Capitolo 22: E vissero per sempre felici e contenti...
Mentre Fenrir continuava, non a rosicchiare, ma a divorare l'osso giocattolo, Noah prese una pagina bianca di un suo quaderno scolastico. Voleva scrivere una poesia a Fenrir.
-"M'ama o non m'ama,
facevo con i petali dei fiori.
Ora faccio solo "m'ama".
Io sono la Terra, tu il Sole.
Mi illumini.
Certe volte, ho bisogno solo di te e di qualche tramonto per capire come mi sento. Poi capisco di essere con la testa fra le nuvole, tre metri sopra il cielo."-
Questa fu la poesia che Noah scrisse col cuore a Fenrir. Gliela diede.
-"Fen, mi avevi chiesto una poesia, giusto? Beh, ecco a te!"-
-"Davvero l'hai fatta? Io stavo scherzando...fammela leggere."-
Fenrir la lesse. Forse fu la prima volta nella sua vita che capì una poesia senza che chiedesse a qualcuno cosa significasse qualche parola.
-"Noah, è b-bellissima..."-
Fenrir arrossì dall'emozione.
-"Davvero ti piace? Avrei potuto fare di meglio..."-
-"Ehi, l'hai scritta col cuore, giusto? È questo quello che conta, non scrivere qualcosa di particolare, ma qualcosa che raffiguri il nostro stato d'animo."-
Noah si sedette accanto a lui e lo abbracciò, lo accarezzò le orecchie e il viso.
-"Noah, sai cosa vorrei fare?"-
-"Ehm, no...cosa?"-
-"Una cosa che ti piacerebbe sicuro."-
Noah era confuso, non capiva.
Fenrir lo prese la guancia lo avvicinò a sè, baciandolo. Lo baciò come se fosse l'ultima volta che poteva farlo. Ogni volta lo baciava che se fosse l'ultima volta.
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Ecco, miei cari lettori, che così concluderò la mia storia. La concludo con un bacio, uno dei gesti più romantici che esiste.
Dato che mi piacciono le fiabe dirò:
E vissero per sempre felici e contenti...
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