CATORCE
Tutto ad un tratto, mentre i tre si apprestavano a organizzarsi su una qualche via di fuga, un suono viscerale tuonò tra le pareti rocciose della caverna, facendo cadere sassi e polvere sulle loro teste.
Era il Drago! Era il Cuélebre! Si era svegliato, e ora stava ritto di fronte alle sue prede con le fauci aperte, rimirandole affamato con perforanti occhi di fuoco gelido.
Spalancò i denti acuminati e diede inizio al suo solito rito.
«Vedo che abbiamo un nuovo arrivato!», ci tenne subito a precisare. «Una pastorella, un principe e ora un semplice contadinotto. Ricco è il pasto che mi attende prima del tramonto».
Isidoro stava già contando quante pietre gli erano rimaste nella corona mentre Eulalia rovistava nel borsello con le dita ansiose a caccia di altri spicci. Juan, pure, si palpava addosso ma non aveva niente: solo il vecchio pugnale di suo nonno, rimastogli in tasca.
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