Quello che il mare prende negli abissi giace
1634, Porto di Tortuga
" Se vedi vele nere, caro marinaio
Prega e fuggi
perchè siamo i pirati,
figli del mare e
grandi ladri di tesori
e rum.
Yoo-hoo
Yooo-hoo
Alza la bandiera,
prepara i cannoni
perchè quello che il mare prende
negli abissi giace." cantava un coro di filibustieri ubriachi addossato a un muro lercio di una delle tante taverne del più grande e malfamato buco sul pianeta.
L'isola di Tortuga, terra di ladri e piaceri come spesso dicevano oltreoceano.
Tra quei pirati, uno però cantava con voce più intonata e vivace degli altri. Si riconosceva subito per gli occhi azzurri come il mare profondo e i capelli lunghi e neri come la notte. L'espressione bonaria che aveva sul volto faceva pensare che fosse uno di quei giovani in cerca d'avventura e con pochi soldi in tasca. Ma l'elsa argentata che sporgeva dalla cintura, il cappello posato sul tavolo e il rispetto con cui lo guardavano molti dei compagni seduti vicino a lui suggerivano che ci fosse di più.
Se ve lo rivelassi, di certo il suo nome risponderebbe a ogni domanda.
Perché lui era Jack Daimon, capitano della Dark Reveange e figlio di Edward Daimon, uno dei più temuti e spietati pirati che abbiano mai solcato i Sette Mari.
E il figlio non era da meno. In ogni porto pirata era l'Immortale, Colui che aveva trovato El Dorado e sconfitto lo spirito dell'antico re inca Quetzcoàl. La Marina Britannica, invece, lo considerava il responsabile dell'affondamento di quasi trenta navi del governatore di Port Elizabeth il quale, si diceva, si stesse preparando a inviare un intera flotta per catturarlo su ordine diretto della Corona.
E dove finiva la storia, iniziava la leggenda, ma di quello ci importa ben poco.
Quella sera, il capitano Jack aveva deciso quindi di regalare a sé stesso e alla ciurma un po' di divertimento e di riposo. Anche mentre cantava quella vecchia canzone però, rimaneva un pensiero, un tarlo che gli mangiava la mente.
Qualcosa stava succedendo ai mari, qualcosa di pericoloso quanto oscuro che avrebbe voluto annientarli tutti.
Cercò di distrarsi sorseggiando un altro po' del suo rum e battendo mani e piedi in unione agli altri dando inizio a una melodia bizzarra e divertente.
In quel momento, però, un fulmine riverberò nel cielo nero, ne seguì un altro e un altro ancora.
A questo si aggiunse un grido acuto e lontano.
E non era né umano, né di alcuna bestia conosciuta in quelle acque.
Il silenzio calò su tutta l'isola.
" Sono tempi bui. Creature innominate solcano l'orizzonte senza più padroni." borbottò un uomo grassottello vicino a Daimon. Tutti assentirono pur senza aprire bocca.
L'unico che sembrava colpito dalle parole del marinaio era proprio il capitano della Dark Reveange.
Sorrise nell'oscurità.
Era arrivato il momento di fare una visita a una vecchia amica.
Il silenzio sembrava l'unico abitante di quell'isola tanto verde quanto desolata che avevano avvistato poco prima, dopo cinque giorni di viaggio.
La scialuppa con su Daimon, Lanther e un paio di altri fedelissimi del capitano che avrete modo di conoscere e ammirare, procedeva lenta tra le acque salmastre e buie del fiume che attraversava quella terra dimenticata da Dio.
Edward, però, osservava attentamente la sponda destra come in cerca di qualcosa. I suoi occhi si muovevano come quelli di un gatto alla ricerca di qualcosa che potesse indicare che era arrivato a destinazione.
Ricordava bene l'ultima volta che aveva navigato per quelle acque. Portava ancora il sangue caldo dei genitori sulle vesti strappate e cercava una via per sfuggire al terribile nemico che era sulle sue tracce.
Il Diavolo l'aveva condotto lì a cercare il suo aiuto.
" Concentrati maledizione" si disse ritornando al presente, ricordava che la casa dove abitava era una gigantesca palafitta costruita a mo' di tempio greco. Perciò quando vide delle colonne di legno intrecciato illuminate da lanterne, sussurrò al barcaiolo : " Fermati". Ormeggiarono la barca a un ponte vecchio e marcio dalle tarme poi scesero a terra e tutti si stupirono quando i fragili steli scomparvero sotto i loro piedi.
Al loro posto, c'era un pavimento di marmo bianco che si estendeva fino a un sedile illuminato da vapori verdi che uscivano dalle bocche di teschi umani.
" Dove siamo ?" chiese Lanther, l'unico a riuscire a tenere a bada il terrore che gli azzannava le viscere. Daimon cercò di sorridere : " Benvenuti nella casa dell'Oracolo del Mare" disse avanzando seguito dai passi incerti dei compagni. Una strana atmosfera aleggiava nella sala.
Ai loro lati c'erano mosaici e quadri raffiguranti tempeste, terribili mostri e creature innominate che abitavano la terra nella notte dei tempi.
Il capitano si costrinse a proseguire chiudendo la mente ai flashback di quella notte di molti anni prima quando arrancava ferito e addolorato su quello stesso marmo candido.
Si fermò, e così i suoi uomini, a pochi metri dal sedile oscurato dai vapori verdastri. Poi si inginocchiò imitato a ruota dagli altri e pronunciò alcune parole in greco antico.
Formule che si tramandavano di capitano in capitano per risvegliare dal suo sonno l'Oracolo del Mare.
" O potente voce che vedi quello che è stato, è e sarà. O occhio del mare che vedi oltre gli abissi dei più oscuri fondali. O Oracolo potente rispondi alla mia supplica e mostrami il cammino che mi attende.".
Calò il silenzio. Poi i vapori si mossero come venti e da essi emerse una figura vagamente umana.
Era una donna bella oltre ogni immaginazione, non fosse per due orbite vuote e cieche seppur vedano molto più di quello che si mostra ai nostri occhi. I compagni di Daimon indietreggiarono terrorizzata mentre il capitano si costrinse a restare immobile.
" Tu chiedi l'aiuto dell'Oracolo del Mare perché le acque si stanno tingendo di rosso e i cieli sono pieni della furia di creature dimenticate. E tu sei confuso, curioso, vuoi sapere cosa sta accadendo perché temi che il Diavolo sia tornato e ti stia cercando. Guarda dunque con gli occhi dell'Oracolo il tuo destino capitano." sibilò una voce tra i vapori. Poi un lampo crepitò ed esplose nella sala e Daimon vide un mare in tempesta e delle creature simili a serpenti attaccare una nave senza bandiera. " Il Nero Abisso è stato riaperto" disse la voce dell'Oracolo sottoforma di serpente dagli occhi verdi. Poi Daimon sprofondò nelle buie acque fino a quando non vide delle figure dibattersi come pesci nelle mani di un pescatore. Il pirata aguzzò gli occhi e vide nella penombra il profilo di sei creature con code squamate e un viso angelico e tanto bello quanto pericoloso sfigurato però da grida di rabbia e sofferenza per la prigionia. Ma era dietro di loro che c'era qualcosa che fece risvegliare una paura in Daimon che non seppe spiegarsi. Qualcosa di antico e di inspiegabile si muoveva nelle acque.
Mostri marini di ogni tipo emergevano dai fondali.
Uno di loro, un polipo enorme con tentacoli grandi abbastanza da stritolare la Dark Reveange come una noce nella mano di un uomo, gli si avvicinò e le pupille cieche si colorarono di un verde familiare e inquietante. " Le Sirene del Mare sono state catturate da un essere né umano né animale a che persino ai miei occhi sfugge. E senza il canto delle sirene, il Nero Abisso trema e gli antichi orrori che avevano popolati i mari nella notte dei tempi, si sono risvegliate dal loro millenario sonno. Il caos calerà su ogni continente e oceano.". E improvvisamente il pirata non vide più le sirene che si dibattevano e il Nero Abisso nelle profondità dell'oceano bensì nave cadere in fiamme, bandiere pirata cadere a terra come vessilli dimenticati e città ardere sotto il fuoco di migliaia di bocche che incenerivano case e chiunque vi abitasse.
" Il mondo cadrà e qualcosa di peggio arriverà dalle ceneri della distruzione per porre fine all'era degli umani." concluse la sibilante voce dell'Oracolo mostrando a Daimon una terra avvolta dalle ombre dove una figura indistinta e gigantesca rideva malefica e tutt'intono crepitavano lampi di luce azzurra.
Poi la visione terminò e lui tornò alla sala dal sedile vuote. Spariti erano i vapori verdi e la donna sul seggio.
Gli uomini di Daimon accorsero per vedere se stesse bene, ma il pirata si rialzò nonostante pensasse ancora a quello che aveva visto. " Signore cosa ti ha detto lei ?" chiese Lanther confuso da quella situazione improvvisa che sembrava aver scosso il suo capitano tanto da incontrare l'unica donna che lo avesse terrorizzato più di ogni altra cosa vista nella sua lunga vita.
E parliamo di cosa come scheletri viventi, anime possedute e persino terrificanti dei sottoforma di pipistrelli.
Daimon li fissò tutti rammentando le ultime parole dell'Oracolo prima di sparire. " Tu sei l'unico che potrà salvarci o distruggerci. Va dunque nel Mare Antico dove il tuo passato ti attende. Usa queste foglie e riuscirai a resistere a quelle acque tanto oscure".
" Prepariamoci a salpare. Andiamo a salvare il mondo signori." disse cupo aprendo la mano e fissando la pianta che la profetessa gli aveva dato.
Daimon fissava l'orizzonte davanti a sé.
" Problemi a dormire capitano ?", una voce lo distrasse dai suoi pensieri. Il pirata si voltò e vide la figura di Lanther al timone della Dark Reveange. " Preferisco stare qui a controllare la rotta" mentì e l'amico sorrise : " Il problema non sarà la rotta signore quanto la meta che dobbiamo raggiungere" replicò. " Non piace nemmeno a me essere dalla parte dei buoni se è questo che intendi" scherzò il capitano e l'altro rise poi tornò serio e un'ombra gli oscurò improvvisamente il viso. " Signore" chiamò Daimon e indicò un punto davanti a sé.
Il pirata aguzzò gli occhi e quello che vide lo lasciò senza parole.
Due gigantesche statue di tritoni si ergevano all'entrata del Mare Antico. Daimon cercò di sembrare tranquillo e diede una pacca sulla spalla a Lanther : " Chiama gli altri e dì loro di prepararsi. Andiamo a incontrare il Diavolo." disse rimanendo sul ponte a fissare la nave passare accanto e poi superare quelle gigantesche statue costruite in tempi remoti e dimenticati.
Ben presto , però, il silenzio della notte fu interrotto dalle grida e dai lamenti dei pirati che venivano svegliati dai modi bruschi di Lanther. Una volta però radunati sul ponte si azzittirono.
Loro più di tutti, nella superstizione marinaia, temevano quelle oscure e profonde acque nelle quali veleggiavano. Perciò Daimon li aveva radunati, dovevano essere tranquillizzati e caricati in vista della battaglia o sarebbero finiti in pasto a uno di quei mostri.
" Signori" disse e ben presto tutti gli occhi furono per il capitano, per il grande Edward Daimon. " I mari sono inquieti e sapete tutti perché. Le Sirene sono state imprigionate e non vi mentirò dicendo che il responsabile è un gentiluomo come me". Qualche risata si diffuse tra la ciurma che conosceva bene il carattere a dir poco difficile del pirata. " Se vogliamo tornare a essere i padroni del mare, dobbiamo uccidere questa carogna e liberare le Sirene.
Vi prometto che loro ce ne saranno molto grate e prima che possiate anche solo immaginarlo, ci ritroveremo tutti a Tortuga a brindare in compagnia di qualche donzella e di quanto rum riusciremmo a mandare giù. Perciò issate la bandiera banda di fannulloni e mostrare a queste creature cosa significa battersi contro i dannati dell'Inferno." e detto ciò sfilò la spada e la puntò nel nero cielo stellato. Gli altri lo imitarono urlando il nome di Daimon. " Cosa cerchiamo noi ?" chiese il capitano citando il motto della sua nave, " Vendetta" rispose la ciurma come un sol'uomo.
Il capitano sorrise, ora erano pronti ad affrontare il loro nemico.
La Dark Reveange procedette fiera nelle acque tempestose del Mare Antico, pareva tanto imponente e fiera da tenere lontano le oscure creature uscite dal Nero Abisso.
Trascorse un tempo che parve interminabile e alla fine giunsero in un punto dove le acque avevano un colore verde. Lì vivevano, secondo il mito pirata, le Sirene a guardia del Nero Abisso.
Daimon fece un respiro profondo e chiamò Lanther, ma prima che potesse aprire bocca lui disse : " Signore non ci pensate nemmeno. Io vengo con voi.". " Non se ne parla proprio. Questo è un compito che devo portare a termine io, tu devi rimanere qui a guidare la nave in caso di attacco. Sono più tranquillo se sarai tu il capitano al mio posto." ribatté deciso Daimon. L'altro fece per protestare, ma lui lo fulminò con un'occhiataccia tale da soffocare sul nascere la discussione. " Prendetevi cura di voi signore e cercate di non morire ... abbiamo bisogno del capitano Edward Daimon." gli disse sorridendo al suo vecchio amico, compare e superiore. " Lo farò" rispose l'altro commosso, anche se non lo diede a vedere, da quelle parole che testimoniavano l'affetto di Lanther verso di lui.
Poi prese l'erba dell'Oracolo e la mise in bocca ruminando come una mucca. " Quanti sacrifici mi costa fare per salvare il mondo" borbottò e si lanciò nelle fredde acque del Mare Antico.
Si immerse nelle profondità e ciò che vide lo lasciò senza parole, cosa inconsueta per lui.
Proprio come nella visione dell'Oracolo, sei Sirene erano incatenate a delle rocce dibattendosi e urlando senza essere udite perché avevano la bocca chiusa dalle catene. E dietro di loro una strana energia vorticava misteriosa e arcana. " Il Nero Abisso" pensò Daimon riscuotendosi dalla sua immobilità.
Nuotò verso le Sirene deciso a liberarle, ma in quel momento una creature enorme e terrificanti dal corpo lungo come un serpente, due ali striate di rosse ai fianchi e la testa romboide e piena di aculei e scaglie affilate, emerse dagli abissi e una figura sfrecciò verso Edward.
" Finalmente ci incontriamo capitano Daimon" disse quello rivelandosi al pirata. Era alto e magro, una camicia gli cadeva sul petto scarno e tatuato e su di esso c'era un ciondolo che Daimon non riusciva bene a vedere, ma brillava di un'energia malsana e oscura. La cosa più terrificante però era un'orrenda cicatrice che gli deturpava il volto e scendeva fino all'addome.
" Chi sei ?" chiese, il pirata rise : " Pensavo mi riconoscessi. Io sono Bartholomeo Smith, ma non è importante questo. Importa che tu sei qui e che la mia fame di vendetta potrà essere consumata.".
"Vendetta ?" esclamò l'altro confuso da quell'atteggiamento, Bartholomeo annuì ghignando maleficio : " Vendetta per aver perso i miei uomini sterminati dalla ciurma del tuo caro padre, che sia dannato dovunque sia. Vendetta per aver trascorso un'eternità di sofferenza e dannazione prima che venissi riportato tra i Vivi. Vendetta per avermi impedito di salvare mio figlio con la tua nave, l'unica in grado di trovare la rotta per la Terra dei Morti." proruppe e a ogni parola fece un passo fino a che non si trovò faccia a faccia con Daimon. " Ma non importa. No no ... non importa più perché sono stato riportato in vita. Sì, mi è stata data l'opportunità di ucciderti e prendere la tua nave sìsì. E Lui sarà molto contento di me quando ci riuscirò. Lui mi premierà vedrai e sarà un mondo nuovo questo. Un mondo senza Edward Daimon." e detto ciò lo attacco a sorpresa, con tale rapidità, che la lama raggiunse il fianco del pirata.
" Questo è da vedere feccia" ringhiò l'altro incrociando la spada con quell'essere che pareva perso nella sua follia. " Temi la morte ? Dovresti perchè oggi scoprirai quanto sa essere dolorosa sisi" ghignò Smith scambiando colpi su colpi con Daimon che sembrava faticare. L'effetto dell'erba magica stava svanendo e sentiva dei rumori di combattimento dall'alto che lasciavano presagire un attacco dei mostri del Nero Abisso.
Questo gli diede la decisione per resistere. Stava lottando per i suoi uomini, la sua nave e che lui fosse dannato per l'eternità, non avrebbe mai accettato di vedere la Dark Reveange nelle mani di quel pazzo. Perciò lanciò un urlo e saltò contro Bartholomeo spiazzato da quell'assalto così animalesco. " Tu parli troppo" disse attaccandolo con un fendente che ferì Smith alla spalla. La ferita però si increspò e si rimarginò come per magia. Sorridendo l'altro contrattaccò e il clangore di ferro contro ferro tornò a farsi udire nelle profondità marine.
Daimon volteggiava, nuotava e si lanciava contro il suo nemico, ma ogni ferita, ogni taglio che apriva sulla pelle di Smith essi si rimarginavano subito dopo. Dal canto suo, invece, il pirata stava lentamente soffocando ed era sempre più affaticato.
Fu allora che udì una voce estraneo nella sua mente, qualcosa come un diamante che tocca il vetro producendo una dolce e irresistibile melodia. " Colpisci il ciondolo. Quella è la sua fonte di potere. Distruggilo e ci libererai." sussurrò. Il pirata non perse tempo e approfittò dello sbilanciamento del nemico per colpirlo al volto. Quest'ultimo fece per intercettare il colpo, quando Daimon sorrise astutamente e cambiò direzione bruscamente colpendo la collana con quanta più forza avesse.
Ora lui non lo sapeva, ma quel ciondolo apparteneva ad epoche antichissime e ormai dimenticate nella menti degli umani. Era il lavoro del caos e dell'oscurità della notte dei tempi e solo un cuore disperato e puro nella sua volontà avrebbe potuto spezzarla.
Ebbene fu quello che accadde.
La collana si spezzò e ricadde nelle profondità.
Contemporaneamente, con un gran fragore, le catene che imprigionavano le Sirene si spezzarono liberandole.
" Noo" urlò Bartholomeo Smith, " Sciocco non sai cosa hai scatenato. Lui verrà, sì ... tu devi temerlo perché quando tornerà vedrai il mondo che conosci e ami bruciare e loro" proruppe indicando le Sirene che volteggiavano nelle acque ricacciando il drago e i serpenti marini nelle profondità del Nero Abisso, " Loro non ti aiuteranno. Sì, sì ti guarderanno morire insieme alla nave che comandi." concluse ridendo fragorosamente, ma con un tremito si irrigidì e scomparve negli abissi.
" Quando arriverà quel momento, stai pur certo che Edward Daimon ci sarà per combattere." disse il pirata nuotando verso l'alto affamato d'ossigeno.
Aveva la vista annebbiata e i movimenti lenti, ma proprio quando stava per annegare miseramente ecco che sentì qualcosa passargli sotto il ventre. " Aggrappati a me" disse la Sirena parlando nella sua mente, lui fece per gli aveva detto la creatura e le mise le mani intorno ai fianchi squamati. Con un colpo di coda, la Sirena si lanciò verso l'alto portandolo vicino alla Dark Reveange il cui capitano Lanther era già pronto a gettarsi negli abissi per cercare Daimon. Quando però videro la creatura insieme al pirata, tutti festeggiarono felici che fosse vivo e che ce l'avesse fatta.
" Grazie" mormorò Edward, la Sirena sembrò abbozzare un
sorriso : " Ricorda pirata. La benedizione dei Mari è con te. Ti saremo per sempre riconoscenti, ma ora è meglio che lasciate queste acque al più presto." disse poi si rituffò nelle profondità del Mare Antico.
" Beh niente male per un giornata di lavoro. Ne avrò di che raccontare quando andrò a Tortuga." borbottò Daimon aggrappandosi alla scialuppa che Lanther aveva calato.
Non appena vi fu dentro, tossì violentemente liberando un fiotto d'acqua poi si distese esausto e dolorante.
" Ma chi mi crederebbe" mormorò prima di chiudere gli occhi.
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