12.4
Lettera di Mina Harker a Lucy Westenra
(non aperta dalla destinataria)
17 settembre
Carissima Lucy,
sono trascorsi secoli da quando ho avuto tue notizie, come pure dall'ultima volta che ti ho scritto. Ma so che mi perdonerai le mie colpe, quando avrai scorso il bilancio delle novità che ho da riferirti.
Dunque, ho riportato in patria mio marito; quando siamo arrivati a Exeter, abbiamo trovato una carrozza che ci aspettava e in essa, nonostante avesse un attacco di gotta, il signor Hawkins. Ci ha condotti a casa sua, dove abbiamo trovato un appartamento pronto per noi, grazioso e comodo, e abbiamo cenato assieme.
Dopo aver mangiato,il signor Hawkins ha detto: "Miei cari, voglio brindare alla vostra salute e prosperità. Possa toccarvi ogni benedizione. Vi conosco entrambi fin da bambini e, con affetto e orgoglio, vi ho visti crescere. Desidero ora che vi stabiliate qui da me. Non mi resta nessuno; tutti i miei sono morti, e nel mio testamento vi ho nominati miei eredi universali". Mi sono messa a piangere, Lucy cara, mentre Jonathan e il vecchio si stringevano con forza la mano.La serata è stata molto, molto felice.
E dunque, eccoci qua, ospiti di questa bella vecchia casa, e dalla mia stanza da letto come pure dal salotto posso vedere i grandi olmi della cattedrale che è a due passi: i loro robusti tronchi neri si stagliano contro le pietre gialle dell'edificio, e sento al di sopra le cornacchie che gracchiano e spettegolano e chiacchierano tutto il giorno, alla maniera appunto delle cornacchie - nonché degli esseri umani.
Non occorre che ti dica quanto ho da fare a riordinare tutto e a badare alla casa. Jonathan e il signor Hawkins sono occupati tutto il giorno: ora che Jonathan è suo socio, il signor Hawkins desidera infatti aggiornarlo sulla clientela.
Come sta la tua cara mamma? Come mi piacerebbe fare una scappata in città per un giorno o due, per vederti, mia cara, ma ancora non oso partire, troppe cose mi gravano sulle spalle; e poi, Jonathan ha ancora bisogno di cure. Comincia a rimpolparsi, ma la lunga malattia l'aveva terribilmente indebolito, e ancora adesso gli capita, nel sonno, di sobbalzare all'improvviso e,sveglio, di mettersi a tremare finché non riesco, blandendolo, a riportarlo al solito equilibrio. Tuttavia, grazie a Dio, tali manifestazioni si diradano col passare dei giorni,e un po' alla volta scompariranno del tutto, ne sono certa.
E adesso che t'ho dato mie notizie, permettimi di chiederne a te. Quando ti sposi, e dove, e chi celebrerà il matrimonio, e che cosa indosserai, e sarà una cerimonia pubblica o privata?
Raccontami tutto, mia cara: di questo e di ogni altra cosa, nulla essendoci che interessi a te che insieme non stia a cuore a me. Jonathan mi prega di inviarti i suoi"rispetti", ma non credo che sia la formula migliore per il socio giovane dell'importante ditta Hawkins & Harker; così,siccome tu ami me e lui ama me, e io amo te in tutti i tempi e modi del verbo, mi limito a mandarti invece semplicemente il suo "amore".Arrivederci, carissima Lucy, hai tutte le mie benedizioni.
Tua,
Mina Harker.
Resoconto di Patrick Hennessey, Dottore in Medicina, Membro del Reale Collegio dei Chirurghi, Docente al Queen's College, ecc. ecc., a John Seward, Dottore in Medicina.
20 settembre
Egregio signore,
come da voi richiesto, alla presente allego un resoconto su tutto quanto è stato affidato alle mie cure.
Per quanto riguarda il paziente Renfield, c'è parecchio da dire. Ha avuto un altro accesso, che ha rischiato di concludersi disastrosamente ma che, per fortuna, non ha avuto conseguenze irreparabili.
Questo pomeriggio, un carro con due uomini si è fermato davanti alla casa disabitata, i cui terreni sono adiacenti ai nostri: la casa, come ricorderete, verso la quale il paziente è fuggito già due volte. Gli uomini in questione hanno bussato al nostro cancello per chiedere informazioni al custode,essendo essi forestieri.
Proprio in quella ero affacciato alla finestra dello studio, a concedermi una fumatina dopo cena, e ho visto uno dei due venire verso il nostro edificio. Quando è passato davanti alla finestra della stanza di Renfield, il paziente dall'interno ha cominciato a inveire contro di lui, rovesciandogli addosso tutte le parolacce che gli venivano alle labbra.
L'uomo,all'apparenza una brava persona, si è limitato a ingiungergli di"chiudere quella lurida boccaccia", al che il nostro ha preso ad accusarlo di averlo derubato e di volerlo assassinare, e ha soggiunto che glielo avrebbe impedito anche a costo di finire impiccato.
Ho aperto la finestra e ho accennato allo uomo di non farci caso, al che quegli si è guardato attorno e, accortosi di che razza di posto era quello, ha detto: "Che il Signore vi benedica, signore, io non faccio caso a quello che mi vien detto in un dannato manicomio. Ho compassione per voi e per il vostro capo,che dovete vivere in questa casa con una bestia simile".
Quindi mi ha chiesto, a modo suo con sufficiente garbo, quale fosse il cancello della casa abbandonata, e io gliel'ho indicato e si è allontanato, accompagnato dalle minacce, maledizioni e insulti del nostro.
Sono sceso dabbasso per vedere se riuscivo a spiegarmi la causa di tanta ira, poiché di solito è un uomo tranquillo e, a parte le sue crisi di violenza, mai in precedenza si era verificato nulla di simile.
Con mia sorpresa, l'ho trovato assolutamente tranquillo e di ottimo umore. Ho tentato di farlo parlare dell'episodio, ma lui, come se cascasse dalle nuvole, mi ha chiesto a sua volta a che cosa intendessi riferirmi, sì da convincermi che fosse affatto dimentico di quanto era accaduto.
Mi dispiace però di dover ammettere che si trattava semplicemente di un altro esempio della sua astuzia, perché di lì a mezz'ora ho dovuto occuparmi nuovamente di lui. Questa volta era evaso dalla finestra di camera sua e stava correndo lungo il viale. Ho dato una voce agli infermieri perché venissero con me e mi sono posto al suo inseguimento, poiché temevo che avesse gravi propositi: paure, le mie, che sono apparse giustificate allorché ho visto il carro dianzi transitato ripercorrere la strada, carico questa volta di non so che grandi casse di legno.
Gli uomini si tergevano la fronte ed erano accesi involto, come dopo una greve fatica. Prima che potessi riacchiapparlo,il paziente si è precipitato loro addosso e, tiratone uno giù dal carro, si è dato a sbatterne la testa per terra. Non l'avessi afferrato seduta stante, credo che avrebbe ucciso il malcapitato.
L'altro, balzato di serpe, aveva colpito il pazzo alla testa con il manico della sua pesante frusta: una botta terribile, ma il nostro è parso neppure accusarla, anzi ha afferrato anche il secondo conducente, impegnandosi in una colluttazione con tutti noi tre,sbatacchiandoci di qua e di là neanche fossimo fuscelli.
Voi sapete che non sono certo un mingherlino, e gli altri due erano tipi corpulenti. Dapprima il pazzo ha lottato in silenzio; ma, quando abbiamo cominciato ad avere il sopravvento su di lui, e gli infermieri ormai gli infilavano la camicia di forza, ha preso a urlare: "Non ci riusciranno! Non mi deruberanno! Non mi uccideranno a poco a poco! Lotterò per il mio signore e padrone!",e ogni sorta di vaneggiamenti del genere.
È stato solo a prezzo di molte difficoltà che sono riusciti a riportarlo all'asilo e a chiuderlo nella cella imbottita. Uno degli infermieri, Hardy, ha un dito spezzato. Comunque, gliel'ho sistemato, e ora sta bene.
I due facchini in un primo momento hanno fatto un gran baccano, minacciando azioni legali per danni e giurando che ci avrebbero scatenato addosso tutti i fulmini della legge. Alle minacce, però, si mescolava anche una sorta di indiretta auto giustificazione per essersi lasciati battere da un povero pazzo, e infatti sostenevano che, non fosse stato perché le loro energie si erano esaurite nel compito di portare le pesanti casse al carro e mettervele sopra, l'avrebbero liquidato in quattro e quattr'otto.
Altro motivo che hanno invocato per la loro sconfitta, è stata la fortissima arsura causata loro dalla molta polvere inalata durante il lavoro e la riprovevole distanza tra il luogo in cui questo si svolgeva e qualsivoglia pubblico locale. Ho capito l'antifona e, dopo un robusto bicchiere di grog, e anzi più d'uno, e ciascuno con una sovrana in tasca, hanno minimizzato l'aggressione subita e giurato che erano disposti a scontrarsi ogni giorno con un pazzo anche peggiore del nostro, per il piacere di fare la conoscenza di un "tipo come si deve"qual è il sottoscritto.
Me ne sono fatto dare nomi e indirizzi, casomai si debba aver bisogno di loro. Eccoli: Jack Smollet, abitante ai Dudding's Rents, King George's Road, Great Walworth, e Thomas Snelling, Peter Farley's Road, Guide Court, Bethnal Green. Sono ambedue dipendenti della Harris e Figli, una ditta di trasporti e traslochi, con sede in Orange Master's Yard, Soho. Vi terrò al corrente di quant'altro di interessante accada qui, telegrafandovi immediatamente in caso di necessità. Sinceramente vostro,
Patrick Hennessey
Lettera di Mina Harker a Lucy Westenra
(non aperta dalla destinataria)
18 settembre
Carissima Lucy,
che brutto colpo, per noi! Il signor Hawkins è morto all'improvviso. Qualcuno potrà pensare che per noi non dovrebbe essere motivo di cordoglio, ma entrambi eravamo giunti a volergli tanto bene, che ci sembra davvero di aver perduto un padre. Non ho mai conosciuto né padre né madre, per cui la morte di quel caro vecchio per me è una vera tragedia.
Jonathan è assai sconvolto, e non soltanto perché prova dolore, profondo dolore per il caro, buon uomo che gli è stato amico tutta la vita e alla fine l'ha trattato davvero come un figlio,lasciandogli un patrimonio che per noi, gente di modeste condizioni,costituisce una ricchezza da superare qualsiasi nostro più roseo sogno, ma anche per un'altra ragione.
Dice che il peso della responsabilità che gli è caduta sulle spalle lo rende nervoso.Comincia a dubitare di sé. Cerco di tenerlo di buon animo, e la fiducia che ripongo in lui lo aiuta a credere in se stesso. Ma è proprio qui che il grave trauma da lui subito si manifesta con la massima evidenza.
Oh, è veramente ingiusto che una dolce, semplice,nobile, forte natura come la sua - una natura che gli ha permesso,grazie all'aiuto del nostro caro, buon amico, di trasformarsi da impiegato a padrone nel giro di pochi anni - debba essere tanto minata, che la sostanza stessa della sua forza se ne sia andata.
Perdona, mia cara, se ti turbo con i miei guai nel pieno della tua felicità; ma, Lucy adorata, devo pur dirlo a qualcuno, perché lo sforzo che faccio per mostrarmi coraggiosa e allegra agli occhi di Jonathan mi costa molto, e non ho nessuno qui con cui confidarmi.
Non mi va per niente l'idea di venire a Londra, come pure dovremo fare dopodomani; il povero signor Hawkins ha infatti lasciato scritto nel suo testamento che desidera essere sepolto accanto a suo padre. E poiché non ci sono parenti di nessun grado, Jonathan sarà il familiare più stretto. Cercherò di fare una scappata da te,carissima, fosse solo per pochi minuti. Perdonami per averti infastidita. Con ogni benedizione, la tua affezionata
Mina Harker
Nota: è dal capitolo 9 che non avevamo notizie di Mina e Jonathan. Nella storia è passato quasi un mese dall'ultima lettera (era il 24 Agosto ed erano all'ospedale a Budapest, queste sono del 17 Settembre e sono ad Exeter). Data l'assenza di corrispondenza, Mina non immagina minimamente gli avvenimenti accaduti in questo lasso di tempo!
Nell'ultima lettera ricevuta da Mina (del 30 Agosto), Lucy le aveva scritto che si sarebbe sposata con Arthur il 28 Settembre!
Che situazione triste...
Approfondidracula Luoghi: ecco la mappa dell'Inghilterra del sud dove potete vedere quanto dista Exeter da Londra.
Se ricordate, questo è un pezzo della stessa mappa presente sull'Atlante di Dracula che Jonathan ha trovato al suo castello all'inizio del romanzo. Aveva cerchiate Whitby a Nord (dov'è poi sbarcato e dove ha attaccato Lucy la prima volta), Carfax vicino Londra (dove ha acquistato la casa antica, vicino al Manicomio di Seward) e Exeter.
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