XXXVI. SOGNI E STELLE
La sera Dorina ricevette un invito nel salone. Una cena. Non c'era il nome del mandante, ma lei era certa di conoscerlo.
Si vestì in fretta. Si cambiò più volte, mai soddisfatta. Alla fine optò per un abito lungo color crema e scese in salone il cuore che le batteva tanto forte da fare male.
Kaas l'attendeva sulla soglia, con indosso la divisa. -Ho pensato che sarebbe stato bello mangiare insieme- fece un mezzo sorriso.
Sembrava che lontanissima l'ultima sera tra loro. Sommerso sotto tutto quello che era successo negli ultimi tempi.
Dorina lasciò scorrere il suo sguardo lungo la tavola, adibita con cura. Era piccola, rotonda. Sarebbero stati vicini. Chissà perché il pensiero le provocò un sussulto al cuore. Si costrinse a sorridere. Lo aveva giudicato male. –Un'ottima idea, ma mi chiedo come hai fatto ad allontanare Nicalla- si avvicinò al tavolo. Le gambe le traballavano. Avrebbe dovuto indossare un vestito più adatto.
-Non sai quante proteste! Le ho dovuto promettere che domani tu e lei potrete stare tutto il giorno insieme, Nicalla ti è molto affezionata-
Dorina sorrise. –La cosa è ricambiata- il cuore sobbalzò. Al collegio la lasciavano sempre sola. Tutti a parte Hilda.
-Questa sera però ti voglio tutta per me-
Tutta per lui. Una stretta calda le serrò la gola. Kaas le si avvicinò. Spostò la sedia. Dorina si lasciò cadere sopra. Un gesto automatico. Il cuore le batteva tanto forte da farle credere di essere pazza.
Kaas prese posto davanti a lei. –Vuoi del vino?-
Dorina sapeva che avrebbe dovuto rifiutare. Lei non beveva mai vino. Al collegio le avevano insegnato che le ragazze perbene non dovevano berlo. Senza contare che la volta in cui aveva bevuto alla festa e si era ubriacata. Indugiò, ma alla fine annuì. A quel paese l'immagine di ragazze perbene. Si voleva divertire, almeno quella sera. –Solo per assaggiarlo-
Kaas sorrise. Com'era bello quando sorrideva! –Come desideri- le versò il liquido, rosso e denso come il sangue. Il pensiero forse avrebbe dovuto turbare Dorina, con tutte quelle ragazze trovate morte. Non fu così. Prese il calice, gelato, bevve un sorso. Corposo, intenso, forte. Le provocò un leggero capogiro e le scaldò la gola. –Ti piace?-
Dorina annuì, le dita strette allo stelo gelido. –Molto, è di queste parti?-
-Delle vigne del castello-
-Le vigne? Qui ci sono delle vigne?- si vergognò. Possibile che non lo sapesse?
-Certo, ci tengo all'indipendenza di questo posto, quando io e... quando sono arrivato qua le finanze erano state... non c'erano molti fondi-
Dorina sapeva che il suo prozio aveva dilapidato il patrimonio del castello. Un uomo strano il prozio Dario, con strani interessi. Esoterismo, sosteneva qualcuno. –L'idea della vigna è ottima-
-Più che ottima- Kaas sospirò. –Se non fosse per queste morti-
-C'è qualche novità?-
Kaas scrollò la testa. –Nessuna, sembra che l'aggressore sia invisibile- sbuffò. Non gli piacevano le sconfitte. Forse non aveva accettato il rifiuto di Mirella.
Lo ignorò. Il pensiero era troppo orrendo anche solo per sfiorarlo. Mangiarono, risero, stettero bene. Erano nati per quello.
Quando finirono la cena si sedettero sul divano del salone che dava sul giardino d'inverno. Dorina era fin troppo consapevole della vicinanza di Kaas. Ne sentiva il calore, come se fosse stato un fuoco. Lasciò scorrere lo sguardo sulle piante. Verdi, piccoli fiori colorati, luccicanti alla luce argentea della luna. Fuori dalla serra una leggera neve scendeva.
-Non ricordavo più il clima di qua-
-Fa sempre freddo, nevica la maggior parte dell'anno, ma alla fine ne vale la pena, per queste montagne- Kaas si appoggiò allo schienale –e per le leggende- allungò un braccio dietro di lei. Dorina si sentì sfiorare i capelli ed inspirò il profumo di tuberosa. Le provocò una vertigine.
-A Londra dimenticavo le leggende- si sforzò di sorridere, di non pensare a lui così vicino, al proprio cuore che batteva tanto che avrebbe potuto sentirsi male.
-Mai dimenticare le leggende, questo luogo è fatto tanto di leggende quanto di rocce-
Dorina alzò lo sguardo. Stelle brillavano come gioielli sul cielo nero.
-Da bambina ti piaceva leggere le stelle-
-Te lo ricordi ancora?- le guance le bruciarono. Si trattava di un gioco sciocco, non pensava nemmeno che lui l'avesse notato. Si morse le labbra per resistere all'impulso di giocare con i capelli.
-Ricordo tutto della bambina testarda e sognatrice che eri-
Dorina sorrise. Sentiva la testa leggera. Aveva probabilmente bevuto troppo senza rendersene conto. E il braccio di Kaas le faceva venir voglia di appoggiarsi. Di avvicinare le labbra alle sue. Di sentire che sensazione si provava a baciarle. Ricordava il modo in cui lui baciava sua zia, come le teneva il viso, come faceva aderire il suo corpo a quello di lei. Non doveva nemmeno chiudere gli occhi per rivederli rotolare nell'erba, non consapevoli di essere visti.
-Sogni ancora come al tempo?- Kaas ruotò la testa verso di lei. I suoi occhi grigi la punsero. Aghi nella carne. –Sogni ancora di visitare le stelle? Di vedere luoghi esotici? Di cavalcare il tempo stesso?- abbassò la voce, avvicinò il viso al suo. A un soffio di distanza. Dorina dimenticò tutto tranne lui. Quel viso che aveva immaginato per molto tempo. Quante volte aveva desiderato stare vicino a lui? Un sogno che pensava non si sarebbe mai realizzato. –Allora?- la incalzò, il tono dolce –Sei rimasta una sognatrice o la vita ti ha cambiata?-
-La vita cambia- esitò, sospirò, cedette e appoggiò la testa contro il suo braccio –ma sogno ancora, ogni tanto-
-Fai bene, Dori, non devi mai smettere di sognare, perché si vive solo fino a quando si sogna-
Il suo braccio era caldo. Faceva venir voglia di chiudere gli occhi e riposare. –E tu sogni?-
-No, non più da moltissimo tempo, a volte credo di non aver sognato, nemmeno da bambino-
-Che cosa triste... non parli mai della tua infanzia- e lei voleva sapere.
-Non mi piace parlare dell'infanzia- distolse lo sguardo. La cosa lo infastidiva. Dorina però non voleva arrendersi. Si sentiva leggera. La lingua era sciolta. Avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa. Non si era mai sentita così libera.
-E di Mirella?-
Sentì il suo braccio irrigidirsi contro la sua guancia. Poco male.
-Mirella... è complicato- contrasse la mascella.
-Mi ricordo quando vi baciavate- aveva parlato troppo. Ne fu consapevole. Ormai però il danno era fatto. E, forse a causa del vino, non le dispiaceva nemmeno troppo.
-Non mi dire, quindi tu scoprivi i nostri rifugi?-
-Non erano poi tanto nascosti- soffocò uno sbadiglio dietro la mano.
-Sei stanca, forse dovrei accompagnarti nella tua stanza-
-L'amavi?- la domanda rimbalzò contro di lui come una scheggia. Dorina lo fissò. Il viso di lui rimase immobile.
-Vuoi la risposta buona o quella vera?-
Lo stomaco le si strinse. –La vera-
-La desideravo- Kaas socchiuse gli occhi, lo sguardo perso tra le stelle –era bella, affascinante, divertente, non si fermava a pensare troppo ai problemi, insomma, tutto ciò che io non potevo essere- si passò una mano tra i capelli –e, onestamente, il fatto che fosse ricca non guastava... io ero un povero soldato, orfano, ho fatto carriera grazie alle sue conoscenze, di questo sono ben consapevole- sbuffò –no, non l'amavo, ma le volevo bene, questo è più di quanto molte persone possano desiderare-
Dorina soppesò quella rivelazione. Kaas era davvero sincero? Oppure le sue parole erano studiate per ottenere una sua reazione? Aveva forse ragione Caterina?
-Ora tocca a me farti una domanda-
Dorina annuì. –Quale?-
-Cosa pensi di Amadeo?-
Il cuore le sussultò nel petto. Perché parlava di Amadeo? –Una fanciulla perbene non dovrebbe avere opinioni sui propri promessi sposi-
-Una frase ideale per uscire da una domanda scomoda senza problemi- Kaas si voltò a guardarla –Non voglio la risposta migliore, voglio quella vera, me la devi, io con te sono stata sincero-
-Penso che sia un ragazzo meraviglioso, ma io non provo nulla per lui-
Kaas la studiò. Il suo sguardo sondò ogni piega della sua anima. Dorina provò una vertigine. -Voglio mostrarti una cosa-
La ragazza lo guardò. -Cosa?-
-È una sorpresa, una cosa che, beh, è un'esclusiva, diciamo- fece un sorriso e diventò luminoso. Una stella cadente. Era tanto bello da spezzarle il cuore.
-Allora mostramela- era pronta a gettarsi nell'avventura. Si sarebbe gettata ovunque con lui.
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