13.2

(Continua dal Diario di Seward)

La mattina è stata un lungo tedio, ma a mezzogiorno è venuto l'avvocato: è il signor Marquand dello studio legale Wholeman Figli, Marquand & Lidderdale. Si è mostrato molto comprensivo e ha apprezzato ampiamente ciò che abbiamo fatto, assumendosi l'onere di provvedere a tutti i particolari. Mentre si pranzava, ci ha riferito che la signora Westenra da un po' di tempo si aspettava di morire all'improvviso per via del cuore, e aveva messo ordine nei suoi affari; con l'eccezione di alcune proprietà intestate del padre di Lucy che, a causa della mancanza di eredi diretti, toccheranno a un lontano ramo della famiglia, l'intero patrimonio, immobili e mobili, andrà ad Arthur Holmwood. 

Ciò premesso, l'avvocato ha proseguito: "A dire il vero, abbiamo fatto del nostro meglio per dissuadere la signora da questa disposizione testamentaria, richiamando la sua attenzione su certe eventualità tali per cui la figlia avrebbe potuto restare senza un soldo oppure non libera, come avrebbe dovuto, di disporre di sé nella vita matrimoniale. Ne abbiamo anzi discusso con tanta insistenza che per poco non abbiamo litigato con la signora, la quale a un certo punto ci ha chiesto se eravamo o no disposti a eseguire le sue volontà. Ovviamente, a questo punto non ci restava che inchinarci. 

In via di principio, la ragione era dalla nostra, e avevamo novantanove probabilità su cento di poter comprovare, con la logica stessa degli eventi, l'esattezza del nostro giudizio. Devo tuttavia sinceramente ammettere che nel caso specifico qualsiasi altra forma di disposizione testamentaria avrebbe reso impossibile l'esecuzione delle sue volontà. Infatti, se fosse premorta alla figlia, questa ultima sarebbe entrata in possesso delle proprietà e, anche se fosse sopravvissuta alla madre sia pure di soli cinque minuti, le proprietà stesse, qualora non vi fosse stato testamento - e in un caso del genere la sua esistenza sarebbe stata praticamente impossibile - avrebbe dovuto essere considerata quella di una defunta intestata. E in tal caso, Lord Godalming, per quanto amico così caro, non avrebbe potuto accampare alcun diritto; e gli eredi, proprio perché remoti, non avrebbero certo rinunciato ai loro diritti legittimi per motivi sentimentali nei confronti di una persona assolutamente estranea. Posso dunque assicurarvi, cari signori, che sono ben lieto che le cose siano andate così, ben lieto davvero!" 

Era un brav'uomo, ma la sua soddisfazione per quell'unico, irrilevante aspetto (al quale andava il suo interesse ufficiale) di una tragedia di simili proporzioni, costituiva un'esplicita lezione circa i limiti della comprensione simpatetica. 

Non si è trattenuto a lungo, ma ha detto che sarebbe tornato in serata per parlare con Lord Godalming. Tuttavia, la sua venuta ci era stata di un certo conforto, perché ci aveva dato la conferma che non dovevamo temere critiche ostili per nessuna delle nostre iniziative. Arthur doveva arrivare alle diciassette, ragion per cui poco prima di quell'ora ci siamo recati nella camera mortuaria. E tale essa era, nell'accezione più ampia del termine, poiché ora vi giacevano la madre e la figlia. L'impresario funebre, così versato nella sua professione, vi aveva dato la miglior prova di sé, e l'atmosfera che vi regnava era a tal punto mortuaria, che ci siamo sentiti immediatamente rattristati. 

Van Helsing ha dato ordine di risistemare tutto com'era prima, spiegando che, siccome Lord Godalming sarebbe giunto tra breve, sarebbe stato meno offensivo per i suoi sentimenti vedere che le spoglie della sua fidanzata non erano state minimamente manomesse. L'impresario funebre è sembrato rendersi conto di aver commesso una sciocchezza e si è dato a risistemare ogni cosa com'era quando ieri sera abbiamo lasciato la stanza, per modo che ad Arthur potessero essere evitati quei traumi che gli si potevano risparmiare. 

Poveretto! Aveva l'aria disperatamente triste e abbattuta, al punto che la sua stessa marziale virilità sembrava essersi in qualche modo raggrinzita sotto il peso di tante emozioni. Sapevo che era stato sinceramente, devotamente affezionato al padre; e perderlo in un momento del genere era per lui un duro colpo. 

Con me si è mostrato affettuoso come sempre, e gentilmente cortese con Van Helsing, anche se non ho potuto impedirmi di notare in lui un certo disagio. Se n'è avveduto anche il professore, che mi ha fatto cenno di portarlo di sopra. Ho obbedito e stavo per lasciarlo sulla soglia della stanza, convinto com'ero che volesse restarsene solo con lei, ma Arthur mi ha preso per il braccio e mi ha portato dentro, dicendo con voce roca: "Anche tu l'amavi, vecchio mio; lei mi ha detto tutto, e non c'era amico che occupasse nel suo cuore un posto come il tuo. Non so come ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per lei. Ancora non riesco a credere...". 

E d'un tratto si è interrotto, mi ha gettato le braccia al collo e, posandomi la testa sul petto, è scoppiato a piangere dicendo: "Oh, Jack, Jack, che cosa farò? La vita intera se n'è andata da me, e non c'è più nulla, in tutto il mondo, per cui io debba vivere". 

Ho fatto del mio meglio per confortarlo. In casi simili, gli uomini non hanno bisogno di molte parole. Una stretta di mano, un braccio sulla spalla, un singhiozzo all'unisono, ecco espressioni di simpatia care al cuore di un uomo. Sono rimasto immobile in silenzio finché i suoi singhiozzi non si sono spenti, e quindi a mezza voce gli ho detto:
"Vieni a vederla". 

Insieme ci siamo accostati al letto e io ho sollevato il lenzuolo che le copriva il volto. Dio com'era bella! Ogni ora che passava sembrava aumentarne le grazie. Ne ero spaventato e sbalordito insieme; quanto ad Arthur, ha cominciato a tremare, e alla fine è stato colto dal dubbio oltre che dall'emozione. Una lunga pausa di silenzio, e quindi, in un sussurro appena udibile:
"Jack, ma è proprio morta?". 

L'ho assicurato che purtroppo era così, e ho soggiunto, convinto che un dubbio così atroce non dovesse durare un attimo di più, che spesso accade che, dopo il decesso, i volti appaiano raddolciti e persino ritrovino la giovanile bellezza; e che questo accade soprattutto laddove la morte sia stata preceduta da una malattia acuta o cronica. Ciò è sembrato liquidare affatto i suoi dubbi; si è inginocchiato accanto al letto per qualche istante, ed è rimasto a contemplare la defunta a lungo con amore, poi si è rialzato. Gli ho ricordato che quello doveva essere l'addio, poiché la bara era già pronta; e allora è tornato indietro, ha preso la morta mano di lei nella propria e l'ha baciata, e quindi chinandosi le ha posato un altro bacio sulla fronte. Un'altra volta ancora se n'è staccato, venendo via con me ma col viso girato a guardarla disperato da sopra la spalla. 

L'ho lasciato in salotto e ho riferito a Van Helsing che le aveva dato l'addio; il professore è andato allora in cucina a comunicare agli uomini dell'impresa che potevano procedere con i preparativi e chiudere la bara. Quando è riapparso, gli ho detto della domanda rivoltami da Arthur, e lui: 
"Non sono sorpreso. Poco fa io anche ho un istante di dubbio". 

Abbiamo cenato assieme, ed era evidente che il povero Art cercava di farsi animo. Van Helsing, rimasto in silenzio per tutto il pasto, quando abbiamo acceso i sigari ha però detto: "Lord..." ma Arthur l'ha interrotto: "No, no, per amor di Dio, non chiamatemi così, non ora, almeno. Perdonatemi, signore, non volevo recarvi offesa, ma è soltanto perché la mia perdita è così recente". 

E il professore, con molta comprensione: "Io ho usato quel titolo soltanto perché ero dubbio. Io non posso chiamare voi con distacco "signore", e io sono giunto ad amare voi - sì, mio caro ragazzo, ad amare voi... come Arthur". 

Questi gli ha porto la mano, stringendo con calore quella del vecchio. "Chiamatemi come vi aggrada" gli ha detto "spero di avere sempre da voi il titolo di amico, e concedetemi di dirvi che non ho parole per ringraziarvi per la bontà di cui avete dato prova nei confronti della mia povera Lucy." Un attimo di silenzio, e quindi: "So che lei apprezzava la vostra bontà meglio ancora di quanto sappia apprezzarla io; e se mi sono mostrato sgarbato o un po' tardo di comprendonio quando avete agito... a quel modo... ve ne ricordate?" - il professore ha annuito - "ebbene, vi prego di perdonarmi." 

Van Helsing ha replicato con gentile gravità: "So che per voi era difficile avere fiducia piena in me allora, perché fidarsi di tanta violenza occorre di capire; e io assumo che voi non vi fidate, voi non potete fidarvi di me adesso, perché voi non ancora capito. E possono essere altre occasioni quando io occorrerò che voi fidate di me quando non capite e voi non potete capire, e neppure dovete capire. Ma tempo verrà quando vostra fiducia in me sarà piena e completa, e quando voi comprenderete me come se fossi trasparente. Allora voi mi benedirete finché vivrete per il vostro stesso bene e per il bene di altri e per il bene di quella povera cara che ho giurato di proteggere".

"Ma sì, ma sì, caro signore" ha detto Arthur con calore "io ho piena fiducia in voi. Io so, io sono convinto che voi abbiate un cuore nobilissimo, e siete amico di Jack e lo siete stato di Lucy. Fate dunque come volete." 

Il professore ha tossicchiato un paio di volte, come se esitasse a parlare, e alla fine si è deciso a dire:
"Posso chiedervi subito una cosa?"
"Ma certo!"
"Voi sapete che signora Westenra ha lasciato a voi tutte sue proprietà?"
"No, povera cara, non l'avrei mai supposto." 

"E poiché tutto qui è vostro, voi avete diritto di farne quel che volete. Io desidero che voi diate a me permesso di leggere tutte carte e lettere di signorina Lucy. Voi credete me, non è semplice curiosità. Ho un motivo di cui, siate certo, lei avrebbe approvato. Io ho qui tutte carte e lettere, ho prese esse prima che sappiamo che tutto era vostro, in modo che nessuna mano straniera può toccare esse, nessuno occhio straniero spia attraverso parole in sua anima. Con vostro permesso, io terrò esse; neppure voi potete vedere esse ancora, ma io terrò esse al sicuro. Non una parola sarà perduta. E a tempo debito io restituirò esse a voi. È cosa dura che chiedo, ma voi farete, non è vero, per amore di Lucy?" 

La risposta di Arthur è stata data di tutto cuore: "Dottor Van Helsing, potete fare ciò che volete. Sono convinto che, dicendovi questo, mi comporto in modo che la mia amata avrebbe approvato. Non vi annoierò con domande finché non sia giunto il momento". 

Il vecchio professore si è allora alzato in piedi e ha proclamato:
"E farete bene. Sarà dolore per noi tutti; ma non sarà soltanto dolore, né questo dolore sarà ultimo. Noi e anche voi - e anzi voi soprattutto, mio caro ragazzo - dovremo attraversare acque amare prima di raggiungere le dolci. Ma dovremo essere coraggiosi di cuore e altruisti, e fare nostro dovere, e ogni cosa andrà per meglio!". 

La notte ho dormito su un divano in camera di Arthur. Quanto a Van Helsing, non si è disteso neppure un istante ma ha continuato ad andare su e giù, quasi pattugliasse la casa, senza mai perder d'occhio la stanza dove Lucy giaceva nella sua bara, cosparsa di fiori di aglio selvatico che, superando il profumo di gigli e rose, spandevano nella notte un sentore greve, dominante. 

Commento: Ovviamente, come avete già potuto capire, Arthur Holmwood ha ereditato il titolo nobiliare del padre in seguito alla sua morte e quindi ora l'etichetta imporrà di rivolgersi a lui come Lord Godalming. Arthur ovviamente ora è il capofamiglia e quindi tutte le fortune della sua casata sono sue.
John, essendo caro amico, continua a riferirsi a lui come Arthur o Art, ma Van Helsing, da estraneo, si è trovato in difficoltà quando si è dovuto rivolgere a lui. 
Non credo venga mai detto di preciso quale sia il rango nobiliare della sua famiglia, ma suppongo che sia un Barone (potrebbe essere anche un Conte, ma in tal caso credo che qualche parallelo con l'altro Conte dai denti aguzzi sarebbe stato troppo evidente per non farlo, quindi tendo ad escluderlo).
Poveretto comunque, personaggio estremamente tragico, visto che perde in brevissimo tempo padre (si dice molto amato) e promessa sposa (ricordate che nel momento in cui accade questo, sarebbero mancate meno di due settimane dalla data del loro matrimonio). Ma dalla tragedia si sollevano i forti :)
Che ne pensate?

Nota: Cosa interessante, sia Jonathan che Arthur dall'inizio della storia hanno intrapreso una "scalata sociale". Jonathan, dopo la morte del suo amico, benefattore e principale Hawkins, è diventato il proprietario dello studio legale nel quale lavorava (la stessa Mina nelle lettere a Lucy si è rallegrata apertamente della sua nuova agiatezza economica), mentre Arthur, come abbiamo detto, è diventato Lord.
Apparentemente Stoker è abbastanza legato all'idea del miglioramento sociale dei personaggi.

Curiosidracula#1: Sia "Holmwood" che "Godalming" sono due località nel Surrey, una contea a sud dell'area metropolitana di Londra. Arthur vive proprio in quelle zone, quindi ha decisamente senso che venga chiamato Lord Godalming, magari proprio per indicare Barone (di) Godalming.

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