18.2
ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅɪ ᴍɪɴᴀ ʜᴀʀᴋᴇʀ
30 settembre - Quando, due ore dopo la cena, che aveva avuto luogo alle sei, ci siamo riuniti nello studio del dottor Seward, senza nemmeno rendercene conto ci siamo organizzati in una sorta di comitato.
Il professor Van Helsing si è seduto a capotavola, al posto indicatogli dal dottor Seward non appena ha messo piede nella stanza. Ha voluto che mi sedessi alla sua destra, chiedendomi di fungere da segretaria; accanto a me, Jonathan. Di fronte a noi, Lord Godalming, il dottor Seward e il signor Morris, nell'ordine rispetto al professore. Questi ha esordito:
"Suppongo di poter dare per scontato che tutti noi siamo a corrente di fatti che sono in queste carte".
Al nostro cenno di assenso, ha proseguito: "Ragion per cui, io penso bene che io vi dico qualcosa del tipo di nemico con cui abbiamo a che fare. Io poi renderò voi consapevoli di alcuni aspetti della storia di quest'uomo, che sono stati indagati per mio incarico. Così, noi poi possiamo discutere come agiamo, e prendere nostre misure in accordo."
"Esistono esseri noti come vampiri; alcuni di noi hanno avuto riprova di loro esistenza. Ma anche senza prova di nostra infelice esperienza, insegnamenti e cronache di passato forniscono prove sufficienti per gente con testa sulle spalle. Ammetto che in primo tempo io sono stato scettico. Ma per lunghi anni io ho allenato me stesso a tenere una mente aperta, altrimenti non ho creduto fino al momento in cui quel fatto non è manifesto davanti a miei occhi. Vedi vedi! Io ho riprova, io ho riprova."
"Ahimé, se io avrei conosciuto fin da primo momento ciò che ora so - anzi, se avrei esso solo sospettato - una così preziosa vita è risparmiata per molti di noi che amavano essa. Ma questo è andato; e noi dobbiamo agire, se no altre povere anime periscono che noi possiamo salvare. Il "Nosferatu" non muore - come fa l'ape - quando punge una volta. Anzi, a ogni puntura è solo più forte, e così ha ancora maggior potere di fare il male. Questo vampiro che è tra noi è in sé e per sé così forte di sua persona come venti uomini; è di intelligenza superiore alla mortale, perché sua astuzia è frutto di accumulo di ere; ha ancora dalla sua ausilii della necromanzia, la quale è, come dice suo etimo, la divinazione per mezzo dei morti, e tutti i morti che egli può andar loro vicino sono a suo comando; egli è crudele e feroce e più che bestiale; egli è demonio incattivito, e non è pietà in lui; lui può comandare gli elementi che sono entro suo raggio: la tempesta, la nebbia, il lampo; lui può comandare tutte le creature inferiori: il ratto, la civetta e il pipistrello, e la farfalla, la volpe e il lupo; lui può crescere e divenire piccolo; e lui può a volte svanire e divenire sconosciuto."
"Come dunque dobbiamo noi cominciare nostra crociata per sgominare lui? Come scopriremo suo rifugio e, avendo esso trovato, come possiamo distruggere esso? Miei amici, questo è molto, è un terribile compito che noi intraprendiamo, che può avere conseguenze tali che anche il coraggioso rabbrividisce. Perché, se in nostra lotta noi falliamo, egli senza dubbio deve vincere; e allora, come sarà nostra fine? La vita è nulla; di morte non mi preoccupo. Ma fallire qui, non è semplice vita o morte. È che noi diveniamo come lui, che di conseguenza noi siamo creature abiette di notte come lui, esseri senza cuore né coscienza, che fanno preda di corpi e di anime di quelli che più noi amiamo. Per noi per sempre sono le porte di paradiso chiuse: chi infatti riapre poi esse per noi? Noi in eterno siamo di tutti aborriti: una macchia sulla faccia del sole di Dio, una freccia nel fianco di Lui che è morto per gli uomini. Ma noi siamo faccia a faccia col dovere; e in questo caso dobbiamo noi arretrare? Per me io dico: no. Ma allora io sono vecchio, e la vita, con sua luce, con suoi bei posti, con suo canto di uccelli, con sua musica e suo amore, è molto a mie spalle. Voi invece siete giovani. Alcuni di voi hanno visto dolore; ma in serbo sono bei giorni. Che cosa dite voi?"
Mentre il professore parlava, Jonathan mi aveva preso la mano. Ho temuto, oh, quanto l'ho temuto, che gli aspetti sgomentanti del pericolo che ci sovrastava lo avessero travolto quando l'ho visto tendermi la mano; ma la sua stretta è stata per me una sorsata di vita: così forte, così sicura, così decisa. La mano di un uomo coraggioso è quanto mai eloquente: non occorre neppure l'amore di una donna per afferrarne il linguaggio. Finito il discorso del professore, mio marito mi ha fissata per un istante, e tra noi ogni parola era inutile.
"Rispondo per Mina e per me stesso" ha poi detto Jonathan.
"Contate su di me, professore" è intervenuto, laconico come il solito, Quincey Morris.
E Lord Godalming: "Sono con voi, non fosse che per amore di Lucy".
Il dottor Seward si è limitato ad annuire.
Il professore si è alzato e, dopo aver posto il suo crocifisso d'oro sul tavolo, ha proteso ambo le mani. Io gli ho preso la destra, Lord Godalming la sinistra; Jonathan mi ha afferrato la destra con la sinistra, porgendo l'altra al signor Morris. E così, formando una catena, abbiamo suggellato il nostro patto solenne. Mi sentivo in cuore un gelo di morte, ma neppure per un istante ho pensato a tirarmi indietro.
Poi abbiamo ripreso posto, e il dottor Van Helsing ha continuato il suo dire con un calore che rivelava come si fosse ormai entrati nel vivo della questione: un'opera alla quale accingersi con la stessa serietà, con la stessa efficienza con cui ci si dedica agli affari di massimo momento: "Bene, voi sapete contro che cosa noi dobbiamo contendere: ma noi non siamo del tutto privi di forza. Noi abbiamo a nostro fianco potere di combinazione razionale, facoltà negata al genere vampiresco; noi abbiamo fonti di scienza; noi siamo liberi di agire e di pensare; e per noi sono uguali le ore di giorno e di notte. In effetti, nei limiti di nostri poteri, essi sono non impastoiati, e noi siamo liberi di usare essi. Noi abbiamo devozione a una causa e un fine che non è uno egoistico. Queste cose sono molte."
"Vediamo ora fino a che punto i poteri generali schierati contro di noi sono ristretti e quanto individuo non può. Infine, consideriamo limitazioni di vampiri in generale e di questo qui in particolare."
"Tutto che noi possiamo fondarci sopra sono tradizioni e superstizioni. Queste in primo momento non sembrano molto, quando si tratta di questioni di vita o di morte, anzi assai più che vita o morte. Pure, noi dobbiamo noi contentare, in primo luogo perché non possiamo che così, in quanto altre fonti non disponiamo, e in secondo luogo perché in fin dei conti queste cose, tradizione e superstizione, sono tutto. Infatti credenza in vampiri si riposa per altri - sebbene non, ahimé! per noi - esclusivo su esse. Chi di noi, un anno fa, poteva ammettere simile possibilità, nel mezzo di nostro scientifico, scettico, pratico secolo diciannovesimo? Abbiamo perfino dubitato in una fede che abbiamo visto giustificata sotto nostri stessi occhi. Prendiamo dunque per il momento come vero che vampiro e credenza in sue limitazioni e cura contro di esso si fondano su stessa base. Perché, lasciate me dire a voi, il vampiro è conosciuto ovunque uomini sono stati e sono. In antica Grecia e in antica Roma; egli fiorisce in Germania in tutta quanta, in Francia, in India, finanche in Chersoneso; e in Cina, che pure è così lontana in ogni modo da noi, anche là egli è, e le genti temono lui oggi ancora. Lui ha seguito la scia di islandesi guerrieri invulnerabili, di Unni seguaci del diavolo, di slavi, di sassoni, di magiari. Finora, dunque, noi sappiamo tutto su cui possiamo agire; e mi è concesso di dire a voi che moltissime di credenze sono giustificate per ciò che abbiamo visto in nostra stessa così infelice esperienza?"
"Il vampiro continua a vivere, e non può morire per semplice passare di tempo; egli può fiorire sempreché può nutrirsi di sangue di esseri viventi. Come se non basta, noi abbiamo visto con questi nostri occhi che può anche diventare più giovane, e che sue facoltà vitali si fortificano e anzi moltiplicano sé quando questo suo speciale "pabulum" (Nota di Rick: nutrimento in senso esteso) è abbondante. Ma lui non può fiorire senza questa dieta; lui non mangia come altri. Persino mio amico Jonathan, che è vissuto con lui settimane, mai ha visto lui mangiare mai. Lui non proietta ombra; lui non si riflette in specchio, come ancora osserva Jonathan. Lui ha la forza di molti uomini in sua mano, e ancora una volta testimone di questo è Jonathan quando visto lui chiudere portone contro i lupi e quando egli ha aiutato lui a scendere di diligenza. Lui può trasformarsi in lupo, come si deduce da arrivo di nave a Whithy, quando ha fatto a pezzi il cane; lui può essere come pipistrello, e così Madam Mina ha visto lui alla finestra a Whithy, e amico John ha visto lui volare da questa così tanto vicina casa, e mio amico Quincey ha visto lui a finestra di signorina Lucy. Lui può venire in nebbia che lui stesso ha creato: quel bravo capitano di nave ha provato che è capace di esso. Ma da quello che sappiamo risulta che estensione che può dare a questa nebbia è limitata, ed essa può essere solo attorno a lui stesso. Lui viene su raggi di luna come pulviscolo, come ancora una volta Jonathan ha visto quelle sorelle nel castello di Dracula. Diviene così piccolo: noi stessi abbiamo visto signorina Lucy, prima che fosse in pace, infilarsi in spiraglio limitatissimo di cancello di tomba. Lui può, se riesce a trovare sua via, uscire di qualsiasi cosa o entrare in qualsiasi cosa, anche se essa compatta e persino fusa con fuoco cioè saldata, come voi dite."
"Lui può vedere in buio: non piccolo potere, questo in un mondo che per metà di tempo sta in buio. "Ah, ma ascoltate, ascoltate. Lui tutte queste cose può fare, ma non è libero. No è ancor più prigioniero di schiavo al remo di galera, più prigioniero che pazzo in sua cella. Lui non può andare dove lui pare e piace: il vampiro non è di natura, ma deve obbedire a certe leggi di natura. Perché, noi non sappiamo. Non può entrare ovunque in un primo momento, se non è uno di casa che lo chiama perché venga, anche se in seguito può andare e venire come lui piace. Suoi poteri cessano, come quelli di tutte cose malvagie, quando spunta il giorno. Poi, solo in certi periodi il vampiro può avere limitata libertà. Se non si trova in luogo dove sia costretto, può muoversi solo a mezzodì oppure a esatto sorgere o calare di sole."
"Queste cose ci vengono dette, e in questa documentazione noi abbiamo riprova che così è.
Sicché, se è vero che può fare come lui pare e piace in suoi limiti, quando ha sua terra-casa, sua bara-casa, suo inferno-casa, cioè suo luogo dissacrato, come abbiamo visto quando è andato alla tomba di suicida in Whitby, in altri momenti invece può andare e venire solo quando viene suo momento. Si dice anche che può superare acque correnti soltanto a calare o a sorgere di marea. Poi sono cose che talmente lo affliggono che non ha potere, come l'aglio di cui ben sappiamo; e quanto a cose sacre, come questo simbolo, mio crocifisso, che è stato qui tra noi anche mentre discutiamo, rispetto a esse lui è nulla, ma in loro presenza scappa via lontano, in silenzio e con rispetto. Ci sono anche altre cose di cui vi dirò, se in nostra ricerca noi avremo bisogno di esse. Il ramo di rosa selvatica messo in sua cassa lo trattiene che non può muoversi da essa; una consacrata pallottola sparata in sua bara uccide lui sì che è davvero morto; a proposito di paletto confitto in suo corpo, già sappiamo di sua utilità; e anche testa mozzata lui procura eterno riposo. Questo abbiamo visto con nostri occhi."
"Sicché, quando noi troviamo l'abitazione di questo uomo-che-era, noi possiamo confinarlo in sua bara e distruggere lui, se facciamo tesoro di nostre conoscenze.
Lui però è intelligente. Ho chiesto a mio amico Arminius(*) di università di Budapest di prepararmi sua storia; e, in base di tutte fonti disponibili, lui mi dice che cosa è stato.
Sembra dunque che è stato quel voivoda Dracula che acquista sua gloria contro i turchi(*), di là di grande fiume sulla propria frontiera di Turcolandia. Se così stanno le cose, vuol dire che lui non è stato uomo comune, e infatti in quel tempo e per secoli anche dopo, lui veniva parlato come il più intelligente e più astuto oltre che il più coraggioso dei figli della "terra oltre la foresta". Quel possente cervello e quella ferrea volontà sono scesi con lui in sua tomba, e ora sono schierati contro di noi."
"I Dracula, dice Arminius, erano grande e nobile stirpe, sebbene non sono mancati rampolli che dai contemporanei erano ritenuti che avevano commerci con Maligno. Hanno imparato segreti di diavolo in Scolomanzia(*), tra i monti sopra lago di Hermannstadt (Nota di Rick: attualmente città di Sibiu in Transilvania, anche se non esiste un lago con quel nome), dove il diavolo pretende che ogni dieci savi uno è suo. In cronache voi trovate parole come "stregoica" vale a dire strega, "ordog" e "pokol", diavolo e inferno; e in un manoscritto, di questo stesso Dracula si dice che è "wampyr", parola che comprendiamo fin troppo bene. Di lombi di questo uomo sono discesi grandi uomini e buone donne, e le loro tombe fanno sacra la terra soltanto in quale perfidia di lui può prosperare. Poiché non è minore di suoi terrori che il male ha radici profonde in tutte le cose buone; in un suolo privo di sante memorie lui non può trovare pace".
Mentre il professore parlava, il signor Morris continuava a volgere lo sguardo alla finestra, e a un certo punto l'abbiamo visto alzarsi in silenzio e uscire dalla stanza. C'è stata una breve pausa, quindi il professore ha ripreso:
"E ora dobbiamo stabilire che noi fare. Abbiamo qui molti dati, e dobbiamo procedere a mettere a punto nostra campagna. Ci risulta da inchiesta compiuta da Jonathan che di castello a Whitby sono venute cinquanta casse di terra, tutte quante consegnate a Carfax; sappiamo anche che almeno alcune di casse sono state portate in altro luogo. Sembra a me che nostro primo passo deve essere di accertare se tutte altre rimangono nella casa oltre quel muro che abbiamo guardato oggi, oppure se altre sono state via portate. Se così è, dobbiamo rintracciare...".
A questo punto, è stato bruscamente interrotto. Dall'esterno della casa è giunto il rumore di una pistolettata; il vetro della finestra è stato mandato in frantumi da una pallottola che, rimbalzando contro l'architrave, è andata a conficcarsi nella parete opposta. Temo di essere, in cuor mio, una vigliacca, perché mi sono lasciata sfuggire un grido. Gli uomini sono tutti balzati in piedi, e Lord Godalming è corso alla finestra, che era a ghigliottina, alzandone prontamente il pannello. In quella, abbiamo udito dall'esterno la voce del signor Morris che diceva:
"Mi dispiace di avervi spaventati. Adesso rientro e vi racconto". Un istante dopo, rieccolo tra noi a spiegarci:
"È stato sciocco da parte mia, e vi chiedo umilmente perdono, signora Harker; temo di avervi fatto prendere un bello spavento, ma è che, mentre il professore parlava, un grosso pipistrello è venuto a posarsi sul davanzale della finestra, e io provo una tale repulsione per quegli schifosi animali, a causa di eventi recenti, che non riesco più a sopportarli, e sono uscito per sparargli, come del resto faccio ormai ogni sera quando ne vedo uno. Tu, Art, mi hai preso tanto in giro per questo".
"E l'avete colpito? o ha chiesto il professore.
"Non lo so, ma non credo, perché l'ho visto volare verso gli alberi."
E, senza aggiungere altro, è tornato al suo posto, e il professore ha ripreso:
"Dobbiamo rintracciare tutte di quelle casse; e quando noi siamo pronti, dobbiamo catturare o uccidere questo mostro in sua tana; oppure noi dobbiamo per così dire sterilizzare la terra, in modo che lui non può più cercare rifugio in essa. Così alla fine noi possiamo trovare lui in sua forma di uomo tra le ore di mezzogiorno e di tramonto, e così affrontare lui in periodo in cui è più debole."
"E ora veniamo a voi, Madam Mina: questa notte è fine di vostra collaborazione finché tutto non è bene. Voi siete troppo preziosa per noi per correre simili rischi. Quando noi ci lasciamo questa sera, voi più non dovete fare domande. Noi vi diciamo a voi tutto in buon tempo. Noi siamo uomini e siamo capaci di sopportare, ma voi dovete essere nostra stella e nostra speranza, e noi agiremo tanto più liberamente che voi non siete in pericolo, come invece noi siamo".
Tutti gli uomini, Jonathan compreso, mi sono parsi sollevati; ma a me non è sembrato affatto giusto che dovessero affrontare il pericolo e magari diminuire le proprie probabilità di salvezza - essendo che la forza costituisce la miglior difesa perché dovevano preoccuparsi per me; ma così avevano deciso e, sebbene per me fosse un amaro boccone da mandar giù, non ha potuto fare altro che accettare la loro cavalleresca decisione.
È stato il signor Morris a riportarci in carreggiata dicendo:
"Poiché non c'è tempo da perdere, propongo di andare subito a dare un'occhiata alla casa del vampiro. Il tempismo in questa faccenda è tutto, e un'azione immediata da parte nostra può salvare altre vittime".
Ammetto che mi sono sentita mancare il cuore quando mi sono resa conto che il momento di agire era venuto, ma non ho detto nulla, perché temevo ancora di più che farlo vedere costituisse un ostacolo o una remora alla loro opera, tanto da indurli a escludermi persino dalle loro riunioni.
Adesso sono partiti per Carfax, e ciò significa che entreranno in quella casa. Poiché sono uomini, m'hanno detto di andare a letto e di dormire: come se una donna potesse farlo quando coloro che ama sono in pericolo! Sì, andrò a letto e fingerò di dormire, per evitare altri motivi di ansia a Jonathan quando rincaserà.
Curiosidracula#1: Più interessante è la figura di questo Arminius, amico di Van Helsing che ha fatto ricerche per lui sul conte Dracula. Egli parla del voivoda Dracula che combatté contro i turchi. Possiamo ritornare a quanto detto dallo stesso Conte nel Capitolo 3.1 a Jonathan, parlando della sua stirpe.
Possiamo vedere in questo il riferimento al voivoda Vlad Țepeș, figlio di Vlad II Dracul e pertanto conosciuto come Dracula ( che significa letteralmente figlio di Dracul), di cui abbiamo più volte parlato nei nostri Curiosidracula.
Curiosidracula#2: Questo Arminius probabilmente è un richiamo ad una persona realmente esistita, un certo Ármin Vámbéry, uno storico, linguista e scrittore ungherese amico di Bram Stoker.
Pare infatti che sia stata una conversazione avuta a cena, tra Stoker e Vámbéry ad aver dato all'autore l'idea di dare il nome Dracula al personaggio del suo romanzo, cosa che confermerebbe ancora di più il collegamento tra il personaggio del Conte ed il vero Dracula vissuto nel XV secolo.
Curiosidracula#3: La "Scolomanzia" citata è una leggendaria scuola di magia nera e stregoneria situata in Transilvania, nascosta nel sottosuolo al resto del mondo.
Il Diavolo stesso era il capo di questa scuola e istruiva dieci studenti che poi sarebbero diventati Solomonari, ovvero dei maghi oscuri dotati di enormi poteri e capaci di cavalcare un drago che riposa sul fondo di un lago di montagna.
Gli studenti frequentavano la scuola per 7 anni (se prima avete pensato Hogwarts, ora le somiglianze sono inquietanti) e per tutta la durata degli studi non era concesso loro di uscire alla luce del sole.
Tra gli insegnamenti impartiti dal demonio vi erano incantesimi, il linguaggio degli animali e controllare gli agenti atmosferici.
Secondo alcune leggende, gli studenti erano spiriti del regno dei morti o vampiri.
Nota: Capitolo lunghissimo, con uno spiegone forte di Val Helsing. Non ho voluto dividerlo per non danneggiare l'atmosfera. Spero che vi sia piaciuto.
Questa storia ha raggiunto le 5K visualizzazioni, grazie a chiunque ha letto o sta leggendo. Il vostro supporto mi fa tanto piacere. :)
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