14.4
ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅᴇʟ ᴅᴏᴛᴛᴏʀ ꜱᴇᴡᴀʀᴅ
26 settembre - Invero, non c'è nulla di definitivo. Neppure una settimana dacché ho scritto "Finis", ed eccomi qua a ricominciare o meglio a continuare lo stesso diario.
Fino a oggi pomeriggio, non avevo avuto motivo di ripensare a quel che si è compiuto. Renfield era divenuto, da tutti i punti di vista, tranquillo e savio come mai. Era già a buon punto con la solita caccia alle mosche, e aveva riattaccato con i ragni, per cui per me non era motivo di preoccupazioni.
Avevo ricevuto una lettera di Arthur scritta domenica, dalla quale deduco che se la cava abbastanza bene. Quincey Morris è al suo fianco, e gli è di grande aiuto poiché si tratta di una persona di inesauribile vitalità. Quincey mi ha scritto anche lui due righe, dicendomi che Arthur sta recuperando in parte almeno il vecchio spirito; e dunque, per quanto riguarda loro due, sono tranquillo. Dal canto mio, stavo per riaccingermi al lavoro con l'entusiasmo di un tempo, al punto da poter quasi quasi affermare che la ferita lasciata su di me dalla povera Lucy cominciava a cicatrizzarsi.
Ma ora siamo daccapo; e come andrà a finire, lo sa solo Dio. Ho la sensazione che Van Helsing pensi di saperlo anche lui, ma si lascia sfuggire di bocca soltanto quel che basta a stimolare vieppiù la curiosità.
Ieri si è recato a Exeter dove ha pernottato; oggi è tornato, e verso le cinque e mezza del pomeriggio è letteralmente piombato nella stanza dove mi trovavo, cacciandomi in mano la "Westminster Gazette" di ieri sera.
"Che pensate voi di questo?" mi ha chiesto facendo un passo indietro e piantandosi davanti a me a braccia conserte. Ho esaminato il foglio da cima a fondo, perché davvero non capivo che cosa volesse dire - e allora lui me l'ha strappato di mano e ha puntato il dito su un articolo nel quale si parlava di bambini scomparsi a Exeter: una cronaca che non mi ha detto molto, finché non sono giunto al passo in cui si parla di minuscole ferite alla gola dei bambini. Un'idea mi è balenata, e ho alzato la testa di scatto.
"Ebbene?" ha chiesto Van Helsing.
"Come quelle della povera Lucy."
"E cosa pensate voi?"
"Semplicemente, che deve esserci una causa comune. La stessa cosa che ha ferito lei deve aver ferito i bambini."
Non ho compreso appieno la replica di Van Helsing:
"Indirettamente è vero, non però direttamente".
"Come sarebbe a dire, professore?" ho domandato. Ero piuttosto propenso a prendere alla leggera la sua gravità - perché, dopo tutto, quattro giorni di riposo e di liberazione da un'ansia ardente, incalzante, contribuiscono non poco a risollevare l'animo -, ma un'occhiata al suo viso è bastata a farmi ricredere. Mai, neppure nel pieno della nostra disperazione per la povera Lucy, era apparso tanto serio e severo.
"Ditemelo!" ho esclamato. "Non oso esprimere un'opinione, non so che pensare, e mi mancano elementi sui quali basare una congettura."
"Volete dire a me, amico John, che voi non avete sospetto circa ciò di cui è morta povera Lucy? Neppure dopo tutti i suggerimenti dati, non solo da eventi, ma anche da me?"
"È morta di esaurimento nervoso in seguito a un'enorme perdita o distruzione di sangue."
"E come vi spiegate voi il molto sangue perduto o distrutto?"
Ho scosso il capo; e lui è venuto a sedermisi accanto e ha proseguito:
"Voi siete un uomo intelligente, amico John; voi ben ragionate e vostra mente è chiara, ma troppi pregiudizi sono in voi. Voi non permettere a vostri occhi di vedere e a vostre orecchie di udire, e tutto quanto è fuori di vostra vita quotidiana non riguarda voi. Non credete che sono cose che voi non potete capire e che tuttavia esistono? E che alcuni vedono cose che altri non possono? Ma esistono cose antiche e nuove che non possono essere contemplate da occhi di uomini solo perché essi conoscono o credono di conoscere cose che altri uomini hanno detto loro. Ah, errore di nostra scienza che è di pretendere di spiegare tutto! E se essa non spiega, essa allora dice che non è niente da spiegare. Ma noi vediamo attorno a noi ogni giorno nascita di nuove credenze, che si pretendono nuove; e le quali sono soltanto le vecchie, che fingono se stesse giovani, come le signore eleganti all'opera. Io suppongo ora che voi non crediate in dislocazione corporea. No? E neppure in materializzazione. No? E neppure in corpi astrali. No? E neppure in lettura di pensiero. (*) No? E neppure in ipnotismo...".
"Sì" ho detto "nell'ipnotismo sì. Charcot(*) ne ha fornito prove convincenti."
Il professore ha sorriso e ha proseguito. "Ragion per cui, voi siete di esso convinto. Sì? E dunque naturalmente voi capite come esso agisce e potete seguire la mente di grande Charcot - ahimè, non è più! - in anima stessa di paziente che egli influenza. No? E allora, amico John, devo presumere che voi semplicemente accertate un fatto e accontentate voi di lasciare che tra la premessa e la conclusione resti il vuoto? No? Allora dite, a me che sono studioso del cervello, come mai voi accettate ipnotismo e respingete lettura di pensiero. Permettete a me di dire a voi, amico mio, che oggi in scienza elettrica vengono compiute cose che avrebbe sembrate sacrileghe agli uomini stessi che hanno scoperto elettricità, uomini che non molto tempo prima avrebbero stati messi a rogo come stregoni. Sempre sono misteri in vita."
"Come si spiega che Matusalemme ha vissuto novecento anni e celebre vecchio Parr (*) centosessantanove, ma quella povera Lucy, con sangue di quattro uomini in sue povere vene, non è riuscita a vivere neppure un giorno? Perché, se era vissuta un giorno di più, noi potremo salvare essa. Conoscete voi tutti i misteri di vita e di morte? Conoscete voi tutto quanto di anatomia comparata e potete dire pertanto che in certi uomini esistono qualità di bestie e in certi no? Potete dire a me perché, mentre altri ragni muoiono piccoli e presto, un unico grande ragno è vissuto per secoli nel campanile di quella vecchia chiesa spagnola, e lui cresce e cresce finché calandosi di alto poteva bere l'olio di tutte le lampade della chiesa? Potete dire voi a me perché nelle pampas, e anche altrove, del resto, sono pipistrelli che vengono di notte e aprono vene di bestiame e cavalli e succhiano asciutte loro vene? E come spiegate che in certe isole di mari occidentali sono pipistrelli che restano appesi ad alberi tutto il giorno, e coloro che hanno visto essi descrivono come enormi noci o capsule, e quando i marinai dormono sul ponte, perché fa sì tanto caldo, loro calano svolazzando su di essi e poi... E poi di mattino vengono trovati uomini morti, pallidi come era signorina Lucy?"
"Gran Dio, professore!" ho esclamato balzando in piedi. "Volete forse dirmi che Lucy è stata morsa da uno di questi pipistrelli, e che una cosa del genere è possibile qui, a Londra, nel diciannovesimo secolo?"
Ha levato una mano per impormi il silenzio e ha continuato:
"Potete dire voi a me perché tartaruga vive più a lungo che generazioni di uomini; perché elefante campa tanto da vedere succedersi intere dinastie; e perché pappagallo non muore mai ma soltanto per morso di gatto o cane o altra ferita? Potete voi dire a me perché uomini in tutti tempi e luoghi hanno creduto e credono che sono individui che continuano a vivere per sempre se si permette loro; che sono uomini e donne che non possono morire? Noi tutti sappiamo, perché scienza ha comprovato questo dato di fatto, che sono stati rospi rimasti chiusi dentro rocce per migliaia di anni, prigionieri di un così piccolo buco che ha tenuto loro dentro di sé fin da giovinezza di mondo? Potete voi dire a me come indiano fachiro fa se stesso morire ed essere seppellito e sua tomba sigillata e grano seminato su di essa, e il grano falciato e raccolto e ancora seminato, e di nuovo falciato e raccolto, e poi uomini vengono, e rompono l'intatto sigillo, e lì giace indiano fachiro, non morto, ma che lui si alza e cammina tra loro come prima?"
A questo punto l'ho interrotto. Ero semplicemente sbalordito; mi aveva a tal punto bombardato la mente con quest'elenco di bizzarrie della natura e di possibili eventualità, che la mia fantasia cominciava ad andare a fuoco.
Avevo la vaga sensazione che mi stesse impartendo una lezione, come tanto tempo prima usava fare nel suo studio ad Amsterdam; ma allora lo faceva per farmi entrare nozioni nella zucca, per poi poterle elaborare ulteriormente. Ora, invece, il suo insegnamento mi mancava; ma, siccome desideravo seguirlo, gli ho detto:
"Professore, permettetemi di tornare a essere il vostro allievo preferito. Enunciatemi la tesi, in modo che, a mano a mano che procedete, io possa avvalermi della vostra sapienza. In questo momento, dentro di me sto balzando da un punto all'altro come fa il mentecatto, e non certo il savio, alla caccia di un'idea. Mi sento come un novizio che brancoli nella nebbia, incespicando tra i cespugli, nel cieco tentativo di procedere pur senza sapere dove stia andando".
"Questa è buona immagine" ha replicato il professore. "Bene, io dirò a voi. Mia tesi è questa: io desidero che voi credete."
"Che creda cosa?"
"Che credete in cose che voi non potete. Permettetemi un esempio. Ho udito una volta un americano definire la fede come segue: "Quella facoltà che permette noi di credere cose che noi sappiamo non vere". Sono d'accordo con lui. Lui voleva dire che dobbiamo avere mente aperta e non permettere che un pezzettino di verità blocca la corsa di una grande verità come piccola pietra può fare con un vagone. Noi cogliamo prima piccola verità. Benone! Noi teniamo essa e noi valutiamo essa; ma in pari tempo noi non dobbiamo permettere a essa di supporre se stessa come tutta la verità dell'universo."
"Sicché, voi volete che io non permetta a certe convinzioni precedenti di ostacolare la ricettività della mia mente per quanto attiene a certi strani eventi. Ho assimilato la vostra lezione?"
"Ah, sì, siete sempre mio preferito allievo. Vale la pena di insegnare voi. Ora che voi siete volonteroso di comprendere, voi avete compiuto primo passo verso comprensione. Voi dunque pensate che quelli così piccoli buchi nelle gole di bambini sono stati causati da stesso agente che ha fatto buchi in gola di signorina Lucy?"
"Credo di sì."
Si è alzato e ha pronunciato con tono solenne:
"In tal caso, voi siete in errore. Oh, magari che è così! Purtroppo non è così. È peggio, molto molto peggio".
"In nome di Dio, professore Van Helsing, che cosa volete dire?" ho gridato. Con un gesto di disperazione, Van Helsing si è lasciato cadere su una seggiola e, piantando i gomiti sulla tavola e coprendosi il volto con le mani, ha esclamato:
"Sono stati fatti da signorina Lucy".
Commento: Capitolo fondamentale del romanzo, qui in pratica Van Helsing spiega al Dr. Seward che scienza e superstizione possono essere la stessa cosa, se affrontate con mente aperta.
Se non si hanno pregiudizi e si è pronti ad imparare e a scoprire cose nuove, proprio come si fa nella scienza, allora cose che sembrano impossibili potrebbero essere scoperte come vere.
Curiosidracula#1: "Io suppongo ora che voi non crediate in dislocazione corporea. No? E neppure in materializzazione. No? E neppure in corpi astrali. No? E neppure in lettura di pensiero."
Qui Van Helsing fa una lista di pratiche non scientifiche, facenti parti di correnti esoteriche, magiche, telepatiche, spiritiche, ecc... alle quali uno scienziato non crede ovviamente.
Curiosidracula#2: Jean-Martin Charcot è stato un importante neurologo francese dell'ottocento, ritenuto il fondatore della neurologia. È famoso per studi sull'isteria, che furono di ispirazione per Freud che fu suo allievo per qualche mese (e che chiamò suo figlio Jean-Martin in suo onore), su varie malattie neurologiche importanti e per essere il primo ad utilizzare l'ipnosi come cura.
In questo capitolo Seward dimostra ovviamente di conoscerlo.
Curiosidracula#3: il "Vecchio Parr" è stato un uomo inglese di nome Thomas Parr che secondo la tradizione visse 152 anni tra la fine del 1400 e l'inizio del 1600.
La leggenda vuole che si sposò la prima volta ad 80 anni e una seconda volta a 122 anni. Molti andarono da lui e la sua fama crebbe in tutta l'Inghilterra, tanto che fu portato persino alla corte del Re Carlo I. Quando quest'ultimo gli chiese il motivo di tale longevità, lui rispose che era dovuto semplicemente al fatto che aveva fatto penitenza per aver commesso adulterio.
Oggi in suo onore esiste un Whiskey invecchiato 12 anni chiamato "Grand Old Parr".
Immagine capitolo: nell'immagine del capitolo, un ritratto del Vecchio Parr attribuito al pittore fiammingo Rubens.
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