27.4

ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅɪ ᴍɪɴᴀ ʜᴀʀᴋᴇʀ

6 novembre - Era pomeriggio tardi quando il professore e io siamo partiti verso est, direzione dalla quale sapevo che Jonathan stava avanzando. 

Non andavamo svelti, sebbene la strada dal colle scendesse ripida, perché dovevamo portare con noi pesanti coperte e pellicce; non osavamo neppure contemplare l'eventualità di rimanere senza nulla a ripararci dal freddo e dalla neve. Abbiamo dovuto prendere con noi anche un po' di provviste, perché procedevamo nell'assoluto deserto e, a quel che era dato scorgere attraverso la neve che cadeva fitta, non c'era traccia di abitazione. Dopo circa un miglio, mi sono sentita stanca di quella dura marcia e mi sono seduta per riposarmi. 

Volgendomi indietro ho scorto, stagliata contro il cielo, la sagoma irta di Castello Dracula; eravamo infatti ai piedi del colle, così erto sopra di noi, che la cerchia dei Carpazi sembrava assai più bassa di esso. Vedevamo l'edificio in tutta la sua grandiosità, appollaiato in cima a un ripidissimo precipizio di mille piedi, e un'enorme distanza sembrava dividerlo dai versanti dei monti adiacenti da ogni lato. C'era qualcosa di selvaggio e inquietante in quel luogo. Ci giungeva all'orecchio il remoto ululare di lupi. Erano lontani, ma quel suono, sebbene giungesse attutito dalla neve, era foriero di terrori. Mi rendevo conto, da come il dottor Van Helsing aveva scelto il cammino, che cercava di individuare un punto strategico, in cui fossimo meno esposti in caso di attacco. La strada sassosa continuava a scendere; riuscivamo a stento a riconoscerne il tracciato nella tormenta.

Poco dopo, ecco il professore farmi cenno, e mi sono alzata e l'ho seguito. Aveva trovato un punto ideale, una cavità naturale della roccia, con un ingresso tra due macigni, simile a una porta stretta. Mi ha presa per la mano, mi ha portato dentro dicendomi: "Vedete, qui voi sarete in riparo; e se i lupi vengono, io posso affrontare essi uno per uno". Ha portato dentro le nostre pellicce, preparandomi un comodo giaciglio, poi, cavate fuori un po' di provviste, ha cercato di indurmi a mangiare. Ma io proprio non ci riuscivo, la semplice idea mi dava la nausea e, per quanto mi sarebbe piaciuto accontentarlo, mi era davvero impossibile. Il professore ne sembrava assai rattristato, benché non mi rivolgesse rimproveri. Cavato dalla custodia il binocolo, si è piazzato in cima a una roccia e ha cominciato a scrutare l'orizzonte. D'un tratto, ha gridato: 

"Guardate! Madame Mina, guardate, guardate!" Sono balzata in piedi e gli sono corsa accanto, e Van Helsing m'ha porto il cannocchiale, indicando un punto laggiù. La neve adesso scendeva a larghe falde, roteando con forza, un vento impetuoso essendosi levato. C'erano tuttavia intervalli tra le folate, così da permettere alla vista di spaziare ampiamente. Dal punto elevato in cui ci trovavamo, si scorgeva lontano, di là dall'ampia distesa innevata, il fiume, simile a un nastro nero, serpeggiava in frequenti anse. 

Proprio di fronte a noi, e non molto lontano - anzi, così vicino che mi meravigliavo che non l'avessimo scorto prima - un gruppo di uomini a cavallo correva alla nostra volta. Tra essi, un carro, un lungo carro a pianale che sbandava di qua e di là, tanto da sembrare la coda agitata di un cane, a ogni asperità della strada. Stagliati com'erano contro la neve, vedevo chiaramente, dai panni indossati dagli uomini, trattarsi di contadini o zingari. 

Sul carro, una grossa cassa rettangolare. E a quella vista il cuore mi è balzato in petto perché ho sentita prossima la fine. Ormai era quasi sera, e fin troppo bene sapevo che al tramonto la Cosa, che per il momento era imprigionata là dentro, avrebbe riacquistato la libertà e sarebbe riuscita in molti modi a eludere gli inseguitori. Tremando mi sono volta a guardare il professore; ma, con mia costernazione, questi era scomparso. 

Poi, l'ho visto sotto di me: aveva tracciato un cerchio attorno alla roccia, simile a quello che ci aveva difeso nottetempo. Dopo averlo completato, è tornato al mio fianco e m'ha detto:
"Per lo meno voi qui siete poi libera di LUI!". Ha ripreso il cannocchiale e, approfittando del successivo intervallo tra due folate di neve, ha guardato ancora una volta nella vallata. "Ecco" ha esclamato "vengono rapidi. Frustano i cavalli, e a tutto galoppo essi vanno." Una pausa, e poi, a voce bassa: 

"Sono in gara per il tramonto. Può essere che noi siamo troppo tardi. Sia fatta la volontà di Dio!" E a questo punto, altro accecante refolo (Nota di Rick: Improvviso soffio di vento, intermittente ma di direzione costante) di vento e neve, e l'intero paesaggio cancellato. Ma è passato assai presto, e una volta ancora il binocolo si è puntato alla piana sottostante. E poi, un altro grido:

"Guardate, guardate, guardate! Due cavalieri inseguono rapidi, venendo da sud. Devono essere Quincey e John. Prendete voi il binocolo, date occhiata prima che la neve cancelli tutto esso!" Ho obbedito, ho guardato. I due potevano essere davvero il dottor Seward e il signor Morris; ero certa comunque che non si trattava di Jonathan. E in pari tempo, SAPEVO che Jonathan non era lontano; e infatti, volgendo lo sguardo attorno, ho scorto, a nord del gruppo di contadini o zingari, due altri uomini che andavano di gran carriera. Uno di essi era Jonathan, ne ero certa, e l'altro non poteva essere che Lord Godalming. Anch'essi erano sulle tracce del carro e della sua scorta. L'ho detto al professore, che s'è messo a strillare di gioia come un ragazzino e, dopo esser rimasto a guardare a lungo la scena, finché altra neve non l'ha cancellata, ha piazzato il suo Winchester contro il macigno all'ingresso del nostro rifugio, pronto all'uso. "Stanno tutti convergendo" ha commentato. "Tra poco, noi poi abbiamo addosso gli zingari." Ho tirato fuori la rivoltella mettendola a portata di mano, perché nel frattempo l'ululato dei lupi si era fatto più alto e vicino. In una pausa della tormenta, abbiamo potuto dare un'altra occhiata. 

La neve adesso scendeva, vicino a noi, in grossissimi fiocchi, ma subito al di là il sole splendeva via via più lucente, mentre calava verso le cime montane. Qua e là, scorgevo puntini che si muovevano, isolati, a gruppi di due, tre e più: lupi che si radunavano, pronti a balzare sulla preda. 

Ogni secondo sembrava un secolo. Il vento ora veniva a raffiche rabbiose, frustando la neve in mulinelli furibondi, sì che in certi momenti non si vedeva a distanza di due palmi; in altri invece, il vento, sibilandoci accanto, sembrava ripulire l'aria, tanto che lo sguardo spaziava lontano.

Negli ultimi tempi ci eravamo a tal punto abituati a tener conto di albe e tramonti, che sapevamo con notevole precisione quando il sole sarebbe scomparso: e non sarebbe occorso ancora molto. 

Pareva impossibile credere che nemmeno un'ora fosse passata dacché attendevamo nel nostro ricovero, ma ormai i vari gruppi di uomini convergevano alla nostra volta, sempre più vicini. Le raffiche di vento erano aumentate di intensità, e adesso venivano, gelide, soprattutto da nord; in compenso, sembrava avesse spazzato le nuvole foriere di neve, la quale cadeva solo di tanto in tanto, e potevamo così distinguere chiaramente i singoli componenti di ogni gruppo, gli inseguiti e gli inseguitori. 

Strano a dirsi, i primi non sembravano rendersi conto, o per lo meno preoccuparsi, del fatto che erano inseguiti, anche se parevano raddoppiare la velocità a mano a mano che il sole si approssimava alle vette. Più vicini, sempre più vicini; e il professore e io ci siamo messi al riparo del macigno, pronti a far fuoco. Chiaro: Van Helsing era ben deciso a impedir loro di andar oltre. E quelli sembravano tutt'ora all'oscuro della nostra presenza. 

E all'improvviso, due voci hanno gridato all'unisono: "Alt!" Una era quella del mio Jonathan, ed era vibrante di passione; l'altra del signor Morris, e il suo era il tono forte e deciso di chi dà un ordine che non ammette repliche. Forse gli zingari non conoscevano la lingua in cui era stato impartito, ma come fraintendere il tono? Istintivamente hanno tirato le redini, e subito ecco Lord Godalming e Jonathan piombare loro addosso da una parte, e il dottor Seward e il signor Morris sull'altro fianco. Il capo degli zingari, uno splendido uomo che stava in sella che sembrava un centauro ha fatto loro cenno di stare alla larga e, con voce tonante, ha imposto ai suoi di procedere. Quelli frustano i cavalli che balzano in avanti; ma i quattro inseguitori levano i Winchester, comandando agli zingari, con gesto inequivocabile, di fermarsi. 

E nello stesso istante, Van Helsing e io ci leviamo da dietro la roccia, puntando a nostra volta le armi contro gli inseguiti. Vedendosi circondati, questi tirano una altra volta le redini e si fermano. Il capo, rivolto loro, impartisce un ordine, e allora ciascuno degli zingari sfodera l'arma di cui dispone, coltello o pistola, predisponendosi all'attacco. In un attimo, si è al dunque. 

Il capo, con uno strattone al morso, si è piantato davanti a tutti e, indicando il sole ormai vicinissimo alle cime, e quindi il castello, ha detto qualcosa che non ho afferrato. Per tutta risposta, i nostri quattro si sono gettati dai rispettivi cavalli, correndo verso il carro. Avrei dovuto provare una terribile paura a vedere il mio Jonathan in quel frangente, senonché l'ardore della battaglia deve essersi impadronito di me come di tutti gli altri; e non provavo paura, ma soltanto un impetuoso, selvaggio bisogno di agire. Accortosi del ratto movimento dei nostri, il capo degli zingari grida un altro ordine, e i suoi uomini all'istante formano quadrato attorno al carro, ma confusamente, indisciplinatamente, tra loro urtandosi e intralciandosi per eccesso di foga. 

Nel frattempo, Jonathan da un lato della cerchia di zingari, e Quincey dall'altra, si aprivano il passo verso il carro, evidentemente decisi a compier l'opera prima che il sole scomparisse. E nulla sembrava fermarli o anche solo ostacolarli: né le armi puntate né i coltelli balenanti degli zingari che avevano di fronte, né l'ululare dei lupi alle loro spalle parevano preoccuparli minimamente. L'impeto di Jonathan e la sua aria risoluta sono parsi sopraffare coloro che gli stavano schierati davanti, i quali istintivamente si son fatti da parte lasciandolo passare. E un attimo dopo, ecco Jonathan che balza sul carro e, con forza che sembra incredibile, solleva la grande cassa e la scaraventa oltre le ruote, al suolo. Nel frattempo, il signor Morris aveva dovuto farsi largo con la forza per penetrare dalla sua parte nella cerchia degli Szgani; e, mentre col fiato sospeso seguivo le mosse di Jonathan, con la coda dell'occhio l'avevo notato procedere in avanti alla disperata, e avevo scorto i coltelli degli zingari balenare mentre egli si apriva un varco, e a lui avventarsi. Morris aveva parato le botte con il suo coltellaccio, e dapprima ho creduto che fosse riuscito a farcela sano e salvo; ma, come è stato al fianco di Jonathan, che adesso era balzato dal carro, ho potuto vedere che, con la sinistra, si premeva il fianco, e che di tra le dita sangue sgorgava. 

Non per questo si è arrestato, e mentre Jonathan, con disperata energia, s'attaccava a un'estremità della cassa, nel tentativo di scoperchiarla con il suo grande coltello kukri, lui freneticamente l'assaliva dall'altra parte con il suo "bowie". Sotto i congiunti sforzi dei due, il coperchio comincia a cedere, i chiodi saltano via con uno stridio, il coperchio viene rovesciato. Nel frattempo, gli zingari vistisi sotto la minaccia dei Winchester, alla merce' di Lord Godalming e del dottor Seward, avevano rinunciato a ulteriori resistenze. Il disco dell'astro quasi sfiorava le vette, e le ombre degli uomini si proiettavano lunghe sulla neve. Ed ecco, ecco il Conte che giace nella sua cassa al suolo, in parte coperto di neve e terriccio in seguito alla brusca caduta. Era mortalmente pallido, lo si sarebbe detto una figura di cera, e i rossi occhi ardevano di quell'orribile sguardo vendicativo che tanto bene conoscevo. Mentre guardavo, gli occhi hanno scorto il sole calante e in essi l'espressione di odio si è cangiata in una di trionfo. 

Ma, proprio in quella, giù piomba il lampo del coltellaccio di Jonathan. Ho lanciato un urlo come l'ho visto fendere la gola, e in pari tempo il "bowie" del signor Morris è sprofondato nel cuore del Vampiro. 

È stato come un miracolo; sotto i nostri occhi, il tempo di un sospiro, l'intero corpo si è dissolto in polvere, scomparendo alla vista. Sarò lieta, finché avrò vita, del fatto che proprio in quell'attimo di dissoluzione finale sul volto gli si è dipinta un'espressione di pace, quale mai avrei immaginato di scorgervi. 

Il castello di Dracula ora si stagliava sul cielo rosso, ogni pietra degli spalti diroccati disegnandosi controluce. Gli zingari, ritenendoci in qualche modo causa della portentosa scomparsa del morto, senza una parola hanno volto le terga e via, a mettersi in salvo. Quelli di loro che non erano in sella, sono balzati sul carro gridando ai cavalieri di non piantarli in asso. E i lupi, che si erano ritirati a debita distanza, si sono messi sulle loro piste, lasciando perdere noialtri. 

Il signor Morris, afflosciatosi a terra, si reggeva su un gomito, la mano premuta sul fianco, il sangue ancora spicciante di tra le dita. Sono corsa a lui, perché il santo cerchio più non mi tratteneva; e anche i due medici si sono precipitati alla sua volta. Jonathan gli si era inginocchiato dietro, sì che il ferito gli posava la testa sulla spalla. Con un sospiro, ha stretto debolmente la mia mano in quella delle sue che non era macchiata di rosso. Deve avermi letto in volto l'angoscia onde ero attanagliata, perché con un sorriso mi ha detto: 

"Sono felice di essere servito a qualcosa! Oh, mio Dio!" ha poi esclamato all'improvviso, cercando di mettersi a sedere e puntando il dito verso di me. "Ben meritava di morire per questo! Guardate! Guardate!" 

Il sole adesso era proprio in bilico sulla vetta, e il suo rosso riflesso era proprio sul mio volto, che ne era soffuso. Mossi da un unico impulso, gli uomini sono caduti in ginocchio, e un profondo, convinto "Amen" è uscito dalle loro bocche mentre gli sguardi seguivano il dito del morente, il quale ha detto ancora: 

"Dio sia ringraziato perché tutto questo non è stato invano! Guardate! La neve non è più immacolata della sua fronte! La maledizione è cessata". 

E così, con un sorriso, senza altre parole, egli è morto da quel coraggioso gentiluomo che era, lasciando in noi un immenso dolore. 

Commento: Cala il sipario  sull'epopea di Dracula! Con il cuore in gola, prima del tramonto.
Ecco quindi il sacrificio finale, l'ultimo saluto a un generoso uomo che con coraggio, senza tentennamenti, ci ha accompagnato in questa lunga avventura.

Questo capitolo mi ha sempre coinvolto moltissimo, spero che per voi sia lo stesso.
Non andate via, c'è un ultimo capitolo prima di salutare il mondo di questo splendido romanzo.

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