14.2

ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅɪ ᴍɪɴᴀ ʜᴀʀᴋᴇʀ

25 settembre - Non posso fare a meno di sentirmi terribilmente emozionata mentre si avvicina il momento della visita del dottor Van Helsing, perché penso che in qualche modo getterà un po' di luce sulla triste esperienza di Jonathan; e, siccome ha assistito la povera cara Lucy nei suoi ultimi momenti, potrà dirmi tutto di lei. 

Ma sì, dev'essere questa la ragione della sua venuta: riguarda Lucy e il suo sonnambulismo, non certo Jonathan. E se così è, non saprò mai la verità! Che sciocca sono! Quell'orrido diario si è impadronito della mia fantasia e colora quanto mi circonda delle sue fosche tinte. Certo che è per via di Lucy! La povera cara deve essere ricaduta in quella sua abitudine, e quella spaventosa notte sulla scogliera deve averla fatta ammalare. 

Avevo quasi dimenticato, presa com'ero dalle mie preoccupazioni, quanto avesse sofferto in seguito. Lucy deve aver messo il dottor Van Helsing al corrente della sua avventura da sonnambula sulla scogliera, e avergli detto che anch'io ne ero informata; e ora dunque il dottor Van Helsing desidera che io gli dica quanto m'aveva riferito in merito Lucy, in modo che possa farsi una chiara idea. 

Spero di aver fatto bene non dicendo niente di tutto questo alla signora Westenra: non riuscirei mai a perdonarmi se qualche mia iniziativa, fosse pure una semplice omissione, avesse recato danno alla povera cara Lucy. Spero anche che il dottor Van Helsing non mi muova rimproveri; in questi ultimi tempi ho avuto tanti motivi di turbamento e ansia, che sento di non poterne sopportare altri. 

Sono convinta che piangere ogni tanto fa bene a tutti rinfresca l'aria come fa la pioggia. Forse è stata la lettura del diario di Jonathan a sconvolgermi, e poi Jonathan stamane è partito per restare assente un giorno e una notte interi, ed è la prima volta che accade dacché siamo sposati. Spero tanto che il mio caro si tenga riguardato, e nulla gli succeda che lo turbi. 

Sono le quattordici, il dottore sarà qui tra poco. Non gli dirò nulla del diario di Jonathan, a meno che non mene chieda. Sono contenta di aver dattiloscritto anche il mio diario perché, qualora voglia sapere di Lucy, potrò farglielo leggere, cosa questa che risparmierà molte domande e risposte.

♥♥♥

Più tardi - È venuto, è andato. Oh, che strano incontro, e come mi gira la testa! Mi pare di sognare. Può essere vero tutto questo, o anche solo in parte? Se non avessi letto in precedenza il diario di Jonathan, non avrei potuto neppure accettarne la possibilità. Povero, povero caro Jonathan! Come deve aver sofferto. Piaccia al buon Dio che tutto questo non abbia a sconvolgerlo ancora. 

Tenterò di preservamelo; ma può darsi che sia una consolazione e un aiuto per lui - per quanto tremende, per quanto spaventose possano essere le conseguenze - sapere per certo che i suoi occhi, le sue orecchie, il suo cervello non l'hanno ingannato, che è tutto vero. Può darsi che a tormentarlo sia proprio il dubbio e che, una volta tolto di mezzo il dubbio, quale che risulti la verità - se fosse sveglio o sognasse -, sia più sereno e meglio in grado di reggere il colpo. 

Il dottor Van Helsing dev'essere un brav'uomo oltre che assai intelligente, se è amico di Arthur e del dottor Seward, e se costoro l'hanno fatto venire fin dall'Olanda per occuparsi di Lucy. Ora che l'ho visto, so con certezza che è buono e gentile e di animo nobile. Domani, quando verrà, gli chiederò di Jonathan. E allora, a Dio piacendo, questa pena, quest'ansia, forse giungeranno a buon fine. 

Pensavo un tempo che mi sarebbe piaciuto dedicarmi alle interviste; quell'amico di Jonathan al "The Exeter News" gli ha detto che, in questo mestiere, la memoria è tutto, che bisogna essere capaci di mettere per iscritto esattamente quasi ogni parola pronunciata, anche se in seguito bisogna apportare qualche correzione. E la mia è stata un'intervista più unica che rara, che cercherò di riferire "verbatim"(*)

Erano le quattordici e trenta quando ho udito bussare. Ho preso il coraggio a "deux mains" (Nota: dal francese, "a due mani") e ho atteso. Pochi istanti dopo, ecco Mary aprire la porta annunciando: "Il dottor Van Helsing". Mi sono alzata e ho fatto la riverenza, e lui mi è venuto incontro: un uomo di statura media, di costituzione robusta, le spalle larghe piantate sopra un torace ampio e profondo, il collo robusto che regge una testa il cui portamento colpisce immediatamente come segno di intensità di pensiero e di autorevolezza: una testa nobile, ben proporzionata, massiccia, dalla nuca ben sviluppata. Il volto è perfettamente rasato, il mento deciso, quadrato, la bocca larga, mobile e con una piega risoluta, naso ben proporzionato, diritto ma con narici sensibili che sembrano allargarsi allorché le sopracciglia folte, cespugliose, s'abbassano e le labbra si serrano. La fronte, spaziosa e bella, sale quasi diritta per poi allargarsi in due bozze ben salienti; una fronte tale per cui i capelli rossicci non possono nasconderla, ma naturalmente ricadono all'indietro e ai lati. Grandi occhi azzurro scuro, discosti e che si fanno duri, teneri o severi a seconda dell'umore. 

Mi ha detto: "La signora Harker, se non sbaglio?"
Ho annuito in segno d'assenso. "Prima di voi sposare eravate la signorina Mina Murray?"
Altro mio cenno d'assenso.
"Sono venuto a trovare Mina Murray che era amica di quella povera, cara piccola Lucy Westenra. Madame Mina, è a nome di morta che io vengo."
"Signore" ho replicato io "non potreste avere maggiori titoli ai miei occhi che quello di essere stato amico e soccorritore di Lucy Westenra" ho detto porgendogli la mano. 

Il dottor Van Helsing stringendola ha ripreso con tono sommesso:
"Oh, Madame Mina, sapevo che amica di quella povera liliale (Nota: Che ha il candore immacolato e la pura delicatezza del giglio) fanciulla doveva essere buona, ma ancora dovevo costatarlo". E a questo punto ha abbozzato un inchino. 

Gli ho chiesto che cosa desiderava da me, e lui:
"Io letto vostre lettere a signorina Lucy. Perdonate me, ma dovevo incominciare indagini da qualche parte, e non era nessuno cui chiedere. Io so che voi eravate con essa a Whitby. Ora, signorina Lucy teneva un diario - non dovete esserne sorpresa, Madame Mina; esso è stato iniziato dopo che voi eravate partita, ed era su imitazione di voi. In quel diario essa fa cenno qua e là a un sonnambulismo in cui dice che voi avete salvato essa. In mia grande perplessità, vengo dunque da voi e chiedo voi per vostra grande gentilezza di dirmi tutto quello che voi potete ricordare in merito". 

"Dottor Van Helsing, credo di potervi dire tutto."
"Ah, voi dunque avete buona memoria per fatti, per particolari? Non sempre così, con giovani signore."
"No, dottore, ma all'epoca ho messo tutto per iscritto, e posso mostrarvelo se lo desiderate." "Oh, Madame Mina, io sarò a voi grato perché voi farete a me un grande favore." 

Non ho saputo resistere alla tentazione di farmi pochino beffe di lui - penso sia per via di quella traccia di sapore della mela originaria che continuiamo ad avvertire in bocca -, per cui gli ho porto il diario stenografato. 

L'ha preso con un inchino di gratitudine e ha chiesto:
"Posso io leggere esso?".
"Se lo desiderate" ho risposto, col tono più modesto possibile. L'ha aperto, e per un istante è rimasto a bocca aperta. Quindi si è alzato e si è inchinato.
"Oh, voi così intelligente donna!" ha detto. "Sapevo da tempo che il signor Jonathan era un uomo molto fortunato ma evidentemente sua moglie ha tutte buone qualità. E voi non vorrete farmi tanto onore da aiutarmi leggendo esso per me? Ahimé, vedete, io non conosco la stenografia." 

Ma ormai il mio scherzo era finito, e ne provavo quasi vergogna, e ho preso la copia dattiloscritta dal mio cestino da lavoro e gliel'ho porta.
"Vi prego di perdonarmi" gli ho detto: "Non ho potuto farne a meno."
 Siccome però avevo supposto che voleste pormi domande in merito alla cara Lucy, e per evitarvi di perdere tempo - so benissimo che il vostro tempo è prezioso -, ho trascritto tutto a macchina a vostro beneficio." 

Ha preso i fogli con occhi luccicanti.
"Voi siete molto buona" ha commentato. "E posso io leggere loro adesso? Può darsi che io desideri chiedere a voi alcune cose dopo di lettura."
"Ma certamente" gli ho assicurato. "Leggete con vostro comodo mentre io ordino il pranzo. E mentre mangiamo potrete farmi tutte le domande che vorrete." 

Il dottore è tornato a inchinarsi, ha preso posto in una poltrona dando le spalle alla luce, e si è sprofondato nelle carte, mentre io andavo a provvedere al pranzo, soprattutto per lasciarlo tranquillo. 

Quando sono tornata, l'ho trovato che passeggiava inquieto su e giù per la stanza, il volto paonazzo di eccitazione. Si è precipitato verso di me, mi ha afferrato le mani.
"Oh, Madame Mina!" ha esclamato. "Come posso dire quanto io devo a voi? Queste carte sono un raggio di sole. Esse mi aprono tutte le porte. Sono accecato da tanta luce, eppure le nuvole di continuo avanzano a oscurare la luce. Ma questo voi non potete, voi non sapete comprendere. Oh, ma come vi sono riconoscente, voi donna così intelligente. Madame", ha soggiunto, assumendo un tono quanto mai solenne "se mai Abraham Van Helsing può fare qualcosa per voi o per vostri, io confido che voi mi fate esso sapere. Sarà piacere e gioia se io posso servire voi come amico; e come amico, io a voi dico che tutto quanto ho imparato, tutto quanto io posso fare, sono per voi e per loro che voi amate. In vita sono ombre e sono luci; voi siete una delle luci. Voi avrete vita felice e vita bella, e vostro marito sarà fortunato al vostro fianco." 

"Ma, dottore... Voi mi lodate troppo e... E non mi conoscete..."
"Non conoscervi? Io che sono vecchio e che ho studiato per tutta mia vita uomini e donne! Io che ho fatto di mia specialità il cervello e tutto quanto a esso appartiene e ne deriva e dipende! E io letto vostro diario che voi con tanta bontà per me avete scritto, e da ogni riga di quale promana verità. Io, che ho letto vostra così dolce lettera a povera Lucy di vostro matrimonio e di vostra fede, non conoscere voi? Oh, Madame Mina! Buone donne dicono tutta loro vita, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, e sono cose che angeli stessi possono leggere; e noi uomini che desideriamo sapere, abbiamo in noi qualcosa di occhi di angeli. Vostro marito è nobile natura, e anche voi siete nobile perché avete fede, e la fede non può essere compatibile con un'ignobile natura. E vostro marito... Ditemi di lui. È egli bene? E tutta quella febbre andata, ed egli è forte e sereno?" 

Ho visto in questo un'opportunità di parlargli di Jonathan, e ne ho approfittato:
"Era quasi guarito, ma è rimasto assai sconvolto dalla morte del signor Hawkins, e..."
Van Helsing mi ha interrotto: "Oh, sì, questo io so, io so. Ho letto vostre due ultime lettere".

Ho ripreso:
"Suppongo che questo l'abbia assai turbato, perché giovedì scorso, quando siamo andati a Londra, ha avuto una sorta di trauma". 

"Un trauma, e così presto dopo febbre cerebrale! Questo non bene. Che genere di trauma era esso?"
"Ha avuto l'impressione di vedere un tale che gli ricordava qualcosa di terribile, qualcosa che gli ha prodotto la febbre cerebrale." 

E a questo punto,l'emozione mi ha sopraffatta. La pietà che provavo per Jonathan, l'orrore per l'esperienza toccatagli, tutto il tremendo mistero del suo diario, la paura che da un pezzo in qua continua ad assillarmi, tutto questo mi è precipitato di colpo addosso. Penso che si sia trattato di un attacco di isteria, perché mi sono gettata in ginocchio e levando le mani al dottor Van Helsing, l'ho implorato di guarire mio marito. 

Il dottore prendendomi le mani mi ha sollevata, mi ha fatta sedere sul divano, vi ha preso posto a sua volta; e, tenendo una mia mano tra le sue, mi ha detto con tanta, tanta dolcezza:
"Mia vita è sterile e solitaria, e così piena di lavoro che non ho avuto molto tempo da dedicare ad amicizia; ma da quando sono stato chiamato qui da mio amico John Seward ho conosciuto tante brave persone e visto tanta nobiltà d'animo che sento più che mai la solitudine di mia vita, che è andata crescendo con avanzare di anni. Credetemi dunque se a voi dico che vengo qui pieno di rispetto per voi e che voi avete dato a me speranza - speranza non per quello che io cerco ma speranza che sono ancora buone donne capaci di rendere vita felice, buone donne le esistenze di cui e la loro sincerità possono essere buona lezione per i figli che poi nascono. Io sono felice, felice di poter essere di qualche aiuto a voi; perché se vostro marito soffre, e sue sofferenze sono entro limiti di miei studi e di mia esperienza, io prometto voi che con gioia farò tutto quanto posso fare per lui, tutto per rendere sua vita virilmente forte e vostra vita felice. 

Ma ora voi dovete mangiare. Siete esausta e forse eccessiva ansiosa. Marito Jonathan non può amare di vedere voi così pallida; e quello che non gli piace vedere in lei che ama, non fa bene a lui. Pertanto, per amor suo voi dovete mangiare e sorridere. Voi avete a me detto tutto di Lucy, e così noi ora non parleremo di essa, per evitare che vi turbi. Questa notte resterò a Exeter, perché desidero riflettere molto su che voi avete detto a me, e quando avrò riflettuto io chiederò a voi domande, sempre che io posso. E allora voi mi direte di marito Jonathan e suoi disturbi meglio che potrete; non adesso, però. Non adesso. Adesso voi dovete mangiare dopo, dopo voi mi direte tutto." 

Dopo pranzo, quando siamo tornati in salotto, il dottore mi ha esortata:
"E adesso ditemi tutto di lui".
Al pensiero di parlare di certe cose con quel grande sapiente, dapprima ho temuto che mi scambiasse per una povera sciocca e che prendesse Jonathan per un pazzo - il suo diario è così strano -, e ho esitato a farlo. 

Ma il dottore era così gentile e comprensivo, e aveva promesso di aiutarmi, per cui, con piena fiducia in lui, ho esordito:
"Dottor Van Helsing, ciò che devo dirvi è così insolito che forse riderete di me o di mio marito. È da ieri che sono in preda a una sorta di febbre, di dubbio angoscioso; voi dovete mostrarvi gentile con me e non giudicarmi sciocca se ho quasi creduto a certe strane cose". 

Mi ha rassicurata con i suoi modi e il suo tono bonario:
"Oh, mia cara, se solo sapeste quanto strano è il motivo per cui mi trovo qui, e siete voi che volete ridere. Io ho imparato di non sottovalutare opinioni di nessuno, per quanto strambe esse sono. Io ho sempre cercato di tenere mente aperta; e non sono certo gli eventi comuni di vita che possono chiudere essa, e neppure gli eventi straordinari, le cose fuori di comune, le cose che fanno uno dubitare se è matto o savio". 

"Grazie, grazie, mille volte grazie! Mi avete tolto un peso dal cuore. Ora, se mi permettete, vi darò da leggere un lungo documento, che però ho interamente dattiloscritto. In esso scoprirete i motivi delle mie pene e di quelle di Jonathan. Si tratta della copia del diario che ha redatto quand'era all'estero, e in cui ha riferito tutto quanto gli è accaduto. Non oso dire nulla in merito; leggete e giudicate. E poi, quando ci rivedremo, forse vorrete essere così gentile da dirmi che ne pensate." 

"Vi prometto di farlo" ha assicurato il dottore mentre gli consegnavo i fogli.
"Domattina più presto, se mi permettete, verrò trovare voi e vostro marito."
"Jonathan sarà qui alle undici e mezza, e voi dovete assolutamente venire a pranzo da noi, così potrete conoscerlo; potreste prendere il treno espresso delle quindici e trentaquattro, che vi porterà a Paddington(*) prima delle venti." 

Era rimasto sorpreso dalla mia conoscenza di orari ferroviari: evidentemente non può sapere che ho mandato a mente tutti quelli da e per Exeter, onde poter essere di aiuto a Jonathan quando ha affari urgenti da sbrigare.
Il dottore ha preso i fogli con sé e se n'è andato, e io adesso me ne sto qui seduta a pensare - a pensare non so a che. 

Curiosidracula#1: E la mia è stata un'intervista più unica che rara, che cercherò di riferire "verbatim".
Verbatim è un avverbio latino che significa "testualmente", "parola per parola". È ancora usato come modo di dire per indicare un alto livello di fedeltà nel riportare qualcosa.
Oggi è anche il nome di una nota marca giapponese di elettronica e supporti di memoria come CD e DVD.

Curiosidracula#2: Paddington non è solo il nome del celebre orsetto protagonista di film e una serie di libri, ma anche il nome di un'area di Londra (da cui l'orso ha preso il nome).
Dove si trova quest'area? Ma che domande, sempre a Westminster!
Insieme al Big Ben, Buckingham Palace, Piccadilly, Trafalgar Square, Hyde Park, il Lyceum Theatre dove lavorava Stoker... sì, è parecchio grande :D
PS: se alla stazione della metro di Paddington predente la linea Hammersmith verso Ovest, la seconda fermata è Baker Street, la quinta è King's Cross.

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