Amortentia.
"I profumi sono dei potenti maghi che possono trasportarvi attraverso gli anni che avete vissuto."
— Helen Keller.
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La Sala Grande era luminosa e immensa, esattamente come Hermione l'aveva sempre vista in tutti i suoi anni da studentessa ad Hogwarts.
Sedeva al tavolo di Grifondoro, affiancata dalla sua migliore amica Ginny Weasley, e i suoi migliori amici Ron Weasley e Harry Potter.
Questi ultimi due avevano un'espressione contrita ad ombragli il viso, poiché si erano fatti convincere dalla loro migliore amica a ricominciare l'anno perduto e a conseguire i M.A.G.O.
Ron era stato quello più facile da convincere, vuoi l'animo più docile, vuoi che nessuno ha da obbiettare difronte ad un Hermione particolarmente nevrotica, aveva ceduto seppur restio e non senza un commento di disappunto, a ritornare ad Hogwarts.
Per quanto riguarda Harry invece, ovunque avrebbe preferito essere in quel momento, tranne che lì. Non che Hogwarts non gli fosse mancata, certo. Ma aveva in programma di iscriversi al corso per diventare Auror, e frequentando le lezioni a scuola sarebbe stato difficile prestare la massima attenzione ai corsi per quest'ultimo.
Ma Hermione si era impuntata, con il suo tono saccente e da mamma, ricordandogli che uno dei requisiti fondamentali per l'iscrizione a questo corso era aver conseguito gli esami M.A.G.O, e ci tenne a ricordargli che lui, per l'appunto, non lo aveva fatto. A questo suo commento ovvio era seguito un commento altrettanto ovvio da parte del Signor Potter, dove rimarcava il fatto che lui, essendo Harry Potter, e avendo appena sconfitto il Signore Oscuro, nessuno gli avrebbe detto no.
Da qui, la fine. Le urla di Hermione probabilmente erano arrivate alle stelle. Ricordandogli che non era un comportamento consono quello che aveva preso e non poteva comportarsi come se il mondo fosse suo solo perché era Harry Potter.
E allora anche lui aveva capitolato, rendendosi conto dell'assurdità che aveva detto — nonostante tutti in quella stanza sapevano che ovunque sarebbe andato per lui le porte sarebbero state aperte e le strade spianate — ed ora sedeva al tavolo con lei.
«Miei cari allievi, è con mio immenso onore e orgoglio salutarvi stasera. Vedervi di nuovo tutti qui, seduti a questi tavoli, mi riempie il cuore di immensa gioia. Auguro a tutti un buon e felice inizio anno scolastico, nella speranza che vi porti gioie e infinite esperienza. — Aveva iniziato la preside McGranitt, rivolta ai suoi alunni, nel discorso di apertura che si teneva come di consuetudine la prima sera di ogni nuovo anno. — Ed ora, il Cappello Parlante, iniziamo con lo smistamento delle Case.»
*
Draco sedeva al tavolo di Serpeverde in silenzio, per nulla interessato al discorso o allo smistamento, ancora immerso nei suoi pensieri neri. Braccia incrociate e sguardo basso. Ma mai a capo chino.
Sapeva di non poterselo permettere, di tenere la testa alta, ma era nel suo sangue ormai. Il Re delle Serpi non può abbassare la testa.
A stento si accorse di Theodore Nott che si sedeva alla sua destra e di Blaise Zabini che si accomodava alla sua sinistra.
«Malfoy, stai bene?» A parlare invece fu Daphne Greengrass, con il capo leggermente chino, seduta di fronte all'amico.
«Si, non preoccuparti.» Un sussurro, cosi leggero che Daphne si chiese se avesse davvero parlato.
«Lo sai che se hai bisogno noi siam...—»
«Ho detto che sto bene Nott.» Lo aveva troncato Draco, con voce leggermente più alta, ma decisa.
Continuava a chiedersi per quale motivo quella mattina lui avesse preso quel treno, per quale motivo in quel momento sedeva a quel tavolo e per quale motivo stava ascoltando la McGranitt parlare.
Se lo chiedeva in continuazione, e l'unica risposta era che per compiacere l'anima in pena di sua madre aveva acconsentito. Unica àncora a cui Draco si aggrappava per mantenere la sua mente lucida, anche se Narcissa Malfoy non lo ora più di tanto, lucida.
Ma lui lo sapeva che non se la meritava questa seconda possibilità.
*
Astoria Greengrass camminava per i corridoi di Hogwarts diretta alla prima lezione di quel giorno: Pozioni.
Pensava a come la sua vita sarebbe potuta cambiare da un giorno all'altro, in modo totalmente repentino se non fosse stato per Draco che aveva cercato in tutti i modi di annullare il loro fidanzamento, miracolosamente riuscendoci, probabilmente a quell'ora lei sarebbe stata la Signora Malfoy.
Non che non le sarebbe piaciuto possedere quel titolo, sia ben chiaro.
Ma era anche consapevole che insieme al titolo avrebbe acquistato anche un marito che non l'avrebbe mai amata. Draco le voleva bene e la rispettava, questo lei lo sapeva bene, ma si era chiesta più volte se lei avrebbe voluto una vita intera con un uomo che non l'amava. O almeno, che non l'amava nel modo e nella quantità in cui lo amava lei.
Aveva tirato spesso le somma, cercando di fare un bilancio, e aveva capito che era stata fortunata sotto un certo punto di vista, perché lei non avrebbe mai voluto una vita cosi.
Immersa com'era nei suoi pensieri non si accorse di una persona che le andava addosso, arrivando da dietro di lei, che correva nella stessa direzione dove stava andando, urtandole una spalla e facendo cadere a terra il libro di pozioni che teneva stretto tra le braccia.
«Miseriaccia, scusami, non volevo! Solo che sono in un ritardo incredibile.»
Entrambi chinati su un ginocchio, erano intenti a raccogliere libri e appunti che erano sparsi per tutto il corridoio. Quei due non si erano neanche ancora guardati in faccia.
«Non ti preoccupare, può succedere, stai tranquillo, dove stai andando cosi di fretta?» La voce di Astoria era cosi bassa e delicata che temette lei stessa di non essersi fatta sentire.
«Sto andando a Pozioni e sono in un ritardo assurdo.» Ron Weasley rispose tutto concitato mentre, ancora a capo chino, raccoglieva gli ultimi fogli.
«Anch'io sto andando li, andiamo insieme ti va?» Anche Astoria era ancora a capo chino, totalmente ignora a chi avesse fatto quella proposta.
«Oh si certo, basta che corriamo.— Ebbe un momento di pausa mentre tentava di alzarsi in piedi e restituendo il libro alla ragazza di fronte a lui. — Ecco,questo e tuo.»
«Oh, grazie»
Un attimo, e i loro occhi si incrociarono.
*
Harry e Hermione sedevano vicini, Ginny dietro di loro, in attesa del fratello che ovviamente tardava come suo solito, nella classe del professor Lumacorno, ad aspettare che quest'ultimo finisse di sistemarsi per iniziare la lezione.
«Secondo voi con cosa inizierà la lezione quest'anno?» Aveva chiesto la piccola Weasley
«Sicuramente con qualcosa che già sappiamo Ginny cara.» Le aveva risposto con sarcasmo Harry. Anche se tra i due non aveva funzionato erano rimasti amici. Cosi come Hermione e Ron. Quello che era successo nei sotterranei del bagno di Mirtilla Malcontenta, in presenza del defunto — sia lodato Merlino — Basilisco, era rimasto un piccolo segreto tra loro due, che di comune accordo avevano deciso che si erano lasciati trasportare dalla paura di perdersi, travisando i loro reali sentimenti.
«Harry James Potter. — Il tono autoritario di Hermione fece accapponare la pelle ai due amici. — Non ricominciare con questa storia. Fa silenzio e concentrati, il resto delle pozioni di più della metà dell'anno non le conosci.» Lo fissava con cipiglio severo e Ginny non riuscì a trattenere una risata.
«Sarà, ma tu le conosci tutte Hermione.» Le aveva risposto il moro.
«Si ma io le conosco perché le ho studiate in estate prima di venire qui.» Le aveva risposto la Regina di Grifondoro.
«Hermione, ma quel periodo doveva servirci per riposare e non pensare alla... beh, insomma, alla... —» Ginny neanche riuscì a finirla quella frase, che il volto del fratello Fred le fece capolino nella sua memoria, inumidendole gli occhi.
«Lo so Ginny, ma avevo bisogno di riempire la testa di parole per non pensare, casa mia è vuota ormai...» Hermione abbassò gli occhi, troppo risentita.
Harry allungò la mano destra a prendere quella di Ginny sopra il tavolo e la mano sinistra a stringere quella di Hermione che teneva poggiata sulle sue gambe.
Hermione non era riuscita a ritrovare i suoi genitori, ancora in Australia, dove li aveva mandati lei dopo l'incantesimo della memoria.
«Ragazze mie, vi prego, non qui... c'è troppa gente in classe.» Aveva sussurrato il bambino sopravvissuto. E parve funzionare, perché le ragazze alzarono il viso, con uno sguardo non più cupo e triste ma determinato e fiero, proprio come ci si aspetta dai Grifondoro.
«Eccomi, miseriaccia! Scusate il ritardo.» Un Ron a dir poco trafelato stava attraversando a grandi falcate la classe, lasciandosi cadere come un sacco di patate al fianco della sorella. Capelli spettinati e gote rosse suggerivano che avesse corso.
«Alla buon ora Signor Weasley, — Lo aveva rimbeccato il professor Lumacorno. — Signorina Greengrass, si accomodi anche lei grazie, manca ancora qualcuno?»
«Come mai tu e Astoria siete entrati in classe insieme?» Aveva chiesto Ginny al fratello con un espressione perplessa.
«Ti sei accorta vero che questa lezione è con Serpeverde, si sorella?» Ron guardava da tutte le parti, tranne che sui loro volti.
«Certo, zuccone! Intendo dire, contemporaneamente e insieme.» Precisò la rossa.
«Ma io che ne so, forse era dietro di me e non l'ho vista, ero troppo impegnato a correre.»
— Palesemente una scusa.— pensò Harry.
Ron gli rivolse uno sguardo veloce, ed Harry capi che avrebbero parlato in seguito.
«Oh no, ragazzi, ho dimenticato il libro di pozioni.» Esclamò sempre lui, un pò per salvare l'amico da una situazione stretta un po perché era realmente cosi.
«Oh, Signor Potter non si preoccupi, cerchi pure nell'armadio, ci dovrebbero essere delle scorte.» Rispose il professore che aveva sentito l'esclamazione del moro.
«No!»
Fu l'urlo che diedero Harmione Granger e Ron Weasley, in sincrono.
Sguardo terrorizzato, e occhi puntati su Harry Potter.
Ginny li guardò con un espressione pensierosa e particolarmente spaventata.
Il bambino sopravvissuto scoppiò a ridere.
«Vado io a prenderlo, tu tieniti il mio.» Aveva risposto Hermione mentre si alzava e si dirigeva vicino alla porta, dove sulla destra vi era l'armadietto.
«Harry vedi di stare fermo e in silenzio fino alla fine dell'anno, per cortesia eh.» Lo aveva rimbeccato Ron, sinceramente preoccupato.
«Oh Signor Malfoy, mancava solo lei, prego si accomodi pure.»
Hermione, ancora ferma davanti all'armadietto, si girò come se fosse stato chiamato il suo nome.
Al suo fianco vi era un Draco Malfoy quasi immobile, neanche fosse sotto un petrificus totalus, che osservava come occhi leggermente all'infuori come tutti lo stessero guardando. In un secondo i brusii che si levarono nella classe furono infiniti, e altrettanto velocemente l'espressione di Malfoy tornò quella di sempre: impenetrabile e impassibile.
Lo sguardo di Draco volò alla sua destra, per potersi andare a sedere all'ultimo banco in fondo alla classe, ma i suoi occhi si incastrarono in quelli ambra di Hermione. Il tempo si bloccò, immerso com'era a fissarla, e sui suoi occhi si sovrapposero gli stessi occhi, velati di lacrime, lucidi come due gocce di rugiada fresca stesa a terra agonizzante nel salotto di Malfoy Manor.
Hermione non si era accorta di aver trattenuto il respiro. Si sentita scossa da brividi di terrore e si chiese cosa ci facesse lui li, a scuola, e davanti a lei in quel momento. Con quale coraggio — e si ritrovo a chiedersi se di coraggio lui ne avesse mai avuto — si presentava in classe.
«Granger, fammi passare.»
La riccia si accostò di lato, spalle all'armadio, senza staccare gli occhi dalla figura del biondo e lo vide sfilare davanti a lei, passo elegante e testa alta.
Con il libro in mano si accomodo di nuovo al suo posto.
«Miseriaccia, cosa diavolo ci fa lui qui? Per Merlino...» Aveva sussurrato Ron ad Harry.
«Sarà venuto per finire l'anno, Ron. Tu che dici?» Lo aveva risposto il moro.
«Si ma con quale coraggio...»
«Molto bene ragazzi, ora che siamo tutti presenti credo possiamo iniziare.»
Lumacorno si ergeva in tutta la sua figura al centro della sala, di fronte a tutti i suoi alunni.
«Oggi inizieremo con qualcosa di facile, anche se di livello avanzato, andate tutti a pagina 302, per favore.»
«Professore, ma l'Amortentia non l'abbiamo già trattata?» Braccio teso ad arrivare al soffitto e senza aspettare il consenso del professore.
Draco si ritrovò a pensare che la Granger, sotto alcuni aspetti, non sarebbe mai cambiata. Era ancora la bambina saccente e so-tutto-io che ricordava ad 11 anni.
«Si signorina Granger, ma oggi voglio spiegarvi una variante di questa pozione. Come tutti ben sappiamo, l'Amortentia si ottiene mescolando insieme uova di Ashwinder, petali di rosa, peperoncino in polvere e acqua di Luna. E si presenta a noi come luminosa madreperlacea e con un vapore a spirale dalla fragranza specifica, a chi ne sente l'odore, dalla persona che più ci aggrada.»
La filippica che il professore aveva intrapreso, su cose studiate e risapute, sconsolo l'animo già pigro di Harry Potter.
«Ma se noi ragazzi, aggiungessimo delle unghie di Drago, per la precisione di un Opaleye degli Antipodi, a questa nostra pozione, ne ricaveremo di consistenza e caratteristiche di presentazione identiche, ma la fragranza cambia, poiché sentiremo l'odore della nostra anima gemella, indipendentemente da chi a noi piace.»
Hermione era intenta a prendere appunti invece, avida di conoscenza e sapere. Non aveva mai sentito parlare di una variante dell'Amortentia, e la cosa l'affascinava e la incuriosiva.
Al sesto anno lei aveva sentito i profumi e gli odori del suo amico Ron, poiché aveva una chiara cotta per lui, ma visto che non aveva funzionato tra loro si chiese che odore avrebbe sentito ora.
Fortunatamente il professor Lumacorno le tolse ogni dubbio.
«Ora io ne ho preparata una per dimostrazione, quindi uno ad uno verrete qui e mi direte cosa sentite. Op-op.» Lumacorno si spostò dietro il calderone, mentre tutti i ragazzi scalpitavano febbricitanti.
«Signor Potter, iniziamo da lei, prego venga.»
Harry si alzò con passo incerto, e raggiunse la cattedra abbastanza velocemente, essendoci seduto particolarmente vicino e si apprestò ad annusare.
«Sambuco, fiore d'Assenzio e... odore di lino pregiato? Ma che odore ha il lino pregiato?» Domandò al professore.
«Signor Potter, lo chieda alla sua anima gemella quando la incontrerà, cosa ne posso sapere mi scusi? Avanti, il prossimo op-op.»
Cosi si susseguirono vari ragazzi tutti in trepidazione.
«Signor Zabini, si accomodi.»
«Torta alla melassa, legno di manico di scopa e fiori di Girasoli.»
Blasie non aveva mai sentito quegli odori addosso a qualcuno e si chiese chi mai potesse essere.
Harry invece, al fianco di Hermione alzò la testa di scatto. Lui si che l'aveva sentita quella combinazione di odori, al sesto anno, la prima volta che aveva annusato l'Amortentia.
In uno scatto si girò dietro di lui e guardò Ginny.
«Cosa succede Harry? tutto bene?» Gli aveva chiesto la rossa.
«Si... si, scusami...» preferì tacere, —Magari Zabini si è sbagliato,— pensò.
«Signorine Greengrass, prego, a voi.»
Daphne sentì odore di coraggio, profumo del manto dei gufi e l'odore dell'umidità.
«Signorina Greengrass, in che senso umidità?» chiese Lumacorno.
«Non so spiegarlo professore, come quando si entra in un sottoscala, un po freddo e umido, ecco...»
«Va bene signorina, ora sua sorella.»
«Professore io sento... Erba tagliata, pasta dentifricia e pergamena nuova.»
Hermione si girò verso l'amica, che già la stava guardando con lo stesso cipiglio confuso e la stessa domanda scritta in fonte.
Perché quelle due serpi sentivano gli odori di Harry e Ron?
«Signorina Weasley, invece di parlare con la signorina Granger, prego accomodatevi è il vostro turno.»
Si alzarono e presero posto dietro la cattedra.
Ginny fu la prima.
«Whisky incendiario, tabacco tritato e.. odore di cravatta nuova.»
Uno sguardo confuso ad Hermione, e un cenno per farla andare avanti.
«Io sento... odore di foglie di Eucalipto, odore di libri nuovi e... l'odore del veleno dei serpenti.»
Draco si chiese come era possibile che la piccola Weasley sentisse l'odore del suo amico Blaise, ma preferì tacere, non che gli interessasse veramente dopotutto.
Poi in fila Pansy Parkinson, che sentì odore di dopobarba, profumo degli scacchi nuovi e l'odore delle Mandragole.
E dietro di lei Thoedore Nott che sentì l'odore del legno di mogano appena tagliato, shampoo al cocco e fili d'oro.
Ed entrambi si ritrovarono a pensare che, come la prima volta, avevano sentito gli stessi odori dell'Amortentia originale.
E si guardarono senza parlare, come potevano confessarsi se non sapevano i reciproci sentimenti, pensarono, inconsapevoli.
«Signor Weasley, a lei l'onore.»
«La ringrazio professore...» Mugugnò Ron in fare scocciato.
Lui sentì: l'odore del camino che arde, biscotti bruciati e fiori di pesco.
Guardò per un secondo Astoria, talmente veloce che nessuno se ne accorse.
Aveva riconosciuto quegli odori e si ritrovò a pensare come era possibile che li avesse sentiti solo quella mattina stessa.
«Signor Malfoy, la prego... tocca a lei, si accomodi pure.»
Con passo lento e quasi strisciante Draco si posizionò alla cattedra, mani nelle tasche dei pantaloni e si chinò di schiena.
Fiori d'arancio, biscotti al cacao e l'odore della biblioteca.
Quell'insieme di profumi lo avevano perseguitato per anni, dandogli tormento e dispiacere.
Si ritrasse, leggermente sconvolto. Non poteva essere vero. Ci sarà stato sicuramente un errore.
«Io non sento nulla.»
«Ma come Signor Malfoy, sicuramente esisterà la sua anima gemella. Si concentri.»
«Ho detto: che non sento nulla.»
E cosi ritornò al suo posto, non prima di aver alzato lo sguardo, ritrovandosi quello della riccia addosso.
Hermione si chiedeva come era possibile che non sentisse nulla, insomma... anche lui doveva pur avere un'anima affine alla sua.
— L'unica spiegazione logica, — si ritrovò a pensare, — è che abbia mentito. Ma perché? —
«Bene ragazzi, visto che ormai l'ora è giunta al termine, per la settimana prossima voglio un'ampolla dell'Amortentia che abbiamo studiato oggi. E vi dico da subito che lavorerete in coppie. E no, Signor Paciock, non festeggi. Le coppie saranno sorteggiata con un metodo babbano. Quindi ora io pescherò due nomi a caso da qui, — Lumacorno poggio i palmi delle mani su un calderone.— E quelli saranno i vostri compagni. E si, Signor Paciock, saranno puramente casuali tra Grifondoro e Sepreverde.»
«Molto bene, la prima coppia. Oh, Signor Paciock, proprio lei con... la signorina Bulstrode.»
«Ma... ma...»
«Nessun ma Signor Paciock. Andiamo avanti.»
«Signorina Daphne Greengrass con il Signor Harry Potter.»
«Io non ci posso credere. Hermione, è tutta colpa tua, io non volevo neanche tornarci a scuola.» Sussurrò Harry risentito e amareggiato.
«Oh andiamo Harry, ti poteva andare peggio. Sta zitto!»
— Che fortuna, — pensò invece Ginny, — la Greengrass in coppia proprio con il ragazzo a cui appartiene l'odore che ha sentito. —
«Il Signor Weasley con la signorina Astoria Greengras. -- Continuo Lumacorno. — La Signorina Weasley invece con il Signor... vediamo un po... uh, Zabini.»
L'espressione di Blaise tramutò da indifferente a leggermente irritata.
Come avrebbe potuto sopportare per un intera settimana la sorella di Lenticchia?
«Signorina Granger lei invece sarà in coppia con... — Il professor Lumacorno infilo la mano nel calderone che aveva a disposizione con all'interno i nomi degli alunni, e con un gesto quasi teatrale tiro su la mano. — Oh con il Signor Malfoy.»
Draco balzò sul suo posto a sedere.
No.
Assolutamente e categoricamente no!
«Professore ma io...»
«Nessun ma Signor Malfoy, come ho già detto al Signor Paciock, nessun ma!»
Emise un ringhio, neanche fosse un cane, tremendamente frustrato.
Non poteva essere che sarebbe dovuto stare una settimana in compagnia di quella so-tutto-io. Oltre al fatto che non gli sembrava proprio il caso, visto i recenti avvenimenti che ancora intasavano la sua mente di ricordi.
Come avrebbe fatto lui, a sopportare quella situazione.
E si chiese cosa ne pensasse lei. Come avrebbe fatto lei.
Il suoi occhi volarono nella sua direzione, trovando già a fissarlo con sguardo carico di risentimento.
E si stupi, non poco, nel leggerci solo quel sentimento, e non l'odio che si aspettava o che si meritava.
Hermione dal suo posto si sentì trafiggere da uno sguardo indifferente e menefreghista, non che si aspettasse diversamente da lui, comunque.
Come avrebbe fatto, si chiese, a sopportare quella situazione. La sua compagnia per una settimana se quando sentiva anche solo nominare il suo cognome nella sua testa si susseguivano le immagini della sua tortura.
Come avrebbe fatto a doverlo vedere per una settimana vicino a lei, senza cedere al tormento che sentiva?
«La signorina Parkinson con il Signor Nott. E con questo abbiamo finito ragazzi, mi raccomando voglio un lavoro ben svolto e reciproco.»
«Che fortunata che sei Pansy, almeno tu stai con un amico.» Le disse Daphne, non notando per niente l'agitazione della sua compagnia.
«Eh già... una fortuna» Rispose Pansy, cercando di mascherare l'ansia nella sua voce.
*
«Malfoy, come ci organizziamo quindi?»
Hermione lo aveva praticamente braccato, prima che scappasse dalla classe, per potersi mettere d'accordo.
Si disse che prima avrebbero iniziato e prima sarebbe finita quella maledizione.
Si teneva a distanza e guardava ovunque tranne che il suo viso.
E questo Draco lo notò, e non poté non notare quanto la cosa lo ferisse.
Cosa si aspettava però, assolutamente niente di diverso. Ma si sentì lo stesso ferito senza capirne il motivo.
Ovviamente non lasciò trapelare niente dal suo viso, che rimase statuario come un'opera di marmo.
«Granger, possiamo anche farlo separati e poi prima della lezione incontraci e vedere quella che è venuta meglio.»
«Comprendo che tu non voglia passare il tuo tempo con una Sanguesporco come me, ma dobbiamo farlo insieme, per forza. Hai sentito Lumacorno.» Rispose la riccia, stizzita.
«Non dirlo!» Draco la guardava, con un espressione tra il disgustato e il rammaricato.
Che Hermione travisò, ovviamente.
«Cosa? Che dobbiamo lavorare inseme? Senti comprendo che non vuoi lavorare con me ma cosi è...—»
«No! Non dire quella parola..»
«Quale? Sanguesporco? Ma è quello che sono no? Ma stai bene?»
Hermione si sentiva presa in giro, ancora, e come tutti gli anni a dietro. Certo non si aspettava nulla di diverso da lui, però era da sciocchi dire che lei non ci avesse sperato, che con tutto ciò che era successo, magari anche qualcosa dentro di lui aveva smesso di esistere, come quel pensiero.
«Si lo so che è quello che sei, solo... io... io non voglio più sentila.»
Draco sentiva come se qualcuno stesse risucchiando tutto l'ossigeno presente in quella stanza, mentre la guardava. I capelli sempre ricci e sempre un pò incasinati, gli occhi sempre ambrati con dei filamenti d'oro quasi che si intrecciavano nelle sue iridi. In tutti quegli anni che aveva consumato nell'offenderla, si rese conto che lui conosceva perfettamente ogni tipo di espressione, ogni neo presente sul suo viso.
Ogni sfumatura che prendevano i suoi occhi, ogni volta che un'emozione li attraversava, che al momento continuavano a non volerlo guardare.
Hermione rimase un attimo paralizzata, ma cercò prontamente di dissimularlo.
«Oh... okay, allora... mh.— Fece un bel respiro e prosegui.— Ci vediamo tutti i pomeriggi in biblioteca, alle 3 dopo il pranzo, per te va bene?»
«Sei sicura di voler fare questo compito con me Granger?»
«Oh Merlino, Malfoy. Basta. Iniziamo oggi alle 3. Buona Giornata!»
Detto questo si rigirò e si incamminò alla prossima lezione, lasciando un Draco dietro di lei perplesso più che mai.
Era ovvio che non volesse stare in sua compagnia, ma cos'altro poteva farci lei?
L'idea di fare i compiti separati era una stupidaggine bella e buona.
Alla fine sceglierne uno era come se uno soltanto di loro due avesse lavorato. E per una Grifondoro come lei, Regina di lealtà e uguaglianza, non sarebbe stato corretto.
Intanto il Re delle serpi era ancora lì, in piedi, fermo in mezzo all'uscio tra il corridoio e la classe, a guardare la ragazza sparire nei corridoio labirintici della scuola.
E si ritrovò a chiedersi: — Cosa diamine è appena successo? —
Buonasera, miei cari, come state oggi? Spero bene.
Parliamo un po del capitolo: allora si inizia a vedere il primo approccio tra la nostra amata coppia.
Un po confuso, oserei dire.
E anche un po triste, ma gli orrori della guerra sono difficili da dimenticare.
La nostra Hermione pensa che Draco non sia cambiato affatto, e come darle torto, dopo tutti quegli anni passati a schernirla, potrebbe essere difficile vedere la verità, come invece la vediamo tutti noi, o mi sbaglio? ahah.
Per quanto riguarda Draco invece, in questo capitolo abbiamo poco del suo punto di vista.
Qualche nota su quanto La Granger sia sempre la solita saccente.
Ma voi l'avete sentita quella puzza di turbamento nell'aria alla scoperta di quella strana combinazione di odori dell'Amortentia?
Oh io l'ho sentita eccome!
Appunto dell'Amortentia, una piccola nota: non esiste nessuna variante di quella pozione, ho inventato io l'aggiunta delle unghie di Drago.
Come sempre vi ricordo che i personaggi e i luoghi sono di invenzione di J.K. Rowling e quindi di sua proprietà coperti da copyrighit.
Lasciate un commento qui, se vi va, e magari anche una settellina, mi farebbe davvero piacere.—>
Ho detto tutto per questa sera.
Ci vediamo tra i corridoi del Castello, miei cari.
Fatto il misfatto.
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