22. mi hai detto cosa vuoi
«Deliranza! Che Bellanza!»
Il Cappellaio Matto.
§§§
"Babette dovrà fare un abito anche a me!" Trillò Ronnie, firmata dal collo alla punta dei piedi Amiri. Accanto a lei Charles con uno smoking verde tiffany che avrebbe causato qualche pettegolezzo.
"Non mi abituerò mai a vedervi insieme... comunque anche tu stai benissimo." I capelli color ebano erano messi in risalto dall'abito turchese con le spalline in taffettà, gli occhi impreziositi dal collier di diamanti di Henry Winston. Sembrava aver fatto il bagno nella laguna blu.
"Ed io no?" Mise il broncio Charles.
Alzai gli occhi al cielo e gli diedi una pacca sulla giacca del completo.
"Scelta di colori azzardata, a meno che non si voglia finire nella pagina infida di qualche tabloid." La rubrica: ma come ti vesti, dello Screming Truths, ci sarebbe andata a nozze.
Charles fece spallucce. "Avranno altro di cui parlare, tipo la tua uscita dall'ascensore con Wolfe."
"A proposito, dov'è?" Chiesi a Charles, lui chiaramente lo sapeva.
Il mio amico guardò Ronnie e corrucciò la bocca, abbastanza da farmi capire che avevo fatto la domanda sbagliata.
"Hai-hai visto con chi si è presentata Caitlyn Boils? James Richard! Chissà come diavolo c'è riuscita." Incalzò Ronnie.
Io guardai prima Charles poi lei, confusa.
"Cosa stai..." disse il mio amico. "Oh. Si! Hai visto? Sono proprio di la." Si fermò. A quel punto fui certa che qualcosa mi sfuggiva.
Loro continuarono per quella strada. "Però si dice che il padre lo abbia cacciato di casa, dopo l'anno scorso. Lo sapevi, Blake?" Domandò Charles.
"Si." Lo assecondai. "Ho letto dell'espulsione dal college sulla pagina online di Verter..."
Proprio in quel momento scorsi il lupo del Beau Soleil dall'altro lato della stanza, parzialmente celato da un'installazione di ghiaccio. Come se nascosto nella penombra fosse potuto passare inosservato. registrai i suoi movimenti mentre incastrava Amelia Bailol al muro, le mani ai lati della testa.
"Ma cazzo!" Il tono di voce fu un crescendo di ottave. I miei amici si guardano tra loro, consapevoli di aver fallito la missione -distrai Blake-. Forse sbattei anche il piede per terra, giusto per puntualizzare quello che avrei potuto dire dopo. "Non si fa!"
"Assolutamente, non si fa." Sparlottolarono in coro.
Il mio sguardo furente si posò su entrambi.
"Nemmeno questo." Li indicai accusatoria "si fa."
Ronnie mise le mani avanti, scuotendole con vigore per giustificarsi. "Non è come pensi."
"Ah no? Da quanto leggi nella mente?" Risposi velenosa.
A quel punto si aggiunse al quadretto anche Cheryl, copia spudorata di Jessica Rabbit.
Fece scivolare la mano agguanta sul mio braccio e lo strinse.
"Non c'è bisogno, Bijou. Tu e Wolfe siete libri aperti per noi." Chiarì con la solita aria di sufficienza. "Comunque, mini Bailol ha messo le mani su un pezzo grosso... magari mandiamo qualcuno a tagliargliele."
"Non farmi venire strane idee." Borbottai, scostandomi i capelli.
Charles guardò Cheryl preoccupato. "Si-si. Questa volta sono d'accordo con Blake." Sussurrò, come se io avessi potuto davvero fare una cosa del genere. "Niente idee strane."
In tempo zero li raggiunsi e interruppi quel ritratto di errori in grado di farmi risalire la bile per l'esofago.
Quella era la mia serata e se Wolfe aveva voluto rimuovere Amelia dalla mia lista di vendetta per motivi sbagliati, allora al diavolo tutto. Il piano sarebbe rimasto lo stesso.
E lui lo capì non appena il maremoto azzurro si posò sul turbinio che impazzava nel mio sguardo.
"Non pensarci nemmeno." Berciò, mollando la presa su Amelia e con sdegno le rivolse un cenno con la testa. "Vai. Sono stato abbastanza chiaro da farmi capire anche da te."
Mini Bailol abbassò il viso arrossato e si sistemò il vestito sul davanti. Il vestito orribile, però quello non lo dissi.
"Ti hanno ripescata dall'umido..." bisbigliò, passandomi accanto.
Le afferrai il polso e la spinsi indietro.
"Ah, ah. Puoi anche credere di avere le spalle coperte da lui" dissi indicandolo tramite le unghie rosa pastello "ma ricordati chi è lo spalleggia."
Lei strattonò il braccio e se lo portò al cuore. "Certo, ma fallo anche tu. Sono curiosa di sapere cosa diranno mia sorella e Miranda di questa minaccia." Sputò, come se la loro parola avesse mai potuto avere un qualche misero valore.
Non riuscii a trattenere una risata divertita, nemmeno Wolfe ne fu in grado e venne tradito dalla fossetta seducente sul lato sinistro della bocca.
Indugiai qualche secondo prima di tuffarmi nel suo mare agitato.
"Sai Wolfe, hai ragione. Non ci penso nemmeno a privarmi di un divertimento del genere."
Passarono due lunghissime ore prima che arrivasse il mio momento. Ore spese a bere calici di Champagne per addolcire il dolore dei tacchi alti, per altri era invece una via per incoraggiare il cuore a fare il salto nel vuoto o ancora per sciogliere le lingue in conversazioni tortuose.
Una scoperta la feci, durante quei centoventi minuti e non potevo crederci.
"E dove lo hai conosciuto?" Chiesi in un bisbiglio a Cheryl, poco prima di salire sul palco e di annunciare l'inizio dell'asta, gli ospiti più importanti, i premi e perché no: le punizioni.
Jessica Rabbit amiccò, sbattendo le ciglia scure. "Ti ricordi, l'anno scorso, quando sono andata in Vermont con mio padre?"
"Non mi dire che hai conosciuto Henry Coventry ad una pallosa gara di golf." Strabuzzai gli occhi, incredula. "E soprattutto, non me lo hai detto!"
Cheryl si guardò attorno con preoccupazione. "Shhh. Abbassa la voce, se esiste una famiglia in vista quanto la tua, è proprio la loro."
"Lo so, lo so. Ti ha scritto? Da quanto lo vedi?" Sparai le domande a raffica, una dopo l'altra.
"Ci vediamo da prima dell'estate, ma lui non voleva renderla ufficiale, perché aveva appena rotto con..." la interruppi. "Savannah Loyd." E la odiavamo dai tempi delle gite in barca con i cugini di Cheryl.
I fratelli Conventry, Henry e Logan, avevano frequentato il Marvor e non il Beau Soleil. Entrambi dotati di accenti britannici, ereditati da parte di mamma, sorrisi smaglianti e reputazioni immacolate quanto quelle di un neonato. Avevano tre anni più di noi e si erano trasferiti al college l'anno prima di Brooks e Gabriel. A tutte le ragazze di Beverly Hills era capitato di avere una cotta per uno dei due almeno una volta nella vita.
Erano stati i precursori di quello che sarebbero diventati Wolfe o Noel, solo che nel loro caso la situazione non era degenerata in persecuzioni mediatiche eccessive.
"Wow." Fu tutto ciò che dissi, forse un "doppio wow." Se pensavo al fatto che fossero due.
Cheryl sorrise. "Triplo wow, perché Logan mi ha chiesto più volte di te."
Mi accigliai all'istante. "Uhm. Di preciso?"
"Se il tuo cuore fosse libero." Chiarì con un bisbiglio.
Rigirai, esausta, gli occhi al cielo. "Prima dovrei rimetterlo insieme, il mio cuore."
"Oh, via. Un Coventry mi chiede di te e tu rimugini su Wolfe?" E il nostro sguardo cadde inevitabilmente sulla figura scura del lupo del Beau Soleil. Una mano nella tasca, una a sorreggere il bicchiere di Scotch, gli occhi puntati esattamente su di noi. Sebbene fosse circondato da persone, sembrava solo.
Mi voltai di scatto verso di lei. "Puoi biasimarmi?"
"Si." Decretò fredda, facendo cenno a Wolfe di farsi i fatti suoi.
Subito dopo il Dj, uno famosissimo su YouTube che stava scalando tutte la classifiche, mi chiamò al microfono.
"Andrà bene." Mi confortò Cheryl, scostandomi un capello invisibile dalla faccia.
Sospirai. "Per forza, ci ho pensato nei minimi dettagli."
E così tutti gli ospiti si riunirono ai piedi del palco, raggiunsi il centro e mi avviai verso il microfono piantato al pavimento lucido.
"Buona sera a tutti quanti. Spero che vi stiate divertendo e che le vostre vincite siano state abbastanza alte da permettere alla Joy Corporation di attivare il programma Avengers, per le cure mediche sperimentali dedicate ai bambini del terzomondo..." La sala si disperse in un applauso, li lasciai andare per qualche secondo prima di ondeggiare delicatamente le dita per richiamare l'attenzione.
"Ebbene, come presidente del comitato studentesco ho anche una piacevole notizia da dare a tre fortunati studenti del Beau Soleil che, come d'accordo con la presidenza del nostro istituto, avranno la possibilità di frequentare la rimanente parte dell'anno scolastico in Europa." Un ghigno di soddisfazione mi si dipinse sul viso. "Infatti, il prestigioso collegio che sorge sui monti Grampiani, a Ben Nevis in Scozia. Ospiterà i tre ragazzi che ho personalmente sorteggiato."
Un brontolio generale si disparse per la sala allestita a Casinò. Nessuno dei giovani rampolli di Beverly Hills aveva come sogno nel cassetto quello di passare nove mesi su un cocuzzolo disperso della Scozia. Anzi, con alte possibilità, quello rappresentava il loro incubo più recondito: l'oblio, mediatico e sociale. Ed era proprio lì che le stavo spedendo.
Sorrisi ancora, forse gli occhi mi brillarono di soddisfazione, cercando irrimediabilmente i suoi fra quelli di tutti. Non ci misi molto a trovarli e leggere i segnali segreti che mi trasmettevano.
Un battito di ciglia: "fai come ti ho detto."
La mascella indurita: "non indugiare."
E non lo feci.
"Quindi, sono contenta di dirvi che partiranno per Ben Nevis..." a quel punto fu il mio turno di parlare in codice, un sopracciglio alzato: guarda e impara. "Penelope Bailol, Miranda Lawrence e Amelia Bailiol!"
E l'inferno ghiacciato si abbatté sulla stanza, assieme al silenzio.
§§§
"I ragazzi ti cercano." Disse Margot in sussurro, defilata tra le pieghe della tenda color vino.
"Lo so, per questo mi sto nascondendo." Bisbigliai nel backstage dietro il palco.
Non potevo lamentarmi, l'asta era stata un successo. Peccato i miei fratelli avevano perso il senno una volta scoperto che erano proprio loro gli oggetti in vendita. Ella Onner si era aggiudicata un appuntamento a lume di candela con Noel e, per festeggiare la vittoria, aveva ben pensato di saltargli al collo e di tempestargli la faccia di baci umidicci. Non che fosse un atteggiamento in grado di sconvolgere il più ribelle fra di noi, ma Ella era la migliore amica di Jackie -l'ultima conquista di Noel- che si era vendicata tirandogli addosso un'intera bottiglia di Crystal. All'amica aveva dedicato più attenzioni, erano finite sul pavimento appiccicoso intente a tirarsi i capelli a vicenda.
L'unico a salvarsi dall'acquisizione era stato Wolfe che, da abile stratega, aveva previsto le mie mosse ed obbligato la mia migliore amica a comprare due ore del suo prezioso tempo.
"Ti prego, avresti dato di matto se una qualunque avesse messo le mani sul tuo prezioso Hastings." Aveva detto Cheryl, la ragione stretta fra le mani fresche di manicure.
"Lotta fra gatte." Scherzò Alister, cogliendomi di sorpresa.
Sussultai. "Hanno continuato?"
"Ella e Jackie? No, ma Caytlin Boils ha fatto un'offerta per entrambi i gemelli, dopo che te ne sei andata e le ha vinte tutte e due. Ti lascio immaginare l'indignazione generale." Spiegò con un sorriso strampalato.
"Oh Dio, non avevo previsto tutta questa guerriglia." Ammisi ad alta voce.
Lui appoggiò le spalle alla parete del backstage. "Avresti dovuto, ora stanno vendendo le ragazze."
"Non so neanche chi sia lizza." Confessai, alla fine dell'asta se ne era occupata Margot, io avevo piani diversi per quella serata. Piani che per una strana -minima- gelosia, avevo lasciato intatti. Senza preoccuparmi delle minacce di Wolfe.
Alister mi passò il bicchiere che aveva in mano. "Credo che tu sia motivo di litigio in questo preciso momento."
"Addirittura, pensavo che nessuno mi volesse al Beau Soleil, figurasi ad un appuntamento."
La noccioline gentili s'illuminarono. "Ti avevo detto che avresti fatto presto a ritornare nelle grazie di tutti."
"Se avessi saputo che bastava mandare via le tre arpie, lo avrei fatto prima." Ragionai ad alta voce.
"No, non è quello. Sarò sincero, Wolfe continua a dire che non gli interessa di te, ma non ti stacca gli occhi di dosso per un secondo. Continuano ad uscire foto di voi due insieme, fuori quel localaccio nello Skid Row, la passerella sottobraccio sotto l'ufficio di PR..."
Lo interruppi. "Sono solo casi fortuiti, ti assicuro che non abbiamo una conversazione civile da almeno due anni."
"Forse, ma noi vediamo due persone che non riescono a lasciarsi andare. Quando entrate nella stessa stanza siete sempre lontani, ma mai abbastanza da sfuggire al reciproco controllo." Spiegò con rammarico.
"Perché entrambi ci aspettiamo un tiro mancino da parte dell'atro. Non c'è niente sotto, se non rancore. Fidati di me." Nemmeno quelle parole sembravano convincerlo.
Alister cambiò argomento. "Come hai fatto a far accettare le trix a Ben Nevis?"
"Li ho pagati." Precisai senza romanticismo.
Lui scosse la testa, divertito. "E come farai ad obbligarli? Possono sempre decidere di non partire."
Fu il mio turno di obiettare. "No, non possono. Ho letto tutto lo statuto, c'è una clausola che prevede l'obbligo per gli studenti di partecipare alle iniziative di integrazione culturale promosse dall'istituto."
"E per mettere su questo piano hai letto ottocento pagine di statuto?" Domandò esterrefatto.
Annuii. "Tre volte."
Alister allungò la mano per farla scivolare nella mia, la strinse appena per agguantarmi la vita, avvicinarmi al torace robusto.
"Balla con me." Non era una domanda, ma mi lasciò comunque senza parole. Dopo quello che era successo al Kooka non sapevo come comportarmi. Alister meritava di più di un cuore spezzato, io ero solo quello.
"Balla con me, per festeggiare." Ripeté, richiamando il mio corpo a dargli una risposta.
"Non lo so. Questo posto è pieno di ragazze meno complicate, in grado di renderti felice come io non potrò mai fare." Mi costrinsi ad essere sincera, il mio tocco incauto aveva già condannato due cuori ed il suo era così gentile da non meritare la pena di morte.
Lui strinse la presa attorno al fianco e piegò la testa su un lato. "La prima cosa che mi hai detto quando ci siamo conosciuti è stata che la situazione è complicata e ho avuto l'opportunità di accorgermene da solo, ma io sono ancora qui. Non m'interessa se devo aspettare o se ricevo delle minacce per non parlarti." Fuse i sui occhi cioccolato al latte nei miei, conquistandomi per qualche momento con il puro desiderio che dimostrava per me.
Ballai con lui, volteggiando sulle note di Butterflies di Abe Parker. I nostri piedi si muovevano a ritmo, sfiorandosi in un gioco di tacco e punta, mentre i volti distavano pochi centimetri; gli occhi ridevano perdendosi nei suoi, così sinceri e profondi. Qualcosa di nuovo per una come me.
Senza nemmeno accorgermene, scendemmo a passo di danza le scale che portavano fuori dal retro del palco e ci immergemmo nel mare di studenti e piccole luci dorate che popolavano la pista da ballo. Speravo che tra di noi ci fosse una scintilla di emozione che non riuscivo ancora a percepire, perché ero terrorizzata di perdere quella briciola di verità che mi regalava ogni volta che mi gravitava attorno.
"Allora superstar, sei pronta per una giravolta?" Domandò sorridente.
Annuii in risposta con lo stesso aspetto gioioso e così la sua mano mi guidò in un vortice di serpentine delicate e poi mi riportò davanti a lui, stringendomi sul retro delle schiena, accarezzando la pelle nuda.
E proprio quando credetti che stesse per posare le sue labbra morbide sulle mie, che potessi accettare una mano a risaldare il mio cuore, lui non era più davanti a me.
Ci misi qualche secondo a realizzare quello che stava accadendo, era come se fossi rimasta intrappolata in una bolla di sapone e questa mi fosse scoppiata addosso, riempiendomi gli occhi di acqua saponata. Cheryl mi tirò per i fianchi, facendomi indietreggiare in modo brusco.
Quando riuscii a liberare le ciglia dal detersivo, mi accorsi del mio cavaliere supino sotto il peso di Wolfe, che lo aveva inchiodato al pavimento preda di una furia incontrollata. Successe tutto così velocemente che nemmeno fui in grado di processarlo in tempo reale. Il lupo lo colpiva con i pugni serrati mentre Alister provava a levarselo di dosso con spinte vigorose.
Neanche quando Dorian e Daniel alzarono Wolfe dalle spalle, lui si fermò.
"Wolfe, che cazzo!" Ringhiò il secondo, che cerava di tenerlo fermo con tutta la forza che possedeva, mentre Cole e Carter rialzavano Davis da terra.
Wolfe si levò Dorian di torno e propinò al viso angelico di Daniel una gomitata ben assestata, mio fratello barcollò all'indietro. Liberatosi dei gemelli, si mosse di nuovo verso Alister, le spalle larghe ripiegate verso il basso, la giacca del completo andata persa qualche minuto prima di colpirlo; le onde che sbattevano sugli scogli incastrati nei suoi occhi.
Aveva perso definitivamente il controllo, ceduto ai mostri che gli vivevano sotto la pelle e ora si manifestavano con orrore e violenza davanti a tutti.
Cole e Carter si parano davanti ad Alister e tesero le mani in avanti per allontanare lo spettro del fratello.
Provai a mettermi fra loro, ma Cheryl si aggrappò alla mia spalla.
"Lasciami." Ordinai in un sibilo velenoso.
Lei mi guardò preoccupata. "Ma è fuori di se! Non so cosa stia succedendo."
"Io si. Quindi lasciami." Mi liberai d'impulso dalla sua stretta.
Alcuni lo chiamavano disturbo esplosivo intermittente, io lo chiamavo semplicemente Wolfe che si perdeva dentro se stesso. Gli fui davanti in mezzo secondo e fu chiaro che era esattamente quello che stava accadendo.
"Guardami." Sussurrai mentre gli stringevo il viso nella mano destra, ma lui continuava a tenere d'occhio quello che c'era alle mie spalle e spingeva in avanti, facendomi indietreggiare.
Gli allacciai la mano sinistra al collo così da non cadere. "Wolfe, guardami. Segui la voce." Pronunciai gentilmente, intenta ad accarezzargli il viso mentre lui non cedeva di un millimetro. "Ignora tutto il resto e guarda me, torna qui e ne parliamo, ma torna."
I miei piedi si muovevano all'indietro velocemente, cercando di non intrecciarsi con i tuoi per evitarci una rovinosa caduta. Un lato di lui sembrò capirlo, perché finalmente smise di far muro contro il mio petto e mi circondò il busto con un braccio fregiato d'inchiostro, portando le scarpe con il tacco ad alzarsi di qualche centimetro dal pavimento.
Mi aveva sollevata abbastanza da portarmi quasi alla sua altezza.
"Così, bravo. Ora devi solo guardare me, per un secondo." Lo guidai con le dita sottili, fin quando non mi permise di muovergli il viso per mescolare la nube ed il tornado e formare la tempesta che albergava sopra di noi.
Vidi il mare calmarsi, le onde rallentare il ritmo incessante e riposarsi in una laguna placida e distesa.
"Bentornato." Bisbigliai nel momento in cui regolarizzò il respiro, sincronizzandolo con il mio: mozzato.
A quel punto sorrisi e feci la domanda di rito. "Vuoi dirmi dove sei andato?"
Wolfe deglutì senza lasciarmi andare nemmeno per mezzo secondo.
Rimanemmo a guardarci per un tempo indefinito, mentre intorno a noi era calato un silenzio teso come le corde di un violino, nessun chiacchiericcio, solo la fine di una canzone sfumata dall'impianto stereo.
Mi voltai verso la folla di persone attonite che avevamo intorno. "Non c'è nulla da guardare, tornate fare qualsiasi cosa stavate facendo prima." Ordinai ad alta voce e come se si fossero risvegliati da un sogno, ripresero a parlottolare fra di loro.
Noel comparve al nostro fianco e buttò gli occhi sullo spazio mancante dal tacco dodici al pavimento.
"Non va bene e per dirlo io..." mormorò, stropicciandosi la faccia.
Dorian fece lo stesso e strinse le labbra in una linea tesa. "Andate fuori, sistemiamo questo casino e vi raggiungiamo."
"Ti devo un cazzotto, sappilo." Borbottò Daniel, grattandosi la mascella arrossata.
Wolfe rimase rigido davanti a me, il torace impegnato nella corsa di un ritmo frenetico, ma dalla presa salda alla quale mi sarei affidata anche se la situazione suggeriva il contrario.
"Controllate che Alister stia bene. Ditegli di scusarmi e che gli andrò a parlare dopo." Annunciai, poi agguantai Nate per la spalla. "Non lo può denunciare."
Lui colse al volo quello che intendevo. "Ci penso io, tu va' con lui."
Il viso di Wolfe si costrinse in una smorfia e il braccio che mi teneva aumentò la stretta. Alzai un sopracciglio. "Perché non mi porti fuori da qua?"
Non se lo fece ripetere due volte e divorò la distanza che ci separava dall'uscita, due rampe di scale dopo ci trovammo nuovamente sul tetto dell'hotel.
Gli slacciai la cravatta e con le dita tremanti sciolsi il nodo alla gola che l'opprimeva, questa cadde sul pavimento in un fruscio che ignorai; sbottonai la camicia e gli presi il viso fra le mani.
"Dove sei?" Gli chiesi preoccupata, ma con leggerezza. Bisognava farlo calmare con la grazia, così mi aveva insegnato zia Charlotte.
"Con te." Ripose di getto, solleticandomi il naso con il suo.
Feci passare i pollici sulle sue guance e gli accarezzai il collo bollente. "Ti ho chiesto dove, non con chi."
"All'inferno." Il respiro caldo mi rimbalzò sulle labbra.
"No, dove?" Riprovai.
"A Palm Spings." Ripose funereo, "mentre tu mi spogli." Ghignò subito dopo, almeno era tornato in se.
"Stronzo." Borbottai, spingendolo indietro. Lui non cedette e mi catturò le mani con il braccio libero.
"Io te lo avevo detto." Decretò con freddezza.
Mi accigliai. "Di non parlare con Alister?"
"Che non avrei tollerato di vedere nessuno metterti le mani addosso." Scosse la testa, come per allontanare un pensiero. "Io perdo il controllo se ci sei tu nell'equazione."
Il cuore mi risalì in gola o almeno quello che ne rimaneva e mi soffermai ad ammirare quel volto duro illuminato dalla penombra, gli occhi brillanti quasi liquidi e densi di un'emozione che non riconoscevo.
"Non è una buona giustificazione per come ti sei comportato." Mi costrinsi ad obiettare.
"Ti avrebbe baciata, Bee." L'intestino mi si attorcigliò su se stesso, trafiggendomi il respiro, stringendomi in una morsa fatale. Non mi chiamava in quel modo da anni. Deglutii a fatica l'aria e mi morsi anche la lingua per non farglielo notare.
"Non vedo quale sia il problema." Bisbigliai.
"Io lo vedo." Ringhiò lui.
A quel punto sbottai. "Spiegamelo!"
Lui storpiò la bocca in qualcosa di simile ad un sorriso, che mi fece girare la testa.
"Non puoi continuare a spogliarmi? Credo che sia un'attività molto più interessante di quella che stiamo facendo adesso, sai..." mi divincolai dalla sua presa e appoggiai le suole al pavimento.
Indignata gli diedi le spalle, per rivolgere il viso al panorama. "Mi chiedo perché ti ho aiutato, non te lo meriti. Usi la violenza per risolvere i tuoi problemi, per non parlare di quelli che mi crei costantemente ed io sono una sciocca che ti viene ancora appresso."
Lo sentii camminare alle mie spalle, appoggiarsi completamente a me prima di posare il mento sulla mia spalla e stronfiare il naso contro il mio orecchio.
"Volevi che ti baciasse?" La voce roca mi provocò milioni di quei formicolii.
Sospirai. "Non cambiare argomento."
Wolfe però era del parere opposto, me lo raccontarono le mani che mi cinsero proprio sotto la pancia e un soffio filtrato dalle labbra nell'incavo del collo. Rabbrividii. "E smettila di darmi fastidio. Mi sono preoccupata."
"Dovresti preoccuparti di avere ancora Jameson tra i piedi." Fu l'unica cosa che disse, prima di ricominciare a torturarmi la guancia con la punta del naso. Mi voltai appena per ammonirlo con un'occhiata storta, quando lui si avvicinò ancora, terribilmente, alla mia bocca.
Parlò su di essa ad un millimetro dal farmi uscire di senno. "Vuoi che ti baci io?"
Ed in un'altra vita mi avrebbe baciata fino a divorarmi le labbra, rubandomi il respiro come un ladro esperto; mi avrebbe infilato le mani nei capelli, attorcigliandone le ciocche attorno alle dita ed io glielo avrei lasciato fare, perdendomi fra le sue carezze, fondendo i cocci rotti di me con quelli di lui, ma in questa vita non successe. Al contrario, sbattei contro la realtà, perché credetti per qualche secondo di troppo di essere in un mondo parallelo e per sbaglio non feci altro che avvicinare ancora la mia bocca alla sua.
Wolfe sorrise, la vittoria nelle iridi screziate di blu.
"Prima dici che sono un violento, che mi detesti e che ti creo solo problemi. Poi mi vorresti pure baciare?" La freccia di veleno venne scoccata, colpendo direttamente il mio orgoglio ridotto a brandelli di carta.
Voltai la testa con un movimento fulmineo, ignorando la fitta al petto di vergogna. Mi ribellai alle carceri rappresentate nelle sue braccia fregiate d'inchiostro.
"Va al diavolo Wolfe."
Lui mi inseguì, sentii il tonfo dei suoi piedi bucare il pavimento. Io sprofondavo come nelle sabbie mobili.
"Te ne vai? E il bacio della buonanotte, bambina?" Mi prese in giro.
"Fattelo dare da Amelia Bailol."
Il lupo si materializzò davanti a me prima che potessi aprire la porta e, con uno scatto brusco, invertì le nostre posizioni. La mia schiena andò a sbattere contro la parete, mentre lui mi appiccicava l'anima al muro fresco.
"Pensi che non me l'abbia già dato?" Domandò, aderendo perfettamente ad ogni parte di me.
Storsi il naso in una smorfia, solo per celare la sensazione di bruciore allo stomaco che rischiava di mandarmi in combustione. "Spero che te lo sia goduto siccome è stato l'ultimo, a meno che tu non voglia raggiungerla a Ben Nevis."
Wolfe alzò un sopracciglio e mi guardò dall'alto delle ciglia scure. "Magari ci faccio un pensiero."
"Se vai: restaci." Decretai.
Wolfe m'infilò una mano fra i capelli, lasciando le dita a penzolare sulle clavicole. "Pensavo che avessi imparato a non dire cose che non pensi." E a quel punto mi cinse il girovita, ancorandomi al suo petto, accendendo la passione dentro di me. "Chiedimi cos'ho detto prima ad Amelia."
Non era una domanda la sua, non lo fu nemmeno la mia."Dimmelo."
Lo vidi sorridere a mezzabocca prima che affondasse i polpastrelli nella porzione di pelle nuda. "Pensavo che saresti stata abbastanza sveglia da condannare il tuo aggressore, così le stavo ricordando quanto fossi protettivo con le mie cose."
Voltai il viso, ma lui lo riprese fra le mani. Quella volta con il palmo aperto, nel quale lasciai andare la guancia. "Perché?"
"Ho voglia di vederti a pezzi, ma anche di bruciare chiunque provi a farlo. Hai a che farci anche tu?" Il suo pollice si mosse con movimenti circolari sullo zigomo, una carezza d'odio che si sciolse quando pizzicò il labbro inferiore.
Potevo capire come si sentiva, mi obbligai a parlare. "Qualcosa del genere."
"Almeno non sono l'unico."
"Prima o poi una delle due parti prevaricherà sull'altra..." iniziai a dire, lui aggiunse l'altra mano e strinse il mio viso a coppa "penso di iniziare a capire quale."
"Purtroppo anche io." Bisbigliai la mia paura, sapevo che non sarebbe mai stato capace di perdonarmi e soprattutto che io non sarei stata in grado di farlo, se lui avesse continuato a trattarmi in quel modo.
E lui spinse la mia testa verso la sua bocca, lasciandola ondeggiare intontita, lì davanti a suoi occhi. Uccisi il momento con la verità, lo spinsi indietro quando non se l'aspettava.
"Smettila di trattarmi come una cretina! Mi tocchi, mi tiri, mi prendi, mi molli. Io non sono una cosa e non hai diritto di comportarti come hai fatto oggi." Presi un bel respiro prima di continuare l'invettiva. "Sei diventato bugiardo, meschino. Io ti vorrò sempre bene, ma quello che vedo non mi piace più." Fortunatamente la voce rimase ferma: sincera.
Lui raddrizzò le spalle e infilò la mani nelle tasche. "Tanto meglio. Piacerti non è nella mia lista di priorità, bambina."
"Era chiaro. Spero solo che tu piaccia a te stesso e non mi riferisco all'immagine che guardi allo specchio, ma a quello che hai dentro che ogni giorno marcisce sempre di più." Sbottai.
Il tono della sua voce mi fece sussultare subito dopo. "E sarebbe colpa mia?"
Fu il mio turno di strillare. "Si, è colpa tua, Wolfe. Anche se ti piace puntare il dito su di me, io me ne sono andata perché la situazione ti era sfuggita di mano, ho dovuto sacrificare la mia solitudine perché altrimenti i danni che avevi creato tu mi avrebbero risucchiata! Quindi se me ne sono andata puoi colpevolizzare solo te stesso, fattene una ragione." Finalmente lo avevo detto.
"Vaffanculo." Borbottò calciando l'aria. "Sei il fottuto inganno in persona."
La risata nervosa che mi sfuggì dalla bocca non riuscii a controllarla. "Raccontati altre bugie, è tutto quello di cui hai bisogno."
"Blake, non dire altro."
"Oh, altrimenti? Basta, basta tutto. Con questa sera hai finito di mettermi i bastoni fra le ruote, non è rimasto nessuno a sporcarsi le mani al posto tuo. Se vorrai farmi male, dovrai farlo da solo." Chiarii.
Lui mugolò in risposta. "Non sai quello che ti auguri." E gli occhi luccicarono un istante nel buio della notte, rivelando al contempo un sogghigno allusivo "dopo non cammineresti."
Sorvolai sul doppio senso, sebbene fosse stato in grado di far passeggiare incautamente il desiderio sulla spina dorsale, e di certo fra le gambe.
"Mi auguro che tu possa mettere da parte le cattiverie e andare avanti. Sei tu a non sapere che cosa vuoi." Snocciolai con enfasi, preda dell'emozione bruciante nel mio stomaco.
Wolfe si chinò su di me, avvicinando le labbra calde al mio povero orecchio arrossato.
"Voglio tante cose e le avrò tutte." Sentenziò con voce roca.
"Prenderò il tuo corpo." La mano accarezzò il fondoschiena. "Assieme ai tuoi pensieri." Lo aveva già fatto, ma non lo dissi e lo lasciai continuare la lista di cose che voleva in grado da seccarmi la bocca. "E voglio torturarti con il desiderio che hai per me, fino a fartici affogare." A quel punto le sue labbra si posarono sotto l'orecchio e marchiarono a fuoco la mia gola, spostandosi sulla mascella mentre le mani risalivano verso il leggero strato di seta che mi copriva il torace.
E poi, quando mi lasciò inaspettatamente, sentii un freddo fuori dal comune. Si mise le mani nelle tasche e sorrise vittorioso.
"É solo questione di tempo." Terminò, mettendo fine alla nostra discussione.
La porta si aprì.
"Se queste urla non provengono dal duo più disfunzionale di Beverly Hills..." tossì Noel, con un sorriso cucito sulla bocca.
Mi allontanai stralunata dal lupo del Beau Soleil, dirigendomi in direzione del resto della famiglia.
Nate mi fece un cenno con la testa.
"Non lo denuncerà." Decretò, passando una mano fra i capelli.
Carter spuntò dalle sue spalle. "Il solito culo fortunato."
"Davis ti vuole parlare." Sostenne Cole con un sussurro, cingendomi le spalle con un braccio.
Annuii. "Lo immaginavo, vado ora? La situazione al piano di sotto è calma?"
Lui buttò un occhio alle mie spalle. "Domani, non vorrei altri casini."
Noel ammiccò e guardò divertito Cole al mio fianco. "Tutto risolto, Dorian sta ancora controllando gli ultimi telefoni per evitare video di Wolfe... ahhh, dimenticavo!"
S'interruppe, Cole sorrise e mi tirò una ciocca di capelli, mentre Nate e Daniel cercavano di celare le risate abbassando lo sguardo.
"Potete spiegarvi!" Trillai.
Cole borbottò a bassa voce. "Noel, meglio che lo dici dopo."
"Tanto verrà a saperlo comunque." Fece spallucce il fratello.
Nate s'intromise. "Io, per la prima volta, sono d'accordo con Noel."
"Almeno non può aggredirlo, non è qui." Sottolineò Carter.
Io ero sempre più confusa. "Volete dirmi di che diavolo state parlando? Aggredire chi?"
Noel spinse Cole e mi prese per entrambe le spalle, dandomi un forte scossone e assicurandosi di alzare la voce quanto bastasse per farsi sentire da Wolfe, che rimaneva defilato nelle pareti profonde della notte scura. "Henry Conventry ha fatto un' offerta per il tuo bel culetto all'asta di stasera."
"E ha vinto." Aggiunse Carter crucciato.
Strabuzzai gli occhi. "Henry esce con Cheryl..."
"Infatti, l'offerta era da parte del fratello." Urlò Noel.
Ci girammo tutti verso il capo, in attesa che si pronunciasse.
Ma lui non disse niente, a parte travolgermi con il mare in tempesta, forse sarei affogata davvero.
Angolo autrice:
Mi dispiace per la lunghezza del capitolo, le cose erano tante e volevo dargli il giusto spazio.
Vi da fastidio che siano lunghi? Per me alla fine è importante che voi non lo riteniate un problema, quindi fatemi sapere.
Domandine: siete team Wolfe o Blake? Chi ha ragione?
Di Alister che ne pensate?
Il vostro HB preferito?
Il prossimo capitolo approfondirà qualche conto in sospeso, secondo voi Amelia se ne andrà senza far rumore? E Wolfe lascerà correre per non aver esiliato Jameson?
Il nuovo personaggio, aaaaaa se penso a tutto ciò che voglio che succeda mi metto le mani nei capelli hahahhaha.
🃏Non sapete quante carte devono ancora uscire da questo mazzo...🃏
⭐️❤️Intanto ringrazio tutti per il supporto! Ricordatevi se vi va di lasciare una stellina e farmi sapere
cosa pensate nei commenti.⭐️❤️
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