La Gufiera.

⭕️ Attenzione: questo capitolo è a bollino rosso! Per cui, se non gradite certe tematiche, o vi turbano in qualche modo, sconsiglio vivamente la lettura. Potere andare direttamente allo Spazio Autrice, dove come sempre lascerò piccoli riassunti del capitolo, in modo tale da non perdere parti, ma in ogni caso, la non-lettura di questo capitolo non intaccherà con il resto della storia. 
Grazie per la comprensione! ⭕️

"Nella vita non importa con chi vai, ma con chi vieni."
Anonimo.

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Harry stava correndo a perdifiato verso la Gufiera, era in ritardo di quindici minuti e sapeva con certezza che appena giunto lì avrebbe ricevuto una lavata di testa in stile Regina Elisabetta d'Inghilterra.

Era a conoscenza del fatto che la sua improbabile compagna di studi non amasse i ritardi e, cosa ancora più raccapricciante, sapeva anche che lo avrebbe sgridato in un modo totalmente poco convenzionale.

Aveva ucciso Voldemort, per Merlino! Ma Daphne era capace di fargli venire i brividi di terrore solo per come lo guardava.
Il suo portamento austero e regale lo intimorivano non poco, in più ci si metteva il tono severo e freddo — ma calmo in una maniera inquietante — a completare il quadro generale.

Ma la colpa non era stata la sua: aveva avuto un contrattempo con una Tassorosso durante la lezione di incantesimi che le chiedeva spiegazioni sulla lezione appena conclusa, dove lei aveva capito ben poco e Harry invece era stato eccelso. Cosa già di per se insolita.
Poi le scale avevano iniziato a fare i soliti capricci e si era ritrovato a doverne cambiare ben sei prima di riuscire ad arrivare nel corridoio che cercava.

Ma sapeva anche che queste motivazioni, per quanto fossero il vero, non avrebbero mai convinto la Serpeverde che avrebbe sicuramente trovato qualcosa da ridire.

Con il fiato mozzato arrivò alle scale che conducevano alla Gufiera e, spinto da un moto di terrore che non avrebbe mai ammesso neanche sotto Veritaserum, accelerò — per quanto possibile — il passo.

«Scusami, eccomi sono arrivato.»
«Nessuno ti ha mai detto che far attendere è da maleducati?»

— Ecco! Ora mi uccide. —

Harry la guardava da sopra gli occhiali tondi mentre era piegato su se stesso con le mani sulle ginocchia a cercare di riprendere fiato.

«Lo so ma... — proferì a fatica — le scale oggi sembravano impazzite a una ragazza di Tassorosso mi ha trattenuto per...—»
«Potter non mi interessano le tue tresche amorose, se hai un impegno con la mia persona, di qualunque tipo, mi aspetto che ti presenta in orario.»

Daphne se ne stava in piedi, di fianco al suo gufo personale di famiglia, girata di spalle al giovane mago che ancora affannato e rosso per la corsa cercava di ricomporsi.

«Va bene, chiedo venia, Sua Maestà! Ora se la Regina permette, potremo iniziare.» La prese in giro lui tentando di smorzare l'aria.

Ma la bionda non gradì molto, girandosi e scoccandogli un occhiata torva e facendo dei passi verso Harry.

— Oh Godric, proteggimi. Voldemort era una passeggiata ad Hogsmeade in confronto. —

«Se hai finito di scherzare direi che possiamo iniziare.»
«Si direi che è il caso...»
«Si è proprio il caso.» Marcò le parole lei arrivatagli di fronte.

Harry si ritrovò a osservarle gli occhi con minuziosa attenzione.
Erano di un blu cosi intenso che poteva paragonarli tranquillamente alle notti d'inverno. Luminosi a sufficienza per fargli credere che le stelle che osservava sulla Torre di Astronomia si fossero trasferite li dentro.

«Bene, dove eravamo rimasti?»

Si mosse per andarsi a sedere in un tavolino che avevano fatto comparire un paio di giorni prima proprio per poter studiare più comodi.

Si accomodò tirando fuori il libro e delle pergamene e cercando di mettere tutto in ordine sul tavolo.
In presenza della giovane Serpe si sentiva veramente in agitazione e soggezione.
Lo guardava come a volerlo studiare e lui si sentiva costantemente sotto esame, in un continuo di occhiate torve e rimproverai muti.

La ragazza intanto si era accomodata, assumendo una postura elegante ed educata, osservandolo con occhio critico.

Fece volare il suo sguardo intorno a se, constatando che l'ambiente era un insieme di piume volanti e cattivo odore.

«Ricordami perché ho acconsentito a svolgere questo maledetto compito qui?» Domandò retorica.
«Perché era l'unico posto rimasto: tua sorella e Ron si vedono nella Torre di Astronomia, Malfoy ed Hermione in Biblioteca, Zabini e Ginny nella Stanza delle Necessità e la Parkinson e Nott essendo della stessa casa lo fanno in stanza. Tu non vuoi mettere piede in Sala Comune dei Grifondoro e io altrettanto nella tua quindi...—»
«Potter è nella tua indole sottolineare l'ovvio?»
«Come scusa?»

La bionda emise un sospiro leggermente irritato e si aggiustò un po sulla sedia, stringendo le braccia sotto il seno.

«Intendo dire, perché qui nella Gufiera? — fece un gesto con la mano per indicare l'ambiente — Ci sono piume di pennuto ovunque, in più l'odore è tremendo. Non potevamo andare, che so... nel giardino?»
«La Gufiera mi piace, è tranquillo e a quest'ora non viene mai nessuno, cosa che sarebbe successa in giardino invece, in più mi ricorda Edvige...»

Gli occhi di Harry si velarono di tristezza al ricordo della sua amica alata che si era sacrificata per lui.

E questo Daphne lo notò e si ritrovò inaspettatamente curiosa di sapere.
Non era solita fare domande, anzi era più un comandare e ricevere il modo in cui lei aveva sempre agito.
Poi, reduce di un educazione importante alle spalle, sapeva bene che non bisogna mai essere curiosi.
Ma la sua bocca di aprì prima ancora di potersi connettere al cervello.

«Chi è Edvige?»

Harry, che intanto aveva iniziato a scrivere e a correggere le dosi della pozione che dovevano preparare, fece cadere gli occhi sulla figura di fronte a lui.
Glielo aveva chiesto piano, quasi sussurrato, abbandonando il tono freddo che aveva tenuto poco prima.
Aveva poggiato le braccia al banco e si era sporta leggermente verso di lui, chiaro segno che era incuriosita, lasciando cadere quella sua postura comporta e, per quanto possibile, sembrava quasi una ragazza normale.

«Era la mia civetta...»
«Era?»
«Si. Lei... Beh, lei è morta.»

Scese un silenzio imbarazzante, spezzato solo dal rumore del verso dei gufi che li circondava.

«Potter, io...»
«È okay, tranquilla.»
«No davvero, io...—»

Per Daphne era difficile scusarsi, poiché non era una cosa che faceva spesso, anzi si potrebbe dire che non si era mai scusata in vita sua per qualcosa.
Vuoi perché il suo carattere e la sua tempra non glielo avessero mai consentito, vuoi perché, in realtà, lei non si era mai sentita mortificata per qualcosa, quel momento non era mai giunto.
Ma ora, in quella stanza circondata dai gufi e dai loro versi striduli, mentre guardava nel verde degli occhi del bambino sopravvissuto, si sentiva davvero dispiaciuta.

«Mi dispiace...» Sussurrò appena.
«Come?»

Harry la guardava stupito e stranito, tutto si aspettava dalla ragazza tranne quello.

«Potter, non lo ripeterò di nuovo, hai sentito benissimo! Accontentati.»

Fu la prima ad interrompere quel contatto di occhi e a riassumere la sua posizione austera.
Ma Harry aveva notato la curiosità che stava cercando di nascondere.

«È morta per difendermi da Voldemort.»

La bionda ebbe un brivido. Anche se il Signore Oscuro era morto solo il suo nome era ancora capace di portare terrore.
E poi si aggiungeva la situazione decisamente critica che si stava sviluppando sotto il loro naso e questo non la rendeva tranquilla per niente.

«Potter, è morto davvero?»
«Certo che si, che domande sono?»

Ora era Harry quello ad aver assunto un tono brusco, appoggiando la schiena alla sedia e guardandola torvo.
Come gli veniva in mente di chiedergli un'assurdità del genere, dopo tutto quello che era successo?

«Allora tu credi che quello che sta capitando non c'entri nulla con Tu-Sai-Chi?»
«Il nome è Voldemort, Greengrass!»
«Lo so qual'è il suo nome, solo che fa ancora il suo effetto dirlo, o sentirlo.»
«Comunque no, non credo...—»
«E allora perché la tua cicatrice pizzica?»
«Greengrass non lo so okay? Per la maggior parte della mia vita mi sono successe cose che non sapevo, che non capivo e che non potevo prevedere, di una cosa soltanto ero a conoscenza in modo certo: che, prima o poi, sarei dovuto morire.
Quindi non farmi domande che...—»
«Oh certo, povero piccolo bambino sopravvissuto, se solo non avessi ficcato il naso dove non avresti dovuto ora...—»
«Ora cosa?»

Harry si era alzato e insieme a lui anche la sua voce aveva preso dei toni alti.

«Ora cosa, eh Greengrass? Tu pensi seriamente che non mi avrebbe trovato? Che non avrebbe fatto quello che ha fatto e che non avrebbe ucciso tutti qui ragazzi? Non sarebbe successo quel 2 Maggio, ma sarebbe successo. Ma tu che ne sai, te la sei data a gambe con la tua famiglia per salvarvi la pelle.»
«Come osi parlarmi cosi? Chi sei tu per poter venire qui a giudicare le mie azioni?»

Anche la voce della Serpeverde aveva preso dei toni alti e si era alzata in piedi per fronteggiarlo.
Aveva le guance arrossate per lo sforzo e le mani chiuse a pugni le ricadevano ai fianchi.
Con due falcate Harry aggirò il tavolo e si posizionò di fronte alla bionda, che ancora lo guardava con occhi infiammati.

«E tu chi sei invece?»

Quasi glielo aveva urlato in faccia, e si ritrovò ancora più infervorato quando lei fece un passo avanti, ritornando ad avere il suo comportamento regale e raffinato.

«Non si risponde ad un domanda con un altra domanda, Signor Potter.»

Se non fosse stato per i suoi occhi, Harry avrebbe sicuramente pensato che si stesse prendendo gioco di lui, ma purtroppo per lei, quel dettaglio la tradì.

Il giovane mago si rese conto che le distanze si erano ridotte in modo considerevole, arrivando a sfiorarsi con i nasi.
Quasi respiravano nel respiro dell'altro e gli occhi non avevano smesso un attimo di lottare tra loro per la supremazia.
Anche la ragazza, che in un primo momento non si era accorta di nulla, si rese conto che la situazione era drasticamente cambiata, trasformando l'aria e tingendola di un erotismo sottile.
Ancora con gli occhi immersi in quelli verdi del mago, cercò di fare un passo indietro, per permettere ai suoi polmoni di respirare aria normale ma venne bloccata dalla mano di Harry che le aveva afferrato il fianco, spingendosela quasi addosso.

«Potter... che stai facendo?»
«Sta zitta.»

Non ebbe tempo di ribattere, per potergli dire che nessuno osava zittire una Greengrass per poi riuscire ad arrivare a vantarsene, che senti le labbra del grifone schiudersi sul suo collo.
Ebbe un fremito, partito dal punto in cui lui le stava mordendo la pelle, e lo avvertì diramarsi in ogni parte del corpo.
In un gesto incontrollato alzò il collo per permettergli di scendere e lambire più pelle possibile e si ritrovò a chiudere gli occhi.
Una mano della giovane strega atterrò nei capelli scuri del ragazzo, constatando quanto fossero morbidi e come profumassero di pulito, tirandoglieli per poterlo staccare dal suo collo.

Harry spostò il suo viso e si ritrovò a guardare la Serpeverde negli occhi.

«Che succede?» La voce gli era uscita roca e bassa, mentre cercava di capire cosa potesse essere successo di grave da farlo fermare.

A Daphne per poco non le cedettero le gambe quando si trovò gli occhi del moro addosso.
Nessuno mai l'aveva guardata con quel desiderio, con quell'audacia cosi sfacciata, anche perché di solito era lei a condurre i giochi.
Quegli occhi verdi sembravano possedere vita propria mentre la guardavano con eccitazione e brama.

«Fai un incantesimo alla porta se non vuoi essere interrotto.» Lo sussurrò con voce sensuale e voluttuosa.

Harry si diede dello stupido mentalmente ed estrasse la bacchetta dalla tasca di dietro dei pantaloni e, sempre rimanendo a guardarla, la puntò verso la porta.
Intanto la ragazza si stava avvicinando nuovamente, e con le mani cercava di allentare la cravatta al moro che non la perdeva di vista un secondo.
Avvicinò le labbra al collo di lui, iniziando una scalata di baci languidi fino a giungere al lobo dell'orecchio che iniziò a mordere piano.
Una mano era nei capelli e l'altra scendeva lenta sul disegno dei pettorali, resi tali anche grazie al Quidditch, fino a giungere alla cintura che strinse leggermente.
Intanto Harry, che stava ancora lanciando un incantesimo non-verbale alla porta, le cinse i fianchi con la mano libera e sentì ogni parte di palle fremere sotto il suo tocco leggero.
Fin quando la mano della giovane Serpe non giunse alla patta dei suoi pantaloni, e con movimenti più decisi prese a muoversi dal basso verso l'alto e viceversa, in un estenuante tortura.

Seguì un leggero scoppio, che costrinse Daphne a fermarsi e girarsi a guardare.

«Se fai cosi non riesco a concentrarmi.»

La voce roca e virile di Harry le giunse all'orecchio in un sussurro, come una carezza ruvida sulla guancia.
Tornò a guardarlo negli occhi, che non smettevano di ardere sotto la sua figura, e si rese conto che mai si era sentita cosi donna come sotto quello sguardo.

In un balzo prese la sua bacchetta, che aveva lasciato incurante sul tavolo, e si girò vero la porta, lanciandole un incantesimo non-verbale per sigillaria.

Intanto Harry si era spostato dietro di lei, con un braccio a cingerle i fianchi, quasi in un abbraccio, e l'altra mano ad accarezzargli la gamba scoperta dalla gonna corta.

Le sposò i capelli da un lato e ritornò su quel sentiero che era il suo collo.
Lo assaggiava come fosse uno dei piatti più prelibati che avesse mai mangiato.
Lo baciava come fosse la cosa più dolce che avesse mai baciato.
La toccava come fosse la cosa più delicata che avesse mai toccato.

La mano tornò sulla gamba scoperta di lei, riprendendo la sua corsa su quella pelle indescrivibilmente soffice, salendo a scostarle il bordo inferiore della gonna, fino ad arrivare al suo interno coscia, che accarezzò con la punta delle dita.
Daphne emise un piccolo gemito lasciando che la sua testa si appoggiasse alla spalla di lui, permettendogli di baciare ogni centimetro del suo collo scoperto.

Chiuse gli occhi, godendosi ogni brivido che sentiva sotto la pelle.
Era totalmente in balia di lui e delle sue mani e non riuscì ad impedire alla sua testa di pensare a quanto in realtà fosse esperto rispetto a quello che credeva.

Senti la mano del moro procedere verso la sua femminilità, che in una carezza quasi delicata, la sfiorava da sopra all'intimo che indossava.

Emise un altro sospiro intriso di desiderio, mentre lui procedeva con carezze leggere, ma si ritrovò presto stanca e desiderosa di più contatto.
In un attimo si girò e lo spinse contro il tavolo, facendo rovesciare a terra una delle due sedie presenti nella stanza.

«Ora i giochi li conduco io.»

Asserì in un sussurro, sbottonandolo dai primi quattro bottoni della camicia.

«Io non credo proprio.»

In un gesto secco Harry fece cadere tutti i libri a terra e le prese i fianchi con decisione, ribaltando la situazione, e sedendola sul tavolo.
Quasi non le strappo via la camicia bianca, facendone saltare i bottoni, mentre si accingeva a lasciare baci lascivi sulla clavicola.

Daphne portò indietro la testa, chiudendo gli occhi, le mani immerse nei capelli del moro, mentre lui le lambiva ogni centimetro di pelle.
Scendeva piano, attento a non lasciare neanche uno scorcio di pelle incustodito, si spostò verso la spalla scoperta che morse piano, per poi scendere ancora con i baci fino al solco tra i due seni.

Ne bacio la superficie che sporgeva dal reggiseno, mentre le mani accarezzano le gambe scoperte che si intrecciarono intorno al suo busto, spingendolo ancora più vicino.
Lasciò una mano salire ad accarezzarle in ventre piatto, fino ad arrivare al reggiseno che abbassò in un colpo solo.
Non aveva mai sentito il desiderio di possedere qualcuno come lo sentiva in quel momento.

Le baciò il capezzolo destro, con riverenza e attenzione, mentre la mano sinistra prendeva ad accarezzare l'altro con le stesse premure.
Permise alle sue orecchie di nutrirsi di ogni sospiro, di ogni gemito che la bocca della bionda lasciava uscire, come se fosse l'unico suono esistente sulla terra mentre le mani di lei erano scese sulla spalle che stringeva e, se se non ci fosse stata la camicia ad intralciarla, avrebbe graffiato.

Puntò i suoi occhi verdi verso l'alto mentre era ancora tuffato tra i suoi seni scoperti, per potersi beare della vista del suo viso completamente in balia di lui.
Prese tra i denti il capezzolo ormai turgido e lo tirò piano, mentre ancora i suoi occhi non si staccavano dalla figura della ragazza.
I denti che prima torturavano il labbro inferiore fermarono il loro lavoro per lasciare uscire un gemito più profondo e in quel momento Harry capì che non avrebbe resistito oltre.
Si stacco quasi bruscamente, e lei gli regalò uno sguardo confuso.

«Cosa stai facendo? Perché ti sei fermato?»

Daphne aveva quasi il timore che c'avesse ripensato e volesse fermarsi in quel momento.

«Ti voglio. Adesso.»

Daphne si sentì pervasa da un calore che partiva dal basso ventre mentre lui parlava con quella sua voce roca e quasi graffiata, e la guardava negli occhi.
E sempre senza mai spostare il suo sguardo da quello di lui, si affrettò a slacciargli la cintura e ad aprire la cerniera del pantalone.
Il fruscio del tessuto che era stato spostato fu seguito subito da un verso gutturale del moro, e Daphne credette seriamente di poter giungere già al orgasmo.
Harry si riavvicinò, spostandole la gonna verso l'alto e l'intimo da un lato, mentre con mano decisa toccava la femminilità umida di lei.

Ancora gemiti e ancora sospiri, mentre le labbra di Daphne continuavano ad essere preda di torture dei suoi denti.
Nel momento in cui fece scivolare un dito al suo interno, le fu addosso e la baciò con impeto.

Daphne rimase immobile per quelli che potevano essere pochi minuti, ma si ritrovò presto a cedere e a lasciarsi andare a quella nuova sensazione, mentre la lingua del mago chiedeva l'accesso alla sua bocca, e le dita si muovevano dentro di lei facendole fremere tutto il corpo.

Non si era mai fatta baciare da nessuno durante il sesso perché lo riteneva troppo intimo e personale, e il sesso era solo sesso, ma mentre la lingua di Harry le accarezzava il palato si dovette ricredere su quanto quella sensazione fosse bella.
Oppure, forse, era solo il giovane mago che ci sapeva incredibilmente fare.
Allungò la mano verso il basso, a raggiungere il rigonfiamento ancora trattenuto nei boxer del moro, e lo senti sospirare nella sua bocca quando lo sfiorò.
In un colpo secco abbasso l'intimo del grifone, e non riuscì a trattenersi nel guardare in basso, staccandosi dalla sua bacca.

«Chiudi la bocca, ci entrano le mosce.» Le disse vicino all'orecchio, seguita da una risata

La serpeverde arrossì di colpo, non si era neanche accorta di aver spalancato la bocca e cercò di ricomporsi quanto possibile.

«Le cosa?» Chiese allora, cercando di dimostrassi risoluta.
Ma ciò servì soltanto ad Harry per ridere di più.

«Niente, non pensarci.» Disse, mentre tornava con una mano al suo seno, per stringerlo forte.

La bionda serpeverde chiuse gli occhi e sussultò a quel contatto, lasciando totalmente perdere i pensieri e le parole.
Lo tirò verso di lei, facendolo sistemare meglio tra le sue gambe, mentre Harry avvicinava la bocca a quella di Daphne.

«Dimmi se ti faccio male.» La voce roca che aveva le faceva sentire sempre più calore, ma questa volta fu il turno di lei di sfoderare un ghigno sghembo.

«Vedi che non sono più vergine.»
«Ma io sono un gentiluomo.»

E con un colpo secco entrò in lei, spezzandole il fiato in gola.
Harry rimase fermo, sia per farla abituare, sia perché aveva bisogno lui stesso di un momento per assaporare quell'attimo che gli parve cosi intenso, come mai gli era successo.

Piano iniziò a muoversi, mentre Daphne si aggrappava alle sue palle, stringendoselo più addosso.

Fu un susseguirsi di gemiti sempre più forti, e di spinte sempre più veloci.
Harry non si era mai sentita bene in un posto, come in quel momento, tra le sue cosce.
Si spinse dentro di lei sempre con più velocità, beando i suoi occhi della vista di Daphne completamente stravolta, con le gote rosse e il seno che ondeggiava ad ogni spinta.
La bionda strinse ancora di più le gambe intorno al busto del moro, mentre cercava la sua bocca, trovandola e costringendola ad uno dei baci più passionali che avesse mai ricevuto.

«Harry...»

Il moro si stacco dalla sue labbra per guardarla negli occhi, il respiro affannato e le mani ferme sui fianchi della strega.

«Dillo ancora.»
«Harry.»

Daphne si sentì percuotere dalla testa ai piedi da fremiti, una sensazione cosi potente che si sentì come trascinata via dalle onde del mare, per poi precipitare sul fondo dell'oceano.
Rimase ferma ancora in quella posizione, mentre il moro continuava con le spinte, fin quando non si senti svuotata completamente, e lasciò che la sua fronte si poggiasse su quella del mago ancora in mezzo alle sue cosce nude.

Harry, a sentire il suo nome pronunciato in quel modo non aveva resisto ed era venuto in giro di poche spinte, sentendosi svuotato e completo come mai si era sentito prima d'ora.
Uscì da lei, lentamente e si allontanò per potersi beare ancora una volta della sua vista, stravolta e rossa in viso, i capelli arruffati e gli occhi dilatati , le labbra gonfie dei loro baci.

«Sei bellissima.»

E con dolcezza la rivestì, sistemandole la gonna e aggiustandole la camicia.
Daphne non riusciva a muoversi, stanca e tremante, mentre lui si prendeva cura di lei, lasciandole baci sulla fronte e carezze tra i capelli.

Nessuno mai, l'aveva trattata cosi, e se ne sentì piacevolmente colpita.
Facendola sentire quasi vulnerabile.
E questo, la fece tremare di paura.

Ebbene, eccomi qui!
Prima di tutto mi volevo scusare con voi per il ritardo.
So di aver detto che domenica avrei pubblicato un nuovo capitolo, MA sono stata chiamata a sorpresa a lavorare! Che gioia.
Come state, in tutto ciò? Spero bene.
Allora, parliamo del capitolo:
Per chiunque di voi avesse scelto di non leggerlo, vi farò un breve e conciso riassunto: Harry Potter e Daphne Greengrass hanno deciso di copulare nella gufiera!
Esattamente, maghi e streghe.
Più che deciso dire che si sono lasciati trasportare dalle emozioni e ritengo non ci sia sensazione più bella di quando lasci al tuo corpo il compito di agire. Indipendentemente dal contesto, si intende, ahahah.
Nella prima parte abbiamo un momento quasi comico sul nostro caro Harry. Onestamente Daphne incute un certo timore reverenziale, non so voi.
Troppo posata e limitata dalla sua educazione, voi che dite?
Abbiamo poi una seconda parte in cui si vede chiaramente l'inizio di una conversazione quasi pacifica sul ricordo della nostra amata Edvige.
Non so voi, ma per me fu un duro colpo quando morì.
Si apre la terza parte con uno scontro verbale tra i due, i ruoli si invertono e incredibilmente il nostro Harry alza la voce con la ragazza di cui neanche poco prima aveva una paura imbarazzante!
Non starò qui a parlarvi della quinta parte perché, sarò onesta con voi, è stato abbastanza imbarazzante scriverla, solo grazie alla perseveranza e alle tecniche di persuasione del mio ragazzo mi sono lasciata convincere.
Lui ritiene di essere un Grifondoro, ma sono più che certa che sarebbe un ottimo Serpeverde!
Dirò solo che, personalmente, conoscendo Harry per il ragazzo impacciato e timido, non mi aspettavo certo quel temperamento. Che Merlino mi aiuti!
Nella sesta e ultima parte, invece ci abbandoniamo ad un momento di dolcezza infinita. Quel complimento mormorato a mezza voce mi ha lasciato la pelle d'oca, in più la tenerezza e la premura di lui nel rivestirla con gentili carezze. Beh, non so cosa dire.
E sembrerebbe che anche Daphne ne sia rimasta colpita e forse... turbata? Voi che dite?
Bene, fatemi sapere cosa ne pesate.
In più so bene che qui non c'è Dramione, non c'è una svolta per quanto riguarda la trama stessa, ma non temete, nulla e lasciato al caso. Più in là, non so bene dirvi quando, capirete molte cose.
Bene, lasciate una stellina cadente al vostro passaggio, sapete mi farebbe molto piacere e commentate
se vi va. —>
Ci vediamo per i corridoi del Casello, miei cari.
Fatto il misfatto.

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