Nagini.

"Lo scoprire consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò che nessuno ha pensato."
Albert Szent-Gyorgyi.

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Era sospesa in aria, a due centimetri dal piano di legno della cattedra, la tazza di thè bollente.

Il viso provata dall'età e dalla guerra aveva un'espressione preoccupata mentre ascoltava le parole del defunto professor Silente, comodamente seduto alla sua poltrona nel quadro affisso nell'ufficio della ormai preside McGranitt.

«Minerva cara, bisogna mettere in sicurezza i ragazzi.»

Erano passati solo tre giorni dalla sera dello smistamento in Sala Grande.

«Albus, non posso turbarli di nuovo cosi, loro hanno sofferto cosi tanto, hanno perso cosi tanto, io devo proteggere anche la loro anima e la loro mente, non solo il loro corpo.»

Mineva era devastata e preoccupata.

Hagrid le aveva detto, neanche un giorno fa, che nella Foresta Proibita aveva trovato uno striscia di terreno, quasi come un sentiero, totalmente bruciato, consumato come se qualcuno ci avesse versato giù dell'acido.

Strisce di terra che si intervallavano e si accavallavano tra loro, a formare un disegno senza senso nella terra della Foresta.

Ed oggi invece, una ragazza di Tassorosso era stata ritrovata, neanche poche ore prima, in uno stato vegetativo.

«Lo so, cara Mineva, lo so ma...—»

Il rumore di una porta che viene sbattuta furiosamente fu sufficiente per bloccare il professor Silente dal suo discorso, e una Madama Chips devastata fece il suo ingresso nell'ufficio.

«Preside, Preside la ragazza... la ragazza, oh Merlino! A niente sono servite le mie cure. A niente. Ho provato di tutto. Di tutto.» piangeva disperata e urlava.
«Calmatevi Madama Chips, che succede?»
«Preside, la ragazza... è morta.»

Minerva si sentì venir meno, la tazza che ancora volteggiava in aria cadde, provocando un sonoro tonfo al suo schianto con la scrivania.

Cosa ancora poteva esserci?
Cosa ancora poteva distruggerli?
Come poteva proteggere i suoi alunni, ancora?

*

Harry si risvegliò agonizzante e medito di sudore.

La cicatrice sulla sua fronte pulsava contro ogni dire, e lui si sentiva terrorizzato.

Era finita, giusto?

E allora perché la cicatrice faceva cosi male, come faceva male quando Lord Voldemort era in vita e comunicava con lui?

E poi il sogno che aveva fatto, cosa voleva significare?

Decise di scendere in Sala Comune, aveva bisogno d'aria e quel letto era diventato soffocante.

Fece capolino dalle scale per controllare che non ci fosse nessuno, e vi trovò Hermione seduta sul divano, con le gambe rannicchiate e il naso tuffato in un libro.

«Hermione, cosa ci fai sveglia?»
«Oh Merlino! Sei forse impazzito? Mi hai fatto morire di paura!» Si portò una mano al petto e lasciò uscire un sospiro sollevato.

«Cosa ci fai tu sveglio a quest'ora? Ma poi scusa, che ore sono?»
«Quasi le due, Hermione.»
«Per la barba di Merlino... non me ne sono accorta»

Entrambi risero a bassa voce e Harry si accomodò di fianco alla sua amica.

«Harry, ma stai bene? Sei tutto sudato, hai la febbre per caso?» Allungò il braccio per poggiarglielo sulla fronte, ma cosi facendo si ritrovò a toccare la cicatrice che provocò un brivido al bambino sopravvissuto che non riuscì a nascondere una smorfia provata. Cosa che non sfuggì alla giovane Grifona.

«Harry Potter, dimmi subito che diamine succede!»
«Hermione, la cicatrice... io, per la miseria, mi fa di nuovo male Hermione! Ho fatto un sogno strano, strano come i sogni che facevo su Voldemort.»
«Hermione, tu sai tutto. Che mi succede? È finita no?»

Hermione era entrata in una specie di trans. Si sentiva di nuovo in quella bolla, la stessa in cui si era ritrovata al binario 9¾ un paio di giorni fa.

Cosa diamine le stava dicendo?

«Harry... io si, per Godric si! È finita! L'hai ucciso davanti a tutti. Forse è solo un effetto dovuto dallo stress, sai...»

Tentò di arrampicarsi sugli specchi, ma entrambi sapevano che quella situazione era inverosimile.

«Per ora non diciamo nulla a Ron o Ginny, stanno ancora affrontando il lutto per Fred, e non mi sembra il caso turbarli ancora di più.» Convenne il ragazzo.

«Hai ragione Harry, ora pero cerchiamo di andare a dormire, domani ci tocca la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Chissà chi sarà il nuovo professore!»
«Chiunque sarà spero che duri più di un anno e sopratutto, che non sia un pazzo.»
«Sono pienamente d'accordo con te!» Rispose Hermione con espressione solenne.

Entrambi scoppiarono a ridere e si avviarono nelle loro stanze.

*

«Zabini, Zabini svegliati per Salazar!»
«Malfoy, che diamine sta succedendo?»

Draco si trovava nella stanza da letto di Blaise, rosso per la corsa e agonizzante per il dolore che sentiva al braccio.

«Zabini è successa una cosa, io... io ho fatto un sogno assurdo. Ma non era proprio un sogno era più una visione oh, io...—»
«Malfoy! Siediti e spiega con calma»

Draco si accomodò ai piedi del letto e iniziò il suo racconto, da come si era svegliato pieno immerso nel suo sudore e di cosa era successo in questa sua specie di visione.

«Ma il punto è che... guarda.»

Un gesto secco e si sollevò la manica del pigiama.

Blasie fece uno scatto sul posto, se prima era concentrato ora invece era terrorizzato.

Sul braccio del suo amico, bianco che quasi brillava, il Marchio Nero spiccata completamente corroso ai lati, dove si potevano vedere delle crepe nella pelle, come se qualcuno gliela stesse strappando via, di colore rosso.

In un gesto corse al suo braccio, e sollevò la manica.

«Il mio è normale...» Si rincuorò, anche se di poco, il ragazzo.
«Dobbiamo chiedere a Nott il suo in che condizione è!»
«Si Malfoy, ma tu credi si sia risvegliato?»

Ora la voce del castano era un sussurro spaventato. Sentì un brivido attraversargli la schiena e si ritrovò a sperare che fosse tutto un incubo.

«No, non credo, per ora è solo il mio in queste condizioni, in più il dolore è diverso. Domani chiediamo a Nott come sta il suo braccio e ci regoliamo.»
«Va bene, ma ora torno a dormire. Domani abbiamo la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure con i Grifondoro.»
«Non me lo ricordare... Tra il compito di pozioni e tutte queste ore in comune sembra una congiura contro noi Serpevedere.»
«A proposito, — si ritrovò a chiedere Draco, continuando a parlare — Come procedono i tuoi pomeriggio con la Piattola?»
«Bene, tutto sommato, non è strana come il fratello e ci si può parlare, credo... A te invece?»
«Tralasciando il fatto che non mi guarda neanche per sbaglio, e lavoriamo e distanza di due metri l'uno dall'altra e non mi parla se non per qualcosa inerente alla pozione, bene direi...» Il biondo nascose un espressione amareggiata sotto il suo sguardo di pietra, convinto che l'amico non lo conoscesse cosi bene.

Ma si sbagliava.

«Malfoy, lo so che è... strano, ecco. Ma dalle tempo, non è facile per lei la tua vicinanza.»
«Proprio per questo le avevo detto che avremmo potuto farlo separati, ma è stata categorica. Non che mi importi del suo parere o del suo giudizio, sia ben chiaro.» Ci tenne a precisare.
«Si certo, ora andiamo a dormire, domani vedremo il da farsi.»

Draco si alzò, e con la testa oltremodo piena di pensieri e ansie si recò nella sua stanza, già consapevole che non avrebbe chiuso occhio.

*

«Ragazzi, scusate l'interruzione ma avrei un annuncio. — La Preside si ergeva in tutta la sua figura davanti alla tavolata dei professori, mentre i ragazzi si apprestavano a posare forchette e coltelli per ascoltarla. — Ci tenevo ad annunciarvi che, per motivi di natura strettamente confidenziale, è severamente vietato avvicinarsi, anche in prossimità di dieci metri, alla Foresta Proibita.»

Harry catturò lo sguardo di Hermione, che già lo stava guardando con espressione preoccupata.

«No Harry, non ci pensare proprio!»
«Ma Hermione, anche tu hai avuto la mia stessa idea.»
«Di che state parlando ragazzi? E poi Harry, non hai capito cosa ti ho detto? Zitto e immobile devi stare quest'anno. Zitto e immobile!» Rispose Ron risoluto.

I tre ragazzi si guardarono e scoppiarono a ridere, cercando di alleviare un po la tensione.

«Ragazzi, cosa c'è da ridere? Ron perché quella faccia da pazzo? Stai bene?»

Ginny non fece altro che aumentare le risate generali, mentre si accomodava di fianco ad Hermione.

«Hermione, io credo sia arrivato il momento di dirglielo...»
«Lo so Harry, lo so...»
«Dirci cosa scusate?»

E cosi il bambino sopravvissuto raccontò tutto nel dettaglio della notte precedente, troncando definitivamente le risate di tutti.

Intanto al tavolo Serpeverde, Blaise guardava Draco con un'espressione dove c'era poco da discutere.

«Zabini, non se ne parla!»
«Malfoy, invece cosi sarà. Fine della storia!»
«Si ha ragione Blaise, Malfoy. In oltre hai visto che anche il mio braccio è normale, se si può dire cosi. Quindi questa è l'unica soluzione.»
«Io non dirò proprio un accidenti a Potter!»

La conversazione si stava scaldando, e le tre ragazze lo notarono, anche se non avevano prestato la minima attenzione al discorso intrapreso dai loro amici.

«Cosa dovresti dire a Harry?»
«Da quando lo chiami per nome Daphne?» Si ritrovò a chiedere Pansy.
«Da quando passiamo i pomeriggi insieme per fare la pozione. Ma non è questo il discorso Pansy!»
«Si scusa hai ragione, quindi cosa dovresti dirgli?»

Draco guardò i ragazzi, come a cercare una risposta alla sua domanda.
Se c'era qualcosa di grave, certamente non voleva tirare in mezzo nessuno. Già si era tirato dietro i due ragazzi, anche le ragazze non gli sembrava il caso.
Ma era tutto troppo strano, il sogno, il Marchio ed ora il discorso della McGranitt.

Theo e Blaise gli fecero un cenno di assenso, e non dopo uno sbuffo sonoro, raccontò tutto alle tre giovani di fronte a lui.

«Devi dirlo assolutamente a Harry!» Si ritrovo a dire Daphne.
«Sono d'accordo!» Fu il commento di Astroia.
«E cosa mai potrebbe fare San Potter scusatemi?»
«Non lo so, ma ha sconfitto il Signore Oscuro, insieme ai suoi due amici sfigati, quindi sicuramente gli verrà un'idea.» Fu invece il commento di Pansy.
«Okay, okay! Io ora mi vedo con la Granger, per il compito di pozioni, che sono quasi le tre. Venite tutti con me, li blocchiamo all'uscita della Sala Grande.»

E detto ciò, si alzarono tutti insieme, diretti alla porta principale della sala, in attesa che il Golden Trio uscisse.


*


Ginny era pensierosa, mentre insieme agli amici si dirigeva fuori dalla Sala Grande, avevano un'ora buca prima della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, Hermione doveva andare in Biblioteca con Malfoy a studiare per Pozioni e lei, insieme a Ron e Harry, avrebbe perso tempo in giardino.

Era cosi frustrante, era convinta che tutto fosse finito, che Harry avesse vinto e che il Mondo Magico fosse al sicuro.

A cosa era servita quella Guerra?
A cosa erano servite le morti di Silente e Piton?
La morte di Remus e Tonks?
E la morte del suo amato fratello Fred?

Si chiedeva se tutto ciò aveva un senso, se tutto ciò stava a significare che in realtà niente era finito.

Non sapeva cosa ci fosse nella Foresta Proibita, però sapeva già che insieme ai suoi amici avrebbe investigato.

Si ridestò dai suoi pensieri perché era andata a sbattere conto la schiena di Ron, facendosi male al naso.

«Zuccone che non sei altro, ma vuoi stare attento o no?» Chiese stizzita mentre si massaggiava il punto dolorante.

Sentì delle risate, ma non riconobbe le voci dei suoi amici, quindi alzò gli occhi trovandosi di fronte Malfoy, Zabini, Nott, Parkinson e le due sorelle Greengrass.

«La piccola Weasley è più sveglia di te.» Aveva affermato Blaise, rivolto al rosso.
«Che volete?» Aveva invece chiesto Hermione.
«Potter, dobbiamo parlare.» Draco prese la parola facendo un passo avanti, guardando negli occhi il moro.

«Io non devo parlare proprio di niente con un Mangiam...—»
«Harry! Per Merlino.» Hermione aveva urlato.

Draco la guardò meravigliato. Non si aspettava di certo una cosa del genere. Gli aveva dato fastidio l'epiteto che San Potter voleva utilizzare ma infondo questo lui era. Un Mangiamorte.

«Hermione, ma lui è...—»
«Lui è Malfoy, fine della discussione! — Hermione lo guardava con occhi furenti. — Tu invece che vuoi?»

Draco si sentiva stordito più che mai, e si accorse che anche i suoi amici avevano la stessa espressione.
Si chiese se qual siparietto non fosse stato premeditato, se non lo stesse solo prendendo in giro. Cercò i suoi occhi, per trovare una conferma alle sue teorie, ma ovviamente non li trovò.

La riccia si sentiva arrabbiata con il suo amico.
Lei lo sapeva cosa era Malfoy, ma non per questo c'era il bisogno di rinvangare cose
Anche perché altrimenti, cosa avrebbero avuto di diverso da loro?
Anche lei era una Sanguesporco, e come ogni anno, i Serpeverde si premuravano di non farglielo mai dimenticare. Ma non per questo si sarebbe abbassata al loro livello.

«Non qui, andiamo nella Stanza delle Necessità.»
«Non insieme però, oltre al fatto che siamo dieci persone, se ci vedessero camminare insieme si insospettirebbero tutti perché.. .beh, perché...—»
«Hai ragione Astoria, ci avviamo prima noi.» Aveva risposto Ron.

Cosi i quattro Grifondoro si girarono e si incamminarono verso la Stanza delle Necessità.

«Da quand'è che tu chiami la Greengrass per nome, fratello?» Aveva chiesto con voce maliziosa la piccola Weasley.
«Finiscila Ginny.» Aveva troncato Ron.


*


Erano tutti e dieci difronte all'immensa porta della Stanza delle Necessità.

Ginny si era premurata di fare i consueti tre giri avanti e indietro e aveva pensato all'arredamento interno della stanza.

Il primo ad entrare fu Blaise, dove si trovò di fronte ad un camino spento, e due divani uno di fronte all'altro con al centro un tavolino da thè.

Sopra il tavolo una torta, e sparsi qua e là per la sala vasi pieni di Girasoli.

«Girasoli?» Aveva chiesto rivolto alla rossa.
«Sono i miei fiori preferiti.» Aveva risposto lei con noncuranza.

Blasie, si bloccò sul posto, guardando di nuovo di fronte a lui.
«Weasley Junior, una domanda, a che gusto è la torta sul tavolo?»
«Alla melassa, la mia preferita... perché?» Si girò, guardandolo confusa.
«Zabini, ti muovi a sederti e chiedere la porta?» Lo aveva richiamato all'ordine Theodore.

Neanche si era accorto che tutti erano seduti e lui era rimasto come un palo, fermo davanti alla porta.

«Si, scusate...» Chiuse la porta e prese posto sul divano con i suoi compagni di Casa.

Prese la torta tra le mani, e l'annusò.
Per prima cosa si diede del deficiente. Per seconda, invece, del completo idiota.

— Sono solo casualità. — Si ripeteva nella testa.

«Malfoy, cosa vuoi quindi?» Harry prese parola.
«Stanotte ho fatto un sogno...—» Aveva cominciato Draco.
«E cosa vuoi che importi a noi dei tuoi sogni?»
«Sta zitto Ron!» Avevano urlato invece Hermione e Ginny.
«Continua.» Lo incitò il moro.

Draco li guardò un po sconcertato, poi butto un occhio a Blaise, che con un cenno del capo gli fece coraggio a continuare.

«Non era proprio un sogno, era più una specie di...—»
«Visione...» Affermò sicuro il moro, in un sussurro preoccupato.
«E tu che ne sai Potter?»
«Continua e basta.»
«Comunque, ero nella Foresta Proibita, ma non ero io, era come se fossi qualcun'altro, ma non so chi, e dietro di me lasciavo scie di bruciato...—»
«Forse era una metafora della tua vita Malfoy.»
«Ora ti spacco la faccia Lenticchia!» Draco si alzò adirato da tutti i commenti di quel rosso senza cervello.

Ma prontamente Hermione si mise in mezzo, una mano sul petto di Ron, anche lui in piedi, e una su quello di Malfoy.

«Sedetevi, tutti e due! Ron. — si girò verso il suo amico. — Smettila con i commenti inopportuni. E tu, Malfoy. — Si girò verso il biondo ma si accorse della sua mano sul suo petto, e la ritrasse prontamente come scottata. — Tu siediti...» Concluse guardando il pavimento.

Draco si sentiva incredibilmente più calmo, il naso piano del profumo dei fiori d'arancio e dei biscotti al cacao.
E prontamente, cercò in tutti i modi di convincere la sua testa a non chiedersi niente, e ci riuscì.
Sotto lo sguardo più che meravigliato dei suoi amici, si rimise al suo posto.

«Malfoy, prego.» Harry si aggiustava gli occhiali, mentre cercava di trattenere il pizzicare della sua cicatrice che stava iniziando a fargli sentire.

«Poi all'improvviso mi sono ritrovato dentro una stanza strana, piena di bolle di vetro, ma sinceramente non so che stanza sia.»
«È la Camera delle Profezie, al Dipartimenti dei Misteri al Ministero.» Disse Harry.
«Ma Harry, quella stanza... È andata distrutta dopo... Mh, dopo...» Hermione guardava a terra, senza trovare le parole giuste.
«Lo so Hermione, ma è quella, io lo so. Malfoy ti ricordi altro del sogno?»
«Potter, che stanza?»
«Malfoy...—»
«Niente Malfoy, Potter, che stanza? Che vuol dire che è andata distrutta? Che ne sapete voi?»
«L'abbiamo distrutta noi dopo che dei Mangiamorte ci avevano attaccati, è stato li che abbiamo visto per la prima volta tua zia Bellatrix e sempre li tuo padre Lucius... Beh...» Aveva risposto Harry.

Hermione ebbe un brivido, e senza neanche accorgersene la sua mano era scivolata sul suo braccio, a coprirsi la cicatrice. Il volto girato verso la porta.

Con la coda dell'occhio Draco si accorse del cambiamento della riccia, e si sentì improvvisamente male. Gli mancò l'aria, e si irrigidì sul posto.

«Scusa Malfoy, io non volevo...—»
«Non fa niente Potter. Comunque, non ricordo molto altro, soltanto una voce che parlava e diceva cose senza senso.»
«Cose tipo: Un sacrificio sarà necessario.»

Draco scattò in piedi, Blasie subito dopo di lui.

«Tu cosa ne sai Potter, parla!»
«Dammi il braccio Malfoy.»
Aveva urlato il moro, ora in piedi anche lui.

In un attimo si alzarono tutti, bacchette alla mano e sul piede di guerra.

«No che non ti do il mio braccio, cosa sai tu?»

Aveva urlato Draco, in preda ad una crisi di rabbia.
Cosa sapeva lo Sfregiato che non gli diceva?

«Dammelo!»

Con un gesto veloce afferrò il braccio di Draco e gli tirò su la manica, scoprendo cosi un Marchio Nero quasi sfigurato dal sangue.
Hermione si girò disgustata, non riusciva a sostenere lo sguardo di quel teschio che sembrava guardarla con giudizio.

Draco lo notò e si strappo dalle grinfie del moro, abbassandosi la manica.

«Ma sei impazzito? Che ti viene in mente? Come osi...—»
«Da quando si è riattivato?»
«Cosa?»
«Malfoy, rispondimi!» Urlò spazientito Harry.
«Potter non è attivo, quello mio e di Theodore sono normali.»
«Blaise, anche tu sei?» Fece cadere la frase a metà la rossa.
«Si Ginny.»
«Perché non lo hai mai detto?»

La rossa era sconvolta, non se lo sarebbe mai aspettato, non da lui. Non che lo conoscesse cosi bene, ma quei pomeriggi a studiare insieme erano serviti a scambiarsi varie parole e aveva scoperto che oltre ad essere un ragazzo molto riservato, e a tratti sembrasse quasi non provare sentimenti, era anche un tipo tranquillo e studioso.
Aveva compagnie discutibile certo, ma che fosse un Mangiamorte, mai.

«Per farmi guardare cosi? No grazie.»
«Blaise...»

Zabini si sentiva come se, in quel momento,  fosse completamente nudo davanti ad una platea piena zeppa di persone. E non sapeva perché ma quegli occhi su di lui, che lo guardavano in quel modo che non sapeva definire, lo fecero sentire cosi esposto.

Niente, si ritrovò a pensare, niente lo fece vergognare come quegli occhi quel giorno su di lui.

«Voi pensate che per noi sia stato bello? O facile? Quando ti ritrovi costretto ad essere marchiato a vita come un animale da macello, secondo voi è divertente? Fa piacere? Quindi, smettiamola con questa farsa e cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Potter è il tuo turno di dare spiegazioni.»

Blasie respirava affannato, aveva parlato senza staccare gli occhi da quelli della rossa, il petto si alzava e si abbassava come una furia, per cercare di immagazzinare più aria possible.

Intanto le ragazze di Serpeverde si erano risedute e Theo sostava dietro il divano, con le mani appoggiate alla spalliera.

Draco invece guardava l'amico, sapeva che per lui era stato difficile come lo era stato per tutti e tre, ma non ne aveva mai parlato.
In realtà nessuno di loro ne aveva mai parlato con l'altro di come si sentissero in merito a tutto ciò.
Sapevano che stavano male, ma si stupì che quello che l'amico avesse espresso erano esattamente le parole che si ripeteva lui nella testa.

Animale da macello.

Marchiato come un animale, perché quello lui era: un animale.

«Non dev'essere stato felice per voi, mi dispiace.»

Un sussurro appena udibile spacco l'aria a due parti, e finì di risucchiare quel poco di ossigeno che era rimasto in quella stanza.
Hermione Granger si rese conto che, la guerra aveva fatto più danni di quando pensava.

Non esistevano i vincitori e i vinti.
Esistevano solo i morti e i sopravvissuti.
E in quella stanza, cosi come erano, erano tutti sopravvissuti.

«Ho fatto lo stesso sogno anch'io, stanotte, identico. Ed è da ieri sera che la mi cicatrice pizzica.» Herry cercava di dirottare tutti gli occhi su di lui, perché conosceva l'amica e sapeva che stare al centro dell'attenzione non le piaceva per niente, e ci riuscì.
«È per questo che hai supposto del Marchio? Perché la tua cicatrice pizzica?»
«Si Nott, non ha senso che abbiamo fatto lo stesso sogno, la stessa notte. Ho tirato ad indovinare, per lo più.» Rispose Harry, alzando le spalle quasi timido.
«Dite che... che lui non è morto?» Chiese Daphne, con voce grave.

A quella domanda tutti rabbrividirono, e Pansy ebbe un sussulto.

«No, Harry lo ha ucciso, lo abbiamo visto tutti.» Convenne Ron, cercando di usare un tono sicuro e rassicurante.

«Dobbiamo andare in quella stanza Potter!»

Dopo interminabili minuti di silenzio, Draco aveva deciso che era il momento di capirci qualcosa.

«Non esiste proprio!» Aveva tuonato Harmione Granger.
«Come pensi di entrare Malfoy, al Ministero? In più quella camera è andata distrutta.»
«Hermione, una cosa che mi hai sempre detto tu è stata che se Harry Potter sente qualcosa, dice qualcosa, fa qualcosa o vede qualcosa significa che c'è qualcosa che non va... E poi penso che l'abbiano ricostruita e risistemato le Profezie rimaste.» Aveva convenuto Ron.

«Ragazzi ci serve un piano!»
«Prima di tutto, Potter dobbiamo porci ancora una domanda importante.» Nott prese parola, sedendosi sul divano.
«Cioè Theo?» Chiese Pansy.
«Avete entrambi sognato la Foresta Proibita, e guarda caso, oggi la McGranitt ci dice che non possiamo andarci... non vi sembra strano?»
«Ha ragione. — Convenne Ginny, aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. — Dobbiamo capire cosa c'è nella Foresta, prima di andare al Ministero.»
«Andiamoci stanotte.»
«Malfoy non esiste proprio, e poi andiamo in dieci scusami?»
«Oh Granger, smettila di usare qual tono saccente con me! E si, andremo in dieci, più siamo meglio è non sappiamo cosa ci sia nascosto li.»
«Dillo, caro Malfoy, che te la fai sotto dalla paura di andare là da solo!»
«Ron Bilius Weasley, smettila.» Ginny era furiosa. Si che il fratello potesse avere dei pregiudizi, però ora stava esagerando. C'era qualcosa di più grande in ballo in quel momento.

«Ha ragione Malfoy, andremo insieme, non sappiamo cosa ci può essere e più siamo meglio è, fine della discussione.»

Hermione intanto camminava avanti e indietro davanti al camino spento.

«Incendio» Sussurrò con la punta della sua bacchetta rivolta verso il camino e lo accese.

«Perché hai acceso il camino? Fa ancora caldo.» Aveva chiesto Astoria curiosa.
«Penso meglio se sento il rumore del camino che scoppietta.» Aveva risposto la riccia.

Con un braccio sotto il seno e con la mano destra chiusa in un pugno a sorreggere il gomito sinistro si teneva il mento Hermione, camminando ancora avanti e indietro davanti al camino.

Il suo cervello correva veloce collegando punti e facendo schemi.

Due ragazzi, praticamente opposti, si ritrovano con due cicatrici a vita sulla loro pelle, anche loro opposte, ma collegate da qualcosa di oscuro, fanno lo stesso identico sogno sulla Foresta Proibita dove sognano di bruciare la terra.

«Bruciare la terra...» Bisbigliò appena, la Grifona.
«Malfoy, Harry... potete rispiegarmi il sogno, cioè nel dettaglio.»
«Granger ti ho già detto che non...—»
«Hermione, una parte specifica oppure tutto?» Chiese più gentilmente Harry.
«La parte della Foresta Proibita, per ora concentriamoci su quella, visto che stanotte andremo li.»
«Te l'ho detto Hermione, camminavo ma non ero io, era come se... ti ricordi quando sognai di essere Nagini?»
«Si certo.»
«Tu hai sognato di essere il serpente del Signore Oscuro?» Domandò Daphne con voce terrorizzata.

«Si, Daphne, non proprio sognato ecco, più che altro io ero Nagini comunque è una storia lunga. — Le rispose il moro, girandosi verso di lei. Poi riportò la sua attenzione alla sua amica ancora in piedi davanti al camino che lo fissava. — Ecco si, era uguale, io ero quella cosa, e mentre strisciano bruciavo la terra dietro di me.»
«Non sono mai stato un serpente in vita mia, ma l'unica cosa che posso dire era che, effettivamente, dal punto di vista che avevo nel sogno era come se fossi steso al suolo.» Si aggiunse Draco, pensoso.

Hermione fermò il suo cervello dal continuo pensare. E con un espressione di totale stupore si gettò una mano in fronte.

«Ma certo, Harry! Strisciavi Harry, strisciavi!» La ragazza urlava tanta l'euforia che provava in quel momento.
«Ma fa sempre cosi?» Sussurrò Blaise a Ginny, con espressione sconcertata.
«Tu neanche immagini...» Gli rispose la rossa.
«Hermione, per favore, spiegati.» Ron la guardava con un espressione esasperata, abituato ormai da anni a quel teatrino che esibiva l'amica ogni volta che aveva un illuminazione.

«Harry e Malfoy strisciavano ragazzi! È un serpente! Nella Foresta Proibita c'è un serpente!» Esclamò allora solenne.
«E tu come fai ad esserne certa?» Aveva chiesto invece Draco, ancora confuso e per niente convinto.
«Ho imparato, in questi lunghi anni, che se Hermione Granger arriva ad un conclusione, vuol dire che è quella giusta.» Aveva risposto Ron con tono sorpreso.
«Ron, sempre questo tono sorpreso tu!» Aveva invece riso la riccia, ricordando quando proprio il rosso le aveva rivolto la stessa frase. I due si scambiarono un sorriso complice prima che la riccia riprendesse la parole.

«Ragazzi pensateci. — Hermione si avvicino a loro, e inginocchiandosi vicino al tavolino. — La mente umana è più facile di quanto crediate. Perché Harry avrebbe dovuto fare il paragone con Nagini, per capire la sensazione che provava? Perché lui non ha mai strisciato come un serpente, tranne quando Lord Voldermot era entrato nella sua testa e lui aveva preso le sembianze di quel animale.
Che appunto, è un serpente. È per forza cosi!»
«Io mi trovo d'accordo. — Aveva detto Pansy, avvicinandosi alla ragazza. — E quanto ci vogliamo scommettere che stanotte troveremo il terreno bruciato?» Aveva concluso retorica.
«Io devo andare in Biblioteca!»
«Hermione, non mi sembra il momento di studiare ora!» Ginny era intervenuta esasperata.
«No Ginny, non capisci, quanti serpenti conosci che al loro passaggio lasciando bruciato? Nessuno. Mi devo informare.»
«Granger, visto che come hai detto tu, la mente umana è molto più facile di qual che sembra, io prenderei in considerazione anche Nagini stessa.» Anche Theo si era avvicinato al tavolino.
«Perché dici cosi Theo?»
«Pansy, pensaci un secondo! Tra tanti paragoni che poteva fare San Potter...—»
«Ehi! San Potter a chi?»
«Taci Potter, e fammi continuare. Bene dicevo, tra tanti paragoni proprio Nagini. E poi stiamo parlando di un serpente che lascia bruciato, mi sa molto di Oscuro, insomma. E ritengo che Nagini, sia abbastanza oscura.»
«Hai ragione, dobbiamo informarci anche su Nagini.» Aveva capitolato Ginny.

«Bene mancano ancora quindici minuti alla fine dell'ora libera, io corro in Biblioteca e cerco di prendere quanti più libri possibili sull'argomento. Ci vediamo in aula di Difesa Contro le Arti Oscure.» Hermione già era arrivata alla porta e stava per uscire.

«Aspetta vengo con te.»

«Non esiste Malfoy, vado io.» Aveva troncato Ginny.

La rossa raggiunse l'amica alla porta ed insieme uscirono.

Mentre il resto dei ragazzi, a gruppi lasciavano la Stanza delle Necessità nel modo più invisibile possibile.


*

Hermione vagava nella Biblioteca come una furia alla ricerca di quanti più libri possibile, con al seguito una Ginny completamente oscurata dalla pila di tomi che sorreggeva in braccio.

«Hermione, credo che bastino cosi.» Quasi la pregò la rossa, stanca e affaticata.

«Si Ginny, prendo solo l'ultimo.»
«Lo hai detto già quattro libri fa.»
«Si lo so ma questo è l'ultimo davvero.»

Immersa com'era nei libri, Ginny non si accorse che erano entrate nella Sezione Proibita.

Hermione vagava tra gli scaffali nella speranza di un illuminazione, quando un libro le volò davanti precipitando ai suoi piedi.

"Maledizioni del sangue."

Cosi si chiamava, lo raccolse e senza badarci lo riposizionò sul mobile continuando la sua ricerca.

Fece altri due passi quando sentì lo stesso tonfo di prima, si girò convinta di trovare Ginny china a raccoglie i libri caduti ma la vide in piedi che cercava di guardare tra i lati della pila per non cadere.

Spostò lo sguardo al pavimento e di nuovo quel libro era caduto.
Lo riprese e lo riposizionò al suo posto, girandosi e proseguendo.

Altri tre passi, e lo stesso libro le cadde ai davanti.

«Ginny hai finito di lanciarmi questo dannato libro?»
«Hermione ma di che parli? Ma se ho le mani impegnate a sorreggere questa pila di libri altissima, come faccio?»
«Hai ragione, scusami. Solo che è la terza volta che mi cade davanti.»
«Aspetta, terza volta hai detto?»
«Si Ginny...»
«Prendilo.»
«Ma perché?»
«Non ne ho idea, ma tu prendilo.»

Hermione si convinse e lo prese, continuando a guardarlo e a rigirarselo tra le mani.
La copertina era ruvida, nera come la pece e il titolo ricamato finemente di colore oro spiccava sulla parte alta.

— È un libro veramente grande. — Si ritrovò a pensare mente correvano in direzione dei dormitori per posare tutto e precipitarsi in aula di Difesa Contro le Arti Oscure.


Ehilà, ciao a tutti, come state? Spero bene.
Io non tanto a dire il vero.
No okay, scherzo. Ma ieri mi ha chiamato il mio Manager per dirmi che la mia quarantena è finita e domani devo tornare a lavorare.
Mi sento molto depressa! Ahahah.
Ma il mio ragazzo mi ha promesso che appena staccherò da lavoro mi porterà a mangiare in una pizzeria italiana qui a Londra per consolarmi da questa nefasta notizia!
Che amore che è.
Ma ora, bando alle cianche, non credo vi interessino le mie crisi esistenziali, ahah.
Parliamo un po di questo capitolo:
Si apre con una triste scoperta e la nostra dolce professoressa di Trasfigurazione, ora Preside, non sa cosa fare.
Il dolore è ancora troppo vivo per riuscire a trovare una soluzione in tempo spiccio.
Poi abbiamo il nostro caro Harry Potter dove in una notte settembrina ha questa specie di visione e si sente trasportato indietro nel tempo. Possiamo concederglielo un po di terrore no?
Si che è un Grifondoro coraggioso, ma questo non significa che non può avere paura. Sopratutto dopo tutte le pene che ha dovuto passare.
Pero mi viene da chiedermi: Ma come diavolo è possibile che ci sia sempre lui in mezzo ai guai? ahahah.
Scopriamo che anche Draco ha avuto lo stesso incubo e si fa convincere da Blaise a chiedere aiuto.
Ah, gli amici, che grande cosa che sono.
Si vede il primo formarsi di una piccola squadra.
Le persone più improbabili riunite in un unica stanza senza affatturarsi a vicenda, ma anzi, discutendo.
C'è da dire per che, grazie al tempestivo intervento di Hermione, hanno scampato per poco un duello all'ultimo schiantesimo, non credete?
Grazie alla brillante mente della nostra amata Grifona si inizia a modellare un qualcosa, ma ancora non si capisce bene cos'è.
Voi avete qualche idea? Qualche supposizione?
Fatemelo sapere in un
bel commento.—>
E poi, cosa sarà mai quel libro? Non vi sembra un po strano che le sia finito davanti in qual modo?
Direi che per oggi ho finito di infastidirvi con le mie chiacchiere.
Lasciate una stellina e un commento se vi va.
Buona lettura, miei cari.
Ci vediamo tra i corridoi del Castello.
Fatto il misfatto.

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