Confessioni.
"Una grande amicizia ha due ingredienti principali: il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili e il secondo è il rispetto di ciò per cui siamo diversi."
— Anonimo.
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Il camino nella Stanza delle Necessità non aveva smesso di scoppiettare, illuminando la sala accompagnato dalla luce delle candele.
Era calato un silenzio rilassante, utile a tutti per riuscire a leggere e trovare indizi proficui nei libri.
Ginny giocherellava con una ciocca di capelli rossi, attorcigliandosela alle dita della mano destra, mentre se ne stava seduta sul pavimento con un libro sulle gambe stese.
Sfogliava distrattamente le pagine senza prestare attenzione al contenuto, immersa com'era nei suoi pensieri.
Le parole di Blaise le vorticavano in testa, come travolte da un uragano, senza lasciarle la possibilità di concentrarti.
Si chiedeva cosa mai lo avesse spinto a passare dalla parte del Signore Oscuro, cosa gli fosse successo e come mai non lo avesse visto nella Grande Battaglia.
Non che ci si capisse molto in quel momento, e tanto meno avevi il tempo di due chiacchiere ed un succo di zucca con un amico ma, come lui, anche Nott non si era fatto vedere quella notte e Malfoy era comparso per poco andando via con i genitori.
Un moto di sconforto l'avvolse, facendole fermare la mano ancora incastrata tra i capelli.
Erano solo dei ragazzi, esattamente come loro, che il Mondo Magico aveva deciso di escludere a priori.
Lei si era battuta per amore e con coraggio ma non per la gloria.
Lo aveva fatto per proteggere i suoi amici e la sua famiglia, per amore della vita aveva abbracciato una causa più grande, per un bene superiore.
Ma loro perché avevano deciso di prendere sotto-braccio quell'anima nera, assecondandolo e non combattendo?
Con che codardia avevano accettato?
Perché a questo punto, si ritrovò a pensare, era solo codardia.
Perché non ribellarsi, se a quanto diceva Blaise, neanche a loro era piaciuto?
Perché, ora che la pace era stata raggiunta, erano ritornati come se niente fosse stato?
Per atteggiarsi a vittima degli eventi? Per cercare redenzione? Per farsi compatire senza nessuno scrupolo morale?
Non riusciva a credere che non avessero avuto scelta, tutti ne hanno una quando la vita ti presenta di fronte un bivio.
Anche lei si era trovata di fronte ad un bivio: la sua sopravvivenza e quindi scappare lontano e proteggersi, tirandosene fuori — motivo continuo delle sue discussioni con Harry, che la escludeva convinto che non sarebbe mai stata al sicuro vicino a lui — o quella dei suoi cari, restare e combattere.
E lei aveva scelto con coraggio e abbracciando la paura.
«A cosa pensi?»
Un leggero movimento d'aria e sentì un corpo che si accasciava al suo fianco, un leggero odore di tabacco le solleticò il naso facendoglielo storcere lievemente.
«Dovresti smetterla di fumare, l'odore ti si impegna nei vestiti.»
«Già... una delle tante scelte sbagliate della mia vita.»
«Si certo... una delle tante.» Sottolineò le ultime parole con voce più decisa e finalmente si concesse di voltarsi.
L'azzurro dei suoi occhi si scagliò con prepotenza nel nero di quelli del suo interlocutore provocandole un leggero fremito.
E si trovò a paragonare quei colori al mare che si infrange su uno scoglio alto e scuro, reso tale anche dal buio della notte.
«Perché?»
«Cosa perché?»
«Perché lo hai fatto Blaise?»
Susseguì un attimo di silenzio dove fu il moro a distogliere gli occhi, puntandoli di fronte a se.
Il ragazzo sapeva bene a cosa si riferisse la rossa al suo fianco e facendo calare le palpebre prese un respiro profondo.
«Quando ti si pone davanti ad una scelta e tu sei costretto a dover prendere una decisione in un tempo veramente breve, da cosa ti lasci guidare?»
«Blaise, che diavolo signific...—»
«Ginny, da cosa ti lasci guidare?»
La Grifondoro si prese un momento per riflettere: lei si era sempre lasciata guidare dal cuore e dall'amore.
«Dal mio cuore.»
«Beh, io no! Io ho sempre ragionato a lungo prima di prendere una decisione. Lasciando che il mio cervello si occupasse di questioni scomode scandagliando le opzioni migliori...—»
«E quindi tu pensi di aver deciso l'opzione migliore?» Chiese irritata.
— Codardo. — Pensò. — Viscida serpe Codarda. —
«Oh so a cosa stai pensando, che sono un codardo e una viscida serpe, ma lasciami finire...«
«Mi stai leggendo la mente Blaise?» Chiese ancora più nervosa.
Ma come osava intrufolarsi nel suo cervello e leggere i suoi pensieri?
«Oh no, non ne ho bisogno, i tuoi occhi parlando più di quanto credi.»
Prontamente fece vagare lo sguardo altrove, non guardandolo più.
Era la prima volta che qualcuno le diceva una cosa del genere, la prima volta che qualcuno la facesse sentire cosi esposta solo con uno sguardo.
Neanche sua madre, che poteva vantare di conoscerla come le tasche del suo grembiule preferito da cucina, riusciva a leggerla cosi.
«Ho sempre ragionato con la testa, razionalizzando qualunque cosa, senza permettere ai miei sentimenti e al mio cuore di dettare qualunque legge.
Il cuore ti fa avere punti deboli, ed io non ne voglio.»
«Continuo a non capire il tuo ragionamento...»
«Su cosa fai leva quando vuoi colpire qualcuno?»
«Blaise, smettila con questi giochetti, se non vuoi dirmelo va bene, ma non mi va di essere presa in giro a questo modo.»
Sbuffando fece leva sulle mani per potersi alzare e andare via, quel discordo si stava rivelando inconcludente e frustrante.
Si sentì cingere il polso con una mano fredda e una presa forte.
«Aspetta...»
«Blaise...—»
«Ginny, non ti pregherò, se è questo che ti aspetti, ma non ti sto prendendo in giro in alcun modo.»
La rossa si accomodò di nuovo al pavimento.
Non sapeva se avesse detto la verità o meno, ma quel tono di voce l'aveva attratta come la luce per le falene.
«Tutto questo mio lavoro per rendermi immune al mondo si è rivelato particolarmente inutile.
Quando non hai nessuno che ti mostra la via giusta da prendere, o ti fa capire la differenza tra il nero e il bianco, è facile confondersi.»
Solo allora Ginny iniziò a capire.
E le domande invece di diminuire si moltiplicarono come sotto ad un incantesimo Gemino.
«Qual'è il tuo punto debole Blaise?»
Il moro fece un cenno del capo in direzione della sala.
La ragazza fece volare lo sguardo seguendo la traiettoria degli occhi del moro e si ritrovò con ad osservare la schiena dritta di Malfoy, in piedi al centro della sala che leggeva un libro.
«Malfoy?»
«Siamo cresciuti insieme, educati insieme e sempre insieme abbiamo avuto le prime esperienze o le prime avventure.»
Ginny, ancora fissa sulla schiena di Malfoy, cercava di immaginarsi due bambini che giocavano insieme, che sedevano allo stesso tavolo per fare merenda e che cercavano di camuffare le loro marachelle. E si reste conto che le veniva particolarmente difficile, quasi impossibile, riuscire a imprimere quelle immagini e renderle più nitide.
«Oh no Weasley, non immaginare piccoli bambini che giocano felici in un prato, perché non era cosi che ci era concesso di divertirci.»
«Hai finito di leggermi la mente?» Fece scivolare di nuovo il suo sguardo verso la figura del moro, domandando retorica e stizzita, ritrovandosi di nuovo sotto i suoi occhi, sentendo di nuovo quella sensazione strana, quasi scomoda.
Il mare che si infrange sugli scogli.
«Ed io continuo a dirti che non ti sto leggendo la mente.»
Lo guardava con cipiglio quasi severo, poiché quella situazione iniziava a starle davvero stretta e darle fastidio.
Ci volle provare anche lei, testarda di una grifondoro, lasciando il suo sguardo vagare in quelle pozze di petrolio.
Non riusciva a leggervi nulla, anzi al contrario, si sentì più esposta di quanto già non fosse.
Quasi come se stesse sbattendo contro un muro che la faceva rimbalzare all'indietro.
Sentendosi più a disagio di prima si schiarì la voce e cercando di dissimulare guardò altrove.
«Comunque...— cercò di cambiare argomento. — Puoi spiegarti?»
«Weasley, alla fine tu non hai fatto una scelta diversa dalla mia.»
«Come osi insinuare una cosa del genere, io ero dalla parte giusta!» Protestò risentita.
Vide Blaise irrigidirsi, e si accorse che lui aveva ancora la mano introno al suo polso solo quando ne lasciò la presa e fece per alzarsi.
Meno di un secondo e Ginny aveva afferrato la sua mano, facendolo voltare.
E ancora: mare che si infrange sugli scogli.
Non emise un fiato e tanto meno si scusò, era troppo per lei e per il suo orgoglio, ma ancora un volta il ragazzo capì, leggendole gli occhi, e si riposizionò a fianco a lei.
«Tu hai dovuto scegliere se difendere i tuoi amici o far finta di niente e metterti al sicuro, e hai scelto. Ed anch'io ho scelto cosi, allo stesso modo, per la prima volta in vita mia.»
È cosi che, per Ginny Weasley, si aprì uno spiraglio su una visione totalmente diversa, un nuovo punto di vista da una prospettiva che lei aveva sempre ritenuto sbagliata.
«Non credere che stare dalla parte del Signore Oscuro fosse sicuro, potevi morire uguale, rischiavi la vita lo stesso se non era soddisfatto dei tuoi risultati.
La paura di essere uccisi non diminuiva solo perché credevi di stare dalla parte del più forte in quel momento.
Si moriva lo stesso.»
Il tono di voce, ora cosi freddo e distaccato, era diverso da quello che aveva usato prima, che era quasi dolce, come se stesse spiegando ad una bambina un qualcosa di difficile da capire.
E quello spiraglio si allargò ancora di più per Ginny, ne vedeva i contorni che prendevano forma, che guizzavano svelti creando una finestrella che affaccia sul mare, e lei si sentì inspiegabilmente attratta a volersi affacciare, a voler vedere di più, a voler che quella finestrella diventasse un balcone, perché in quel modo lei avrebbe potuto capire meglio, avrebbe potuto conoscere più dettagli di quanto lei credeva di voler sapere.
Si disse che quello che sentiva in quel momento era solo curiosità, frutto della sua mente troppo stanca e sofferente.
A cui sottoponeva torture costantemente, quali i ricordi, logorandosi l'anima già di per se a pezzi.
Si disse che aveva bisogno di una distrazione da quel continuo pensare e la sua mente aveva accesso in lei la curiosità.
— Si, sarà sicuramente per quello. — Si convinse.
Ginny poteva finalmente comprendere cosa volesse dire "non avere scelta" e sopratutto in cosa lui lo intendesse.
Un bivio c'era stato e una scelta anche.
E anche lui aveva scelto con il cuore e per amore, abbracciando la paura.
Si girò cercando i suoi occhi, e appena trovati gli sorrise lievemente.
«Non guardarmi cosi...» Gli chiese Blaise.
«Cosi come?»
«Come se avessi pietà di me.»
Il sorriso le si allargò e gli strinse la mano, ancora ferma sotto la sua.
Blaise percepì un fremito leggero, e sapeva con cristallina certezza che era partito da quella mano cosi piccola che stringeva la sua e lo sentì aumentare man man che si espandeva dentro di se.
«Non ti sto guardando come se avessi pietà di te, Blaise.»
«E allora come?»
A quel punto la rossa rise, portando la testa lievemente all'indietro, e Blaise si ritrovò quasi incantato da quel dolce suono.
Scandagliò con prepotenza il suo profilo: il naso piccolo e le ciglia folte per poi scendere alle labbra pronunciate e risalire verso gli zigomi alti, per poi scendere, ancora, alla piccola fossetta sulla guancia dovuta alla sua risata che si disperdeva dell'aria arrivandogli alle orecchi come il suono di un canto di Natale, a lui che di Natali ne ha avuto tanti ma nessuno all'altezza del peso che portava la parola stessa.
Si accorse che la rossa di fronte a lui aveva smesso di ridere e riuscì a sentire quasi una voce di protesta nella sua testa.
— No, falla ridere. — Gli diceva — Falla ridere, e lascia che quel suono ti riempia la testa.—
Poi, sempre con il sorriso di una bambina, la vide puntare quelle iridi azzurre nei suoi occhi neri.
«Questa volta non mi ci sei riuscito.»
Un tono dolce, per niente simile a quelli provocatori o di sufficienza a qui era abituato, un tono di voce che non sapeva gestire.
Gli sembrò di trovarsi davanti un testo da tradurre di Antiche Rune, dove lui doveva decifrare e riportare il loro significato, e nonostante a lui piacesse quella materia e fosse particolarmente bravo a decodificarne le scritte, capì di non essere bravo per capire quel tono.
La guardò soltanto, senza riuscire a smettere di tuffarsi in quell'azzurro cosi limpido.
— Tuffarsi... — Pensò.
Perché l'azzurro di quegli occhi gli ricordava il mare.
E si disse che aveva ragione la Granger: la mente umana è così facile da capire.
Perché lui sentiva il desiderio inspiegabile e irrefrenabile di tuffarsi in quella pozza cristallina che erano i suoi occhi.
Iridi azzurre di un mare che si infrange su uno scoglio nero come i suoi.
Buonasera, maghi e streghe di Hogwarts!
Mi sento tanto Silente in questo momento...
Come state, miei cari? Spero tutto okay.
Io domani inizio a lavorare e non ci sarò fino a Domenica.
........ che gioia!
Molto bene, ci tengo molto a dare un paio di spiegazioni, riguardanti i nostri due amici serpeverde: Blaise e Theodore.
Per quanto riguarda Nott, sappiamo bene che il padre era un mangiamorte ma del figlio non se ne parla molto, mentre per quanto riguarda Blaise, oltre a qualche scena di lui presente, anche per lui si sa ben poco.
So bene che non sta scritto da nessuna parte che loro entrano a far parte delle fila dei Mangiamorte, ed ho pensato molto su questo punto, pero ho bisogno di loro in queste vesti, lo scoprirete più avanti nella storia.
Beh, che dire, io ho sempre amato la Blinny.
Non ci posso fare nulla. Harry per l'amor del cielo, il ragazzo più buono — e sfortunato — che io abbia mai visto, ma non lo vedo adatto a Ginny.
Ginny è una donna forte, coraggiosa, intrepida e indipendente, come vedo tutte le donne di questa storia. Ma sopratutto per me Ginny è sempre stata fuoco.
E il fuoco non va domato, ma ammirato!
E Blaise è, a mio parere, un grande osservatore!
Qui vediamo un po di spiegazioni sul perché Blaise ha dovuto fare questa scelta, perché, — ebbene si, signori — si tratta proprio di scelte!
Non ho più molto da aggiungere, a dire il vero!
Solo che, beh... sono adorabili, dite la verità? Ahahah.
Lasciate un commento qui, se
vi va. —>
E una stellina cadente al vostro passaggio, mi farebbe felice.
Ci vediamo per i corridoi del Castello, miei cari.
Fatto il misfatto.
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