31. da impazzire

L'angolo autrice è in fondo al capitolo,  se vi va di leggerlo❤️

«Le erano successe tante cose straordinarie,
che Alice cominciava sul serio a credere che per lei non ci fossero cose impossibili.»

Dissi un sobrio: "No."

"No?" Sembrò diverto, con quella strampalata e folgorante luce negli occhi.

"Sei diventato sordo nottetempo? Ho detto no. Non mi spoglio nel corridoio." Replicai, incrociando le braccia all'altezza del seno.

Non potè a fare a meno che tentarmi. "Ti spoglio io, se vuoi."

"Non è lo stesso?" Indietreggiai di un passo e deglutii.

Al contrario, Wolfe smosse la testa e mi raggiunse con andatura cadenzata, riducendo la distanza fra di noi a meno di un respiro. "Direi di no, ma posso farti vedere quanto è diverso."

"Non voglio." Ricaddi nel passato e mi parve quasi di tornare nuovo di tornare bambini, quando dovevo saltare dall'albero su cui mi ero arrampicata, ma rimanevo troppo impressionata all'altezza per riuscire a scendere.
Mi ero impantanata nei miei stessi desideri ed obblighi morali.

Sfiorò il naso con il suo e si attorcigliò quei dannati capelli alla Raperonzolo attorno alla mano.

"E se fossi io a spogliarmi?" La domanda penzolò succosa e prelibata davanti ai miei occhi come una scintillante mela rossa.

"Ti lascerei nel corridoio nudo come un verme." Mentii.

E lui capì. "Facciamo una prova."

"Wolfe..." Indugiai.

Uno schiocco di dita ci risbattè nella realtà, cademmo come uova sul pavimento. Il preside Shaperd, accanto a noi, corrucciato ed infastidito mitragliava le nostre sagome con la sola forza di uno sguardo altero.

"Doveste essere in classe." Asserì.

Bombe a mano partirono dai miei occhi e dirette alla testa del fiero lupo del Beau Soleil, pronto più che mai a rappresentare per me catastrofi e dolori.

"Stiamo andando." Sentenziò, circondandomi il polso gracile per avvicinarmi al suo corpo.

Shaperd mimò una negazione subdola con il capo. "Disturbereste la lezione, a questo punto. Potete accomodarvi in detenzione."

"Detenzione?" Trillai, tirando via il braccio dall'incastro perfetto con il suo.

"Pensavo fosse stato chiaro la prima volta che l'ho detto, signorina. Se c'è bisogno di ripeterlo, però, lo farò: siete in detenzione."

"Ma..." iniziai a dire.

Wolfe m'interruppe. "Hai già parlato troppo, per oggi. Andiamo."

Riuscii a percepire i suoi polpastrelli stringere la mia spalla destra, ammonendo ogni mio nervo scoperto a rimanere cullato nella quiete, invece di elettrizzarsi per una nuova lotta fra lingue taglienti con il preside del Beau Soleil.

Ci allontanammo a passi lenti, ciondolando per il corridoio luminoso ed ignorando eventuali borbottii del preside alle nostre spalle.

Arrivati di fronte all'aula della punizione, entrammo a passo spedito.

"E chi abbiamo qui?" Indagò la docente, seduta alla cattedra.

Alzai le spalle e brontolai sottovoce. "Ci gode, la stronza."

"Prego?" Incalzò lei con fare perplesso..

Abbozzai un sorriso. "Blake Broadhurst." Poi alzai di sbieco lo sguardo e borbottai amareggiata. "E Wolfe Hastings."

Lei ritornò a riporre la propria attenzione sul registro, segnando con la biro scura i nostri nomi sul foglio dei condannati.

"Ci sono dei posti liberi in fondo all'aula."

Wolfe mi precedette, trascinandomi appresso a lui tra le teste rialzate dei nostri compagni. C'era chi sussurrava con la mano davanti alla bocca con colui che aveva vicino, chi invece alzava il telefonino nella nostra direzione.

"Sul serio?" Risposi velenosa, quando venni abbagliata dal flash di Jeremy Winters.

Il ragazzo spalancò la bocca. Supponevo avesse avuto un paio d'anni meno di me e avrebbe dovuto essere in classe assieme ai gemelli.

"Il telefono." Ordinò Wolfe, tendendo il palmo aperto verso di lui. "Dammelo."

Jeremy sgranò gli occhi. "Wolfe, non so nemmeno io perché l'ho fatto.."

"Non me ne frega un cazzo delle tue intenzioni, Winters. Dammi il telefono." Sbottò e l'oscurità gli ricade sul viso.

Allacciai le dita alle sue, costringendolo a spostare la sua figura granitica di qualche centimetro nei dintorni della mia.

"Jeremy, cancella quella foto e siamo apposto." Chiarii nella speranza di dare un taglio a quel siparietto pietoso.

Wolfe mi berciò addosso. "Non siamo apposto."

"E allora perché dovrei darti il telefono?" Domandò ed io intravidi la preoccupazione imbevuta negli occhi sgranati.

Sogghinò appena. "Così te lo posso tirare in testa fin quando non inizi a ragionare."

"Wolfe!" Strillai, rimproverandolo.

Lui sorrise definitivamente, alzando le mani in segno di resa. "Che c'è? Scherzo. Non lo farei mai." E poi si raggelò, fiondando gli abissi dei suoi occhi sul compagno dei gemelli. "Allora, Winters. Cancelli quella foto o io cancello te?"

"La-cancello." La parola si accartocciò su se stessa, mentre le sue dita armeggiavano velocemente sul touchscreen. "Fatto." Girò il cellulare subito dopo.

Il lupo del Beau Soleil non ci lasciò nemmeno il tempo di appurare che non ci fossero altri scatti rinchiusi nella sua galleria. Alzò la mano e la rinsaldò sul fondo della mia schiena, abbrustolendo la pelle sotto la giacca blu navvy. Mi spinse sul fondo dell'aula e lasciò che m'accasciassi sulla sedia accanto alla sua.

Un istante e forse mi persi per altri due, ammirai il volto affilato e come i grovigli scuri di capelli litigassero fra loro per avere il privilegio fatale di accarezzargli la fronte. Immaginai come le sue spalle potessero inglobare le mie, quanto gusto di paradiso potesse essere racchiuso in quell'inferno vivente e come avrei mai fatto a scoprirlo, saggiarne la consistenza e poi sopravviverne. Finalmente comprendevo Eva e la sua tentazione, vedendo ballonzolare il frutto proibito dinnanzi ai suoi e riempirsene le pupille e le papille di quel rosso peccato, proibito.

La sua bocca sfidò la pelle del mio orecchio e la voce arrochita inibì i miei altri sensi. Mi riscoprii debole e corrotta.

"Mi fissi, piccola Bee?"

Sbattei le palpebre. "Ti piace, che io ti guardi?"

"Da morire." Le dita accarezzarono il retro della mia nuca. "E a te, piace guardarmi?"

Da impazzire, mi ritrovai a pensare. Ciò che dissi, però, fu diverso. "Sei passabile, Hastings."

Si portò una mano al cuore, simulando una staffilata al petto. "Passabile?"

"Non mi spingerei oltre."

"Io, si." Chiarì di nuovo al mio lobo tormentato.

Sbattei le ciglia come avevo visto fare alla mini Bailol tempo prima. "Mi corteggi?"

"Ti seduco." Sentenziò asciutto.

"E se fossi già stata sedotta?" Lanciai la palla con una semplice battuta e lui la schiacciò direttamente sulla mia faccia.

"Saresti una povera sprovveduta."

E lo ero.

§§§

L'orologio sulla parete della «sala giochi» scoccò le venti in punto. La penombra si era abbattuta solerte su Beverly Hills mentre io Noel e Cheryl eravamo rimasti sdraiati sui divani color borgogna per le due ore precedenti a guardare Americans Next Top Model.

I battibecchi avevano toccato l'indecenza, la mia migliore amica ed il ribelle Hastings odiavano la rispettiva presenza in qualsiasi occasione ed in quella non avevano fatto altro che riversarla come fumi tossici in tutta la stanza.

"Pervertito di un Hastigs." Aveva detto lei all'ennesima battuta spinta di Noel.

Lui non si era scomodato nemmeno per guardarla in faccia, aveva continuato a mangiare i popcorn preparati da Tata M e, tra un boccone e l'altro, aveva sbocconcellato lo spezzone di una frase.

"Lo dici solo perché ti ho rifiutata quando avevi una cotta per me. Continui a non essere il mio tipo, Cherì." Subito dopo aveva bisbigliato al mio orecchio. "Tra l'altro, penso che sia ancora infatuata."

E la mia amica era andata su tutte le furie, rovesciandogli addosso l'intero contenuto, misto sale e burro, della ciotola. Così mi ero ritrovata tra i due fuochi, seppellendo la testa sotto il cuscino per evitare di essere inclusa in una guerra che non mi apparteneva, schivando i proiettili di mais sbruciacchiato che volavano fra le sedute in velluto vinaccia e le pareti blu notte.

Dorian e Daniel erano arrivati poco più tardi, sedendosi sulla poltrone dietro la nostre.

"Siete rientrati ora?" Domandai.

Ripose Dorian. "Abbiamo avuto un triplo allenamento, oggi. Il Coach è impazzito."

Daniel si massaggiò la spalla. "Ed io che mi ero iscritto a Lacrosse per evitare i doppi turni del football."

"I Rams sono in stallo senza quarterback. Abbiamo perso le ultime due partite, la riserva di Wolfe è uno con le palle mosce." Considerò Noel, mangiucchiando i popcorn caduti sul divano.

Cheryl lo guardò inorridita. "Fai sul serio?"

"Ancora parli?" La degnò a mala pena di uno sguardo.

"Dove sono gli altri?" Domandai ad i gemelli.

Daniel scosse i capelli biondi e rubò a Noel un chicco di mais scoppiato. "Cole e Carter sono bloccati nel traffico di rientro dalla County Line. Nate è da Olly e Wolfe..."

"È qui." Sentenziò proprio lui sulla porta, apparendo come un fantasma dalle vesti scure. Cinereo nei lineamenti quando nella postura solida, sorvegliava la stanza dall'alto e controluce, appoggiato con la spalla sinistra allo stesso stipite lucidato.

Noel si voltò. "Ci delizi con la tua presenza, fratello?"

"No." Sentenziò lui, puntando gli occhi miei miei e poi un ordine espresso freddamente. "Vieni."

"Parli con me?" Domandai stizzita.

"Si, andiamo." Continuò, facendomi un cenno con la mano.

Guardai prima Cheryl poi lui, trovandomi a disagio a mollarla assieme alle bestie dei miei fratelli ed al suo peggior nemico. "E dove? Ho ospiti, se non te ne fossi accorto."

"Cheryl è praticamente di famiglia, non morirà se la lasci da sola per un'ora." Sbuffò asciutto.

Sbattei la palpebre e mi mossi sulla poltrona. "E dove andiamo?"

"Vieni e lo scoprirai."

Mi alzai riluttante e pensierosa e mi avvicinai alla figura scolpita di Wolfe.

Furono pochi i passi successivi, scendemmo silenziosamente al piano di sotto, viaggiando fra le luci bronzee ed appese alle pareti del corridoio, fino ad entrare nello studio di zio Killian. Sulla scrivania plichi di lettere e carte scarabocchiate, lasciate sole a prendere polvere e freddo.

Wolfe raccolse una di esse e scribacchiò qualcosa su un foglio bianco, appoggiandosi con il fianco alla pomposa scrivania in legno.

"Sai che giorno è domani?" Domandò schivo.

Deglutii. "Si, lo so."

"Dobbiamo andare a quella stupida commemorazione." Brontolò.

Incoscientemente strinsi il pungo sul lato del ginocchio. "Non è stupida."

"Ah si? E dov'eri alle ultime due?"

Non raccolsi la sfida. "Mi è dispiaciuto perderle."

"Suppongo sia così, i genitori erano anche i tuoi." Mormorò, e la stretta sulla penna crebbe. Le nocche, sbiancarono.

C'era stato un giorno, quando il nostro cuore si era spezzato la prima volta e la morte aveva bussato alla nostra porta, strappando e rimescolando vite e gioie. E noi ricordavamo quel attimo agli ultimi secondi del tramonto, poco prima che il papavero smettesse di bruciare nel cielo e la notte si abbattesse sul mare color buccia d'arancia.

"Zio Killian mi ha chiesto di dire qualche parola." Sputò fuori dai denti, come se la sola idea di parlare dei suoi genitori potesse uccidere anche lui.

Parlai sulla sua fragilità, ammorbidendo il tono. "Preferesti non farlo?"

"Non lo so." Poche erano le volte in cui avevo anche solo scorto una traccia di vulnerabilità sul suo viso imbronciato e in quel momento, dipinta con tratti sottili ed altri più marcata, spiccava una minuscola crepa del dolore.

"Se vuoi posso farlo io."

Lampeggiarono i due fari blu. "Pensavo potessimo farlo insieme, uno per famiglia."

"Perché vuoi farlo con me?" Non riuscii a non domandarlo.

Si guardò attorno. "Perché si."

"Non mi basta."

"E tu fattelo bastare." Sentenziò asciutto, anche sgarbato.

Camminai fino a sedermi sul divano in pelle bruna, appoggiando la testa allo schienale ed accogliendo quella spina di sconforto. Mi pungolò testa e cuore.

"Non me lo so piegare. È successo tutto così velocemente e... senza una spiegazione. Io non capisco." Lasciai che il flusso di pensieri scappasse furi dall'aula mia bocca senza prima arrotolarsi sulla lingua.

Wolfe si mosse, lo sentii trascinare i piedi sul pavimento e poi accasciarsi bruscamente accanto a me.

"Non so spiegarmelo nemmeno io, so solo che è accaduto e non si può rimediare. Non c'è via di ritorno."

Scacciai il pensiero. "Cosa avevi pensato di dire?"

Il silenzio ci abbracciò, truffandoci con una coccola pacifica o palliativa. Cantava il ronzio al piano di sopra, mentre noi rimanevamo immobili e pensierosi, in continua lotta con noi stessi e con chi avevamo accanto.

Le sue parole mi colpirono nello sterno. "No, Bee. Ho cambiato idea."

"Non vuoi più che ti aiuti?"

Wolfe si spostò appena sul divano, avvicinano la testa alla mia, la voltò per guardare il mio profilo. "Non lo volevo nemmeno prima, solo che sembrava più facile che farlo da solo."

"E non lo è?" Domanda, seguendo il sue esempio e girando io stessa il volto a ridosso del suo.

Ci fissammo per qualche secondo, prima che lui dicesse: "no."

"Sai che, se per una volta, non sei Wolfe Hastings che non si rompe mai e ti mostri per Wolfe Hastings, il ragazzo che ha perso i genitori, non è un peccato?"

Lui non replicò subito. "Anche se volessi, non riuscirei a farlo."

"Proviamoci." Proposi.

Wolfe sbatte le palpebre ed io attesi.

"È come parlare di mostri sotto al letto." Confessò con voce roca.

Appoggiai la testa sulla sua spalla, levandola dal pungolio incessante. "Sei sempre stato bravo a mandarli via. Ti ricordi dell'uomo di carbone?"

Il suo petto venne scosso da una risata. "Dio, non andavi a dormire finché zio Hudson non veniva a controllare che non ci fosse nessuno sotto al materasso."

"E tu non facevi altro che darmi della fifona."

"Però ti facevo compagnia finché non ti addormentavi." Rimuginò qualche secondo, gli occhi persi in qualche ricordo desolato. "Ricordo ancora quanto mi fossi arrabbiato quando Noel si era rotolato nel fango, per poi rimanere chiuso nel tuo armadio tutta la notte..."

"E spuntare fuori alle tre del mattino, urlando ed agitando un paio di grucce!" Continuai per lui. "Era il primo di aprile. Che stronzo, ho strillato per ore."

"Il primo pugno che ho dato a mio fratello." Ridacchiò.

Riflettei. "Non il primo che hai dato per me."

"No, Quello l'ho dato a Brandon Hooper e se ci penso ho voglia di farlo di nuovo."

"Allora non farlo." Borbottai.

Lui scrollò le spalle. "Sono convinto che ormai sia troppo tardi."

"Che hai fatto?" Trillai.

Wolfe si stropicciò il volto con le mani. "La sera che sono venuto a prenderti alla Joy Corporation hai origliato una conversazione tra me e zio Killian in questo studio, giusto?"

Cercai di ricordare ciò che avessi sentito e dovetti sforzarmi per andare alla ricerca delle giuste informazioni. Ricordavo solo strascichi di frasi, una denuncia, un'altra espulsione dai Rams.

Rabbrividii e mi colpevolizzai. "Oddio, Wolfe. Mi era praticante passato di mente."

"Stavamo litigando e ad un certo punto ho semplicemente smesso di ragionare. So solo che più parlava più volevo fargli male. E gliene ho fatto, parecchio. L'avvocato dice che è un miracolo che io non sia stato perseguito."

Sussurrai, come se avessi avuto paura di distruggere o invertire quel dono d'incantesimo di sincronie pacifiche e momentanee.

"Il miracolo è il cognome che portiamo." Chiusi gli occhi, lasciando i miei sensi si tranquillizzassero sotto la melodia composta dai battiti del suo cuore, giacente sotto il mio orecchio. "Per questo dobbiamo ricordarli insieme, domani."

Mi accarezzò la testa e tirò barbaramente una manciata di capelli con il solo scopo di indispettirmi. "Non mi chiedi altro?"

"Se avessi voluto dirmelo, lo avresti già fatto." Precisai, riferendomi al motivo per cui aveva picchiato Brandon.

"La cerrimonia si terrà a Malibù, sia sta occupando di tutto George. Mi ha mandato delle note." Cambiò argomento.

"Sono quelle che hai appallottolato sulla scrivania?"

Sorrise colpevole e non dovetti nemmeno guardarlo per immaginare le fossette inspessire i suoi lineamenti. Mi alzai riluttante e lui con me, rimase appiccicato al retro della mia schiena fino a quando non si sedette sulla poltrona della scrivania, portandomi con se, sdraiata sul suo petto, fra le gambe lunghe.

Ed il mio cuore si scaldò, una sensazione così sconvolgente di leggerezza rimescolata a disorientamento. Mi ritrovai sospesa nel chissà dove, come se il tempo avesse rallentato i suoi secondi per noi, per lasciarci in quella bolla densa di sentimenti celati ed ora quasi scoperti. Lo stesso tempo che si era insidiato fra di noi, marcendo i nostri ricordi, ora rallentava e riduceva la nostra distanza.

Presi un foglio e lo srotolai, combattendo la voglia di rimanermene immobile sopra di lui.

Lo lessi ad alta voce. "Abbigliamento total white e senza scarpe, allestimento di narcisi bianchi e camelie, commemorazione e parole della famiglia, conferenza stampa dopo la cerimonia." Mi fermai un attimo prima di continuare. "Dio, odio questa parte."

"Perché non sei arrivata a quella del rinfresco dove dobbiamo sorridere sotto gli occhi di tutto il Jet Set." Brontolò.

Io continuai a leggere. "Fiaccolata in riva al mare e volo delle lanterne." Ci riflettei. "Non sembra male, gli sarebbe piaciuto."

"Mia madre si sarebbe opposta alla presenza di così tanta gente." Si lasciò sfuggire.

"Ma Keaton l'avrebbe convinta che era la scelta migliore." Suggerii.

"Può darsi. Papà sapeva essere convincente."

Ridacchiai ad alta voce. "Hummm, forse sapeva come dissimulare gli ordini."

"Dovrei imparare."

"No. Il tuo tratto distintivo è proprio non farlo." Sentenziai con convinzione.

Ci guardammo e dannazione, non capii.

Speravo, certo, che ci fosse perdono nella sua richiesta o almeno rispetto o tenerezza nel suo tendermi la mano, ma troppe erano state le occasioni in cui avevo sperato e quella stessa aspettativa si era trasformata nel mostro condanna, delusione. Venivo terrorizzata dall'idea sola di vederlo imbrunirsi da quel secondo a quello dopo, la mia lingua impastava le parole certa che una di quelle sarebbe stata la causa dell'annebbiarsi turbolento del suo sguardo, in quel momento cristallino.

Non potei fare a meno di accigliarmi. "Dovremmo pensare al discorso, adesso."

"Dovremmo." Iniziò lui, abile predatore mi rigirò fra le mani. M'issò come se fossi leggera come carta velina, ruotando la mia posizione. Le gambe ciondolarono cavalcioni alle sue, e mi sembrò di poter vedere le onde di puro desiderio infrangersi sugli scogli acuminati dell'errore.

Così le sue mani scesero dalle spalle e accarezzarono la spina dorsale fino ad avvolgermi il fondoschiena, a riposare su di esso. Forse mi mossi io, forse lo fece lui, ma c'incastrammo.

E Lottavamo.

"Penso, che per-iniziare il discorso dovresti citare Charlotte." Deglutii la tensione.

Wolfe piegò appena la testa. "Penso che per iniziare potrei baciarti e finiresti a tapparti la bocca per non farti sentire da quelli al piano di sopra."

"Ahhh." Riuscii a dire e il mio corpo venne attraversato da elettricità invadente.

Il lupo del Beau Soleil, sorrise. Schioccò dopo un bacio nell'incavo del collo ed uno poco più sopra, dove si trovava la mascella. Io andai in blackout, persa e per metà ritrovata.

M'impuntai. "Mi hai perdonato, Wolfe?"

La risposta arrivò subito, amara e ghiacciata, ma non mi sorprese. "No, bambina."

"Allora concentrati sulle cose importanti." Dissi, artigliandogli il mento per alzarlo in direzione del mio viso.

Ci perdemmo l'una in abissi profondi ed infestati, l'altro in una selvaggia giungla tropicale. Annaspavo.

Parlò con distacco, concentrato sui contorni della mia bocca. "Questo è importante."

"Lo è?"

Mugolò. "Sembra diventata la mia priorità."

"Le tue priorità sono tutte sballate, Wolfe."

Lasciò andare il mio fondoschiena e posò le mani sui bordi delle mie gambe, risalendo lentamente sulle cosce, stringendole. Sgretolava, piano, piano, le mie remore.

Dita giocarono vicino a dove le avrei volute, ma non potevo averle, giocando sul tessuto sottile del leggings, senza mai sfiorare quel punto preciso di piacere.

Continuai a blaterare pur di non concentrati su quei movimenti circolari.

"Sai cosa credo?" Domandai, senza aspettare la sua replica. "Che tu sia semplicemente nervoso e che cerchi un pretesto per litigare con me, per poi darmi la colpa di non aver concluso niente."

Non arrestò le sue mani. "Non mi serve un pretesto per litigare con te."

"E invece si, perché a parte una cosa successa anni fa, non hai niente da recriminarmi." Constatai furbamente.

Wolfe strinse la mascella e diete una leggera spinta alla mia spalla. "Potrei recriminarti il solo fatto di esistere così come sei."

"E come sono?" Incalzai.

Non ci pensò su due volte. "Un impertinente tentazione ambulante."

Scherzai. "Eppure non fai niente per resistermi."

"Io non mi privo delle cose che voglio, Piccola Bee. Quella sei tu." Decretò e lo sguardo liquido scivolò su di me.

Scossi la testa. "No, Wolfe. Io voglio andare avanti e finché non sarai disposto a farlo, nessuno dei due otterrà più niente."

"Le cose si complicano..." Asserì a fior di labbra.

Negai. "Le cose non sono mai state così semplici."

La porta si aprì poco dopo.

Cheryl entrò a passo di carica, i capelli rossi gocciolavano sulla maglioncino di filo intrecciato e dalle ciglia colava dispettoso il mascara scuro, macchiando la palpebra sottostante.

"Io lo ammazzo!" Strillò. "Fate qualcosa voi oppure io-lo-ammazzo!"

Coprii il volto con le mani e borbottai. "È proprio tuo fratello..."

Noel comparve dietro di lei, alzando le i palmi al cielo in segno d'innocenza. "Te lo avevo detto che è ancora infatuata. Si è bagnata per me non appena mi sono avvicinato."

La mia amica ringhiò, stringendo le mani. "Al contrario, l'effetto che hai su di me equivale al prosciugamento climatico."

"Però stai grondando, Cherì." Ammiccò.

Lei scandì le parole con lentezza. "Mi hai lasciato la coca cola in testa, Hastings. Dovrei ucciderti."

"Mi piacciono le donne aggressive." La provocò lui.

Wolfe si riferì solamente a me, arpionando con le mani la base della mia schiena . "Salvata dalla campanella, Broadhurst."

"Anche tu, Hastings." Ribollii ancora sopra di lui.



Era notte fonda quando sentii uno scalpitio fuori dalla porta della mia camera da letto. Il sonno non voleva farmi visita, così avevo passato quelle ore interminabili e rigirarmi fra le lenzuola e a maledirmi per non avere un piano d'attacco, o tantomeno una difesa, contro Wolfe Hastings.

Avevo vagliato tute le mie opzioni, ma nessuna sembrava convincete. Alla fine mi ero detta che avrei dovuto semplicemente assecondare le sue mosse e combatterle quando non le reputavo corrette. A mescolarsi in quel calderone c'era la tristezza di ciò che mi avrebbe rammentato il giorno seguente e le incognite sulla mia lontana conversazione con Dom, la rivelazione sulla parentela con Jameson. I miei fratelli che continuavano a mostrarsi come uno scapestrato branco noncurante delle briciole di danni che disseminavano dopo aver combinato l'ennesimo putiferio.

Nulla sembrava avere un senso.

Uscii dalla porta in punta di piedi, dimenticando perfino d'infilarmi le ciabatte nella foga di scoprire chi fosse ancora sveglio.

Vagai nel buio illuminato della luna e chi mi trovai davanti fu uno specchio della mia stessa immagine.

"Nate." Sussurrai.

Il mio gemello voltò la testa dall'altro lato. "Vattene a dormire."

"Non stavo dormendo." Sentenziai asciutta. "E nemmeno tu, a quanto vedo."

Continuò a darmi le spalle e nel frattempo scese le scale in direzione della cucina. Io non feci altro che seguirlo.

"Che vuoi, Blake?" Domandò, scocciato.

Io mi rimpicciolii nei miei stessi panni ed aprii il frigorifero, tirando fuori una brocca di latte fresco. Lo feci penzolare davanti a lui.

"Ne faccio un bicchiere anche per te?" Chiesi.

Nate borbottò un "si" poco convito.

"Perché eri nell'ufficio del preside, stamattina? Non credere che non mi sia accorta del tuo viso livido o delle nocche spaccate di Wolfe." Precisai, facendo scivolare il bicchiere di vetro sul ripiano in marmo.

Lui lo raccolse con entrambe le mani, poi mi propinò una risposta acida. "Chiedilo al tuo caro Wolfe."

"Lo sto chiedendo a te."

"Allora non avrai nessuna risposta, sorella."

In quel momenti mi chiesi cosa ci dessero da mangiare in quella casa per farci essere così acidi anche fra di noi.

Sospirai spazientita. "Nathaniel, forse non sono stata sufficientemente chiara: non hai molta scelta. O mi dici perché eravate in quello stupido ufficio, o mi metterò ad indagare su dove tu sia stato fino ad ora e qualcosa mi dice che non hai nessuna voglia che io lo scopra."

La mia minaccia sembrò funzionare e pur con riluttanza, smoccolò pezzi di una frase.

"Stamattina abbiamo avuto una discussione e qualcuno ha avvisato Shapard. Lui voleva cogliere la palla al balzo e sospenderci, poi sei arrivata tu ed il resto lo sai."

"Fai sul serio, Nate? Voglio sapere perché stavate litigando." Precisai, anche se sapevo fin troppo bene che non ce ne fosse davvero bisogno.

Il mio gemello bevve un sorso dal bicchiere, solo dopo lo posò per sorreggere il mio sguardo. "Non è un segreto che non mi piaccia come ti faccia trattare da Wolfe..."

Gli parlai sopra. "Questa non è una questione che ti riguarda, non hai il centro delle cose. Non è come sembra."

"Sei la mia sorella gemella, Blake. Tutto ciò che ti riguarda, mi riguarda." Alzò il tono della voce.

"In questa casa avete una strana propensione a farvi i cavoli miei." Sbottai.

Lui sbuffò. "Certo, ci fai la predica, ma sei la prima a mangiare i cereali ai guai invece che quelli al miele."

"Stai scherzando!" Strillai anche io.

Lui scosse la testa. "Come fai a non accorgertene? Pensi che io non sappia perché sei andata via, dove hai ficcato il naso?"

"Questo non c'entra con la domanda che ti ho fatto."

"E invece si, perché questa volta per evitare che t'impicciassi tu, l'ho fatto io."

Rabbrividii, mi sentii paralizzata, schiacciata al suolo da un peso più grande di me.

"Sei andato a Brentwood." La verità cristallina mi raggelò le vene.

Lui annuì. "Ieri sera. L'ultima volta le cose non sono andate bene così ho deciso di andarci da solo."

"Tu non sai di cosa sono capaci quei due, sono dei mostri. Se non fossi arrivata in tempo Noel..." non volete nemmeno ricordarlo a me stessa.

Nate strinse la mascella. "Lo so. So che gli hai salvato la vita."

"Allora perché hai fatto la stessa cosa che ha fatto lui?" Sbottai.

Lui mi riprese. "Non l'ho fatto! Non ho cercato uno scontro con loro, volevo solo origliare le loro conversazioni."

"Ti hanno visto?" Domandai a bruciapelo.

Scosse la testa. "No, ma quello che ho sentito non mi è piaciuto. Quindi sono andato da Wolfe, stamattina."

"Dimmelo." Lo spronai.

Lui sbattè il pugno sull'isola in marmo. "No, devi starne fuori. Per una volta però, fidati di me quando ti dico che su quello che dice Wolfe non puoi farci affidamento."

"Nathaniel, devi darmi qualcosa. Anche solo una briciola, se vuoi che ti creda." Mormorai.

Dalla sua bocca fuoriuscì una risata amara. "Siamo arrivati a questo? Non riesci nemmeno a credere che io possa avere ragione su qualcosa che lo riguarda?"

"Non mettermi parole in bocca che non ho detto, non sono tanto sciocca da fidarmi di qualcuno senza pretendere lo stesso. Dammi ciò che mi chiedi e lo farò anche io." Spicciolai.

Avevo smesso di concedere agli altri il beneficio del dubbio, che fossero familiari o meno, la fiducia avrebbero dovuto guadagnarsela.

La notte s'insinuò fra di noi, come torbida compagna delle nostre bugie e l'alba sarebbe arrivata dopo ore, magari portando con se delle verità. Solo che tempo di aspettare quell'alba, io non ne avevo. Mi ritrovavo stanca di aspettare le cose arrivassero, volevo prenderle.

Tutte.

Che si trattasse di botte e mozziconi

o coccole e carezze,

Io le avrei ottenute.

Accesi la luce della cucina, Nate sobbalzò sullo sgabello.

"Guardami in faccia e dimmelo." Ordinai.

Tesi il viso, le labbra tirate in una smorfia di disagio. Metaforicamente con le spalle all'angolo, si ritrovò a dover parlare.

"Wolfe dice che il Fire è off-limits, ma a quanto ho sentito io, Dom sta stringendo accordi con Skippy per allargare il giro di Brentwood. Sembra che Wolfe lo abbia scoperto ed insabbiato." Sputò fuori le parole come veleno.

Scossi la testa e riflettei ad alta voce. "Non ha un minimo di senso."

"È solo quello che ho sentito, Blake."

"E quando gliene hai parlato, che ti ha detto?" Domandai, senza sapere cosa pensare.

Nate strinse i pugni. "Che avevano provato a ricattare Skippy per una vecchia storia del padre, cure abusive a chi non ha l'assicurazione sanitaria e cose del genere. Quando non gli ho creduto ha fatto quello che sa fare meglio: diventare violento."

"E non potrebbe essere così? Sarebbe logico. Dom ricatta Skip, Wolfe lo scopre e insabbia la cosa affinché voi non lo scopriate. Nel frattempo lui e Skippy trovano un modo di uscire dalla situazione nella speranza che non s'ingigantisca..."

Mi fermò. "Poi s'ingigantisce e ci finiamo tutti di mezzo. Non ti sembra familiare?"

"Non farebbero due volte lo stesso errore, Nate!" Sbottai.

Lui fece lo stesso. "E allora perché sembra che lo abbiano fatto?"

"Deve esserci una spiegazione convincente."

"Te l'ho appena data e tu rifiuti di credermi." L'ira scese sui suoi lineamenti così simili ai miei, li storpiò in aculei di diffidenza e risentimento, in piaghe di vendetta e senso di rivalsa.

Presi un respiro e cercai di essere più razionale possibile. "Non ho detto che non ti credo, ma che c'è sicuramente dell'altro e, se non scopriamo di cosa si tratti, non possiamo fare una valutazione seria del problema."

"Indagherò ancora." Disse subito dopo. "Nel frattempo, comincia a prendere le distanze da Wolfe. Non vorrei che soffrissi troppo quando ti porterò le prove di ciò che sta facendo."

Mi lasciò sola, abbagliata dalla luce appesa al soffitto e dai miei stessi sensi, troppo impegnati a volere Wolfe Hastings per ingegnarsi a percepire altro che lui. Colpevolizzai me stessa, quella notte, non per la passione o l'affetto che provavo nei suoi confronti, ma per il fatto che a causa di essi avevo abbassato la guardia, perso di vista il mondo attorno a me. Se mio fratello avesse davvero stretto la ragione fra le dita, allora le deriva non sarebbe stata poi così lontana ed il mio andar via avrebbe significato poco meno di niente ed i sacrifici, non solo miei, andati sprecati per un ingrato con la pelle di un lupo.

Per la prima volta, non seppi a chi credere o cosa fare.

Quindi, non mi stupii, quando il mio corpo brancolò al buio come un automa, camminando fino a raggiungere la sua stanza.

Spalancai la porta e mi accolsero il profumo di Clive e le lenzuola arrotolate disordinatamente, il viso disteso almeno alla notte, il braccio macchiato d'inchiostro e avvolto attorno al guanciale.

Mi distesi accanto a lui, indugiando solo qualche secondo prima di strappargli il cuscino dalle mani e colpirlo con la forza della rabbia in pieno viso.

"Ma che cazzo..." sbottò, svegliandosi di soprassalto.

La gamba sinistra avvolse il le mie ginocchia e slittai sotto di lui. Mi fu addosso in pochi secondi, le sue gambe ingabbiarono le mie e le mani stritolarono come arbusti i polsi ai due lati della testa.

"Ti mancavo già, piccola Bee?" Insinuò con tono aspro.

Nemmeno provai a dimenarmi. "Dimmi che la storia su Skippy è falsa."

"È falsa." Disse con noncuranza.

Cercai i suoi occhi nel buio pesto e quando li trovai, mi ci buttai a capofitto. "Ed io dovrei crederti?"

"Mi hai chiesto di dirti che è falsa, Broadhurst. Perché è colpa mia anche quando faccio quello che mi dici?" La voce assonnata mi scivolò sul viso ed io compresi tutta la mia vulnerabilità.

Brontolai. "Che ne pensi di iniziare a dire la verità."

Lo vidi sogghignare. "Ecco una verità: sei sotto di me, nel mio letto. E questo potrebbe essere un problema, perché ho tutta l'impressione, che ti piacerebbe stare sopra."

Quello che avrei dovuto fare, sarebbe stato evitare d'entrare nella tana del lupo in piena notte. Perché se Wolfe aveva detto il vero su una cosa, era che fossi semplicemente una povera sprovveduta.

Angolo autrice.

Un capitolo pieno zeppo di campanelli d'allarme!
Non è scoppiettante come gli ultimi, ma fidatevi se dico che era necessario ed apprezzerete al prossimo hahahaha🚨
Diciamo che ci voleva un po' di quiete, che poi alla fine tranquilli gli HB non sono... perché nel prossimo succederanno così tante cose.

❤️Tenetevi pronti! ❤️

Mi dispiace se non ho aggiornato prima, ma i capitoli sono lunghi ed ho bisogno di essere convinta di ciò che ho scritto e come l'ho fatto.

Voi come state? Tutto bene?

Secondo voi Nate ha scoperto davvero qualcosa di utile oppure lo stanno solo depistando?

Cosa pensate che accadrà nel prossimo capitolo?

E come al solito:

Pareri?❤️

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