10.3

ᴅɪᴀʀɪᴏ ᴅᴇʟ ᴅᴏᴛᴛᴏʀ ꜱᴇᴡᴀʀᴅ

10 settembre - Mi sono sentita la mano del professore sulla fronte, e mi sono svegliato di colpo. È questa una delle tante cose che si imparano al manicomio. "E la nostra paziente?" 

"Bene quando l'ho lasciata, o meglio quando lei ha lasciato me" è stata la mia risposta. "Venite, andiamo a vedere" ha detto lui, e insieme siamo entrati nella stanza. La tenda era abbassata, e sono andato a sollevarla pian piano mentre Van Helsing, col suo passo felpato, felino, s'accostava a lei. 

La luce del sole ha inondato la stanza, e in quella ho udito la lieve inspirazione del professore e, conoscendone la rarità, una mortale paura mi ha attanagliato il cuore. Sono andato verso di lui, e l'ho visto arretrare, e la sua esclamazione di orrore, "Gott in Himmel!", non avrebbe abbisognato certo di essere sottolineata dall'espressione angosciata che gli si era dipinta in volto. 

L'ho visto levare la mano a indicare il letto, con il volto marmoreo bianco come un lenzuolo. Le ginocchia mi si sono messe a tremare. Lì sul letto, abbandonata come in deliquio, giaceva la povera Lucy, più orribilmente bianca e sfinita che mai. Bianche erano persino le labbra, e le gengive sembravano essersi rattratte dai denti, come accade di solito di costatare nella salma di chi sia morto dopo prolungata malattia. 

Van Helsing ha levato il piede come per batterlo a terra rabbiosamente, ma il suo istinto e i lunghi anni di mestiere lo condizionavano troppo, e ha rimesso giù il piede con calma. "Presto" ha detto "portate il brandy." 

Sono volato in sala da pranzo, sono tornato con la caraffa, Van Helsing ha umettato le povere labbra pallide con il liquore, ed entrambi abbiamo massaggiato il palmo delle mani, i polsi e la regione cardiaca. Van Helsing ha auscultato Lucy, e dopo qualche istante di angosciosa attesa ha annunciato: "Non è troppo tardi. Batte, anche se debolmente. Tutto nostro lavoro è in aria; noi dobbiamo cominciare di nuovo. Qui non c'è nessun giovane Arthur adesso, e questa volta io devo far appello a voi, amico John." 

Così dicendo, già frugava nella borsa e ne cavava lo strumentario per la trasfusione, e io m'ero tolto la giacca e m'arrotolavo la manica della camicia. Impossibile, al momento, somministrare oppiacei, e del resto era inutile; e così, senza perdere un istante, abbiamo cominciato l'operazione. 

Dopo un po' - ed è sembrato un tempo lunghissimo, perché sentirsi cavare il sangue, per quanto volentieri lo si doni, è una prova terribile -, Van Helsing ha levato un dito ammonitore. "Voi non muovete voi" ha detto "ma temo che con crescente sua forza lei possa svegliare se stessa; e questo farebbe pericolo, oh, grande pericolo. Ma io vorrò prendere precauzioni. Io praticherò ipodermica iniezione di morfina." 

E così ha fatto,con rapida efficienza. Il risultato è stato tutt'altro che negativo, perché Lucy è sembrata passare dallo svenimento al sonno prodotto dalla narcosi, ed è stato con un sentimento di orgoglio personale che ho visto una lieve sfumatura di colore tornarle sulle guance e sulle labbra esangui. 

Nessuno che non l'abbia sperimentato sa che cosa significhi sentire la propria linfa vitale penetrare nelle vene della donna che ama. Il professore mi scrutava con occhio critico. "Questo basterà" ha detto. 

"Già?" ho protestato io. "Da Art ne avete cavato molto di più." Al che lui ha abbozzato un sorriso triste e ha replicato: "Lui è suo innamorato, suo "fiancé". Voi avete lavoro molto lavoro per lei e per altri da fare; e questo sarà basta". 

Compiuta la trasfusione, Van Helsing si è occupato di Lucy, mentre io mi comprimevo l'incisione. Mi sono disteso, in attesa che avesse il tempo di occuparsi anche di me, perché mi sentivo debole e provavo una lieve nausea. Finalmente, mi ha medicato la ferita e mi ha spedito di sotto a bermi un bicchiere di vino. 

È sceso con me e, in un mezzo sussurro, mi ha ordinato: "Badate, nulla di tutto questo deve essere detto. Se nostro giovane innamorato inaspettatamente torna come lui già fatto, non parola a lui. Ciò spaventa lui subito e anche ingelosisce lui. E nessuna simile cosa deve essere, sì?" 

Mentre tornavamo di sopra, mi ha guardato ben bene e mi ha detto: "Voi non siete tanto peggio. Andate voi in stanza, distendetevi su vostro sofà e riposatevi un poco; quindi abbiate abbondante colazione, e poi tornate qui da me". 

Ho obbedito, ben sapendo quanto giuste e sagge fossero quelle istruzioni. La mia parte l'avevo fatta, e adesso era mio dovere conservare le forze. Mi sentivo assai debole, e la debolezza aveva per effetto di attenuare il mio stupore per quanto era accaduto. 

Sono crollato sul sofà, tuttavia non senza chiedermi più e più volte come mai Lucy avesse subito un simile peggioramento e come si spiegasse una tale perdita di sangue senza alcun segno esteriore. 

Ritengo di aver continuato a interrogarmi anche nei sogni perché, dormissi o mi ridestassi, i miei pensieri tornavano sempre a quei due puntini sulla gola di Lucy e all'aspetto consumato, smangiato, dei loro margini, per minuscolo che ne fosse il calibro. 

Lucy ha dormito a lungo, e quando finalmente si è svegliata si sentiva piuttosto bene e in forze, sebbene neppure lontanamente come il giorno prima. Dopo averla visitata Van Helsing è andato a fare una passeggiata, lasciando me di guardia con l'ordine preciso di non allontanarmi neppure per un istante. 

Ho udito dall'atrio la sua voce chiedere dov'era l'ufficio telegrafico più vicino. Lucy ha chiacchierato con me del più e del meno, in apparenza affatto inconsapevole di quant'era accaduto, e dal canto mio ho cercato di distrarla e tenerla allegra. 

Quando è venuta a vederla sua madre, è parsa non notare alcun cambiamento, e mi ha detto con tono grato: "Sapeste quanto vi dobbiamo, dottor Seward, per tutto quello che avete fatto, ma adesso dovreste fare attenzione a non stancarvi troppo. Anche voi sembrate pallido. Voi avete bisogno di una moglie che vi curi e vi vizi un pochino, ecco quel che vi occorre!" 

A queste parole, Lucy è divenuta scarlatta, ma solo per un istante, poiché le sue povere vene drenate non potevano sostenere a lungo un così eccezionale afflusso di sangue al capo, e la reazione si è verificata sotto forma di un pallore eccessivo mentre rivolgeva a me occhi imploranti. 

Ho sorriso e annuito, portandomi un dito alle labbra, e, con un sospiro, Lucy si è lasciata ricadere sui cuscini. 

Van Helsing è ricomparso di lì a un paio d'ore, e subito mi ha detto: "Ora andate voi a casa e mangiate e bevete abbondante. Fate voi stesso forte. Io resterò qui questa notte, seduto in compagnia di piccola signorina. Voi e io dobbiamo studiare il caso, e non dobbiamo a nessun altro nulla far sapere. Ho per questo gravi motivi. No, voi non dovete chiedere me; per ora, pensate come volete. E non temete di prendere in considerazione la più improbabile anche spiegazione. Buonanotte". 

Nell'atrio, sono stato avvicinato da due cameriere le quali m'han chiesto se una di loro non dovesse andare a vegliare la signorina Lucy, e anzi m'hanno implorato di permetterlo loro; e quando ho replicato che era espresso desiderio del dottor Van Helsing che a farlo fossimo lui o io, mi hanno pregato, quasi piangendo, di intercedere presso il "signore straniero". 

Sono rimasto molto colpito dal loro altruismo. Forse, mostrano tanta devozione perché apparivo anch'io tanto debole o forse sono sinceramente affezionate a Lucy; comunque sia, ho già assistito più volte a casi simili di femminile dedizione. 

Sono tornato appena in tempo per cenare; ho compiuto il mio solito giro: al manicomio, tutto bene. Poi ho scritto queste righe in attesa del sonno, che sta arrivando. 

♦♦♦

11 settembre - Questo pomeriggio mi sono recato a Hillingham. Ho trovato Van Helsing di ottimo umore e Lucy in condizioni assai migliori. 

Ero arrivato da poco, quando è stato recapitato un grosso pacco per il professore; proveniva dall'estero. Lui lo ha aperto con aria molto compresa (finta, naturalmente) e ha esibito un gran mazzo di fiori bianchi.

"Sono per voi, signorina Lucy" ha annunciato. "Per me? Oh, dottor Van Helsing."
"Sì, mia cara, ma essi non sono per vostro divertimento. Essi sono medicine." Sul che, Lucy ha fatto una smorfia. 

"No, no, non dovete prendere essi come decotto o in forma disgustosa, non è necessità che voi arricciate vostro bel nasino, altrimenti dovrò far notare a mio amico Arthur quale dispiacere deve egli subire, che egli vede tanta bellezza la quale lui così ama talmente distorta. Ah, ah, mia bella signorina, ecco che questo riporta diritto vostro bel nasino. Questo è medicinale, ma voi non sapete come funziona. Io metto lui in vostra finestra, io faccio bella ghirlanda che metto attorno a vostro collo, sì che voi bene dormite. Oh, sì, essi a guisa di fiore di loto, fanno voi vostre pene dimenticare. Essi odorano come le acque di Lete e come quella fontana di giovinezza che i Conquistadores hanno andato in Florida a cercare, ma troppo tardi hanno trovato." 

Mentre così parlava, Lucy stava esaminando i fiori e odorandoli, e a questo punto li ha lasciati cadere, dicendo, tra divertita e disgustata: "Ma professore, credo che voi vi stiate prendendo gioco di me. Questi non sono che fiori di comune aglio!" 

Con mia grande sorpresa, Van Helsing si è alzato di scatto e ha detto con tutta la gravità di cui è capace, la ferrea mandibola contratta e le sopracciglia cespugliose aggrottate: "Niente sì e ma, con me! Io mai scherzo! In tutto che io faccio, è un preciso proposito, e io ammonisco voi di non disubbidirmi. Siete molto attenta, per amore di altri se non per vostro amore". 

Sul che, accortosi dello sgomento di Lucy, del resto comprensibile, ha soggiunto, con tono meno imperioso: "Oh, piccola signorina, mia cara, non temete di me. Io solo faccio per vostro bene; però in questi così comuni fiori sono molte virtù per voi. Ecco, io pongo loro io stesso in vostra stanza, io faccio con mie mani ghirlanda che voi portare dovete. Ma acqua in bocca! Non parlare con altri che fanno curiose domande. Noi dobbiamo obbedire, e tacere è parte di obbedienza; e obbedienza, questo significa portare voi forte e sana in braccia amanti che per voi attendono. Ora voi state tranquilla. Venite con me, amico John, voi aiutatemi a prendere e decorare tutta camera con mio aglio che arriva da Haarlem, dove mio amico Vanderpool coltiva erbe medicinali in sua serra tutto l'anno. Ho dovuto telegrafare ieri sera, o esso non arriva oggi". 

Siamo tornati nella stanza portando con noi i fiori. Le iniziative del professore erano senza dubbio bizzarre e irreperibili in qualsiasi farmacopea a me nota. 

Per prima cosa ha chiuso le imposte, serrandole ben bene; quindi, presa una manciata di fiori, li ha strofinati su ogni parte della intelaiatura, quasi ad assicurarsi che ogni soffio d'aria che ne entrasse fosse impregnato dell'odore di aglio. 

Con un'altra manciata ha strofinato l'intelaiatura della porta, in alto, ai lati e in basso, e lo stesso ha fatto con il caminetto. Tutto questo mi sembrava grottesco, e alla fine sono sbottato: "Caro professore, so benissimo che avete sempre un valido motivo per ogni vostra azione, ma questa mi lascia a bocca aperta! Per fortuna non ci sono scettici presenti, altrimenti direbbero che state facendo un incantesimo per tener lontano uno spirito maligno". 

"Chissà che non è proprio così" ha risposto lui con l'aria più tranquilla del mondo, cominciando intanto a intrecciare la ghirlanda che Lucy doveva portare al collo. Abbiamo poi aspettato che la signorina terminasse la toeletta notturna, e quando si è messa a letto siamo tornati da lei e il professore in persona le ha messo al collo la collana d'aglio. 

Poi, prima di uscire, le ha rivolto un'ultima raccomandazione: "State bene attenta e non togliere essa. E anche se l'aria qua dentro sentisse irrespirabile, questa notte non dovete voi aprire la finestra né la porta". 

"Lo prometto" ha detto Lucy "e mille grazie a tutti e due per le molte gentilezze di cui mi fate oggetto! Oh, quali meriti ho io per avere amici simili?" 

Ce ne siamo quindi andati con il mio calesse, che avevo lasciato all'uscio, e strada facendo Van Helsing ha detto: "Questa notte posso io in pace dormire, e di dormire io ho bisogno: due notti di viaggio, molto leggere nella giornata inframezzo, e molta ansia nella giornata che è seguita, e una notte su una seggiola seduto, senza me muovere. Domani mattino presto voi chiamate me, e noi insieme a vedere nostra bella signorina veniamo, e tanto più forte essa sarà grazie all'"incantesimo" che io ho compiuto, ahah!". 

Sembrava così fiducioso che, memore della mia stessa fiducia di due notti prima e del tragico risultato che aveva avuto, ho sentito un vuoto allo stomaco, un vago terrore. Dev'essere stato per debolezza che ho esitato a dirlo al professore, ma tanto più ho provato quella sensazione, come di lacrime non sparse. 

Curiosidracula#1: in questo capitolo compare il famoso aglio che, come forse saprete, è divenuto famoso per la sua capacità di tenere lontani i vampiri. 
In realtà non è la prima volta che viene nominato nel romanzo. L'aglio compare proprio nei primi capitoli: era uno dei doni fatti dai passeggeri della diligenza a Jonathan mentre veniva accompagnato al Passo Borgo, verso il Castello Dracula!

Curiosidracula#2: ma da dove viene la leggenda dell'aglio come protezione contro i vampiri? Una possibile motivazione potrebbe venire dal fatto che l'aglio è un antibiotico naturale, contenendo sostanze efficaci per combattere batteri, infezioni e parassiti. Questa sua caratteristica, nota fin dall'antichità, potrebbe aver ispirato la leggenda.
Presso gli Antichi Egizi, per esempio, l'aglio faceva parte del cibo che veniva dato agli schiavi per mantenerli in salute.

Immagine capitolo: potete osservare un fiore di aglio orsino. L'aglio ha un numero elevatissimo di varietà differenti, con infiorescenze che variano per forma e colore. 
La varietà descritta da Bram Stoker presenta fiori bianchi piacevoli alla vista ed un pungente odore di aglio, quindi credo proprio che si tratti di aglio orsino!

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