9.4
Lettera del Dottor Seward ad Arthur Holmwood
3 settembre.
Caro Art,
Van Helsing è venuto e ripartito. Ci siamo recati insieme a Hilligham. Grazie alla discrezione di Lucy, sua madre era andata a pranzo fuori, per cui siamo rimasti soli con lei. Van Helsing ha visitato con estrema cura la paziente. Mi riferirà e io a mia volta ti terrò informato, perché, com'è ovvio, non ho assistito a tutta la visita.
Temo che sia molto preoccupato, ma dice che deve riflettere. Gli ho raccontato della nostra amicizia, e della fiducia che riponi in me, e lui: "Dovete dire a lui tutto che voi pensate. E dite anche a lui, se voi volete, quello che io penso, se riuscite a intuire esso. No, questo non è scherzo, ma vita o di morte, e forse più ancora".
Gli ho chiesto che cosa intendesse dire, perché aveva l'aria quanto mai grave. Questo accadeva dopo che eravamo tornati in città, e Van Helsing si concedeva una tazza di tè prima di ripartire per Amsterdam. Ma non ha voluto dirmi di più. Non prendertela con me, Art, perché la sua stessa reticenza è segno che la sua mente lavora per il bene di Lucy. Sta' certo che, quando sarà il momento, parlerà chiaro.
Gli ho detto pertanto che mi limiterò a compilare un resoconto della nostra visita, come farei se dovessi scrivere un articolo di carattere specialistico per il "Daily Telegraph". Mi è parso che non mi desse troppo retta, e infatti se n'è uscito a dire che i moscerini a Londra sono assai meno fastidiosi di quando lui vi studiava. Domani, sempreché faccia in tempo a compilarlo, avrò il suo referto, e in ogni caso una lettera.
Veniamo ora alla visita. Lucy appariva di umore migliore della volta precedente, e indubbiamente sembrava più sollevata. Aveva perduto un po' di quel pallore spettrale che tanto ti preoccupa, e anche il suo respiro era normale.
È stata molto gentile col professore (e del resto, quando non lo è?), e ha fatto del suo meglio per metterlo a proprio agio; ma si vedeva perfettamente che le costava una gran fatica. Credo che anche Van Helsing se ne sia accorto, perché ho visto balenare, sotto le sue folte sopracciglia, quel rapido sguardo che conosco così bene.
Poi Van Helsing ha cominciato a parlare di ogni sorta di argomenti tranne che dei presenti o di malattie, e con una così consumata abilità, che sotto i miei occhi la finta allegria della povera Lucy si è trasformata in realtà.
Poi, senza alcun apparente mutamento di tono, Van Helsing ha portato inavvertitamente il discorso sulle ragioni della sua visita, e con tono suadente ha detto: "Cara giovane signorina, io ho il così grande piacere di conoscere voi così simpatica. È molto, mia cara, che qui io non vedo. Essi sono detto a me voi siete giù di morale, e di spettrale pallore.
A loro io dico: 'Pfui!' Ha schioccato le dita a sottolineare la sua esclamazione, e ha proseguito: "Ma voi e io mostreremo loro quanto essi sbagliano. Come può lui" - e ha puntato il dito verso di me, con lo stesso sguardo e lo stesso gesto con cui una volta mi ha ordinato di uscire dall'aula, in una certa occasione che mai manca di ricordarmi - "conoscere qualcosa di giovani madame? Lui ha suoi matti per giocare e riportare loro a felicità e a quanti amano loro. Danno molto da fare, e però sono molte soddisfazioni in fatto, che noi possiamo donare questa felicità. Ma le giovani signore! Lui non ha moglie o figlia, e i giovani non rivelano se stessi ai giovani, ai vecchi invece sì, come me, che conosce tanti dolori e le cause di loro. Ragion per cui, mia cara, noi manderemo lui via a fumare sua sigaretta in giardino, mentre voi e io avremo piccola conversazione tutta fra noi".
Ho capito l'antifona e me la sono svignata, e poco dopo il professore si è affacciato alla finestra e mi ha richiamato in casa. Aveva l'aria grave, ma ha detto: "Ho compiuto accurata visita, ma qui non causa funzionale. Con voi convengo che molto sangue è andato perduto. Sangue che era ma non è più. Ma condizioni di lei non sono per niente anemiche.
Ho chiesto lei di mandarmi sua cameriera, in modo da poter chiedere lei un paio di domande, e così avere quadro completo. So benissimo cosa che essa dirà. E tuttavia, causa esiste, è sempre causa per ogni cosa. Devo tornare a casa e riflettere. Voi dovete mandarmi il telegramma ogni giorno; e se è causa, io torno di nuovo. La malattia - perché non stare bene è malattia - interessa me, e la dolce giovane signora interessa me anche. Lei affascina me, e per lei, se non per voi o per malattia, io vengo".
Come ti ho già detto, non ha aggiunto altro in merito neppure quando siamo restati a quattr'occhi. E adesso, caro Art, sai tutto quanto so io. Terrò gli occhi bene aperti. Spero che tuo padre si riprenda. Dev'essere terribile, per te, vecchio mio, trovarti sospeso tra due affetti che ti sono altrettanto cari.
Conosco le tue idee sui doveri verso il padre, e fai bene a tener loro fede; ma, se sarà necessario, ti avvertirò in modo che tu possa correre immediatamente da Lucy; e dunque, non preoccuparti troppo, a meno di ricevere altre mie notizie.
ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅᴇʟ ᴅᴏᴛᴛᴏʀ ꜱᴇᴡᴀʀᴅ
4 settembre - Il paziente zoofago continua a monopolizzare la nostra attenzione. Ha avuto una sola crisi, e precisamente ieri, a un'ora insolita. Pochissimo prima di mezzogiorno, ha cominciato ad agitarsi. L'infermiere, che conosce i sintomi, ha chiesto immediatamente aiuto, e per fortuna gli uomini sono subito accorsi: appena in tempo, perché a mezzo giorno in punto Renfield è divenuto tanto violento, che è occorsa tutta la loro forza per trattenerlo. Nel giro di cinque minuti, tuttavia, ha cominciato a calmarsi in misura via via crescente, per sprofondare infine in uno stato di malinconia, in cui è rimasto fino a ora.
L'infermiere mi riferisce che, durante il parossismo(*), le sue urla sono tali da raggelare; ho avuto il mio bel daffare quando sono entrato nel reparto, per rassicurare alcuni altri pazienti che ne erano spaventati. Adesso è passata l'ora del pranzo al manicomio, ma il mio paziente continua a starsene rannicchiato in un angolo, intento a rimuginare con un'espressione torva, imbronciata e offesa che si direbbe più un indizio vago che un sintomo preciso. Non riesco a interpretarlo.
Più tardi - Altro mutamento nel paziente. Alle diciassette, sono andato a dargli un'occhiata e l'ho trovato allegro e contento come nei momenti migliori. Stava acchiappando mosche e le mangiava, annotando il numero delle prede mediante segni impressi con l'unghia sullo stipite della porta, tra i margini delle imbottiture.
Come mi ha visto, mi si è accostato e ha chiesto scusa per il suo comportamento riprovevole, domandandomi con tono umilissimo, strisciante, di essere ricondotto nella sua solita camera e di riavere il taccuino.
Ho ritenuto opportuno accontentarlo, e così rieccolo nella sua stanza, con la finestra aperta. Ha sparso lo zuccherò del tè sul davanzale e cattura mosche a man salva. Adesso però non le mangia, ma le mette in una scatola, come faceva un tempo, e ha già ricominciato a frugare in tutti gli angoli alla ricerca di un ragno.
Ho cercato di farlo parlare negli ultimi giorni, perché riuscire in qualche modo a penetrarne i pensieri mi sarebbe di enorme aiuto; ma niente da fare. Per un po', ha assunto un'espressione tristissima e ha detto con voce remota, come si rivolgesse a se stesso più che a me: "Tutto finito, tutto finito! Mi ha abbandonato. Nessuna speranza, ormai, per me, se non lo faccio da solo!"
Poi, all'improvviso volgendosi ha soggiunto con tono deciso: "Dottore, vorrebbe essere così buono da farmi avere un po' di zucchero in più? Credo che mi farebbe bene". "E alle mosche?" gli ho chiesto. "Oh, sì, piace alle mosche, e le mosche piacciono a me. È per questo che vorrei averne."
E pensare che certa gente ne sa così poco, dei matti, da ritenere che non ragionino. Gli ho fatto dare una doppia razione di zucchero, e l'ho lasciato che era l'uomo più felice della terra. Quanto mi piacerebbe sondarne la mente.
Mezzanotte - Un altro cambiamento. Mi ero recato dalla signorina Westenra, che ho trovato molto meglio, ed ero appena rientrato e, fermo al cancello del manicomio, stavo guardando il tramonto, quando ho udito Renfield riprendere a urlare. Siccome la sua stanza dà su questo lato della casa, lo sentivo meglio che al mattino.
Per me è stato traumatizzante passare all'improvviso dalla vaporosa, splendida bellezza di un tramonto londinese, con i suoi cuprei riflessi e le sue ombre fonde e le tinte meravigliose che si effondono su nubi opache come acqua torbida, alla tetraggine di questo edificio di fredda pietra, traboccante di pulsanti miserie, e solo il mio cuore desolato per sopportarlo.
Sono arrivato da Renfield proprio nel momento in cui il sole andava giù, e dalla sua finestra ho visto il rosso disco comparire all'orizzonte. E mentre questo accadeva, la frenesia di Renfield a mano a mano si è placata: nell'istante preciso in cui l'astro è scomparso, è scivolato di tra le mani che lo trattenevano, piombando, massa inerte, sul pavimento.
È però sorprendente la capacità di recupero psichico dei matti: pochi istanti dopo, si è rialzato, perfettamente tranquillo, e si è guardato attorno. Ho fatto cenno agli infermieri di non trattenerlo, curioso com'ero di vedere che avrebbe fatto.
Renfield è andato diritto alla finestra e ha spazzato via i granelli di zucchero; poi ha preso la scatola delle mosche, l'ha vuotata all'esterno e l'ha gettata; quindi ha chiuso la finestra ed è andato a sedersi sul letto. Ne sono rimasto assai sorpreso e gli ho chiesto: "Dunque, non ne tenete più, di mosche?". "No" è stata la sua risposta "ne ho abbastanza di tutte quelle porcherie!"
È davvero un caso straordinariamente interessante. Non so cosa darei per riuscire a penetrare anche solo un istante nel suo cervello e cogliervi la causa dei suoi improvvisi accessi. Basta; la chiave in fin dei conti deve esistere, se lo capissimo perché quest'oggi i parossismi si sono verificati a mezzogiorno in punto e al tramonto. Si deve forse ammettere una maligna influenza del sole, che si manifesta in certi periodi e ha effetto su certi individui, come a volte su altri quella della luna? Staremo a vedere.
TELEGRAMMA DA SEWARD, LONDRA, A VAN HELSING, AMSTERDAM
4_settembre_Stop_Paziente_oggi_meglio_ancora
TELEGRAMMA DA SEWARD, LONDRA, A VAN HELSING, AMSTERDAM
5_settembre_Stop_Paziente _assai _migliorata_Stop_Ottimo _ appetito _ dorme _ regolarmente _ buon _ umore _ colorito _ sta _ tornando
TELEGRAMMA DA SEWARD, LONDRA, A VAN HELSING, AMSTERDAM
6_settembre _ Stop_Terribile _ peggioramento _ Stop _ Venite _ subito _ senza _ perdere _ un _ istante _ Stop _ Attendo _ vostra _ venuta _ per _ telegrafare _ a _ Holmwood
Nota#1: stato attuale = ANSIA.
Curiosidracula#1: per parossismo intende il momento culminante del processo morboso, ovvero degli attacchi violenti del paziente Renfield.
Nota#2: cari lettori draculiani (termine inventato adesso), spero che il romanzo fino ad ora vi sia piaciuto e che siate curiosi di scavare più a fondo nella trama!
Da parte mia non vedo l'ora che accadano robe quindi attenderò pazientemente. Nel mentre mi sto divertendo nel preparare qualcuna delle mie adorate mappe in modo da accompagnare questo continuo saltellare da un luogo all'altro. :)
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