Buon Compleanno!
"Sorrise come facciamo tutti quando veniamo colti di sorpresa dalla felicità."
— Stephen King.
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«Signor Malfoy, Signorina Granger i miei complimenti. Ho corretto le vostre pergamene e revisionato le vostre ampolle di Amortentia e devo ammettere che non ho mai visto un lavoro cosi ben svolto e accurato. Venti punti a testa, e una bella E, ve la siete meritati.»
«La ringrazio, professor Lumacorno.» Rispose Hermione.
Ma Draco non stava ascoltando, e se non fosse stato per la leggera gomitata del suo compagno di banco non sarebbe riuscito neanche a fare un cenno di ringraziamento al professore.
«Draco, a cosa stai pensando?»
«Secondo te Blaise, a cosa mai posso pensare?»
Quando, il venerdì della settimana precedente, i ragazzi erano tornati al castello lui aveva quasi corso in direzione della sua camera da letto, volendo stare solo, nella speranza di assimilare, e magari capire, tutto ciò che aveva appreso in quelle poche ore. Ma dopo due ore in cui non aveva fatto altro che prendersela con Merlino, Morgana e perfino Salazar Serpeverde, si era rifugiato nella doccia e poi a dormire — per quel poco che era riuscito —, ricordando il calore e il suono della risata del piccolo Teddy.
Dopo l'incontro con il piccolo bambino del professor Lupin e di sua cugina Ninphodora si era sentito ancora più in colpa nei loro confronti, ma anche mosso da qualcos'altro che ben presto aveva associato ad un debito emotivo.
Si sentiva in un profondo debito con quel bambino, e si ripromise di fare il possibile per adempiere a quel compito, qualunque esso sarebbe stato.
Poi le ultime parole della zia ancora gli vorticavano in testa, chissà a chi si riferiva?
Harry ed Hermione si erano premurati di aggiornare gli altri sugli ultimi avvenimenti. In realtà Harry si era premurato, Hermione aveva solo fatto presenza fisica, immersa com'era nei suoi pensieri e in un mutismo assoluto.
«Draco, dovresti dormire.»
«Lo sai che non riesco.»
Intanto il professor Lumacorno aveva ripreso la lezione su come preparare la Pozione Peperina in modo corretto, non accorgendosi che l'unica attenta ad ogni sillaba era solo Hermione.
«Draco, guarda qui.»
Blaise richiamò di nuovo la sua attenzione, cosi il biondo, sbuffando, portò lo sguardo al suo amico, che reggeva in mano un piccolo bigliettino di pergamena spiegazzato ai lati.
"Vediamoci davanti al vostro dormitorio appena finita la lezione, ditelo alle altre Serpi.
Mi raccomando, non fatevi beccare da Hermione.
Ginevra."
Draco alzò un sopracciglio, scettico, e fece vagare lo sguardo fino al banco dove sedeva la rossa, che in risposta, gli face segno di mantenere il silenzio mentre puntava Hermione con gli occhi.
Notò che anche il fratello e il Salvatore del Mondo Magico lo stavano guardando, intimandogli la stessa cosa.
Finché non vide Hermione girarsi verso Harry, che prontamente cambiò espressione, facendo una faccia troppo buffa e avrebbe riso per quanto ridicoli gli sembrarono in quel momento se non fosse stato che, così facendo, avrebbe solo attirato l'attenzione dell'intera classe su di lui.
Nel mentre Blaise fece come il bigliettino chiedeva e ad ogni domanda che gli veniva fatta rispondeva che non ne aveva idea e che avrebbero scoperto tutto più tardi.
Intanto il tempo passava lento, silenzioso e inesorabile personaggio presente nella vita di tutti.
E Draco non riuscì a non pensare a quante volte nella sua vita si fosse sentito bloccato, beffeggiato dal tempo, che come a prenderlo in giro passava cheto, intrappolandolo in momenti di dolore e paura infiniti. Come si sentisse bloccato adesso e come si era sempre sentito bloccato in passato, quando avrebbe solo voluto che scorresse più veloce in modo da concludere prima un determinato capitolo della sua esistenza e poterne iniziare un'altro.
O ancora, quanto si sentisse deriso dallo stesso, quando avrebbe solo voluto farlo rallentare, per godersi quei pochi momenti che aveva avuto di pace.
Come quando da bambino si rifuggiva nell'abbraccio caldo e gentile della madre.
Neanche lui sapeva quanto avrebbe voluto fermare quel momento, per poterlo rivivere ancora e ancora e ancora, all'infinito. Protetto da quella stretta amorevole.
Ma invece no, in quei casi il signor tempo correva frettoloso, lasciandogli solo il ricordo lontano e quasi sbiadito, e il retrogusto agrodolce di quando sai che hai avuto una cosa nella vita ma che hai inesorabilmente perso e che sai non potrai avere più.
Il rumore fastidioso delle sedie che graffiano il pavimento servì a rianimarlo dai suoi pensieri e ricordi, facendolo alzare e, seguito dai suoi amici serpeverde, avviarsi alle scale che conducevano ai sotterranei, verso i dormitori verde-argento.
Dovettero aspettare una manciata di minuti prima di riuscire a vedere una testa rosso fiammeggiante sbucare dal corridoio, seguita a ruota da due ragazzi con il fiatone.
«Si può sapere il perché di tutta questa segretezza?» Prese parola Daphne.
«Voi non avete idea di quanto è difficile sfuggire ad Hermione.» Commentò ancora ansimatene Ron.
«Il diciannove è il compleanno di Hermione.»
«E quindi?»
«E quindi, Blaise, vogliamo organizzarle una festa a sorpresa.»
«Ginny, continuo a non capire.»
«Dhapne, vorrei il vostro aiuto, fuggire da Hermione è un impresa, ma nascondergli qualcosa è ancora peggio. A noi tre ci conosce troppo bene, abbiamo bisogno di voi per l'organizzazione. In più vogliamo fare qualcosa in grande.»
«Cosa vi fa pensare che vi aiuteremo?» Finalmente si fece avanti Draco.
Avevano mille cose da risolvere e quei maledetti grifondoro pensavano ad organizzare feste. Erano impazziti.
«Ve lo stiamo chiedendo gentilmente, in più furetto, ci farà bene un po' di svago, sono successe troppe cose in una sola settimana. E poi Hermione ne ha passate troppe, deve staccare la spina.»
«Cosa deve staccare scusa?» Domandò Astoria confusa ad Harry.
«È un detto babbano. Comunque ci aiutate oppure no?»
«Io ci sto! Adoro organizzare le feste.» Si fece avanti Pansy, che felice sbatteva le mani come una bambina.
Presto anche le altre ragazze presero parola acconsentendo e iniziando a fantasticare già su decorazioni, musica e vestiti.
I ragazzi si limitarono ad un'alzata di spalle e un cenno di assenso.
«Bene, tu Malfoy, che intenzioni hai?»
Tutti gli occhi si puntarono su di lui, aspettando una risposta che sembrava non arrivare mai.
Dopo un sonoro sbuffo e un'alzata di occhi al cielo acconsentì, non senza aggiungere e precisare che avrebbe aiutato ma non si sarebbe presentato la sera dell'evento.
Non gliene fregava niente, ne della festa ne tanto meno che era il compleanno di quella saccente di una grifondoro.
Erano successe cose fin troppo strane tra loro due. Non che avessero chissà che valenza per lui, però dal passare a sputarsi odio addosso a leggersi poesie ed essere custodi reciproci e silenziosi dei loro momenti di dolore, era un cambiamento troppo drastico e strano.
E poi Draco era impegnato a capire per quale motivo era riuscito ad avere una conversazione con lei tramite la Legilimanzia.
Quell'arte permetteva di leggere le azioni o il corso dei pensieri di un determinato soggetto, non certo di farci conversazione mentale!
Dopo alti dieci minuti in cui le ragazze finivano di organizzarsi decidendo orari e vari punti salienti per la perfetta riuscita delle festa, si salutarono, tornando ognuno alle loro lezioni.
*
La settimana era passata lenta per Draco Malfoy.
Talmente lenta e stancante che, quel sabato pomeriggio, oltre che lasciarsi cadere sul letto sorreggendosi la testa con le mani non sapeva più cos'altro fare.
Tra le lezioni di mattina, le corse per i vari preparativi della festa tra una lezione e l'altra, i pomeriggi in Biblioteca a fare ricerche sulla Legilimanzia e gli incontri notturni nella Stanza delle Necessità — cercando di eludere ogni possibile domanda della Granger—, si sentiva sfinito.
Aveva dovuto dar ragione a Potter quella settimana. La so-tutto-io sapeva non solo essere petulante in modo considerevole ma anche tremendamente astuta e attenta ai particolari e riuscire a scappare dalle sue domande era stata una missione decisamente troppo faticosa per il biondo.
Non che a lui rivolgesse domande dirette, anzi, parlavano raramente durante i loro incontri per studiare i vari libri sui serpenti, ma il serpeverde era dovuto intervenire più e più volte per riuscire a strappare dalle sue grinfie le ragazze.
Una volta aveva dovuto salvare persino Potter.
Ma gli aveva fatto ben intendere che sarebbe andato a riscuotere il pagamento per quel favore molto presto.
Ed ora se ne stava nella sua stanza, e aveva tutta l'intenzione di restarci fino alla fine del weekend.
Si alzò diretto in bagno, per potersi godere un po di tranquillità e silenzio immergendosi nell'acqua calda.
Lasciò la camicia bianca sul letto e il golfino con lo stemma della sua casata li di fianco, e cercando di evitare lo specchio come i babbani volevano evitare la peste nera nel XIV secolo, aprì la porta del bagno.
Ormai, visto che Babbanologia era diventata materia obbligatoria per tutti, aveva dovuto imparare anche quelle nozioni. Non che avesse più importanza per lui comunque, ma essendo un ragazzo che puntava sempre al massimo, si era applicato anche li, stupendo, più dei professori, se stesso.
Si immerse nell'acqua bollente, lasciando che la sua pelle bianca si macchiasse di rosso per colpa del troppo calore e chiuse gli occhi, respirando l'odore del bagnoschiuma alla menta, il suo preferito, tentando con tutto se stesso di lasciar fuori da quella stanza i pensieri.
Si fece scivolare in basso, immergendo la testa sott'acqua.
Chiuso in una bolla d'acqua e sapone, fermando il suo respiro e trattenendolo nei polmoni, facendo si che delle piccole bollicine uscissero dal suo naso correndo in superficie per poi scoppiare.
Il buio lo circondava, e intorno a lui i suoni arrivavano ovattati grazie alla barriera che li bloccava dalle sue orecchie.
Ma quella pace gli sembrò durare troppo poco, perché si sentì tirato in superficie dai capelli e aprì la bocca per poterne trarre un grosso respiro.
«Ma sei impazzito? Cosa avevi intenzione di fare?»
«Pansy esci subito di qui, sono nudo.»
«Sai che mi frega? Cose se non sapessi com'è fatto un copro maschile.»
«Cosa diamine stai dicendo?»
«Beh, visto uno, visti tutti no? Comunque non cercare di cambiare argomento.»
«Tranquilla, non stavo attentando alla mia vita. Ma ora esci, mi devo vestire.»
Pansy lasciò il bagno facendo sbattere la porta dietro alle sue spalle.
Il biondo uscì dall'acqua sbuffando, il suo momento di pace era finito grazie all'invasione di quella pazza della sua compagna di casata.
Ma cosa gli era saltato in mente?
Si mise un asciugamano intorno al bacino, per coprirsi, e ancora gocciolante si diresse alla sua stanza, trovandola ancora li, adesso seduta sul letto con una gamba accavallata e le braccia incrociate sotto il seno. Un espressione furiosa ad ombrargli i lineamenti dolci e femminili.
«Posso sapere il perché della sua presenza in camera mia, di Grazia?»
«Perché sono quasi le nove e hai saltato la cena, in più non sei ancora pronto per la festa.»
Il biondo la guardò confuso, non si era accorto del tempo che passava, prima volta in una settimana intera in cui non faceva altro che contare i minuti.
«Pansy non vengo, l'ho già detto lunedì. Ho aiutato e basta.»
«E sai a me che me ne frega del tuo aiuto? Muoviti.»
«No Pansy, non vengo.» Sbuffò avviandosi all'armadio per prendersi un cambio.
«Io non ti capisco. Un po di svago ti serve.»
«Mi serve dormire, Pansy. Solo dormire.»
«No, so io perché non vuoi venire. Hai solo pensato al fatto che tutti guarderebbero e giudicherebbero un mangiamorte perché si diverte con gli amici. Ma sai che ti dico? Fregatene! Loro non sanno. In più se per fino quei tre svitati non hanno protestato, ma anzi ti hanno chiesto aiuto per organizzarlo non capisco il perché tu ti faccia questi assurdi problemi.»
«Ho altre priorità, Pansy.» Rispose, cercando di mantenere la calma.
«E allora dai una riveduta a queste tue priorità.» Concluse lei, uscendo finalmente dalla stanza, sbattendo i piedi.
Draco riuscì a tirare un sospiro di sollievo, mentre si rivestiva solo dei pantaloni del pigiama e si lasciava cadere sul letto, bagnando il tessuto del cuscino con i crini umidi.
Forse era vero, doveva divertirsi e lasciare per un attimo tutte le cose successe in quelle settimane chiuse in camera sua.
Forse era vero, non voleva andare perché la scuola era iniziata da due settimane ma quelle continue occhiate, quei continui commenti sussurrati credendo che lui non sentisse, erano diventati già troppo da sopportare.
Forse era vero, doveva rivedere le sue priorità.
Si alzò di fretta dal letto andando ad aprire, di nuovo quella sera, l'armadio prendendo una camicia nera e un pantalone altrettanto nero.
Con un colpo di bacchetta asciugò i capelli, lasciandoli morbidi a ricadergli sugli occhi. Si preparò di fretta, controllando allo specchio il suo aspetto, cercando di non far caso alle occhiaie profonde che gli rendevano lo sguardo ancora più cupo e freddo di quanto già non fosse. In un gesto automatico mosse il braccio in direzione del cassetto, aprendolo, e tirando fuori un pacchettino incartato elegantemente e a passo di marcia si diresse fuori, chiudendo la porta alle sue spalle.
*
Per Hermione era stata una settimana singolare.
Conosceva gli amici abbastanza bene da sapere che erano strani. L'avevano evitata per tutta la settimana, neanche avesse il vaiolo di Drago.
In più quel giorno era il suo compleanno e nessuno di loro si era degnato di un cenno. Non riusciva a credere che se ne fossero dimenticati, visto il rapporto che avevano e sopratutto sapendo quando lei amasse quel giorno.
Lo riteneva il suo giorno. L'unico giorno dell'anno dove poteva fare quello che voleva, decidere lei tutto: dal dove andare al come vestirsi, a cosa mangiare per tutta la giornata.
Ricordava come il padre la svegliasse la mattina presto per portarla a fare colazione fuori, al loro bar preferito in centro, e poi facevano una passeggiata a Hyde Park.
Ricordava come la madre, al loro rientro, gli faceva trovare per pranzo quello che lei aveva espressamente chiesto, e il pomeriggio lo passavano insieme tra shopping, o letture sul divano di casa. Questo fino a quando non era arrivata la sua prima lettere per Hogwarts. Da quel momento in poi le abitudini erano cambiate, ma non mancava mai una lettera dove le esprimevano tutto il loro amore e il loro affetto e dove le ricordavano che anche se distanti erano sempre vicini.
Poi era venuta la Guerra e lei aveva dovuto fare quello che aveva fatto ed ora era sola. Sola nel suo giorno preferito dell'anno, dopo il Natale, a non avere nessuna lettera da aprire. Anche per quel motivo sperava di poter stare in compagnia dei suoi amici, per cercare di compensare quel vuoto immenso che sentiva al cuore.
Ma loro erano spariti.
Non riusciva neanche ad essere arrabbiata con loro, perché come lei, quell'anno avevano perso cosi tanto che quindi era quasi comprensibile che se lo fossero dimenticati.
Per questo lei se ne stava a letto, a contemplare il soffitto, mentre la sera passava veloce, a rimuginare su quella giornata noiosa e triste.
Era da poco finta la cena, e i suoi amici erano sgattaiolati via mangiando veloci come fulmini, lasciandola sola a finire il suo pasto.
Quel comportamento l'aveva insospettita, ma aveva deciso di non badarci, tornandosene in camera sua.
A distoglierla dai suoi pensieri fu il rumore che proveniva dalla porta.
«Hermione, posso entrare?»
La riccia balzò sul letto al suono della sua amica, e un sorriso le nacque spontaneo al sol pensiero che era passata da lei per farle gli auguri.
«Si certo, entra pure.»
Un furia dai capelli rossi varcò la soglia della stanza, accomodandosi alla poltrona rossa.
«Allora Hermione, devo chiederti una cosa.»
Il sorriso le morì nell'instante in cui capì che l'amica era andata da lei per chiedergli un favore e non per passare la serata insieme.
Mosse solo la testa facendo un segno di assenso aspettando che continuasse.
«Ora tu farai esattamente quello che ti dico io, senza fare domande.»
«Perché?» Domandò imbronciata.
«Allora non hai capito... Senza fare domande. Ti prometto che ti spiegherò tutto dopo, però ti prego! Ti prego, fallo.»
Fece un altro cenno con il capo e aspettò che la rossa proseguisse.
«Ora ti alzerai e ti andrai a lavare, una bella doccia veloce e un bello shampoo profumato, va bene?»
«Ginny, ma cosa?»
«Hermione.» Cantilenò di rimprovero.
La riccia la guardò accigliata e stanca ma si alzò e, sbuffando, andò in bagno per lavarsi.
Come gli veniva in mente di entrare in camera sua e pretendere addirittura cose senza neanche voler rispondere alle sue domande?
Era da pazzi.
Si lavò veloce, lasciandosi avvolgere dal suo shampoo al cacao e dal bagnoschiuma alle arance e si asciugò altrettanto velocemente.
Tornò in stanza ancora imbronciata e scalza, mentre un asciugamano le copriva il busto snello fino alle ginocchia.
«Bene, ora io oscurerò il vetro e tu ti lascerai preparare da me, poi ti benderò e mi seguirai.»
«Ginny stai diventando ridicola, mi vuoi dire che vuoi stasera?»
«Hermione ti giuro che se lo farai... emh... — La rossa guardò per tutta la in cerca di chissà quale illuminazione, quando quella avvenne. — Ti giuro che se lo farai Harry e Ron non ti daranno fastidio per una settimana per fargli copiare i compiti.»
Quell'idea suonò allettante alle orecchie della grifona, ma non si fece abbindolare facilmente. Se doveva mettersi totalmente in mano all'amica avrebbe fatto lei il prezzo.
«Facciamo un mese!»
«E un mese sia. Sai, stai troppo con le serpi, mi sa!» E risero insieme.
Ginny fece come le aveva detto, coprì lo specchio con la magia e la fece sedere sulla poltrona, iniziando a truccarla.
Hermione mantenne il silenzio, anche se la lingua fremeva tante le parole che ci stavano saltando sopra, ma la proposta dell'amica era troppo allettante per lasciarsela scappare.
Poi la bendò con una fascia incantata che si sarebbe sciolta solo se toccata dalle mani della rossa, e sentì il fruscio che fa la stoffa in movimento.
Sentì la morbidezza di un tessuto liscio avvolgerla e fasciarla come una seconda pelle.
Poteva fare affidamento solo sull'udito, e quindi concentrò tutte le sue energie.
«Ora siediti, che ti metto le scarpe.»
Sempre con l'aiuto dell'amica si accomodò e si lasciò infilare le calzature.
Tornò con i piedi per terra e constatò che erano scarpe con tacco e un'espressione di disappunto le disegnò la bocca.
«Oh non fare cosi, ti vedo sai.»
Hermione rise insieme a Ginny e si ricompose seduta, mentre la sentiva armeggiare con i suoi capelli.
Nell'attesa di capire cosa stesse succedendo iniziò a far ragionare il cervello.
Era ovvio ormai che l'amica la stesse preparando per qualcosa, altrimenti non si spiegava tutto quel trambusto. E sorrise leggera pensando che forse le avevano fatto una festa a sorpresa e la stava preparando per quello.
Ma si trovò costretta a spazzare via quell'idea visto che gli amici ben sapevano quanto odiasse le sorprese.
«Bene, prendimi la mano, andiamo un attimo in stanza da me e poi ti porto in un posto, okay?»
«Va bene.»
E mano nella mano Hermione si lasciò guidare dalla sua amica.
*
Camminavano da quelle che per lei erano ore. Quelle scarpe erano qualcosa di orribile in più aveva scoperto di avere un vestito lungo addosso, poiché stava per cadere nei suoi stessi piedi quando si era impigliata parte del vestito sotto il tacco.
Pregò tutti i maghi e le streghe che conosceva nella speranza che Ginny non le avesse fatto indossare qualcosa di assolutamente non da lei e sopratutto di scollato. In qualunque parte stessero andando, sembrava lontana chilometri, in più non sapere cosa aveva indosso, o dove si trovasse in quel momento, o dove fosse diretta stava diventando insopportabile.
«Siamo arrivati. Aspetta, ti tolgo la fascia.»
Un movimento leggero e il tessuto le cadde tra le mani, fece volare lo sguardo intorno a se soffermandosi poi sulla ragazza al suo fianco. Era fasciata da un vestito che scendeva morbido fino a poco più delle ginocchia, a maniche lunghe, di colore rosso perfettamente in tono con i suoi capelli lasciati lisci e lunghi dietro le spalle, era finemente truccata facendola sembrare ancora più affascinante di quanto già non fosse. Rimase a bocca aperta.
«Ginny, ma sei... sei bellissima.»
«Ti ringrazio, ma ora che dici, la apri quella porta?» Lo sorrise dolcemente facendole segno con la testa verso destra.
Girò ancora lo sguardo trovandosi all'entrata della Sala Grande, non si era neanche accorta di trovarvisi di fronte e con entrambe le mani spinse sull'imponente porta.
In poco meno di un secondo si trovò immersa in colori e luci e di fronte a lei si stagliavano centinaia di ragazzi.
«Buon Compleanno!»
Per poco non pianse, portandosi le mani alla bocca spalancata per lo stupore.
Ad occhi lucidi si girò verso l'amica che ancora la guardava sorridente.
«Credevi davvero che ce ne fossimo dimenticati, di la verità?» Le chiese scherzosa.
Hermione non poté far altro che gettarsi tra le sue braccia e ringraziarla un'infinità di volte.
«Oh Hermione, non devi ringraziare solo me. Se non fosse state per le serpi, io, Ron ed Herry non ce l'avremo mai fatta. — e le carezzo una guancia.— Ah, e quando dico "le Serpi" intendo proprio tutte.» E le fece un occhiolino prima di prenderle la mano e trascinarla in mezzo alla sala.
Fu subito accolta dalle braccia di Harry e Ron che le stamparono dei baci sulle guance e sulla fronte.
Poi i serpeverde, che si limitarono più a degli auguri cordiali, ma che lei non mancò di ricambiare con abbracci più affettuosi e ringraziamenti dovuti al distrutto per aver organizzato tutto.
In lontananza vide il tavolo dei professori imbandito mentre dietro sedevano Hagrid, il resto dei professori e la Preside McGranitt che alzò un calice accompagnato da un sorriso materno nella sua direzione.
Hermione sorrise radiosa guardandosi intorno.
Non poteva credere ai suoi occhi.
La sala era interamente addobbata con candele sospese a mezz'aria per dar luce all'evento e farfalle dai più variopinti colori svolazzavano frenetiche tutt'intorno.
I muri erano completamente decorati con fiori e piante rampicanti e le quattro tavolate delle rispettive case erano state posizionate due sulla destra e due sulla sinistra, dove sopra vi erano i più svariati tipi di stuzzichini e bevande alcoliche e analcoliche.
La musica delle Sorelle Stravagarie riecheggiava in tutti e quattro gli angoli dell'enorme salone e con immensa gioia della riccia erano presenti tutti i ragazzi di tutte le case.
Più che una festa di compleanno sembrava un ballo scolastico. E il ricordo di lei che volteggiata tra le braccia forti di Victor Krum le carezzò i pensieri dolcemente, facendola sorridere lieve.
«Hermione, sei bellissima stasera.»
A riportarla alla realtà fu Ron. Non si era neanche guardata e ancora non sapeva cosa aveva addosso.
Abbassò lo sguardo, intimorita e dubbiosa da cosa avrebbe visto e per poco non cadde dai tacchi.
«Dov'è Ginny?»
«Come scusa?»
«Ron, dove diamine è tua sorella?» Urlò furiosa.
Aveva indubbiamente un meraviglioso vestito, ma era troppo per lei.
Di un color melanzana lucido, scendeva morbido dalla vita in giù, leggermente largo e con un vertiginoso spacco alla gamba destra, per poi salire al corpetto dove partivano tre fasce, due laterali ed una centrale che si chiudevano al seno in una linea dritta, lasciandole buona parte della pancia scoperta, le spalle e le braccia.
«Eccomi, eccomi che succede? Non ti piace la festa forse?» Domandò con sguardo triste e voce preoccupata.
E subito Hermione si sentì in colpa per come aveva reagito e si scusò con lei, sorridendole dolcemente.
«No Ginny, è tutto meraviglioso. Solo dimmi, come ti è saltato in mente di vestirmi cosi?»
«Oh beh. — Cambiò subito tono, diventando malizioso. — Non è colpa mia, l'ho trovato in camera con un bigliettino anonimo dove mi diceva di fartelo indossare stasera. Mia cara, forse hai un ammiratore e non lo sai! Ti consiglio di iniziare le ricerche, c'è praticamente mezza scuola qui stasera.»
«Ginevra!» Urlò lei stizzita.
«Beh, il mio consiglio è quello di scartare i primini, sai com'è...» E rise beffarda.
la riccia la guardo infuriata ma si sentì tirata da una mano e ben presto si ritrovò lontano da Ron e la sorella.
«Harry, che succede?»
«Balla con me Hermione, oggi è il tuo compleanno!»
«Oh lo so che il mio compleanno.»
E risero insieme, forte, come non facevano da tanto.
Si scatenarono in pista fino allo sfinimento, ballando le canzoni più disparate.
Un ballo con Harry, uno con Ron poi con Ginny e le ragazze della casata verde-argento.
Non avrebbe mai creduto di poter stare cosi in armonia con loro, si certo lavoravano insieme a quelle misteriose scoperte ma quella festa era completamente diverso.
Capì che, almeno per quella sera, non esistevano casate, non esistevano colori, non esistevano razze e distinzioni. Per quella sera non c'era passato e non c'era futuro, solo il presente.
E quel presente era incredibilmente divertente.
Buongiorno a tutti, maghi e streghe.
Siamo tornati!
Cioe, io sono tornata, mi ero persa nei corridoi del castello, e Pix non mi lasciava via di fuga, scusatemi.
Bando alle ciance, scusatemi davvero, è stato un periodo strano.
È venuta mia sorella a trovarmi una settimana qui, e poi sono scesa io una settimana in Italia a fare una sorpresa ai miei genitori, poi mia zia è venuta a mancare ed ora ho saputo che anche mio zio sta molto male.
Quindi, avevo bisogno di tempo per assimilare tutte queste brutte notizie.
La terra sta girando un po troppo veloce per me, ultimamente. Ma ehi, non importa!
Spero voi stiate tutti bene, e che le vostre vacanze estive si siano concluse nei migliori dei modi.
Parliamo del capitolo: È di passaggio, non succedono molte cose a livello di trama, e questa è sola la prima parte. MA abbiamo un po di vita mondana ad Hogwarts.
Credo mi siamo caduti piccoli dettagli sparsi per la storia, che sono certa che i cuori teneri come il mio noteranno subito. Questa volta non voglio commentarli, elencatemeli voi, quelli che troverete. Sono curiosissima di sapere.
Per il resto, avevo scritto questo capitolo tanto tempo fa, non prestando particolare attenzione al tempo reale, ma ehi: Siamo a Settembre! Hogwarts è ricominciata davvero ! E sabato prossimo è davvero il 19, il compleanno di Hemione!
Oh mio dio, mi emoziono! Ahaha.
Okay la smetto e vi lascio in pace.
Oggi non ho molto da dire oltre ciò, scusatemi ancora per il ritardo immondo.
Fatemi sapere cosa ne pesate e lasciate una stella cadente al vostro passaggio se vi va, sapete che mi farebbe molto piacere.
Qui sotto vi lascio alcune delle nostre donne con i loro meravigliosi vestiti per la festa.
Un ultima cosa: non avevo trovato gif che mi convincevano per questo capitolo, ho deciso di deliziarci tutti con una gif sul nostro Tom, nella speranza di farvi addolcire e avere la vostra clemenza. *fa gli occhi dolci.*
Maaa... ma quanto è... QUANTO È? Aaah!
In più ho scoperto una cosa troppo figa tramite una pagina Instagram che al momento non ricordo il nome: se scrivete su google il vostro nome più la vostra casata in inglese e più la parola aesthetic vi escono certe immagini ultra fighe. Io sono andata in brodo di giuggiole. Provateci e fatemi sapere cosa vi esce.
Ci vediamo per i corridoi del Castello, miei cari.
Fatto il misfatto.
Ginny Weasley:
Hermione Granger:
Astoria Greengrass:
Pansy Parkinson:
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