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CAPITOLO XIII
ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅᴇʟ ᴅᴏᴛᴛᴏʀ ꜱᴇᴡᴀʀᴅ
(Continuazione)
I funerali sono stati fissati per il giorno successivo, in modo che Lucy e sua madre potessero essere sepolte assieme. Mi sono occupato di tutte le tristi formalità, e il rispettoso impresario di pompe funebri e i suoi accoliti hanno confermato di essere afflitti - o fortunatamente dotati - di un'ossequiosa soavità.
Anche la donna che ha provveduto alla vestizione delle morte mi ha detto, con tono confidenziale, da professionista a professionista, uscendo dalla camera ardente:
"Sapete, signore, è proprio una bellissima salma. È davvero un privilegio occuparsi di lei, e oso dire che farlo andrà a tutto credito della nostra ditta".
Ho notato che Van Helsing non s'allontanava mai di molto, ciò che era possibile dal gran disordine che regnava in casa. Non c'erano parenti e, poiché Arthur il giorno dopo doveva partire per presenziare ai funerali del padre, non abbiamo potuto avvertire nessuno di coloro che avrebbero dovuto esserne informati. Date le circostanze, Van Helsing e io ci siamo assunti l'incarico di esaminare documenti e altro. Il professore ha voluto a ogni costo occuparsi di persona delle carte di Lucy. Gli ho chiesto perché temendo che, nella sua qualità di straniero, non fosse molto al corrente di faccende legali inglesi, e quindi incappasse in qualche increscioso errore.
La sua risposta è stata: "Io so, io so. Voi dimenticate che io sono un avvocato così bene come un dottore. Ma questo non riguarda la legge. Voi del resto anche sapevate, che avete evitato l'inchiesta. Io ho da evitare ben più che non essa. Possono esserci carte più... Come questa, per esempio".
Così dicendo, ha cavato dal proprio notes il promemoria che Lucy si era nascosta in seno, e che nel sonno aveva strappato.
"Se voi trovate qualcosa circa chi è il legale della defunta signora Westenra, voi sigillate tutti suoi documenti e scrivete a lui questa sera stessa. Quanto a me, io resterò di guardia nella stanza e in quella che è stata di signorina Lucy tutta notte, e di persona cercherò quanto può essere là. Non è bene che suoi veri pensieri cadano in mano di estranei."
Ho continuato la mia parte di lavoro, e mi è bastata una mezz'ora per trovare nome e indirizzo del procuratore della signora Westenra e scrivergli. Tutti i documenti della povera donna erano in perfetto ordine, con esplicite indicazioni circa il luogo dove voleva essere sepolta. Avevo appena finito di sigillare la lettera quando, con mia grande sorpresa, è entrato Van Helsing il quale mi ha chiesto:
"Posso aiutarvi, amico John? Sono libero e, se posso, miei servigi sono per voi".
"Avete dunque trovato quel che cercavate?" gli ho chiesto, al che lui: "Non cercavo nessuna cosa specifica. Io solo speravo di trovare, e trovato ho, tutto quel che c'era, e questo è soltanto alcune lettere e pochi appunti e un diario appena cominciato. Ma io ho essi qui, e per il presente noi terremo bocca chiusa su essi. Domani sera vedrò quel povero ragazzo e, con suo permesso, io userò alcuni di essi".
Abbiamo portato a termine assieme quel che restava da fare, e allora Van Helsing mi ha detto:
"E ora, amico John, io penso che possiamo andare a letto. Noi abbiamo bisogno di sonno, voi come io, e di riposo, per recuperare forze. Domani avremo molto daffare, ma per questa notte non è più bisogno di noi, ahimè".
Prima di coricarci, siamo andati a dare un'occhiata alla povera Lucy. L'impresa di pompe funebri aveva indubbiamente fatto un bel lavoro, perché la stanza era stata trasformata in una piccola cappella ardente: una vera e propria selva di splendidi fiori bianchi, sì che la morte ne era resa un tantino meno repellente. Un lembo del lenzuolo le copriva il volto; il professore si è chinato a sollevarlo pian piano, e ambedue siamo rimasti sbalorditi dalla bellezza che avevamo sott'occhio, e la luce delle candele era sufficiente per non lasciare dubbi in merito. Tutta la grazia di Lucy le era stata restituita in morte, e le ore trascorse, anziché lasciare le tracce delle "dita distruttrici del decadimento" avevano ricreato lo splendore della vita, in misura tale che non riuscivo a convincermi di trovarmi di fronte a un cadavere.
Il professore era molto cupo e pensieroso. Non aveva amato Lucy come l'avevo amata io, e non ci si poteva certo aspettare che gli occhi gli si riempissero di lacrime. Mi ha detto: "Restate qui fino che io ritorno" ed è uscito dalla stanza. È tornato poco dopo con una manciata di aglio selvatico preso dalla scatola rimasta nell'atrio ma che fino a quel momento non era stata aperta, e ha disposto i fiori tra gli altri e tutt'attorno al letto. Poi da sotto il colletto si è tolto una crocetta d'oro e l'ha deposta sulla bocca della morta. Quindi le ha ricoperto il viso col lenzuolo e siamo usciti.
Ero intento a spogliarmi nella camera assegnatami quando, dopo aver bussato, il professore è entrato e ha preso senz'altro a dire:
"Domani desidero che voi portiate a me, prima di sera, una serie di bisturi da autopsia".
"Dobbiamo procedere a un'autopsia?" ho chiesto.
"Sì e no. Io desidero compiere essa, ma non come voi credete. Permettetemi di dire ora a voi, ma non una parola con altri. Intendo mozzare suo capo ed estrarre suo cuore. Ah, voi un medico, così indignato! Voi, che io ho visto senza tremito né di mano né di cuore, compiere operazioni per vita e morte che fanno gli altri rabbrividire. Oh, ma io non devo dimenticare, mio caro amico John, che voi amavate lei; e io non ho dimenticato esso, perché sarò io che compirò operazioni, e voi dovete solo aiutare me. Vorrei farlo questa notte, ma a causa di Arthur sarà impossibile; domani egli sarà libero dopo funerale di suo padre e desidererà vedere lei - vedere quella cosa! Poi quando sarà chiusa in bara pronta per giorno dopo, voi e io andremo quando tutti dormono. Noi apriremo coperchio di bara ed eseguiremo nostra operazione; quindi riavviteremo coperchio, per modo che nessuno sappia, salvo noi soli."
"Ma perché fare tutto questo? Lucy è morta! Perché mutilarne inutilmente il povero corpo? E se non c'è bisogno di un'autopsia, e a nessuno ne verrebbe vantaggio - a lei, a noi, alla scienza, all'umano sapere - perché far questo? Senza una necessità, è mostruoso!"
Per tutta risposta, mi ha messo la mano sulla spalla e ha detto con infinita tenerezza: "Amico John. Provo pietà per vostro cuore sanguinante; e tanto più io provo affetto per voi perché esso così sanguina. Se lo potessi, io prendo su me stesso il fardello che voi reggete. Ma ci sono cose che voi non sapete, ma che saprete, e voi benedirete me per saperle, sebbene non sono cose piacevoli. John, ragazzo mio, voi siete mio amico ormai da molti anni, e ditemi: avete mai saputo di me che faccio cosa senza buon motivo? Posso commettere errori, perché sono essere umano; ma io credo in tutto che io faccio. Non è stato forse per questi motivi che voi avete mandato per me quando questo terribile male si è manifestato? Appunto! Non eravate voi sorpreso, anzi inorridito, quando io non ho permesso di lasciare che Arthur baciasse suo amore, sebbene lei era morendo, e ho strappato via lui con tutte mie forze? Appunto! Eppure voi avete visto come lei ha ringraziato me, con quei suoi begli occhi morenti, con sua voce anche, tanto debole, e ha baciato mia rugosa vecchia mano e ha benedetto me? Appunto! E non avete voi udito me giurare promessa a lei, in modo che potesse chiudere suoi occhi in gratitudine? Appunto!
Ebbene, io ho buon motivo per fare che voglio fare. Voi per molti anni avete fidato in me; voi avete creduto in me durante queste settimane in cui sono state cose così strane che voi avete ben dubitato di vostri occhi. Credetemi ancora un poco, amico John. Se voi non fidate di me, allora io devo dirvi quello che penso, e forse non sarebbe un bene. E se agisco - e io agirò, fiducia o meno fiducia - senza fiducia di mio amico in me, io agirò con cuore e animo pesante, oh, così solitario quando ho bisogno di tutto aiuto e coraggio che possono essere!". Ha fatto una pausa, e quindi, con tono ancor più solenne ha soggiunto:
"Amico John, strani e terribili giorni attendono noi. Non dobbiamo quindi essere due, ma uno solo, perché così operiamo noi a buon fine. Voi non volete avere fiducia in me?".
Gli ho preso la mano, e ho promesso. Poi Van Helsing se n'è andato e, dal mio uscio, l'ho visto entrare nella sua stanza e chiuderne la porta. Mentre continuavo a restare lì immobile, ho visto una delle cameriere procedere silenziosa lungo il corridoio - mi voltava le spalle, così non mi ha visto - ed entrare nella stanza che ospitava la salma di Lucy. La cosa mi ha commosso: la devozione è così rara, che non si può non essere grati a coloro i quali, senza esserne richiesti, ne fanno oggetto le persone che amiamo.
Eccola lì, una povera ragazza che, accantonati i terrori che per sua natura nutriva nei confronti della morte, andava a vegliare sola accanto alla bara della padrona da lei amata, sì che la misera argilla non restasse abbandonata in attesa dell'eterno riposo...
Devo aver dormito a lungo e della grossa, perché era giorno pieno quando Van Helsing mi ha svegliato entrando in camera mia. Mi si è seduto accanto e ha esordito:
"Voi non dovete preoccuparvi di bisturi; noi non faremo quello".
"Perché no?" ho chiesto sorpreso: il suo tono grave della sera prima aveva prodotto profonda impressione su di me.
"Perché" ha risposto il professore seccamente "è troppo tardi oppure troppo presto. Guardate!" E così dicendo ha esibito il piccolo crocifisso d'oro. "È stato rubato nottetempo."
"Come rubato, se adesso lo avete voi?" ho chiesto meravigliato "Perché io ho ripreso esso all'indegna cattiva donna che ha rubato esso, a colei che ha profanato i morti e i vivi. Suo castigo senza dubbio verrà, ma non per mio mezzo; essa non sapeva del tutto ciò che faceva e così inconsapevole ha semplice rubato. Adesso noi dobbiamo aspettare."
Sul che se n'è andato, lasciandomi alle prese con un nuovo mistero, con un nuovo enigma da risolvere.
Curiosidracula#1: Il "dita distruttrici del decadimento" è tra virgolette poiché è una citazione del poemetto di Lord Byron "The Giaour" (Il Giaurro) del 1813.
Lo stesso Byron che organizzò la famosa sfida di Villa Diodati, nella quale, in una notte tempestosa del 1816, vari autori decisero di cimentarsi nella creazione di storie di orrore. Da quella sfida nacquero "Il Vampiro" di Polidori (medico di Byron, ma in passato l'opera venne attribuita erroneamente al Lord) e "Frankenstein" di Mary Shelley.
Il Vampiro, che si ispirava a un lavoro di Byron, a sua volta ispirò tutta la letteratura vampiresca successiva creando le basi per la figura del vampiro che oggi consideriamo "Classico".
Il creatore della figura del moderno Vampiro poi era un medico, coincidenza che due dei personaggi più importanti, Seward e Van Helsing, siano dei medici?
Citazione: "È tornato poco dopo con una manciata di aglio selvatico preso dalla scatola rimasta nell'atrio ma che fino a quel momento non era stata aperta, e ha disposto i fiori tra gli altri e tutt'attorno al letto. Poi da sotto il colletto si è tolto una crocetta d'oro e l'ha deposta sulla bocca della morta. Quindi le ha ricoperto il viso col lenzuolo e siamo usciti."
(Se le mie ricerche sono esatte, l'immagine è tratta dalla Graphic Novel di Dracula, adattata da Gary Reed e disegnata da Becky Cloonan)
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