Expecto Patronum.
"Ogni verità che scopriamo, altrettanti enigmi di più da risolvere. Ogni scoperta migliaia di problemi. Ogni scoperta, superiore ignoranza."
— Giuseppe Prezzolini.
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«Buon Pomeriggio ragazzi, e benvenuti. Io sono il professor Geralt Peveril e sono il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.»
Il professore si presentava alto e magro, dai capelli neri che gli ricadevano scomporti sulla fronte, non troppo lunghi.
Ed Harry si ritrovò a paragonarlo al professor Lupin, se non fosse per il colore dei capelli, erano davvero simili. E si chiese se anche lui, come Lupin, non nascondesse un segreto, cosa non poco strana trattandosi di un professore di quella materia, visto i precedenti.
Fu affiancato da Hermione e Ginny, che erano appena entrate correndo.
«Bene ragazzi, oggi voglio spiegarvi una cosa, molti di voi già la conoscono per avvenimenti poco piacevoli da ricordare, ma altri no. Ed insieme alla Preside abbiamo convenuto che sia il caso spiegarvela, perché dovete sapervi difendere.»
Con questa frase Draco si girò verso un Harry che già lo stava guardando.
Quella situazione si stava intricando sempre di più.
Ed ora la McGranitt voleva che i suoi alunni imparassero a difendersi da un ipotetico pericolo.
«Bene ragazzi, oggi spiegheremo come produrre un Patrono corporeo in modo corretto.»
Hermione si meravigliò, tutto si aspettava tranne quello. Era un incantesimo che non si spiegava ad Hogwarts e lei lo sapeva bene, perché aveva potuto impararlo grazie ad Harry, a cui fu spiegato da Lupin, in segreto da tutti.
«Signor Malfoy, vuole provare lei?»
Il professore aveva appena finito la sua spiegazione, a cui Draco ovviamente non aveva prestato un minimo di attenzione.
«Professore senta io...—»
«Oh non si preoccupi Signor Malfoy, punti la bacchetta e ricordi: pensieri felici.»
Draco sapeva produrre un Patrono, ma non voleva assolutamente farlo.
Glielo aveva insegnato sua madre Narcissa.
"Devi saperti difendere dai Dissennatori, figlio mio."
Glielo disse nel anno in cui Sirius Black era fuggito da Azkaban e il Mondo Magico era infestato dai Dissennatori.
Ma fortunatamente, non aveva mai dovuto usarlo.
Solo una volta, e per proteggere una sola persona.
Quindi non era assolutamente il caso di mostrarlo alla classe.
«Non ho pensieri felici.» Rispose brusco.
Hermione lo guardò, chiedendosi se avesse ragione.
E si ritrovò improvvisamente amareggiata da quella rivelazione.
Come poteva un ragazzo non avere pensieri felici?
«Non si faccia pregare Signor Malfoy...»
«Va bene.»
Draco ormai era ad un angolo. Doveva per forza.
Si girò a guardare Hermione, trovando già i suoi occhi addosso.
La ragazza accortasi di essere guardata, si voltò verso Ginny, cercando di simulare una conversazione.
— Bene, — si disse Draco, — ora che parla.—
Prese un respiro profondo e alzò la bacchetta.
Pensò a sua madre, al suono della sua risata, al calore del suo abbraccio che aveva sentito fino ai sette anni, alle sue cure e alle sua carezze.
«Expecto Patronum.»
Una luce argentea usci fuori dalla sua bacchetta che accecò molti.
«Ma è... è un serpente!» Esclamò qualcuno dalla sala.
«Non è un serpente comune, è un Atheris Hispida.» Sussurrò Hermione con una voce emozionata e tremante.
«Conosci le diverse razze di serpenti esistenti?» Chiese Daphne sconcertata.
«Hermione conosce tutto!» Rispose Ron con espressione annoiata.
«No, non tutti... alcuni.» Sussurrò, guardando di sottecchi Draco.
— Lo ha capito, — pensò Draco, — Lo ha capito.—
In un secondo abbassò la bacchetta e il serpente sparì.
Tornò al suo posto con passo svelto, mentre sentiva due occhi trapassargli la schiena.
Si diede dello stupido. Come poteva anche solo sperare che lei non se lo ricordasse, come?
Il professore riprese a chiamare altri ragazzi, e intanto lui faceva lavorare la mente nella speranza di trovare una qualsiasi scusa credibile nel momento in cui lei gli avrebbe chiesto qualcosa.
Oh, perché lui sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Eccome se lei non glielo avrebbe chiesto, eccome!
Intanto Hermione pensava.
Pensava a come era possibile che lui l'avesse aiutata ad uscire da una situazione scomoda neanche un'anno fa.
Lei lo aveva visto andare via con la madre e il padre appena lo scontro tra Harry e Lord Voldemort aveva avuto inizio.
Era stato lui ad aiutarla, ed Hermione non riuscì a trattenersi dal chiedersi il perché?
Avrebbe voluto chiederglielo, ma non voleva averci nulla a che fare e aprire una conversazione non le sembrava il caso, perlopiù se era quello l'argomento. Sapeva che gli avrebbe propinato una scusa scadente e che sarebbe stato inutile.
In più in quel momento le preoccupava ben altro.
Quindi decise di rimandare, ad un tempo indefinito, quei pensieri.
*
«Secondo voi cosa sta progettando Malfoy?»
«Ron ma che dici? Perché fai cosi?»
«Ginny, io non mi fido!»
Erano in Sala Grande, a consumare la cena, quando Ron aveva esordito con quell'affermazione.
Harry pensò che, anche se le preoccupazioni del rosso erano comprensibili, stava esagerano.
«Ron, io penso che se realmente stesse progettando qualcosa, non ci avrebbe detto nulla. In più lo avete visto oggi, mi sembrava sinceramente preoccupato.»
«Concordo con te, Harry. In più avete sentito Blasie cosa ha detto per quanto riguarda il Marchio Nero? Non dev'essere stato bello...»
Ginny sussurrava, come il resto dei tre ragazzi, quella sera. Era un discorso delicato e spinoso allo stesso tempo, e non sapevano più che pensare.
«Ma ora sei tu che chiami una serpe per nome, sorella!»
«Oh ma la vuoi smettere Ron!»
Alcuni ragazzi seduti vicino a loro si girarono a guardarli, sconcertati.
«Ginny, forse hai urlato...»
«Già Hermione, forse... Chissà per colpa di chi.» Concluse retorica, dando uno scappellotto in testa al fratello.
«Ahi...» Si lamentò lui.
«Sta zitto.»
«Questa è violenza sugli uomini.»
«Ho detto: sta zitto!» Scappellotto numero due.
«Comunque, parlando di cose serie. — Fece tornare ordine Harry. — Penso che lo scopriremo comunque nel caso ci fosse sotto qualcosa, intanto dobbiamo risolvere questo problema.»
«E tu ti fidi di loro Harry?»
«Non lo so Ron, fidarsi è una parola esagerata. Però già il fatto che me lo abbia detto è qualcosa. In più non vi sembra strano che entrambi abbiamo fatto lo stesso sogno? Qualcosa vorrà pur dire... Hermione, ma cos'è?»
Il Bambino Sopravvissuto si fermò e osservò l'amica che prendeva in mano un fogliettino bruciato nei lati, che le era volato davanti.
"Davanti alla Stanza delle Necessità tra dieci minuti.
Malfoy."
Hermione lesse a bassa voce, ma abbastanza da far sentire ai suoi amici, e in un secondo il foglietto prese fuoco, rischiando quasi di bruciarle le dita.
«Hermione, direi che è il caso di salire in dormitorio a prendere i libri. Noi ci avviamo per prime e apriamo la stanza, vi aspettiamo li.»
«Va bene Ginny, ci vediamo dopo.» Saluto Harry.
Ron fece un cenno con la mano, evitando di proferire parola, non voleva di certo un altro scappellotto.
Le ragazze si alzarono e quasi correndo raggiunsero l'uscita, dirigendosi ai loro dormitori.
*
Le porte della Stanza delle Necessità si aprirono mostrando gli stessi arredamenti che li aveva accolti la volta precedente.
Hermione, a passo di marcia, entrò spedita seguita da Ginny che praticamente lanciò tutti i libri che avevano razziato dalla Biblioteca.
«Granger, per leggerli tutti ci vorrà un mese, ma sei forse impazzita?»
Draco guardava quella montagna di libri scandalizzato e perplesso.
Ma cosa si erano messa in testa quella stramaledette grifondoro?
«La metà di questi li ho già letti io, in passato, e so di cosa trattano quindi dobbiamo solo cercare con parole chiave, per quanto riguarda gli altri, sono sicura troveremo un modo.» Convenne lei risoluta.
«Cos'è questo?» Pansy si era accomodata al divano e aveva preso in mano un libro massiccio e dalla copertina nera.
Hermione si era avvicinata con l'intento di spiegare l'accaduto di poche ora prima avvenuto in Biblioteca, ma non ne ebbe modo.
Pansy lanciò un urlo e lasciò cadere il libro a terra, che per tutta risposa inizio muoversi sul pavimento, arrivano ai piedi di Hermione.
La riccia si allontanò spaventata e visibilmente sconvolta.
«Che diamine è quel coso?» Tuonò Ron.
«Lo abbiamo trovato nella Sezione Proibita...—»
«Ginny siete forse impazzite? C'è un motivo se quella sezione si chiama Proib...—»
«Oh ma sta zitto pure tu Harry, secondo te in tutti questi anni dove ho trovato le informazioni giuste per salvarti il culo?» La grifona lo guardava furente.
«Oh beh, siete più simpatici di quanto pensassi.» Concluse Pansy non riuscendo a trattenere una risata all'affermazione della riccia.
«Ma comunque quello stramaledetto libro mi ha bruciato le mani, quindi voglio una spiegazione!»
«In pratica eravamo entrate nella Sezione Proibita, che tra l'altro io non me ne ero neanche accorta ma dettagli, e quel libro è caduto letteralmente ai piedi di Hermione per ben tre volte. Nonostante lei lo avesse rimesso sul suo scaffale ed era andata avanti. Mi è sembrato strano e quindi l'ho convinta a prenderlo!» Spiegò cordiale Ginny, sedendosi sul divano e iniziando a soffiare sulla superficie della tazza con dentro del thè bollente che aveva fatto comparire insieme all'arredamento.
«E ovviamente, per voi, un libro oscuro, preso nella Sezione Proibita, che piomba davanti a voi in modo oscuro, è del tutto normale e che fate lo prendete pure? Ma siete impazzite?» Blaise era fuori di se.
Si chinò per raccogliere il libro ma si trovò costretto a ritrarsi, non senza un lamento, quando sentì la sua mano come prendere fuoco.
Se l'avvicinò al viso e constatò che era tutto normale.
«Granger, raccogli quel maledetto!»
«Non ci penso proprio.»
«Facciamo una prova allora. — prese parola Daphne, — io provo a prenderlo, tu spostati, ho un sospetto...»
Cosi la bionda si avvicinò con l'intenzione di raccogliere quest'ultimo dal pavimento, mentre Hermione faceva il giro del divano, trovandosi ora vicino al camino e quindi dal lato opposto a dove era prima e dal libro.
Quest'ultimo, stavolta, non diede neanche il tempo alla bionda di farsi sfiorare, e come animato da vita propria, scivolò di nuovo ai piedi di Hermione che guardava la scena con occhi di fuori.
Tutti in quella stanza guardavano la scena con occhi sgranati e stupiti.
«Ora basta con queste pagliacciate! Stiamo solo perdendo tempo!» Spezzò il silenzio Draco che a grandi falcate raggiunse la riccia e gli si piegò davanti, sulle ginocchia.
«No Malfoy, non lo toccare il dolore è atroc...—»
Blasie dovette interrompersi quando l'amico si tirò su in piedi con il libro in una mano.
E la stanza piombò di nuovo nel silenzio.
«Qui c'è qualcosa di troppo strano. Prima avevo il sospetto che solo la Granger potesse toccarlo, visto gli avvenimenti, però ora non capisco.»
«Daphne, a quanto pare solo Hermione e Malfoy possono toccare, ma la domanda è: perché?»
«Harry al perché penseremo dopo ora iniziamo a cercare informazioni, io inizio a leggere questo libro maledetto!» Aveva concluso Hermione.
Aveva gli occhi puntati sul libro stretto ancora tra le mani di Malfoy e si scoprì a guardargliele.
Erano bianche, quasi perlacee, lunghe e affusolate, sembravano quasi le mani di un pianista, grandi e le davano la sensazione di essere fredde.
Avvicinò tremante la sua mano per prendere il libro e si scoprì, ancora un volta, stupita nel constatare che le mani di Malfoy, al contrario, erano calde.
Le aveva sfiorate per sbaglio, non avrebbe mai voluto toccarlo, eppure si senti incredibilmente rincuorata.
Si disse che quella sensazione era dovuta al fatto che lui non se ne fosse accorto, di quell'impercettibile tocco che si erano scambiati, e quasi correndo si andò a posizionare al bordo del divano, vicino al camino.
Draco se ne stava ancora li, in piedi, a cercare di mantenere la calma e non far trapelare niente dal suo viso.
Avvertiva brividi lungo tutta la spina dorsale e lo stomaco si era chiuso in una morsa ferrea nel momento in cui la Granger gli aveva sfiorato la mano.
Cercò di respirare in modo profondo e calmarsi e di convincersi che quella morsa era dovuta al ribrezzo che provava nel confronti di quella ragazza e dal fatto che aveva osato toccarlo.
E con questa convinzione si rincuorò, sentendosi più convinto della sua tesi e rilassò in modo impercettibile le spalle.
«Incendio.» E prendendo un libro a caso si andò a sedere sul divano opposto a quello dove era rannicchiata lei.
«Chi ha acceso il camino?» Domandò dal fondo della sala Astoria, che se ne stava appoggiata al muro con Ron, intenti a cercare indizi.
«Sono stato io.»
Hermione alzò gli occhi e li puntò su Malfoy, che se ne stava seduto in posizione composta ed elegante, con una gamba accavallata e il libro adagiato sul ginocchio. Un gomito poggiato sul bracciolo reggeva il braccio alzato senza poggiarvisi la testa.
Si ritrovò a pensare che, se non fosse stato che era proprio li davanti a lei, avrebbe potuto essere tranquillamente scambiato per un quadro tanta era l'eleganza e la posa fiera e risoluta che aveva preso.
Si riprese da quei pensieri come scottata e si girò vero il camino sentendone il familiare rumore che produceva la legna che arde e tornò a leggere, riuscendo a concentrarsi realmente.
Intanto Draco le aveva regalato un'occhiata fugace, impercettibile, che lei non vide. E si diede del pazzo mentre si toglieva quel piccolo sorrisetto che gli era spuntato sul viso.
— La vicinanza con questi scoppiati mi sta danneggiando le sinapsi.— pensò.
Non c'era altra spiegazione.
Il libro si presentava ad Hermione totalmente bianco, sfogliò frenetica le pagine, ma non trovò neanche una piccola macchia di inchiostro, se non per quanto riguardava la pre-facciata.
Una piccola scritta in oro, finemente tracciata come per il titolo, se ne stava li sola, quasi come a prendersi gioco di lei.
«Ragazzi.— richiamò l'attenzione. — abbiamo un problema.»
«Che cosa c'è ora Granger?»
Tutti si erano radunati vicino a lei, tranne Draco, che ancora sedeva nella sua posizione elegante sul divano.
«Il libro è completamente vuoto.»
«Che diamine stai blaterando?» La raggiunse in poche falcate e le strappò il libro di mano, trovandolo anche lui vuoto, se non per una scritta sulla parte bassa della prima pagine.
«Ma qui c'è qualcosa.»
«Si lo so, sulla parte alta, ma non so che vuol dire.»
«No Granger, è sulla parte bassa la scritta.»
«Ti dico che è sulla parte alta!»
«Ed io ti dico...—»
«Ragazzi! — Tuonò Theodore. — Non fate i bambini. Granger, dalla strega più brillante della sua età mi aspettavo qualcosa in più, senza offesa eh!»
Hermione gli riservò un occhiata truce, ma il ragazzo non ci badò.
«Granger visto che tu sostieni che è nella parte superiore puoi leggere ad alta voce?»
Hermione riprese il libro dalle mani di Malfoy, stavolta stando attenta a non toccarlo e lesse.
«Un ago dovrai usare se il colore della Rosa vorrai trovare.
Il tuo è sporco, ma non per questo è sbagliato...»
«Ma che diavolo significa?» Chiese Pansy
«In più, scusami Granger, e scusami anche tu Draco, ma dove le vedete voi queste fantomatiche scritte?» Proseguì sempre lei.
«Tu non le vedi?» Chiese stupito Draco.
«Veramente neanche io...» Si accodò Ginny, seguita da tutti gli altri.
«Bene, — continuo Theodore. — Tu Malfoy, leggi la stessa cosa?»
«No.»
«Bene, leggi!»
«Deve essere puro come l'animo di chi lo possiede.
E legasi insieme, come il fato ha già deciso.
Ci definisce. Ci lega. Ci maledice.»
Concluse con un sussurro.
La stanza si riempì di nuovo di silenzio, cosa ormai non più insolita e l'aria si tinse di respiri.
Tutti avevano gli occhi puntati su quel libro strano, di cui solo due ragazzi riuscivano a leggerci qualcosa.
Hermione rimuginava su quelle parole, fin quando non ebbe un'illuminazione.
Con un gesto fluido tirò fuori la bacchetta e con un incantesimo
non-verbale si punse un dito e fece cadere una goccia del suo sangue al centro della pagina.
«Ma che fai? Cosi lo sporcherai.»
«Tranquilla Parkinson, Malfoy, dammi il dito.»
«Cosa? No! Che vuoi fare?»
«Ma siete diventati tutti scemi? È semplice ragazzi! — Ormai la riccia era partita in quarta come suo solito quando aveva un illuminazione. — Nella parte che leggo io dice che dobbiamo trovare il colore della Rosa, e di che colore è una rosa?»
«Rosso, come il sangue...» Convenne Ginny.
«Si ma non tutte le rose sono rosse, ragazze.»Precisò Astoria.
«Hai ragione Greengrass però, continua dicendo che il mio è sporco e nella parte di Malfoy invece parla di qualcosa di puro. In più aggiunge che ci definisce e ci maledice, e il nome di questo libro è appunto "Maledizioni di Sangue".»
Concluse Hermione, sperando di essersi fatta capire.
«Si ma io continuo a non capire a cosa ti serve il mio sangue.» Draco era scettico e per niente sicuro della piega che stava prendendo la questione.
«Qui specifica che si devono legare insieme e quindi...—»
«Si Hermione ma dice pure che il sangue deve essere puro come l'animo di chi lo possiede e beh... Malfoy, senza offesa eh,— ed indico con un dito il ragazzo biondo — non mi sembra tanto puro!» Concluso il bambino sopravvissuto.
«Figurati, San Potter, sono d'accordo con te.»
«Io... io non lo so se è puro o meno ma dobbiamo pur tentare no?» Gli occhi di Hermione erano fissi sul focolare, cercando di ostentare sicurezza, ma la ragazza si era già tradita non riuscendo a sostenere gli sguardi dei presenti.
Draco, ancora una volta quella sera, si scoprì meravigliato e risentì quel brivido su per la spina dorsale attraversagli la schiena.
Lei non aveva detto no certo, ma non aveva neanche detto si!
Lei, la sporca, sudicia, piccola Sanguesporco gli aveva concesso il beneficio del dubbio.
A lui, il Purosangue per eccellenza che non aveva fatto altro che offenderla, denigrarla, giudicata e lasciarla sofferente e agonizzante su un pavimento di marmo quando avrebbe dovuto fare qualcosa.
Si sentì profondamente offeso, come osava lei mettere in dubbio la sua anima, che Draco ben sapeva, fosse nera come la pece. Come osava solo pensarlo, come osava concedergli un privilegio del genere, lei che di privilegi non poteva averne e tanto meno darne.
Ma sentì anche altro e tentò in tutti i modi di ignorarlo. Un leggero calore, all'altezza dello sterno, ad avvolgergli leggermente il petto. Quasi un tocco di piuma sulla pelle, cosi leggero che la pressione svanì dopo pochissimo, e si accorse che già gli mancava.
«Lo faccio io, tanto sono un purosangue, ma non so se funzionerà, io non leggo le scritte...» Theodore prese parole e si punse il dito con un incantesimo non-verbale.
Fece poi cadere due gocce del suo sangue di fianco a quello di Hermione già presente al centro del foglio.
Le gocce di sangue si mossero, quella di Theo andava verso il basso, tracciando una linea retta a raggiungere la scritta, e quello di Hermione sali su nel medesimo modo.
Arrivate al traguardo di fermarono e all'improvviso la pagina prese fuoco.
Hermione sconvolta lanciò il libro a terra tirando su le gambe e dando un urlo spaventato.
Il cuore le martellava nel petto talmente forte che le facevano male le orecchie e le mani presero a tremare.
«Oh Salazar, qualcuno spenga quell'incendio!» Urlò Daphne terrorizzata anche lei.
«Aqua Eructo!» Urlò Harry e dalla bacchetta usci un forte getto d'acqua, che indirizzò sul libro.
Il fuoco si spense in un secondo, ed Hermione balzò in piedi diretta verso il punto dove aveva lanciato il tomo.
«Ma sei impazzita? Dove vai?»
Si sentì tirata da un braccio e quando si girò trovò Malfoy che la guardava con occhi indemoniati.
«Non mi toccare!» Urlò Hermione terrorizzata.
E Draco non potette fare altro che ritirare la mano. E si sentì come se l'avesse tenuta sul fuoco del camino che ancora scoppiettava. Fece un passo indietro continuando a guardare la Grifona, ancora immobile di fronte a lui, che guardava il pavimento, il petto le si alzava e abbassava feroce e Draco fece ancora un altro passo indietro.
Gli occhi sempre grigi e inespressivi del Re delle Serpi si adombrarono di un sentimento nuovo, ma come è ovvio, non ci mise molto a cambiare la sua espressione e a trasformarla in quella di sempre.
Intanto Ron era scattato, insieme ad Harry, in piedi con la bacchetta pronta a qualunque eventualità.
«Ron, abbassa quella bacchetta, subito!» Aveva sussurrato il bambino sopravvissuto.
«Ma Harry...—»
«Subito!»
Il rosso abbassò lentamente l'arma magica, ma rimase in posizione guardinga, mentre il resto dei ragazzi intorno a loro erano pietrificati, immobili ai loro posti con gli occhi puntati su quei due ragazzi.
«Lo prendo io.» E con passo sicuro andò in direzione del libro, sorpassandola, evitando accuratamente anche solo di sfiorarla.
— Non riesce neanche a toccarmi. — Si ritrovò a pensare il biondo, e quella nuova consapevolezza, legata a tutte le altre che aveva ormai immagazzinato, bastò a turbargli l'animo e cambiargli l'umore, per motivi che non ci tenne ad analizzare.
Hermione intanto era rimasta bloccata li dov'era, cercando di regolarizzare il suo respiro, con la bocca socchiusa e gli occhi leggermente sbarrati, guardava il pavimento, un angolo impreciso vicino al camino.
Quel tocco. Quel maledetto tocco, le aveva provocato brividi fin alla punta dei capelli che lei subito aveva associato alla paura.
Aveva agito d'impulso, dimenticando di essere circondata dagli amici di entrambi.
Buonasera a tutti, miei cari, come state oggi?
Spero sempre bene!
Io, dopo la giornata di ieri passata a pulire e lavorare, veramente distrutta!
Non sono più abituata a tutto ciò dopo tre mesi di nullafacenza!
Ho bisogno di altri tre mesi di fermo per regolarizzarmi, ahah.
Ma torniamo a noi:
Il nuovo professore di Difesa come vi sembra? Io credo sia un tipo apposto! Almeno lo spero...
Non posso non condividere le ansie dei ragazzi, visto come la Rowling ha volute gestire questa materia, ahah.
Scopriamo inoltre che Draco riesce a produrre un Patronus! Chi lo avrebbe mai detto?!
Anche lui può avere pensieri felici, solo che, a quanto pare, non se ne rende davvero conto.
Povero cuore.
Finalmente iniziamo a vedere qualcosa di questo librone nero, ma sembrerebbe pericoloso!
Avrà sbagliato deduzione la nostra Hermione? Voi che ne dite, avete altre idee per la soluzione dell'indovinello? Fatemelo sapere!
Non so voi ma io ho avvertito una certa tensione dell'aria a determinati sfioramenti di mano!
Abbiamo le prime occhiate, ragazzi!
Lo so, si muove lenta questa "situazione", ma vi chiedo di pazientare! Non ve ne pentirete!
Il capitolo si conclude con una scena un po' turbolenta!
Draco ne rimane particolarmente turbato a quell'atteggiamento schivo, e direi forse esagerato della nostra riccia, ma riuscite a biasimarla?
Io sinceramente no. Conserva in se solo brutti ricordi di quel biondino da strapazzo!
Voi cosa avreste fatto?
Ditemelo un commento se vi va qui.—>
Lasciate pure una stellina cadente al vostro passaggio, mi farebbe piacere!
Credo di aver detto tutto, miei cari.
Ci vediamo per i corridoio del Castello, miei cari.
Fatto il misfatto!
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