☆ ~ 𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝖘𝖊𝖎
ʟ'ɪɴꜰᴇʀɴᴏ ᴇꜱɪꜱᴛᴇ ꜱᴏʟᴏ ᴘᴇʀ ᴄʜɪ ɴᴇ ʜᴀ ᴘᴀᴜʀᴀ.
ꜰᴀʙʀɪᴢɪᴏ ᴅᴇ ᴀɴᴅʀÉ
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«Che cosa è successo?»
Chiudo lo sportello con un colpo secco. «È scappata, di nuovo. Se tu non te ne fossi andato, saremo riusciti a prenderla!»
Perché è toccato proprio a me un partner idiota?
Shane ha sempre la testa tra le nuvole. Non mi sorprenderei affatto se lo vedessi rincorrere le farfalle.
Accanto a me, schiocca la lingua. «Credo che i criminali siano ben altri, Luci... L'hai vista com'era ridotta?»
Si. L'ho vista.
No, non me ne frega niente.
Se riuscirò a prendere lei, sarà più facile arrivare agli altri due. Sono loro che voglio. La ragazzina è solo una complicanza.
Ciò non toglie però che anche lei non sia una criminale.
Questo Shane però non lo sa. Lui non ha neanche la più pallida idea di quale sia il mio obbiettivo. Se giustizia non verrà fatta, me la farò da solo.
Ho passato un anno intero alla ricerca di quei figli di puttana, quegli esseri immondi che hanno ucciso Sally.
Ed ora che gli ho trovati non me li farò scappare.
Dovranno patire le pene dell'inferno, cazzo.
Anche al costo di macchiare le mie mani con il loro sangue, di condannare la mia anima all'inferno: li ucciderò.
«Mi stai ascoltando?» Continua Shane. Non lo sopporto. Parla troppo e agisce poco.
«No, non ti sto ascoltando», rispondo sincero.
Chi ha voglia di sentirlo blaterale per dodici ore al giorno? Io no.
Il biondino ridacchia. «Sei proprio cattivo, Lucifer.»
Mi volto a guardarlo e spero che dalla mia espressione capisca che non lo trovo affatto divertente. «Questa è la seconda volta che quella ragazzina scappa.»
Con la coda dell'occhio vedo che alza gli occhi al cielo. «L'hai visto anche tu quanto è... Stronza! Mi ha colpito con un pugno!»
A me ha dato un calcio sulle palle. Ma questo è meglio non dirlo. « È una ragazza, non una tigre.»
«Allora perché non l'hai presa tu?»
Domanda più che lecita. «È scappata. Corre veloce quel topo di fogna.»
Lui ridacchia. «Dai, non essere cattivo adesso. Non è brutta, è una bella ragazza.»
Mi volto a guardarlo. «È una criminale, in caso te ne fossi dimenticato spaccia e ruba. Oh, e ha anche picchiato un pubblico ufficiale.»
Shane continua a ridacchiare. «Giusto, quel pugno mi ha preso alla sprovvista. Ha fatto anche parecchio male!»
Vorrei dargliene uno io, così forse, il male sarà maggiore. Ma non posso picchiare un mio collega. Quello che posso fare e sopportare lui e la sua parlantina fino alle otto di sera.
«Secondo te, ha qualche problema a casa? La picchia qualcuno?» Mi chiede.
Questo non lo so. Ma so perfettamente con chi vive. Due merde umane a cui voglio far saltare il cervello.
«Non lo so...» Rispondo annoiato, sperando di liquidare questo discorso.
Shane si accascia contro il sedile e sospira. «Da quanto è che le vai dietro?»
Distolgo lo sguardo dalla strada per guardarlo. «Non vado proprio dietro a nessuno, Shane. Lo sai che l'ho vista con i miei stessi occhi rubare!»
«Fagioli», sottolinea. «Magari non ha soldi per comprarsi da mangiare. Di conseguenza spaccia per vivere.»
«Mi chiedo perché non sei diventato un investigatore privato, Sherlock.» Lo prendo in giro. «Comunque ha sempre rubato. È sempre un crimine. Lasciamo perdere? Allora spiegami che cosa cazzo mi alzo a fare ogni mattina, per fare il modello con la divisa da poliziotto» Idiota, vorrei aggiungere.
Ovviamente lui non coglie la mia frecciatina nascosta nell'ironia delle mie parole. Shane passa più tempo a pettinarsi i capelli che a dare la caccia ai criminali. Sono più che certo che sia diventato poliziotto solo per ammaliare le ragazze con il fascino della divisa. Peccato che appena apra bocca, faccia cadere le braccia a terra. Una paperella di gomma sarebbe più intelligente di Shane Cooper.
«Ha ragione la Ladra Di Fagioli: tu sei lo sbirro cattivo», si morde il labbro inferiore cercando di trattenere una risata.
Che cosa ho fatto di male per meritarmi lui?
«Se io sono lo sbirro cattivo, significa che tu sei quello idiota.»
Apre la bocca e poi la richiude. Compie questo gesto per due volte di fila. Io l'ho detto che è idiota. «Ah. Giusto... Ma io sono lo sbirro idiota!»
Come no.
Decido di non replicare, altrimenti non la finiremo più. O meglio: non la finirà più.
A Shane Cooper piace chiacchierare, cosa che al sottoscritto non piace affatto.
Il mio collega allunga una mano e solleva il volume della radio. «Oh, io adoro gli ABBA!»esclama prima di mettersi a cantare Gimme! Gimme! Gimme!
Non so se ridere o piangere, davvero.
«Gimme, gimme, gimme a man after midnight
Won't somebody help me chase the shadows away?
Gimme, gimme, gimme a man after midnight
Take me through the darkness to the break of the day!» Sta praticamente urlando, per non far mancare niente a questo spettacolino imbarazzante, si muove anche a ritmo muovendo le mani per aria come se stesse cercando di scacciare via un insetto. O meglio, sembra uno colpito alla sprovvista dalle crisi epilettiche. «Dai Luci, canta con me!»
Lo guardo con la fronte aggrottata. «Non ci penso nemmeno, Cooper.»
Lui alza nuovamente gli occhi al cielo. «Sei proprio antipatico, Starr.»
Solo perché prendo il mio lavoro seriamente? Solo perché non voglio mettermi a cantare una canzone degli ABBA?
Gli scocco l'ultima occhiataccia prima di parcheggiare l'auto davanti alla stazione. Fino al prossimo incarico almeno, potrò evitare il mio collega e la sua passione per la band svedese. Ora sono più che sicuro che non riuscirò a levarmi dalla testa le parole della canzone per tutto il giorno.
«Sergente Starr, Shane, avete portato a termine l'incarico?» Il Capo Briggs ci viene incontro appena varchiamo le porte.
Shane accanto a me si acciglia, ma non dice niente. Per fortuna ha la decenza di tapparsi la bocca in presenza del mostro comandante.
«No Cap», rispondo io.
Inarca un sopracciglio. «No? Come mai?»
Apro la bocca per rispondere ma Shane mi precede. «La Ladra Di Fagioli è scappata, di nuovo. Senta , Capo, perché non ci dà un incarico più serio? Quella ragazzina è innocua.»
Questo è scemo.
«Non riuscite a prendere una Ladra Di Fagioli, e volete un incarico più serio?» schiocca la lingua in segno di scherno. «Mi meraviglio di lei, Sergente», guarda me.
«Non è colpa mia. La ragazzina è parecchio veloce.» Ed ecco che anche io ricorro alle scuse. Però è vero: quando ho ripreso a respirare normalmente, lei non c'era più.
Briggs ci guarda tutti e due. «Sono certo che due ragazzoni come voi siano in grado di correre più veloce di una ragazzina.»
«Quella picchia!» Rimbecca, Shane. «Mi ha colpito con un pugno!»
Il comandante lo guarda con uno sguardo indecifrabile. Forse anche lui si sta chiedendo per quale motivo Shane Cooper non abbia scelto un mestiere diverso, tipo il modello di intimo, o lo spogliarellista che si traveste da poliziotto per far impazzire le donne. Avrebbe potuto essere qualsiasi cosa nella vita: ma non un Bobbie.
Forse è stato costretto dalla famiglia, chi lo sa. Magari lui aspirava davvero a diventare un modello di intimo.
Briggs continua a guardarlo. «Hai delle manette, Cooper. Lo sa, vero?»
Shane inarca un sopracciglio. «Avrei dovuto picchiare una ragazza con le manette?»
Io non ci credo.
«No. Ammanettarla si, però!» Tuona Briggs.
Decido di intervenire, prima che il mio collega venga licenziato in tronco - che non sarebbe male-. «Si farà di nuovo viva, ne sono più che certo.»
Ora guarda me. «Bene, Starr. Confido in lei» Si congeda rivolgendo un'ultima occhiataccia al mio collega.
Shane sospira. «Perché mi chiama solo Shane?»
«Come dovrebbe chiamarti, Commander?»Rispondo secco.
Lui allarga le braccia. «No! Però... Oh, lascia stare. Vado a prendere un caffè.» Se ne va borbottando cose che nemmeno ascolto.
Io vado dritto nel mio ufficio, getto la pistola e la radio sulla scrivania e prendo posto sulla sedia di pelle.
Con entrambi i gomiti posati contro il legno scuro, affondo una mano tra i capelli.
Sono esausto. In ogni modo possibile.
Da un anno io non vivo più, ho smesso. Tutta la mia vita è andata a rotoli. I miei progetti, i miei sogni. Tutto finito. Lei non è più qui. Ogni cosa che avevo in mente di fare, comprendeva anche Sally. Ora che lei non è più qui, non so più che fare. Vado avanti solo per il nostro bambino. Solo per lui.
Il dolore che provo per la sua perdita è pari alla sete di vendetta che da un anno a questa parte tormenta persino i miei sogni.
Notti infinite passate a pensare a come darle giustizia. Notti insonni a cercare un modo di andare avanti anche senza di lei. Notti strazianti passate a lasciarmi logorare dal dolore.
Lei era tutto per me. Era l'amore della mia vita. La mia migliore amica, l'aria che respiravo. Ed ora, senza di lei, mi sembra di non riuscire più a respirare normalmente.
Dovrò convivere con la sua assenza per il resto della mia dannata vita, a chiedermi come saremmo stati tra dieci anni. A pensare a come saremmo invecchiati insieme ed avremmo visto il nostro bambino diventare grande.
Ora tutto quello che mi resta è solo rabbia. Una furia ceca che si mescola al dolore che mi lacera l'anima come una lama affilata.
La suoneria del mio telefono mi strappa dai miei pensieri.
È una videochiamata di mia madre.
Premo per accettare.
I capelli scuri di mia madre appaiono sullo schermo, seguiti dai suoi occhi azzurri.
«Ciao tesoro mio, come va?»
Da quando Sally è morta, le sue chiamate giornaliere si sono triplicate. Per qualche strana ragione, pensa che io possa fare qualcosa di stupido.
Sono distrutto certo, ma non farò mai niente di stupido. Mio figlio ha già perso un genitore, non ha bisogno di ritrovarsi anche orfano di padre.
Schiarisco la gola e mando giù quel maledetto groppo in gola. «Tutto bene mamma, Cailean?»
«Sta dormendo», sorride. «Finalmente direi! Sta diventando proprio un monello!»
Le mie labbra si tendono appena, ma nessun sorriso viene riflesso sul display del mio telefono. «Ora che ha iniziato a camminare, ti darà filo da torcere.»
Mamma ridacchia. «Questa mattina ha aperto il cassetto della cucina e a tirato fuori tutte le tovaglie!»
«È riuscito ad aprire quel cassetto?» Chiedo sorpreso.
Lei annuisce. «Si! Ha forza il piccolo!»
Be' a quanto pare si, dato che più volte ho provato ad aprire quel dannato cassetto senza risultato.
«Che cosa ti piacerebbe mangiare a cena?» Mi chiede.
Arriccio le labbra. «Scusa mamma, ma passerò a prendere Cai e poi tornerò a casa mia.» Oggi non sono affatto dell'umore giusto per sopportare gli sguardi tristi di mia madre.
So che è preoccupata per me, ma odio il modo in cui mi guarda. Come se potessi rompermi in mille pezzi da un momento all'altro. Non lo farò, non davanti a lei, a nessuno.
Mi guarda per qualche secondo in silenzio, poi annuisce. «D'accordo Luci, come vuoi tu. Ti metterò da parte qualcosa in un contenitore. Ho preparato anche qualcosa per Cai, così non dovrai dargli quella robaccia già pronta.»
«Grazie mamma.»
Non saprei proprio cosa fare senza questa donna.
Mio padre è morto quando avevo sedici anni. Anche lui come me era un poliziotto. Non è morto per via del suo lavoro. Ma è morto per colpa di un bastardo ubriaco che ha causato l'incidente stradale.
Mia madre ha cercato in tutti i modi di tirarsi su per crescere me e mio fratello nel miglior modo possibile. Ha lavorato come una matta per darci tutto quello di cui avevamo bisogno.
Ora che sia io che Glen siamo andati via di casa, lei è sola. La gioia che ha provato nel sapere che sarebbe diventata nonna è impossibile da descrivere.
Almeno adesso ha qualcosa da fare. Badare a Cai non è affatto semplice, bisogna avere almeno dieci occhi. È un bambino molto sveglio, in tutti i sensi. Non dorme. Spero che sia solo una fase, perché non è affatto piacevole cercare di dormire con un bambino che ti infila quelle piccole dita nel naso oppure ti tira certi pugni che fanno persino male.
Non so da chi abbia preso, a detta di mia madre io ero bravo da piccolo, ed anche mio fratello.
«Abbiamo un 10.31 al centro commerciale di Waverley Bridge. Una commessa ha notato una ragazza incappucciata che si comporta in modo strano. Non sappiamo altro, andate a vedere»
La voce della centrale sferza l'aria del mio ufficio.
«Devo andare, mamma ciao!» Chiudo la chiamata senza darle il tempo di ricambiare il saluto.
Prendo di nuovo la pistola e la sistemo nella fondina. Esco dal mio ufficio e vado alla ricerca di Cooper. Non mi ci vuole molto ad intercettare quel cretino.
Il mio collega si sta spalmando una quantità vergogna di gel sui capelli.
Lo raggiungo. «Andiamo Lady Cooper.»
Lui si volta a guardarmi. «Che abbiamo?»
Questa volta, il sorriso che ho represso prima , tende le mie labbra. «Qualcosa mi dice che rincontreremo la Ladra Di Fagioli.»
Forse mi sarei dovuto mettere qualcosa per pararmi le palle, ma una cosa è certa; questa volta non mi scapperà.
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SPAZIO AUTRICE
Bene Luciferini, abbiamo conosciuto un piccolo pezzo di Luci🥹
Le cose iniziano a farsi interessanti!
Per saperne di più, restate sintonizzati sul canale di Drag Me To Hell😂
Ci vedessimo mercoledì 🖤🫶
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