7.4
LIBRO DI BORDO DEL DEMETER
Da Varna a Whitby.
Scritto 18 luglio, cose così strane accadono che terrò accurato resoconto d'ora in poi fino allo sbarco.
Il 6 luglio abbiamo finito di caricare,sabbia argentifera e casse di terra. Salpati a mezzogiorno. Vento da est, sostenuto. Equipaggio: cinque marinai, nostromo, secondo, cuoco e io (capitano).
11 luglio, all'alba entrati Bosforo. Saliti a bordo funzionari dogana turca. "Bakshish"(*). Tutto in regola. Ripartiti ore 16.
12 luglio, attraversati Dardanelli. Altri ufficiali di dogana e battello di comando squadra vigilanza.Altro "bakshish". Lavoro dei funzionari accurato ma rapido. Vogliono che partiamo al più presto. Al tramonto, giunti all'Arcipelago.
13 luglio, doppiato capo Matapan. Equipaggio inquieto, non so perché. Sembrano spaventati, ma non vogliono aprir bocca.
14 luglio, piuttosto preoccupato per ciurma. Uomini tutti d'un pezzo, che hanno già navigato con me. Secondo non è riuscito a capire che cosa non va; gli hanno detto solo che c'è "qualcosa", e si sono segnati. Nostromo ha perduto pazienza con uno di loro, e l'ha percosso. Nostromo sta perdendo pazienza con loro; temevo rissa, ma tutto tranquillo.
17 luglio, ieri uno degli uomini, Olgaren, è venuto mia cabina e tutto tremante confidatomi che secondo lui a bordo c'è un tipo strano. Ha detto che, durante suo turno di guardia, stava a riparo dietro tuga, perché pioveva a dirotto, e ha visto un uomo alto, magro, che non somigliava a nessuno dell'equipaggio, venire su per scaletta di boccaporto, procedere lungo ponte verso prua e sparire. Lo ha seguito con cautela, ma giunto a prua non ha trovato nessuno, e boccaporti tutti chiusi. Era in preda a panico e paura superstiziosa, e temo che panico possa diffondersi. Per impedirlo, oggi farò perquisire attentamente tutta nave da poppa a prua.
Più tardi, sempre ieri, radunato tutto equipaggio e detto loro, siccome evidentemente pensavano che qualcuno fosse a bordo, che avremmo cercato da prua a poppa. Secondo irritato; ha detto che è sciocco e che cedere a idee così stupide demoralizzerà gli uomini; ha detto che si impegna lui a tenerli tranquilli a colpi di manovella.
Gli ho affidato il timone, mentre gli altri iniziavano attenta perquisizione, tutti avanzando a ventaglio, con lanterne; nessun angolo lasciato inesplorato. Essendoci solo le grandi casse di legno, non c'erano nascondigli per nessuno. Uomini assai sollevati al termine di perquisizione, tornati di buon umore al lavoro. Secondo immusonito, ma non ha detto niente.
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22 luglio. Tempesta per ultimi tre giorni, e uomini tutti occupati con vele - non c'era tempo per paura.Uomini sembrano aver dimenticato timori. Secondo tornato di buonumore, e tutti in ottimi rapporti. Elogiati uomini per lavoro durante tempesta. Passata Gibilterra, e usciti dallo Stretto. Tutto bene.
24 luglio. Sembra che sulla nave ci sia un malocchio. Avevamo già perduto un uomo, ed entrando nel golfo di Biscaglia, con prospettiva di tempo cattivo, ieri notte abbiamo perso un altro uomo - scomparso. Come il primo, è andato a fare il suo turno di guardia e non si è più rivisto. Uomini in preda al panico; mandato da me un delegato per chiedere turni doppi, hanno paura di farlo da soli. Secondo arrabbiato. Teme che ci saranno guai, perché lui o gli uomini scenderanno a vie di fatto.
28 luglio. Quattro giorni d'inferno,sbattuti qua e là in una specie di maelstrom, con vento di tempesta. Nessuno ha chiuso occhio. Uomini esausti. Non so come stabilire turni di guardia, perché nessuno è in condizioni di farlo. Nostromo offertosi di stare a timone e tenere occhi aperti, lasciando uomini dormire qualche ora. Il vento cala; mare ancora spaventoso, ma si sente meno, perché nave più stabile.
29 luglio. Un'altra tragedia. Turno di guardia singolo questa notte, perché equipaggio troppo stanco per doppio. Quando guardia mattutina venuta ponte, non ha trovato nessuno tranne timoniere. Messo a gridare, tutti accorsi sopra. Attenta ricerca senza risultato. Adesso senza nostromo, e con equipaggio in panico. Secondo e io abbiamo deciso vigilare d'ora in poi armati per ogni evenienza.
30 luglio. Ultima notte. Sollevati perché ci avviciniamo Inghilterra. Tempo buono, vele tutte spiegate.Andato letto stanchissimo; dormito sodo; svegliato da secondo che mi ha detto: due uomini di guardia e timoniere scomparsi. Solo io,secondo e due marinai rimasti a governare nave.
Primo agosto. Due giorni di nebbia,neanche una vela in vista. Avevo sperato, nella Manica, di poter fare segnali di soccorso o di raggiungere un porto. Ma mancando di braccia per manovrare vele, costretti a correre davanti vento. Non oso ammainare, per paura di non poterle più alzare. Ho l'impressione che andiamo alla deriva verso malasorte. Secondo adesso più demoralizzato dei due uomini. Sua fibra più forte sembra aver lavorato contro di lui interiormente. Uomini ormai istupiditi da paura, lavorano bovinamente e pazientemente, rassegnati al peggio.Sono russi, secondo rumeno.
2 agosto, mezzanotte. Svegliato dopo pochi minuti di sonno da un grido, apparentemente fuori mio oblò. Nella nebbia non vedo niente. Corso sul ponte, ho incontrato il secondo. Mi dice: udito grido e accorso. Uomo di guardia scomparso.Un altro in meno. Signore, aiutaci!
Secondo dice che dobbiamo aver superato lo stretto di Dover perché in un momento in cui nebbia si è levata ha scorto North Foreland, proprio quando ha sentito il grido.Se è così, siamo nel Mare del Nord e soltanto Dio può guidarci nella nebbia che sembra spostarsi con noi; e Dio sembra averci abbandonati.
3 agosto. A mezzanotte, andato a dare il cambio all'uomo al timone, ma non trovato nessuno. Vento teso,nave filava senza straorzare. Non osavo lasciare la ruota, così ho chiamato a gran voce il secondo. Poco dopo è corso sul ponte in mutande e maglia, occhi fuori dalla testa, viso sconvolto, come se cervello gli avesse dato di volta.
Si è avvicinato e in un sussurro,la bocca all'orecchio, come se l'aria notturna potesse udirlo, mi fa:"È qui; ora lo so. Ieri sera, durante il turno di guardia, l'ho visto, è simile a un uomo, alto e magro, orribilmente pallido. Era a prua, guardava lontano. Gli sono scivolato alle spalle, gli ho tirato una coltellata, ma la lama l'ha attraversato come se fosse d'aria".Così dicendo, ha cavato il coltello e l'ha agitato furiosamente nel vuoto.
Ha proseguito: "Ma se è qui, lo troverò. È giù nella stiva, forse in una di quelle casse. Le schioderò una a una e le esaminerò. Voi tenete il timone". E, con una occhiata d'intesa e un dito sulle labbra, è sceso di sotto. Si stava levando un vento rotto, non potevo lasciare la ruota. L'ho visto riapparire sul ponte con una cassetta di attrezzi e una lanterna, poi calarsi per il boccaporto di prua.
È pazzo, pazzo furioso, impossibile fermarlo.Non può far niente con quelle grosse casse: dai documenti di carico risultano contenere "argilla", e per quanto si dia da fare le sue fatiche saranno vane. Per cui me ne sto qui a badare al timone e a scrivere questi appunti. Non posso che sperare in Dio e aspettare che la nebbia si diradi. Poi, se riesco a entrare in qualche porto col favore del vento, taglierò le sartie, getterò l'ancora e farò segnali di soccorso.
Ormai è quasi finita. Proprio mentre speravo che il secondo tornasse sul ponte più calmo - l'ho sentito martellare nella stiva, e il lavoro gli fa bene -, dal boccaporto è uscito un improvviso urlo di sgomento che m'ha fatto raggelare il sangue, e il secondo è schizzato sul ponte come sparato da un cannone - un pazzo scatenato, gli occhi stravolti, il viso contorto dal terrore. "Salvatemi, salvatemi!" gridava, e volgeva lo sguardo attorno a sé, nel muro di nebbia.
Il suo orrore si è tramutato in disperazione, e con voce ferma ha detto: "Meglio che veniate anche voi, capitano, prima che sia troppo tardi. Lui è lì. Ora conosco il segreto. Il mare mi salverà da lui, altro non resta!" E prima che potessi dire una parola o balzare ad afferrarlo, è salito sul parapetto e si è gettato in mare. Credo di conoscerlo anch'io il segreto, adesso. È stato questo pazzo che si è sbarazzato degli uomini uno a uno, e ora li ha seguiti a sua volta. Che Dio mi aiuti! Come fare a spiegare tutti questi orrori, una volta in porto? SE arriverò in porto! Ce la farò mai?
4 agosto. Ancora nebbia, che il sole sorgente non riesce a diradare. So che è l'alba perché sono un marinaio, ma quanto al resto non c'è più nulla. Non ho osato scendere da basso, non ho osato lasciare il timone, e così tutta la notte sono rimasto qui, e nella semioscurità ho visto quella cosa, lui!
Dio mi perdoni, ma il secondo ha fatto bene a gettarsi in mare. Meglio morire da uomo, perché morire da marinaio in alto mare è cosa sulla quale nessuno può trovare da obiettare. Ma io sono il capitano e non posso lasciare la nave. E tuttavia la farò in barba a quel demone o mostro che sia, perché mi legherò le mani alla ruota quando comincerò a sentirmi mancare le forze, e insieme con le mani legherò ciò che lui - quella cosa! - non osa toccare; e così,vento favorevole o contrario che sia, mi salverò l'anima e salverò il mio onore di capitano.
Mi sento sempre più debole, e la notte avanza. Se lo vedessi ancora in faccia, forse non avrei il tempo di agire... Se naufraghiamo, può darsi che trovino questa bottiglia, echi la troverà può darsi che capisca; altrimenti... Be', per lo meno tutti sapranno che ho tenuto fede alla mia missione. Dio e la Beata Vergine e i Santi tutti aiutino una povera anima ignorante a compiere il suo dovere...
(Fine Libro di Bordo)
Com'è ovvio, il verdetto è stato di non luogo a procedere. Non ci sono corpi del reato; e ormai non c'è nessuno che possa testimoniare se il capitano ha commesso o meno gli assassinii. La gente di qui ritiene quasi all'unanimità che il capitano sia addirittura un eroe, e gli tributeranno pubbliche esequie.
Si è già deciso che la salma sarà traslata con un convoglio di imbarcazioni su per l'Esk per un tratto, quindi riportata al Tate Hill e da qui all'abbazia salendo per la scalinata,per essere seppellita nel cimitero sulla scogliera. I proprietari di più di cento battelli si sono già messi in lista per seguirla in corteo sino alla tomba. Finora, nessuna traccia del grosso cane, con grande disappunto della popolazione perché, dato l'attuale stato dell'opinione pubblica, penso che finirebbe per essere adottato dalla municipalità. Domani ci saranno i funerali; e così avrà fine quest'ennesimo "mistero del mare".
Immagine capitolo: il porto di Whitby in un'altra stupenda fotografia di Francis Meadow Sutcliffe. Aguzzando la vista potete vedere la sagoma dell'Abbazia di Whitby in alto nella nebbia!
Curiosidracula#1: il capitano della nave nomina la parola "bakshish". Qui si riferisce a "baksheesh", una parola che deriva dal persiano e che significa "offerta, carità" e che ha preso nei paesi mediorientali anche il significato di "tangente, corruzione".
La parola compare due volte quando la nave ha passato i controlli della dogana, a significare che il capitano ha corrotto i funzionari.
Ora che avete letto il capitolo sapete cosa c'era a bordo della nave e CHI c'era in una delle casse; se ricordate la mappa che Jonathan ha trovato nel 2.2 (vi metto un pezzo sotto per aiutarvi), una delle città cerchiate dal Conte era proprio Whitby! Tutto torna.
Quindi già adesso siamo in grado di capire che il viaggio era senza dubbio stato preparato e studiato, quindi anche la corruzione dei funzionari della dogana è un piano di "Lui".
Ovviamente voleva evitare che qualcuno controllasse il carico nel Demeter ;)
Visto che bel ragionamento possiamo fare su una semplice parola come "bakshish" che sembra inutile, ma che invece ci dice tanto su quanto c'è dietro gli eventi che ci sono narrati. Sono dettagli che dimostrano la cura e la precisione dell'autore, di fronte alla quale non posso far altro che togliermi il cappello!
Nota: Parlatemi cari lettori, vi stanno piacendo questi Curiosidracula?
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