☽~𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 𝖉𝖎𝖊𝖈𝖎
ɪʟ ᴍᴏᴅᴏ ᴍɪɢʟɪᴏʀᴇ ᴘᴇʀ ꜱᴄᴏᴘʀɪʀᴇ ꜱᴇ ᴄɪ ꜱɪ ᴘᴜò ꜰɪᴅᴀʀᴇ ᴅɪ ǫᴜᴀʟᴄᴜɴᴏ è ᴅɪ ᴅᴀʀɢʟɪ ꜰɪᴅᴜᴄɪᴀ.
ᴇʀɴᴇꜱᴛ ʜᴇᴍɪɴɢᴡᴀʏ
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Per poco non mi metto ad urlare appena apro gli occhi. Per un momento ho completamente rimosso di essere a casa di Shane e non nella mia.
Devo ammettere che questo letto è così comodo che mi dispiace tanto lasciarlo. Non ha niente a che vedere con quello che ho a casa, e soprattutto, ha delle belle lenzuola e delle coperte vere e proprie.
Sono così grata a Shane, per quello che ha fatto per me. Nemmeno mi conosce, eppure mi sta aiutando. Nonostante io lo abbia colpito con un pugno in faccia, lui non ha esitato ad aiutarmi.
Ora però devo alzarmi e fare i conti con la realtà, perché so che Ray è Chris mi stanno cercando. Mi cercheranno, e la cosa peggiore è che mi troveranno. Loro hanno occhi ovunque, sarà solo questione di tempo.
Non so bene come Shane potrà aiutarmi, ma è un poliziotto, saprà cosa fare, no?
Mi prendo qualche momento per crogiolarmi ancora un po' dentro questo letto caldo e comodo.
Sto per chiudere di nuovo gli occhi, invece sobbalzo sul letto quando sento dei rumori provenire da qualche parte della casa, seguiti da varie imprecazioni.
Con il cuore in gola scosto le coperte soffici e mi alzo in piedi.
Nella mia testa sto già pensando al peggio. Forse Ray mi ha trovata e ora è qui.
Shane saprà come difendersi, vero?
Non sembra molto sveglio, ma credo che sappia fare il suo lavoro.
Afferro la maniglia della porta con il cuore che batte ovunque, con il respiro sempre più corto. L'abbasso piano sperando di non fare troppo rumore.
Appena apro la porta, le note di qualche canzone che non conosco, riecheggiano per tutta la casa.
Sento anche la voce di Shane che canticchia allegro il testo della canzone.
Che cavolo sta succedendo?
Dubito che mio padre si metta a cantare.
Sto ancora un po' tremando quando raggiungo la fine del corridoio. Prendo un bel respiro e mi sporgo oltre il muro per osservare di soppiatto.
Shane è in cucina, indossa un grembiule marrone e sta ballando a ritmo di musica, mentre ancheggia e muove le spalle, impila alla perfezione un pancake sopra gli altri.
Prende un altro po' di impasto e lo versa nella padella.
È troppo preso dalla musica per rendersi conto che ha uno spettatore. È così buffo che sento un sorriso tendermi le labbra.
Fa una giravolta su se stesso, con la spatola in mano e si ferma di botto quando mi vede.
Allunga una mano per abbassare il volume dello stereo posato sul bancone della cucina. Mi sorride. « Buongiorno, Lilith. Hai dormito bene?»
Annuisco solamente perché non so che altro dire.
« Sto preparando la colazione, spero che tu abbia fame, perché credo di aver esagerato con le quantità», ridacchia prima di riportare la sua attenzione sulla padella. Con la spatola gira il pancake dal lato ancora un po' crudo.
Ho fame. Davvero tanta fame.
Mi avvicino lentamente a lui. Con la coda dell'occhio noto che mi guarda.
Non so ancora bene quello che lui pensa di me. Ma so perfettamente che oggi dovrò per forza raccontargli tutto, altrimenti, non potrà aiutarmi.
Mentre io mi perdo dentro i pensieri che brulicano nella mia testa, Shane continua a canticchiare le strofe di questa canzone che io non conosco.
Si volta di nuovo a guardarmi. « Ti piacciono gli ABBA?»
Non ho idea di che cosa stia parlando. Scuoto appena il capo. « Non lo so. Non gli ho mai sentiti.»
Lui inarca un sopracciglio e mi guarda con aria sorpresa. « Vivevi dentro una grotta, Lilith?»
Più che una grotta era una gabbia.
Si passa una mano tra i capelli. « Scusami, era una pessima battuta.»
Cerco di sorridere, ma immagino di non essere riuscita nel mio intento. «Non fa niente», mormoro.
Una volta che tutti i pancake sono cotti e impilati uno sopra l'altro, Shane mi indica con un cenno del capo il tavolo. « Vieni, fai come se fossi a casa tua.»
Come se fossi a casa mia. A casa mia non potevo sedermi a tavola. Alcune volte, dovevo stare attenta anche al modo in cui respiravo, per non far arrabbiare Ray.
Mi siedo e attendo che lui faccia o dica qualcosa. Non ho mai mangiato seduta a tavola con qualcuno, e sinceramente mi sento un po' a disagio.
Dato che io continuo a fissare il piatto con i pancake, Shane ne prende uno infilzandolo con la forchetta e lo mette nel mio piatto. «Puoi metterci dello sciroppo d'acero sopra, o quello che preferisci.» Ne prende un altro e lo mette nel suo piatto.
Non ho mai mangiato i pancake, e dal profumo che emanano, sembrano davvero squisiti. Il mio stomaco si apre come una sorta di buco nero. Sto morendo letteralmente di fame.
Vedo che Shane lo taglia con la forchetta e il coltello dopo averci messo sopra una quantità industriale di sciroppo. Lo imito.
Sicuramente penserà che io abbia qualche problema a livello mentale. Se lo pensa, non lo dice. Non fa domande. Si limita a sorridermi tra un boccone all'altro.
Non so che sapore abbiano gli altri pancake, ma questi sono davvero buoni. Sono soffici e sembra che si sciolgano sul palato. Il mio stomaco in questo momento sta esultando, così come le mie papille gustative.
Si pulisce la bocca con un tovagliolo e mi guarda per qualche secondo senza dire niente. Poi, inumidisce le labbra e parla. «Allora...» fa una pausa. « Ti va di parlarmi un po' di te?»
Smetto di magiare e poso la forchetta e il coltello ai lati del piatto. « Non c'è molto da dire in realtà», mormoro.
Lui inclina appena la testa di lato. « In realtà ci sono un sacco di cose che potresti dirmi, Lilith! Tipo che cosa succede a casa tua, chi è tuo padre!»
Tutta la fame che avevo sparisce nel nulla, sostituita dalla nausea. Abbasso lo sguardo. « Non posso, Shane. Anzi, forse dovrei tornare indietro. Lui mi troverà», la mia voce si affievolisce diventando un flebile sussurro.
Sgrana gli occhi. « Sei pazza per caso? Tu non tornerai in quella casa!» Trascina la sua sedia vicino a me. « Io posso aiutarti davvero», mi guarda negli occhi, così intensamente che sono costretta ad abbassare di nuovo lo sguardo. « Posso aiutarti, ma devi dirmi tutto, ogni cosa. So che è difficile, ma devi farlo.»
Deglutisco bruscamente. « Non saprei nemmeno da dove iniziare, Shane.»
« Da dove preferisci, oggi ho la giornata libera, quindi abbiamo un sacco di tempo a disposizione», sorride. Forse sta cercando di mettermi al mio agio, non lo so. Qualunque cosa stia cercando di fare, non sta funzionando.
« Io...» le parole mi muoiono in gola.
« Perché mi hai chiesto di aiutarti?»
Sollevo lo sguardo per incontrare i suoi occhi. «Perché avevo paura.»
« Per aver ferito quell'uomo?»
Annuisco.
« Lo hai fatto per legittima difesa, Lilith.»
«Si ma...» sospiro. « Io non sono così, Shane. Io non sono una persona cattiva! Io odio la cattiveria e la violenza. Odio rubare, spacciare! Vorrei solo essere libera, ma non succederà mai! Perché lui mi troverà!» Sento gli occhi inumidirsi e la gola farsi più stretta.
Shane posa una mano sulla sua con un gesto amichevole. « Lo sarai, se solo mi dirai tutto.»
Come se fosse facile confessare tutto quello che ho subito per ventitré anni. Non lo è! E io mi vergogno da morire.
Alla fine, come se qualcuno avesse aperto la diga al mio interno, svuoto il sacco. Su tutto. Mentre lo faccio tengo lo sguardo fisso sul pancake nel mio piatto. Shane ascolta in silenzio, non si intromette. Mi lascia sfogare.
Parlarne ad alta voce mi spaventa da morire. Più scendo nei dettagli di quello che ho subito, più mi sento sporca. La vergogna cresce a dismisura. Riesco a non versare una lacrima, mentre racconto a Shane tutti gli abusi che ho subito da bambina fino ad oggi.
Non pensavo che lo avrei mai detto a qualcuno, eppure eccomi qui. A parlarne con un poliziotto che questa notte mi ha ospitata a casa sua senza nemmeno conoscermi.
Forse il mondo non è poi così cattivo. Non tutte le persone che mi orbitano intorno sono marce dentro. Shane non sembra esserlo. È molto dolce, e cosa più importante mi ha offerto il suo aiuto senza esitare. Sicuramente lo fa perché è il suo lavoro, ma non importa.
Più continuo a parlare, più mi rendo conto di quanto la vita sia stata cattiva con me.
L'espressione che Shane ha stampata su quel viso dai lineamenti delicati è indecifrabile. Forse prova un po' di pena nei miei confronti. Magari anche un po' di ribrezzo, non lo so.
Si passa nuovamente una mano tra i capelli, strattonandoli appena dalla radice. « Perché...» inzia. Si inumidisce le labbra e si accascia contro la sedia. «Perché non hai chiesto subito aiuto? Ti avrebbero potuta aiutare, Lilith. Queste cose che mi hai detto sono... Sono assurde!»
Alzo le spalle. « Come avrei potuto chiedere aiuto se non potevo uscire di casa?»
«Giusto», mormora.
«Adesso che cosa faccio?» chiedo.
Mi guarda. « Tu niente! Ora...» si stropiccia il viso con entrambe le mani. «Tu ora resterai qui a casa mia fino a quando non risolveremo la questione.»
«Restare a casa tua?»
Annuisce. « Sí! Pensi che dopo tutto quello che mi hai raccontato, ti farò tornare in quella merda?» sbotta. «Non esiste! Resterai qui, al sicuro.»
Scuoto il capo. « No, non posso restare qui.» Non voglio essere un suo problema, tanto meno approfittarmi della sua bontà.
Mi ammonisce con un'occhiataccia. «Tu resterai qui, invece e...» Non finisce la frase perché viene interrotto dal suono del campanello.
Mi irrigidisco contro la sedia e cerco lo sguardo di Shane. Tutti i miei sensi vanno in allerta.
Lui mi guarda e sorride. «Tranquilla, ho chiamato rinforzi», strizza l'occhio e si alza per andare ad aprire la porta.
Prima che possa allontanarsi da me, gli afferro il polso. Mi guarda. « Non dirmi che hai chiamato lui», chiedo con un filo di voce.
Shane annuisce. « È l'unico che può aiutarci e l'unico di cui mi fido ciecamente!»
Lo guardò con occhi sbarrati. « Ma se ti bullizza sempre!»
Lui ridacchia. « È solo un po' stronzo, ma non è cattivo. Ci aiuterà, rilassati, okay?»
Come posso rilassarmi se dietro quella porta c'è lui?
Sto per andare in iper ventilazione. Sento il sudore imperlarmi la fronte.
Scuoto il capo un paio di volte senza riuscire a dire una parola.
Shane mi ignora completamente, si libera della mia e cammina verso la porta.
Io balzo in piedi, mi guardo intorno alla ricerca di una via di fuga. Sono certa che non esiterà nemmeno un secondo ad ammanettarmi.
Intercetto una piccola finestra posizionata sopra al lavello della cucina. Senza neanche pensarci mi fiondo in quella direzione.
La apro e cerco di scavalcarla. Sono certa di passarci, non sono molto grande.
« Luci! Buongiorno!» dice Shane.
Merda. Non riesco ad uscire.
« Che cazzo ci fai lei qui? È questo il grosso problema che abbiamo?» Il sangue mi diventa di sabbia nelle vene sentendo la sua voce profonda.
« Ma che cavolo, Lilith! Che stai facendo? Torna dentro!» sbuffa esasperato Shane. «Vedi che non ci passi da lì? Sembri un topo in trappola. Andiamo, vieni qui. Ti prometto che Lucien si comporterà bene con te.»
Nemmeno lo ascolto, continuo a dimenarmi cercando di scappare da questa finestra.
«Io non voglio entrarci proprio niente in questa storia!» Tuona Lucien con quella voce troppo grossa.
«Smettila anche tu, okay?» Lo rimprovera Shane. Un attimo dopo, mi afferra dalle gambe e mi trascina di nuovo dentro.
Tento di divincolarmi ma lui posa entrambe le mani sulle mie spalle. «Piantala! Noi possiamo aiutarti!»
«Leva il noi. Io non voglio entrarci nulla», continua secco Lucien.
Non ho nemmeno il coraggio di voltarmi e guardarlo negli occhi.
Continuo a guardare Shane. «Lui mi spedirà in carcere!»
«Ne puoi stare certa», risponde Lucien.
Shane sbuffa. «No, non lo faremo! Adesso tu, Lilith, racconterai tutto anche a lui. Non farti intimorire dai suoi bicipiti pompati e dall'aria da cattivo, in realtà Lucien è un tenerone», ridacchia.
«Io me ne vado. Non mi metterò in mezzo a questa storia», borbotta Lucien.
«Ma se le dai la caccia da un bel po'! Adesso ce l'hai qui!»
Ma che cavolo?
«Non lo voglio il suo aiuto. Lui pensa che io sia una ladra!» sbotto.
«Perché, che cosa saresti sennò? Una brava ragazza?» ridacchia, in quel modo che mi fa venire i brividi.
Mi volto a guardarlo con la fronte aggrottata. Vederlo senza divisa da poliziotto è strano. Indossa un paio di jeans chiari e una felpa grigia che lo fascia alla perfezione. Ogni volta, sembra sempre più grosso. I capelli sono scompigliati e alcuni ciuffi sono sparati in varie direzioni. Ma gli occhi, quelli sono sempre freddi come il ghiaccio.
Mi guarda come se fossi la persona più terribile del mondo. «Non lo voglio il suo aiuto!» sbotto.
Shane mi trascina fino al tavolo, scosta la sedia e mi ci spinge contro fino a farmi sedere. Prende posto accanto a me e invita Lucien a sedersi in quella libera. « Per favore, Lucien. Dalle una possibilità. Ascolta quello che ha da dire. Poi prenderai una decisione.»
Riluttante, come se fossi un'appestata, si siede nella sedia, mantenendo una certa distanza. Si siede in modo scomposto e incrocia le braccia sul petto. « Okay, parla. Non ho tutta la giornata.»
Mi accogli e guardo Shane. «Non gli dirò proprio un bel niente a questo pallone gonfiato!»
Shane mi supplica con gli occhi.
Incrocio anche io le braccia sul petto e distolgo lo sguardo portando la mia attenzione sul muro. «Non ho niente da dire.»
«Bene, allora me ne vado», dice Lucien pronto a levare le tende.
Shane si intromette. «Resta seduto, Luci. Per favore. Ora Lilith dirà anche a te quello che ha detto a me», si volta a guardarmi con la mascella serrata. «Lilith, per favore. Non sei nella posizione per fare la difficile.»
Sbuffo rumorosamente e mi volto di nuovo nella direzione di Shane. «Perché proprio lui? Non hai altri colleghi?» Bisbiglio.
Shane alza le spalle. «Sì, ma Lucien è quello con più palle», bisbiglia a sua volta.
«Sono qui. E vi sento», prorompe seccato Lucien.
Che aiuto potrebbe darmi questo energumeno bisbetico?
Lucien continua a parlare. «Avanti, sputa il rospo. Non ho tutta la giornata.»
Lo guardo. «Lo hai già detto questo!»
Shane accanto a me si passa una mano tra i capelli scompigliandosi il ciuffo. «Ragazzi, datevi una calmata, okay? Lilith, per favore, dillo anche a lui. Lucien smettila di fare l'acido!»
Io e Lucifer continuiamo a guardarci con la fronte aggrottata. «Va bene, dirò tutto anche a lui, ma solo perché me lo hai chiesto tu, Shane.»
Lucien alza gli occhi al cielo. «Bene. Parla.»
Ripete nuovamente tutto ad alta voce non sarà facile. Ma se Shane si fida di lui, dovrò farlo anche io.
Ora non sono nella posizione di poter rifiutare l'aiuto da parte di due sbirri.
Anche se quello che ho davanti mi guarda come se volesse sbranarmi.
Prendo un bel respiro e, conficcando le unghie contro il palmo della mano, inizio a parlare.
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SPAZIO AUTRICE
Perdonate eventuali errori, non l'ho nemmeno riletto ad essere sincera xD
Comunque adesso entreremo nel vivo della storia✌️
A presto✌️
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