Cinque

Se vi dicessi che una donna si è rifiutata di uscire con me, ci credereste? Come immaginavo, anche secondo voi è una cosa al limite dell'assurdo... eppure, amici miei, pare che presto voleranno asini rosa e pioveranno pop corn dal cielo, perché Lex mi ha dato il ben servito a colazione.

Come dite? Pensate che potrei averla spaventata? È impossibile, ve lo garantisco... lei non può vedere – anche se non so a che livello sia la sua cecità – e per forza di cose non può aver notato ciò che davvero intimorisce, e allo stesso tempo eccita, le donne quando mi spoglio. Sì, lo so, pensate sia sempre il solito arrogante vanaglorioso, ma ciò che non sapete è che non c'è mai stata una sola esponente del gentil sesso che abbia avuto il coraggio di declinare anche solamente uno dei miei sorrisi, uno dei miei inviti a cena, una delle mie proposte per trascorrere la serata. Fino ad ora.

Sbuffo lasciandomi andare contro lo schienale in pelle della sedia e fisso distrattamente la pila di documenti che dovrei visionare in vista dell'udienza, mentre nella mia mente prendono forma per l'ennesima volta i lineamenti di Lex, i suoi occhi, le sue labbra...

Scatto in piedi in preda all'irritazione, con l'inquietudine che mi si agita nel petto come un serpente aggrovigliato su se stesso all'interno di una scatola. Il mio sguardo vaga in lungo e in largo attraverso il mio studio alla ricerca di un appiglio, di un qualcosa che mi permetta di placare questo senso di agitazione crescente, e finalmente riesco a sorridere.

Recupero il telefono e faccio partire la chiamata: Chris Braxton è tornato, signore.



Kim sospira di piacere a ogni mio movimento, a ogni carezza, a ogni parola sussurrata sulla sua pelle. Scusate, come avete detto? Volete sapere chi è Kim? Oh, beh... lei è... diciamo che il nostro rapporto si basa sul caro, vecchio e rassicurante sesso.

Sì, lo so a cosa state pensando: non capite perché sia qui, ad amoreggiare con una donna qualsiasi quando dentro marcisco secondo dopo secondo per il lutto che mi sta atrofizzando il cuore da quando mia moglie è morta.

Come? Volete sapere di più su Serena? E farvi una spaghettata di affari vostri, no? Sì, lo so, sto sulle palle anche a me stesso certe volte... ma lei... quello è un argomento troppo doloroso. E se vi steste chiedendo il motivo delle mie scelte personali in fatto di sesso, pur sapendo che in fondo al cuore amo e amerò sempre e solo lei, sappiate che per quanto dolorosa sia stata la fine di una storia, l'importante è aver amato davvero. Per questo motivo, considerando che nessuna donna sulla faccia di questa terra potrà mai anche solo aspirare a sostituire l'altra metà della mia anima, ormai perduta, credo non ci sia nulla di male nell'intrattenersi con qualche amica.

Socchiudo appena gli occhi, quel tanto che basta per non perdermi le espressioni adoranti sul viso angelico di Kim, mentre incombo nuovamente su di lei, mentre assaporo con la lingua i suoi seni, mentre tento di svuotare la mente e di lasciarmi andare, ed ecco che...

«Come hai detto, scusa?!» esclama lei premendo con forza i palmi delle mani sul mio petto per impedirmi di continuare.

«Che cazzo ti è preso?» sbotto, irritato dall'improvvisa interruzione del mio momento di estasi. «Piccola, stavo per...»

«Non me ne frega un cazzo, Chris!» ringhia mentre sono ancora dentro di lei. «Ripeti... come mi hai chiamata poco fa?!»

Sono leggermente confuso, anche perché credo che il sangue in questo momento sia defluito completamente dal mio cervello a... beh, a quello che sapete voi, ma tento di fare mente locale, ed ecco che la mia bacchetta magica si sgonfia all'improvviso.

Mi sposto sul lato libero del letto mentre Kim scatta in piedi, nuda e perfetta, le mani sui fianchi e un'espressione cupa in volto. «Lo so che il nostro non è un vero rapporto, ok? Ma mi hai chiamata Lex! Chi cazzo è Lex? Una delle tante sciacquette che ti scopi quando non sono a Los Angeles?» urla passandosi una mano tra i capelli lunghi.

Sento la rabbia montarmi dentro appena il diminutivo di Alexandra sfiora le labbra carnose di Kim, e all'improvviso è delirio. Scatto in piedi come una furia, avanzando verso di lei con il cuore che mi martella nel petto e le tempie che pulsano, costringendola a indietreggiare fino a farla sbattere contro la parete della camera da letto.

Mi avvicino ancora, stringendo i pugni lungo i fianchi, accostando completamente il mio corpo al suo tanto da suscitarle un fremito quando le nostre parti basse si sfiorano, infine sibilo: «Non amo ripetermi, dolcezza, perciò te lo dirò solamente una volta: o torniamo a letto per finire quello che abbiamo iniziato oppure puoi andartene, non te ne farò una colpa. Ma se osi anche solamente paragonare Lex a una puttana, o a una delle tante con cui scopo come faccio con te, giuro sull'entità divina che mi ha piazzato su questa terra che...»

«Che cosa faresti, Chris?» sussurra a un centimetro dalle mie labbra, con il chiaro intento di provocarmi. «Faresti l'amore con me fino a sfinirmi?»

«Piccola, credevo avessi capito che io non faccio più l'amore da tempo ormai» replico con voce roca mentre la penetro.

«E questo cos'è?» ansima tentando di baciarmi.

Mi scosto di qualche millimetro per evitare le sue labbra e accosto la bocca al suo orecchio, mentre spingo per inchiodarla al muro. «Sesso, piccola. Solamente sesso.»



Kim sbatte la porta uscendo di casa, mentre io mi lascio ricadere sui cuscini, totalmente incredulo.

Volete sapere perché sono così sconvolto? Lo sareste anche voi se scopriste che la parte migliore di voi non funziona più. Si è rotto, credo... non saprei... forse dovrei chiamare il mio medico di fiducia per un controllo... Come dite? Alexandra? E cosa c'entra lei con... Oh, cazzo...

Scatto a sedere stringendo il leggero piumone nei pugni, ispirando a fatica l'aria intorno a me, ancora intrisa di quel vago odore di lattice e lubrificante. Non è possibile... credete davvero che potrei... No! Dannazione, no! Io non posso invaghirmi di nessuno, semplicemente perché l'innamoramento prevede il coinvolgimento di una parte di me che è morta per sempre. Per sempre, intesi?!

Eppure batte ancora... e quando la vedo...

Scuoto la testa energicamente, quasi a voler scacciare il pensiero di lei dalla mia mente, quasi volessi evitare di sentire ciò che la mia coscienza si ostina a suggerirmi. Ma è inutile, è tutto dannatamente inutile. Mi sento come una foglia in balia della tempesta, senza meta, senza certezze, tranne quella di non voler mai più avere il terrore di perdere qualcuno.

Se ripenso a Serena, a quanto ha lottato, a quanto ha sofferto, a quanto mi manca ogni dannato minuto di ogni dannato giorno, a quanto mi senta squarciato nell'animo, e a quanto sollievo ho provato nel guardare in quegli occhi color cioccolato, mi sento come... come se avessi captato un pericolo, un terremoto pronto a travolgermi. Di nuovo.

Sì, lo so, non ci avete capito niente... beh, lasciate che vi spieghi. Avete presente la faglia di San Andreas? Quella specie di spaccatura, di increspatura della terra, che è ben visibile in alcuni tratti della sua corsa attraverso la California? Beh, questa stronza è responsabile di gran parte dei terremoti che si verificano in queste zone. Parlo di scuotimenti devastanti, terrificanti. Quando andai a visitare un tratto dell'enorme frattura provocata dallo scorrimento delle placche che si scontrano, mi sentii quasi investito da un'energia insolita, da una sorta di eccitazione mista a paura, con l'istinto di sopravvivenza che mi suggeriva di darmela a gambe e la curiosità che mi spingeva a restare incantato da questa meraviglia della natura.

Ecco, in questo momento mi sento esattamente così, come quella volta dinnanzi la faglia: in bilico tra il desiderio lacerante di rivedere Lex e l'angoscia di scoprire che il mio cuore può guarire.



Matt inizia a starmi sulle palle.

Volete sapere il perché? Beh, diciamo che vorrei la piantasse di tentare a tutti i costi di rifilarmi i compiti più ingrati! Prima il galà, adesso una serata con la figlia di Mr Perry... e tutto perché lui ha una famiglia a cui dedicare del tempo – dice –, anche se in questo caso devo ammettere che l'incombenza peggiore sarà la sua.

A me toccherà una cena senza sesso con la bellissima - così pare - ereditiera texana, e a lui la partita di baseball con paparino e pancia al seguito, nella speranza che questa volta non faccia crollare gli spalti del Dodger Stadium. Vi state chiedendo perché dovremmo sottoporci a questo strazio, non è vero? Beh, il mio caro amico Matthew ha pensato bene di assecondare le richieste insistenti di Perry perché convinto che il panzone potrebbe procurarci una buona pubblicità.

Stringo il nodo Windsor e ammiro soddisfatto il mio Issey Miyake, prima di uscire di casa per incontrare Rebecca Perry al bar del Peninsula. Quando raggiungo l'hotel, uno dei più lussuosi di Beverly Hills, mi sento come uno di quei gigolò ingaggiati per una serata di eleganti premesse ad altrettanto eleganti performance notturne... e, devo ammetterlo, mi vergogno di me stesso.

Raggiungo il centro del locale, guardandomi attorno con l'aria di uno che non ha mai visto un bar, e all'improvviso la vedo. Capelli castani che scivolano in morbide onde sulle spalle dall'abbronzatura dorata, un abito verde smeraldo in quella che sono certo essere seta, che la avvolge stretta dimenticandosi della schiena, completamente nuda dal collo all'inizio della zona lombare. E dio solo sa quanto mi piacerebbe scoprirlo del tutto quel fondoschiena...

Mi avvicino, all'improvviso pervaso da un rinnovato entusiasmo per quella che potrebbe rivelarsi una serata molto piacevole, quando la voce del barman di servizio mi induce a bloccarmi a due passi da quella donna splendida. Mi volto di scatto, giusto in tempo per sentirlo mentre ripete: «Miss Perry, il suo Appletini...»

No. Ditemi che è uno scherzo, vi scongiuro. Ditemi che Matt me la sta facendo pagare per avergli fregato la Porsche l'altra sera e per avergliela riportata ammaccata. Ditemi che l'omino Michelin che ho davanti non è Rebecca Perry. Ehi! Non saltate subito alle conclusioni! Io non ho nulla contro le donne un po' in carne, sia chiaro. Negli ultimi due anni sono uscito con tante di quelle modelle curvy che potrei battere un record se esistesse... Solo non amo molto le ragazze con i baffi così evidenti, ecco. Direi quasi alla Salvador Dalì... No, i suoi erano meno vistosi.

E poi, dannazione... Chi cazzo ordina un Appletini al giorno d'oggi?

Rebecca volta la testa di scatto, quasi come... Oh, cazzo! Mi ha sentito!

I suoi occhi si illuminano, le guance diventano color Schiaparelli – e se non avete idea di chi cazzo fosse Elsa Schiaparelli imparate a usare Google – e il décolleté assume un'inquietante sfumatura di rosso. Si sventola una mano a lato del viso e sospira, prima di fare una di quelle cose che solitamente mi ecciterebbero a livelli spaventosi, ma che in questo momento mi induce solo a darmela a gambe: si lecca le labbra, dipinte di un angosciante arancione. Se ancora non ve lo avessi detto: io odio l'arancione, lo detesto, mi trasmette una sensazione di terrore che... vabbè, facciamola breve: è un colore che mi sta sulle palle, punto.

«M-miss Perry?» balbetto infilandomi la mano in tasca per evitare che l'abitudine di fare il gentiluomo e farle il baciamano prenda il sopravvento.

Lei si pulisce le dita unte di arachidi sul vestito nero che... Mio Dio, ma chi le ha dato il permesso anche solo di comperarsi un vestito del genere?! Scusate... dicevo... l'abito nero la avvolge come... No. Non ce la faccio. Non posso. Matt, appena mi capiti a tiro io...

«Solo Rebby, per gli amici... o per chi potrebbe diventare qualcosa di più...» squittisce mostrandomi i denti sporchi di rossetto.

«Devo dire che sono... sorpreso...» mi costringo a borbottare per non apparire maleducato.

«Oh, lo sarai molto di più quando vedrai cosa indosso sotto, bambolotto!»

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