando di arginare un po' della rabbia che mi ribolle dentro.
«Come ne uscirò adesso? Non posso tornare a casa con lo zaino ancora pieno. Ray mi ucciderà», sussurro.
Gli occhi smeraldini di Chris vengono attraversati da qualcosa che non riesco ad interpretare. Di solito, non mi guarda in questo modo.
«Troverò un modo. Non ti farà niente», dice con un tono così deciso da farmi credere che sia vero. Vorrei che fosse davvero così, ma so che Ray non me la lascerà passare liscia neanche se mi mettessi a pregarlo in una lingua sconosciuta.
È come se, mettendomi le mani addosso, ne traesse beneficio. In qualche modo, sembra che il mio dolore lo faccia diventare sempre più forte. Io sono una debole, quindi lui crede di essere onnipotente, forse lo è, fino al momento in cui anche lui troverà qualcuno alla sua altezza.
Chris raggira l'auto e si siede al lato guida. Avvia il motore, e facendo stridere gli pneumatici contro l'asfalto consumato, si allontana da lì.
Mentre sfrecciamo tra le strade semi deserte e fredde, i miei pensieri tornano di nuovo a Lucifer. Perché sembra che sappia sempre dove trovarmi?
Giuro di non averlo mai visto da queste parti. Conosco altri poliziotti, nel senso, ricordo i loro volti, ma a lui non l'ho mai visto. Che faccia parte di un altro reparto? Non lo so. Non ne ho la più pallida idea. So solo che quello sbirro mi mette i brividi, anche se non ha fatto niente di male. Alla fine, sta solo svolgendo il suo lavoro come è giusto che sia.
Chris ferma l'auto davanti ad una roulotte arrugginita. Intorno a noi, disposte quasi in cerchio, ce ne sono delle altre.
Si volta a guardarmi. «Resta qui, okay?»
Prima che possa aprire lo sportello gli afferro il braccio. Lui mi guarda. «Hai detto che Ray sa sempre dove sono, quindi significa che anche adesso mi vede!»
Vedrà che siamo qui e penserà che stiamo tramando qualcosa alle sue spalle.
Chris sospira. «Ci vedrà, ma non saprà il motivo per il quale siamo venuti qui. Non preoccuparti, ti fidi di me?» I suoi occhi, accesi da un'ampia scintilla di speranza, incontrano i miei.
Un tempo non avrei esitato a dargli una risposta positiva. Adesso, dopo tutto quello che mi ha fatto, vorrei dirgli che no, non mi fido neanche un po' di lui.
Ovviamente non è ciò che gli dico. Rispondo come lui vorrebbe che rispondessi. «Sì, mi fido di te.»
Le sue labbra si incurvano verso l'alto. Prima di scendere dall'auto si sporge verso di me e mi bacia. Un bacio rapido sulle labbra, quasi impercettibile. «Farò in fretta.»
Annuisco solamente. Scende dalla macchina e io lo guardo avviarsi a passo spedito verso l'unica delle roulotte con le luci accese.
Dovrei sentirmi grata con lui, mi sta aiutando! Questo è un evento che non succede mai nella mia vita. Eppure, non riesco ad essergli riconoscere come dovrei.
Purtroppo, lo conosco abbastanza bene da sapere che questo suo piccolo aiuto mi costerà qualcosa in cambio. Né lui né mio padre danno niente per niente. C'è sempre un prezzo da pagare con loro.
Il prezzo da pagare con Chris sarà qualcosa di fisico.
Oggi però è strano, quindi non saprei... Magari sta cambiando davvero ed io dovrei dargli solo un po' di fiducia.
Appoggio la testa contro il finestrino bagnato dall'umidità, i miei capelli vi si appiccicano sopra. Chiudo gli occhi per un secondo e provo a rivolgere le mie preghiere a qualcuno di superiore a noi, a quel qualcuno che non ha mai preso in considerazione le mie preghiere sussurrate con disperazione.
Non voglio molto, non chiedo la luna! Voglio soltanto svegliarmi da questo incubo che è la mia vita e ricominciare tutto daccapo lontano da qui, lontano da loro.
Sì, pur di avere una vita diversa, sarei disposta anche a lasciarmi dietro Chris.
Come potrei essere biasimata? Con lui ho conosciuto solo la parte più tossica e marcia dell'amore. Più volte ho provato a perdonare i suoi comportamenti, a trovare delle giustificazioni per i suoi gesti. Alla fine però, non c'è niente da perdonare o giustificare: non è amore.
Non sono sicura di meritare l'amore, quello vero da parte di qualcuno. Se così non fosse, vorrei solo ricominciare daccapo da sola.
Alla fine, pur non volendo, ci sono dentro fino al collo in questo giro di merda. Sono vittima, è vero, ma sono anche complice.
Forse è per questo motivo che Dio mi ha abbandonata a me stessa, perché sono marcia anche io.
I pensieri si arrestano non appena Chris esce dalla piccola porta della roulotte. In mano tiene ancora il mio zainetto, ma da come lo trasporta con facilità, capisco che è vuoto.
Vorrei tirare finalmente un respiro di sollievo, e liberarmi di quell'invisibile filo spinato che ho attorcigliato al collo. Non posso. Perché non è ancora finita qua.
Apre lo sportello e getta lo zainetto sui sedili posteriori, dandomi la conferma che è vuoto.
Accende la macchina e si volta appena per fare retromarcia. «Ho recuperato i soldi, anche se non è la cifra che si aspettava Ray.»
Ovviamente avevo previsto anche questo. Le gioie esistono, ma non per me.
«Si infurierà moltissimo» sussurro, cercando di superare il groppo che ho in gola.
Mi scocca una rapida occhiata prima di inserire la marcia. «Non gli permetterò di toccarti.»
Vorrei ridergli in faccia, non ne ho il coraggio, altrimenti giuro che lo avrei fatto. Scuoto la testa. «Chris, lo sai che lui è impossibile da fermare. Lo sai. L'hai visto almeno un milione di volte mettermi le mani addosso.» E non hai mai alzato un solo dito per difendermi.
Si ferma davanti ad un semaforo rosso e si volta nella mia direzione. «Ti giuro che se fossimo in un'altra vita, ti avrei già salvata.»
Non so come reagire a queste parole. C'è davvero bisogno di essere in un'altra vita per salvare la ragazza che dici di amare?
Abbasso lo sguardo sui miei jeans logori. «Puoi sempre farlo», sussurro.
Schiocca la lingua con fare derisorio. «No, non posso. Lo sai anche tu che ho le mani legate tanto quanto le hai tu.»
Alzo la testa di scatto e lo guardo con la fronte aggrottata. «Allora potresti almeno intervenire quando mi picchia a sangue davanti ai tuoi occhi!» Strillo. «Oppure potresti fare qualcosa quando i suoi clienti di merda si intrufolano nella mia stanza e mi scopano come se fossi una puttana!»
Le sue sopracciglia si incontrano, le narici si allargano. «Pensi che mi faccia piacere vederti scopare con altri?» Sbraita.
Per la prima volta, riesco a sostenere il suo sguardo di fuoco. «Allora perché non fai niente? Perché permetti a quelle persone di abusare di me e poi pretendi che ti faccia le stesse cose che faccio a loro?» Il mio tono da dura si affievolisce, dalle labbra mi sfugge un suono simile ad un singhiozzo smorzato.
«Non posso fare niente, Lili. Io non posso salvarti.» Riporta la sua attenzione sulla strada.
Io continuo a guardarlo. «Lo so. Però almeno potresti trattarmi in modo migliore, almeno tu. Invece, non sei poi così diverso da tutti loro.»
«Ti prometto che nessuno di loro ti toccherà più», sibila.
Scuoto la testa. «Continueranno a farlo, Chris. Mio padre non ti darà mai ascolto. Anzi, se continui ad opporti...» Lascio la frase in sospeso perché al solo pensiero mi viene il voltastomaco.
Allunga una mano verso la mia. «Non ti toccherà più nessuno, Lili. Te lo prometto.»
Riesco finalmente a rilasciare quel sospiro che mi bruciava la gola. So che le sue, sono parole dette al vento. Chris non si opporrà mai al volere di Ray. Ma per ora, per questo breve momento che mi separa da casa, voglio credere che sia così. Solo così posso riprendere a respirare in modo normale. Solo così le mie viscere possono smettere di contorcersi in modo nauseante.
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«Ti va di mangiare qualcosa insieme?» Parla Chris, riportandomi sul pianeta terra.
Sbatto le palpebre per tornare al presente. Ogni volta che mi dissocio perdo la cognizione del tempo. Inoltre, la sua domanda è davvero inaspettata.
Non mi hai mai chiesto niente di simile.
Annuisco, accettando di buon grado questo suo nuovo lato, decidendo di accantonare almeno per ora tutte le cose che non mi quadrano.
Scendiamo dalla sua macchina e ci avviciniamo alla porta di quello che riconosco essere un Burger King. Il mio stomaco si apre come un buco nero nello spazio. Non ho mai assaggiato un hamburger, né tanto meno delle squisite patatine fritte. Sto morendo di fame, lo stomaco esprime tutta la sua frustrazione emettendo dei borbottii rumorosi. Solo da qui fuori, riesco a sentire l'odore invitante della carne che cuoce sulle piastre.
Non è il posto migliore del mondo, per me però lo è.
Sto per mettermi a piangere, ed è solo perché per la prima volta in vita mia le mie papille gustative assaporeranno qualcosa di diverso dal solito cibo in scatola.
Fremo come una bambina mentre Chris apre la porta. Sulle nostre teste, una campanella tintinna avvisando il nostro arrivo.
Per lo più è semi vuoto, se non per alcune persone che mangiano il loro hamburger in silenzio.
Seguo Chris fino al bancone dove si fanno gli ordini. Gli sto dietro, come se volessi nascondermi dal mondo intero. Mi rendo conto solo ora di quanta paura mi faccia stare in mezzo alle persone.
Sono così ridicola. Dove credo di andare, se ho paura anche delle mia stessa ombra?
La ragazza dietro al bancone, con addosso la divisa del fast food, osserva Chris con quello che a me sembra interesse.
Capisco la sua reazione, lui è bello. Peccato che dentro sia marcio come tutte le persone che mi circondano.
Non mi da fastidio il modo in cui lo guarda.
Chris si volta nella mia direzione, abbassando lo sguardo su di me. «Che cosa vuoi?»
Sollevo lo sguardo sull'enorme tabellone dove ci sono le immagini di un sacco di hamburger farciti con tutto e di più.
Ho così tanta fame che potrei tranquillamente mangiarne tre di fila.
Passo a rassegna i vari panini e i loro ingredienti, alla fine, indico quello che al suo interno ha del pollo panato e alcune fette di bacon. Spinta dalla fame, ordino anche una porzione maxi di patatine fritte.
La commessa intanto continua a lanciare sguardi loquaci al mio ragazzo, che per tutta risposta la ignora.
Sono certa che, se non ci fossi stata io, lui non avrebbe nemmeno esitato a provarci con lei. Dopotutto, anche se indossa una divisa marrone e un cappellino del medesimo colore, è a tutti gli effetti una bellissima ragazza. Da sotto il capello spuntano alcuni ciuffi color grano. Nascosti dalla visiera invece, si nascondono due occhi azzurri e vispi.
Ad occhio e croce dovrebbe avere la mia età.
Mi ritrovo subito a pensare alla sua vita. Chissà se dopo il turno a lavoro uscirà con i suoi amici a divertirsi. O forse, quando tornerà a casa, dopo una giornata intensa, ad attenderla ci saranno i suoi genitori che la coccoleranno.
Deglutisco quel maledetto groppo amaro, e seguo Chris ad uno dei tantissimi tavoli vuoti.
Prende posto di fronte a me, e come se non fossi proprio qui davanti a lui, afferra il telefono dalla tasca del suo giubbotto di pelle e inizia a smanettare con quell'aggeggio.
Ed io che pensavo che fosse cambiato.
Sei troppo ingenua Lilith. Devi smetterla di cercare qualcosa di buono in lui.
Distoglie lo sguardo solo quando la commessa chiama il suo nome. Lui si alza e va a prendere i nostri vassoi.
Tutta la tristezza e i mille pensieri svaniscono non appena posa il mio davanti ai miei occhi.
In questo momento la fame supera ogni cosa.
Posso giurare di aver appena sentito il mio stomaco esultare.
Questo hamburger è così grande che non so da dove iniziare a mangiarlo.
Adesso Chris mi guarda, una scintilla di divertimento gli illumina gli occhi. «Guarda, prendilo così.» Afferra il suo mostrandomi come tenerlo per evitare di far cadere gli ingredienti da sotto.
Seguo alla lettera ogni suo movimento ma alcuni pomodori scivolano via atterrando sul vassoio.
Allarmata, sollevo lo sguardo su di lui, aspettandomi una scenata che però non arriva.
Anzi, ridacchia. «Sei così... carina», dice rivolgendomi un sorriso.
Carina perchè non so nemmeno come si tiene un panino tra le mani? È triste, non carino.
La maggior parte del tempo la passiamo in silenzio. Di tanto in tanto ci scambiamo qualche sguardo e nulla più. Mi sta bene, l'unica cosa che mi importa adesso è mangiare. Saziarmi fino a stare male perché non so quando succederà un'altra volta che lui mi porterà a mangiare qualcosa fuori.
Seppur questa giornata sia iniziata nel modo peggiore possibile, adesso sta andando decisamente meglio. Sembriamo quasi una normale coppia di giovani adulti che si amano.
Forse le persone vedono questo in noi, e non la relazione tossica che entrambi ci trasciniamo dietro.
Ora, mi piace pensare che sia così. Adesso, siamo solo Chris Bolan e Lilith Moon: due persone normali che si amano.
«Se hai ancora fame puoi ordinare anche il dolce», dice pulendosi le mani con un tovagliolo.
Impedisco ai miei occhi di sgranarsi per la sorpresa. Che cosa gli prende?
Vorrei prendere anche una fetta di torta, ma sto letteralmente per scoppiare. Il mio stomaco non è per niente abituato ad essere riempito in questo modo. Sono così piena che ho persino la nausea. «Posso prendere una fetta di torta e mangiarla domani?» Chiedo.
Lui annuisce. «Va bene.»
Prima di andare via, Chris prende per me una fetta di torta al cioccolato dall'aria buonissima. Forse, la mangerò stanotte. È troppo invitante per lasciarla fino a domani.
Torniamo in macchina ed io sono felice come una bambina per aver ricevuto la prima fetta di torta in vita mia.
«Grazie... Per oggi», mormoro voltandosi a guardarlo.
«Per cosa? Sei la mia ragazza.»
Sul serio, che cacchio gli prende?
Non so se avere più paura di questo suo finto perbenismo o temere quando non lo è.
Purtroppo tutta la breve gioia che si è impossessata di me, svanisce non appena Chris imbocca una strada secondaria che porta in quella che a me sembra una campagna sperduta nel nulla.
Spegne il motore e veniamo inghiottiti dall'oscurità.
«Perché siamo qui?» Sussurro nel buio.
Sento che si slaccia la cintura. Sobbalzo quando mi sfiora il viso. «Perché ho voglia. Tu no?»
No, per niente.
L'ho detto, con lui niente è per niente.
Gli occhi mi pizzicano ma non riesco a piangere.
Lecco le labbra diventate improvvisamente secche. «Io... No, non ho voglia. Sono stanca», mormoro.
Lo sento sospirare rumorosamente. «È la seconda volta che mi rifili questa stronzata. Non mi vuoi più?»
«Ma che dici? Sono stanca Chris! È stata una giornata pesante! Ho rischiato di essere acciuffata dallo sbirro!» Il tono della mia voce si alza di qualche nota.
«Ti farò stare bene, vedrai. Lasciati andare.» Si avvicina ancora, prende il mio viso con entrambe le mani e si impossessa delle mie labbra, senza neanche darmi il tempo di dire o fare qualcosa.
Cerco di oppormi, ma come sempre a lui non interessa.
Le sue mani adesso si insinuano sotto la mia felpa facendomi rabbrividire. Non per il piacere. «Chris...» Annaspo, cercando di spingerlo via.
Non mi piace più fare sesso con lui. Da troppo tempo è cambiato anche in quello. È diventato sempre più violento è insistente. I miei no, nemmeno li ascolta. Da tempo. A lui interessa solo ed esclusivamente il suo piacere, se ne frega altamente di quello mio.
Quindi no, non mi piace più fare sesso con il mio ragazzo. Non è piacevole per niente per me. È solo una tortura lenta e dolorosa.
«Non fare la difficile», sussurra contro il mio collo. Lo morde con possessività, strappandomi un gemito di dolore che lui interpreta in modo sbagliato.
Strattona l'orlo dei miei jeans prima di insinuarci una mano dentro.
«Ti prego...» sussurro.
Nemmeno adesso mi ascolta. Non gliene importa niente di me.
Scosta le mutandine di lato e invade prepotentemente le mie membrane strappandomi il respiro. È violento, persino in questo.
Fare sesso con la persona che ami non dovrebbe essere così doloroso. Non così rude... Non nonostante l'altra persona ti dice che non vuole.
Muove le dita dentro di me come se stesse cercando un tesoro perduto. Fa male, non mi piace affatto.
«Chris...» Ritento.
Ottengo solo un ringhio scocciato da parte sua e un altro morso sul collo diventato inevitabile sensibile.
Continuo a spingerlo via, con sempre più urgenza e altrettanta forza. Lui però è molto più forte di me.
L'ultima spinta sembra funzionare, riesco ad allontanarlo.
Lo sguardo che mi riserva mi fa tremare anche l'anima. È arrabbiato. Furioso.
Succede tutto così velocemente che solo quando la mia testa va a sbattere contro il finestrino, mi rendo conto di quello che ha fatto.
«Perché cazzo devi fare così? Che cazzo c'è di sbagliato in te?» Urla, ad un centimetro dal mio viso.
Chiudo gli occhi per non guardare nei suoi. Non oso dire niente perché non farei altro che peggiorare la situazione.
Mi fa male il labbro, mi ha colpita proprio lì. Avevo già un sacco di tagli e croste sulle labbra, ora uno di questi ha preso a sanguinare. Ricevo così tanti colpi che le ferite non hanno nemmeno il tempo di rimarginarsi.
Resto con il viso inclinato, mentre lui continua ad urlarmi addosso i peggiori insulti.
So perfettamente che appena mi riporterà a casa, dirà tutto a mio padre, in modo tale che lui mi dia anche il resto.
«Sei una puttana del cazzo!» Sbraita un attimo prima di accendere di nuovo la macchina. «Ti ho trattata bene oggi! È così che mi ripaghi? Stronza!»
Non rispondo. L'unica cosa che faccio è tenere lo sguardo basso. Non oso nemmeno asciugarmi il sangue dal labbro. Resto immobile, tenendomi stretta la scatola marroncina con dentro la mia fetta di torta come se fosse l'unico appiglio.
Ogni volta che qualcuno di loro mi colpisce, dentro di me si rompe qualcosa. Andrà a finire che di me non resterà più niente, se non tanti piccoli pezzi rotti.
Lungo il tragitto che ci separa da casa, ho cercato di memorizzare la strada. Così, se mai dovesse andare qualcosa storto come oggi, so come muovermi. Spero di avere un po' la memoria fotografica.
Appena Chris parcheggia davanti a casa mia, quel senso di agitazione che ho cercato di arginare per tutto questo tempo si abbatte di nuovo su di me con la stessa potenza di un uragano.
Peggiora quando, con la coda dell'occhio, vedo Ray che se ne sta appoggiato con la spalla contro lo stipite della porta.
Ci sta aspettando.
Anzi, mi sta aspettando.
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𝕾𝖕𝖆𝖟𝖎𝖔 𝕬𝖚𝖙𝖗𝖎𝖈𝖊
Se siete arrivati fino a qui, e la storia vi piace, supportatemi con una stellina! ( Oddio, sembro di quelle persone che si mettono a chiedere l'elemosina davanti alla chiesa) 🤣
Bene, siamo arrivati al terzo capitolo🖤
Chissà come la prenderà Ray...
Non vedo l'ora di far entrare in scena Lucien 😏
Con questa storia mi contengo con la lunghezza dei capitoli, altrimenti sarà un casino dividerli 😅
Perdonatemi eventuali errori, se li notate, fatemelo sapere ✨
Ps. La situazione di Lilith mi rende molto triste 😞 poverina.
A domenica✨
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