23.2

(Continua dal diario del dr. Seward)

"Lui arriva presto" ha assicurato Van Helsing dopo aver consultato il suo taccuino. "Nota bene: in telegramma di Madame si dice che lui si è diretto a sud da Carfax, e questo significa che è andato verso il fiume per attraversarlo, cosa che può fare soltanto con bassa marea, la quale deve essere poco prima di ore una. Il fatto che è andato verso sud, per noi ha un significato, ed è che lui sospetta, ma solo sospetta, e da Carfax si è recato prima al luogo dove meno lui può sospettare nostra interferenza. Dovete essere arrivati a Bermondsey assai poco prima di lui. Che non è già qua mostra che poi è andato a Mile End. Questo ha preso lui qualche tempo, perché deve essersi fatto portare oltre fiume in qualche modo. Credete me, miei amici, non avremo molto da aspettare adesso. Meglio è che abbiamo pronto qualche piano d'azione, per modo che noi non sprechiamo nessuna occasione. Ma ssst, ormai non c'è tempo. Pronti con vostre armi! Forza!"

Così dicendo, ha levato una mano in segno di avvertimento: tutti noi udivamo il rumore di una chiave inserita piano nella serratura del portone. Non abbiamo potuto non ammirare, persino in un momento del genere, il modo con cui uno spirito dominatore sa sempre affermarsi. In tutte le nostre cacce e avventure in varie parti del mondo, Quincey Morris era sempre stato colui che aveva elaborato il piano d'azione, e Arthur e io eravamo abituati a obbedirgli tacitamente. Ed ecco ora la vecchia abitudine istintivamente riaffermarsi. Una rapida occhiata per la stanza, e Quincey seduta stante ha stabilito il nostro piano d'attacco; e, senza dir parola, con un semplice gesto, ci ha messo tutti in posizione. Van Helsing, Harker e io immediatamente dietro l'uscio, in modo che, non appena si fosse aperto, il professore avrebbe potuto serrarlo mentre noi due ci saremmo interposti tra esso e il vampiro. Godalming e Quincey, uno davanti all'altro, si tenevano defilati, pronti a piazzarsi di fronte alla finestra. Attendevamo in uno stato di tensione tale da far sembrare i secondi lenti come incubi. Passi lenti e misurati avanzavano lungo l'atrio; il Conte era evidentemente pronto a qualche sorpresa, o per lo meno la temeva.

E all'improvviso, con un balzo, è penetrato nella stanza, superandoci prima che qualcuno di noi potesse levare una mano a fermarlo. In quel suo movimento c'era l'agilità della pantera, qualcosa di così inumano da riscuoterci subito dalla sorpresa della sua irruzione. Il primo ad agire è stato Harker che, con gesto ratto, si è gettato davanti alla porta da cui si accedeva alla stanza che dava sulla facciata. Come il Conte ci ha visto, sul volto gli si è disegnato un orribile sogghigno che ha messo in mostra i canini lunghi e acuminati; ma il malvagio sorriso immediatamente ha lasciato il posto a un'espressione di leonino disdegno, la quale però è mutata quando, obbedendo a un impulso comune, tutti siamo avanzati alla sua volta.

Peccato che non avessimo elaborato un piano d'attacco più preciso, perché anche in quell'istante mi sono chiesto che cosa avremmo fatto, né sapevo se le nostre armi letali ci sarebbero servite davvero. Harker evidentemente era ben deciso a metterle alla prova, perché, impugnando il suo grande coltello kukri(*), ha menato un violento, improvviso fendente al Conte. Un colpo formidabile, e soltanto la diabolica rapidità con cui l'avversario è balzato a schivarlo è valso a salvarlo.

Un attimo di esitazione, e la lama tagliente gli avrebbe spaccato il cuore; in effetti, la punta gli ha solo tagliato la stoffa dell'abito: un ampio squarcio, da cui sono piovuti un mazzo di banconote e un rivolo di monete d'oro. L'espressione sul volto del Conte era a tal punto infernale, che per un momento ho temuto per Harker, ma l'ho visto brandire alto il coltello, accingendosi a menare un altro colpo.

Istintivamente sono avanzato, obbedendo a un impulso protettivo, alzando crocifisso e ostia consacrata. E ho sentito un misterioso fluido scorrermi lungo il braccio; ed è stato senza sorpresa che ho visto il mostro arretrare di fronte a un movimento simile, spontaneamente compiuto da ciascuno di noi. Impossibile descrivere l'espressione di odio e frustrata malignità - di ira e di diabolica stizza -, che si è dipinta in faccia al Conte. Il suo colorito cereo si è fatto grigiastro per contrasto con gli occhi ardenti, e lo sfregio rosso sulla fronte è risaltato, sulla pelle pallida, come una ferita palpitante.

Un attimo dopo, con uno scatto serpentino, è scivolato sotto il braccio di Harker, prima che questi calasse il fendente e, afferrata una manciata del denaro caduto sul pavimento(*), è volato attraverso la stanza, lanciandosi contro la finestra. Tra un rovinio di vetri, è atterrato nel sottostante cortile selciato, e attraverso il frastuono della finestra infranta ho potuto udire il tintinnio dell'oro delle sovrane che battevano sul selciato. Siamo corsi alla finestra, l'abbiamo visto risollevarsi indenne, precipitarsi su per i gradini, dall'altra parte del cortile, spalancare la porta della rimessa, e lì voltarsi e così interpellarci:

"Voi credete di farla a me, voi, con quelle vostre pallide facce tutte lì in fila, come pecore al macello! Ve ne pentirete tutti senza eccezione! Credete di avermi lasciato senza un luogo in cui rifugiarmi; ma ne ho altri ancora. La mia vendetta è solo all'inizio! Io ho secoli per compierla, il tempo è dalla mia. Le donne che voi amate, sono già mie; e tramite esse, voi e altri sarete del pari miei - mie creature, pronte ai miei ordini e a divenire i miei sciacalli quando vorrò nutrirmi. Bah!".

E, con un ghigno sprezzante, ha varcato l'uscio e abbiamo udito il cigolio del chiavistello rugginoso mentre se lo chiudeva alle spalle. All'altra estremità della rimessa, una porta si è aperta e serrata. Il primo di noi a parlare è stato il professore il quale, evidentemente consapevole della difficoltà di seguire il Conte attraversando a nostra volta la rimessa, ha commentato:

"Abbiamo imparato qualcosa, molto anzi! Nonostante sue audaci affermazioni, lui teme noi. Lui teme tempo, lui ha paura di privazioni! Se non è così, perché tanto affrettarsi? Suo stesso tono tradisce lui, oppure mie orecchie ingannano me. Perché raccattare quel denaro? Voi seguite lui in fretta, voi siete cacciatori di bestia selvaggia, e comportatevi di conseguenza. Per me, io mi assicuro che nulla qui può essere di uso per lui, se mai lui ritorna". Così dicendo, si è messo in tasca il denaro rimasto; si è impadronito dei documenti, restati dove Harker li aveva lasciati; gli altri oggetti li ha gettati nel caminetto, appiccando loro fuoco con un fiammifero.

Godalming e Morris si erano precipitati in cortile, e Harker si era calato dalla finestra per seguire il Conte. Questi però aveva sbarrato l'uscio della rimessa; e, il tempo per loro di forzarlo, del nostro avversario non c'era più traccia. Van Helsing e io siamo andati a indagare sul retro dell'isolato; ma le scuderie erano deserte, nessuno l'aveva visto allontanarsi.

Era ormai pomeriggio avanzato, mancava poco al tramonto. Non ci è restato che ammettere la nostra sconfitta, e col cuore pesante abbiamo annuito alle parole del professore:

"Torniamo da Madame Mina, povera, povera cara Madame Mina. Tutto quello che noi possiamo ora è fatto. E là possiamo almeno proteggere lei. Ma non bisogna che noi disperiamo. È rimasto un unico cassone di terra, e dobbiamo tentare di trovarlo esso; quando questo poi è fatto, può darsi che tutto è finito". Mi avvedevo che, se faceva mostra di sicurezza, era per confortare Harker, perché il poveretto era letteralmente distrutto: di tanto in tanto, non poteva reprimere un gemito sommesso - certo pensava alla moglie.

Con la tristezza in cuore siamo tornati a casa, dove abbiamo trovato la signora Harker che ci attendeva, con un'aria gioiosa che faceva onore al suo coraggio e al suo altruismo. Ma un'occhiata ai nostri volti le è bastata, e si è fatta pallida come una morta. Per un istante ha chiuso gli occhi come in muta preghiera; e quindi ha detto, con tono che voleva essere disinvolto: "Non vi ringrazierò mai abbastanza. Oh, mio povero caro!"

E, così dicendo, ha preso tra le mani la testa grigia del marito e l'ha baciato. "Metti qui il tuo povero capo e riposati. Tutto andrà per il meglio, mio caro! Dio proteggerà noi tutti se tale sarà la Sua buona volontà". Il povero Harker ha fatto udire un nuovo gemito: nel suo stato miserando, non si dava adito alle parole.

Ci siamo sforzati di mangiare, e penso che la cena ci abbia un tantino rianimati. Forse è stato per merito del calore animale del cibo ingerito in comune da persone affamate (nessuno di noi aveva messo alcunché sotto i denti dopo colazione), o forse del sentimento di solidarietà che ce ne veniva; sta di fatto che tutti ci siamo sentiti meno avviliti, e abbiamo pensato al giorno dopo, non senza qualche speranza.

Fedeli alla promessa, abbiamo riferito alla signora Harker tutto quanto era accaduto; e anche se sbiancava quando il racconto giungeva ai punti in cui suo marito era sembrato maggiormente in pericolo, e arrossiva quando ne risultava evidente la devozione a lei, è rimasta ad ascoltare con fermo coraggio. Quando si è arrivati là dove Harker si era avventato con tanta decisione al Conte, eccola aggrapparsi al braccio dello sposo, e tenerlo stretto, quasi che facendolo potesse proteggerlo da ogni pericolo a venire. Mai però ha interloquito sino a narrazione conclusa e ogni cosa le è stata minuziosamente esposta.

Poi, senza lasciar andare la mano del marito, si è levata di tra noi, e ha parlato. Oh, potessi io ridare un'idea della scena: di quella dolce, dolce, buona, buona donna in tutta la radiante bellezza della sua gioventù e del suo fuoco, con la scarificazione rossa sulla fronte, di cui era consapevole e al vedere la quale non potevamo non digrignare i denti, memori del perché e del come di essa; della sua amabile gentilezza a contrasto con il nostro tetro odio; della sua trepida fede di contro alle nostre paure e ai nostri dubbi; e di noi, i quali sapevamo che, se ai simboli si deve prestar fede, lei, con tutta la sua bontà, e purezza, e fede, era reietta da Dio.

"Jonathan" ha esordito, e il nome è suonato musica sulle sue labbra, tant'era ridondante d'amore e tenerezza. "Jonathan caro, e voi tutti, miei veri, verissimi amici, una cosa voglio che teniate presente in questa ora spaventosa. So che dovete lottare - che dovete sterminare, come avete sterminato la falsa Lucy perché la Lucy vera poi vivesse; ma non è un'opera di odio. Quella povera anima che ha causato tutto questo dolore è, di tutti, il caso più triste. Pensate solo quale sarà la sua gioia quando anch'egli sarà distrutto nella sua parte peggiore, sì che la sua migliore possa godere dell'immortalità dello spirito. Dovete aver pietà anche di lui, sebbene questa non debba fermare le vostre mani affinché non gli apportino distruzione."

Mentre così parlava, vedevo il volto di suo marito obnubilarsi e impietrirsi, quasi che la passione lo prosciugasse, lo riducesse al nocciolo. Istintivamente, la stretta con cui teneva la mano della moglie si è fatta più forte, tanto che le nocche si sono sbiancate. Ma lei non si è sottratta al dolore che sapevo doveva ben provare, ma si è limitata a guardarlo con occhi più supplici che mai. E come ha finito di parlare, il marito è balzato in piedi, svellendo letteralmente la mano dalla sua, e ha detto:

"Possa Dio darlo nelle mie mani quanto basta perché io possa distruggere in lui quella vita terrena di cui vogliamo privarlo. E se, oltre a ciò, potessi io mandare l'anima a bruciare per sempre, nel fuoco eterno, come lo farei!".

"Oh, zitto, zitto, in nome del buon Dio! Non dire cose simili, Jonathan, marito mio: vuoi dunque farmi morire di paura e di orrore? Pensa solo, mio caro - io ci ho pensato durante questo lungo, lunghissimo giorno - che... forse... un giorno... anch'io posso aver bisogno di una simile pietà; e che altri al par di te - e con ugual motivo di collera - potrà negarmela! Oh, marito, mio sposo, invero t'avrei risparmiato un pensiero siffatto, se altro modo vi fosse stato; ma io prego Iddio che Egli non abbia tenuto conto delle tue impulsive parole, se non come del gemito di un uomo che molto ama e il cui cuore è spezzato da un atroce dolore Oh, Dio, che questi poveri, canuti capelli siano la testimonianza di quanto egli ha sofferto, lui che in tutta la sua vita mai ha fatto del male, e che da tanti dolori è stato visitato!".

Noi uomini eravamo tutti in lacrime. Impossibile trattenerle, e piangevamo apertamente. E anche lei ha pianto, avvedendosi che la sua maggior dolcezza aveva prevalso. Il marito le si è inginocchiato davanti e, abbracciandola, ha nascosto il viso nelle pieghe del suo abito. A un cenno di Van Helsing, in punta di piedi siamo usciti dalla stanza, lasciando quei due cuori amanti soli con il loro Dio.

Prima che gli sposi si ritirassero, il professore ha apparecchiato la stanza contro ogni irruzione del Vampiro, garantendo alla signora Harker che avrebbe riposato in pace. Lei ha tentato di far propria questa certezza e, evidentemente per amore del marito, si è sforzata di apparire allegra. Una coraggiosa lotta, la sua; e penso, anzi ne sono certo, che non sia stata senza ricompensa. Van Helsing aveva predisposto un campanello che entrambi potevano suonare in caso di emergenza.

E quando si sono ritirati, Quincey, Godalming e io abbiamo deciso di vegliare a turno, per proteggere la povera signora tanto colpita. Il primo turno è toccato a Quincey, sicché noialtri adesso possiamo concederci un po' di sonno. Godalming è già andato a dormire, essendo suo il secondo turno. E anch'io ora mi metterò a letto, poiché la mia opera per il momento è finita.

Curiosidracula#1: Il kukri è un coltello nepalese di grandi dimensioni (circa 30-40 cm) usato sia come attrezzo da lavoro che come arma. Ha lama pesante e ricurva, tagliente sul lato concavo (quindi quello interno alla curva).

Non credo che sia un caso che Jonathan brandisca un coltello kukri. Nella cultura nepalese l'arma ha fortissimo significato simbolico: rappresenta il coraggio e il valore del guerriero e figura negli oggetti rituali delle festività (lo sposo porta il kukri durante la cerimonia di nozze, ad esempio).

All'epoca l'India faceva ancora parte dell'Impero Coloniale Britannico ed era sotto il comando della Compagnia delle Indie, quindi non sorprende che Stoker conoscesse quest'arma e i fortissimi guerrieri Gurkha che la resero celebre. 

Basti pensare che combatterono anche nella seconda guerra mondiale divenendo noti come tra i guerrieri più coraggiosi dell'esercito coloniale britannico. Ancora oggi il mito è rimasto e il coltello kukri non ha perso di fascino come arma. Ad esempio è l'arma di Hermeppo in One Piece, compare in tantissimi videogiochi come Far Cry 4, Dark Souls, Battlefield e Assassin's Creed, nel Trono di Spade è la seconda arma del mercenario Bronn e nel film Resident Evil Extinction dalla protagonista interpretata da Milla Jovovich (che potete vedere nell'immagine del capitolo).

Curiosidracula#2: "In tutte le nostre cacce e avventure in varie parti del mondo, Quincey Morris era sempre stato colui che aveva elaborato il piano d'azione, e Arthur e io eravamo abituati a obbedirgli tacitamente."
Qui si riprende quel passato citato addirittura nel capitolo 5.3! Lì, nella lettera ad Arthur, Quincey ricordava le chiacchierate davanti al fuoco e le avventure in america del sud o nell'oceano pacifico. Insomma, uomini di mondo!

Curiosidracula#3: Notiamo, nella scena di Dracula che passa sotto il braccio di Jonathan per prendere alcune monete dal pavimento prima di fuggire dalla finestra, un interessante parallelismo: lo stesso Jonathan, nei primi capitoli, prima di fuggire dalla finestra del castello di Dracula, e quindi dalle sue grinfie, prese alcune monete d'oro dalla stanza.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top