VIII. ATTENTI ALLO STRIGOI
Il villaggio si trovava alla fine di un lungo sentiero ombreggiato, pieno di sassi e di foglie morte. Dorina rischiò di cadere tre volte, si strappò una manica e si graffiò il polso in un ramo affilato come un coltellato. Nicalla invece avanzava con passo sicuro, le gonne che frusciavano, i capelli che le ricadevano sulle spalle come onde. Non sembrava che camminasse, ma che volasse. Sarebbe stata la perfetta protagonista di un romanzo. La protagonista di un'opera drammatica. Dorina sospettasse che Nicalla prendesse la vita come se fosse una recita.
-Sono felice che tu sia arrivata, la vita qua è così noiosa- sospirò.
-Beh, i paesi sono così- Dorina ricordava la sua infanzia. Neve, molta neve, ecco il suo primo ricordo. Ecco cos'aveva cosparso tutta la sua esistenza. Insieme a Kaas, a quell'uomo che di essere umano aveva solo le fattezze. Lanciò uno sguardo a Nicalla, una mano che si aggrappava a un ramo per sostenersi. L'amica parlava e procedeva, l'abito vaporoso che le si gonfiava intorno. Sembrava una dama del secolo scorso. Dorina doveva ammettere che apprezzava gli abiti dai tratti esagerati che avevano dovuto chinare il capo davanti alla guerra.
Non si trattava però solo di Nicalla. In quel luogo sembrava che ogni cosa fosse rimasta immobile. Come se il tempo non potesse passare. Come se si fossero trovati ancora nel secolo precedente.
-Questo posto è noioso, te lo garantisco- Nicalla buttò indietro la testa, i riccioli scuri che le scivolavano sulle spalle.
Com'era bella con il sole che le faceva brillare la pelle bianchissima e priva d'imperfezioni. Incantevole. E chissà in che rapporti era con Kaas. La gelosia le si aggrovigliò nello stomaco. Immaginò lei e Kaas che ballavano, le braccia di lui che scorrevano intorno alla schiena di lei, che la facevano volteggiare come se fosse stata una bambola di porcellana. Inspirò a fondo. I polmoni le bruciavano per lo sforzo di camminare in quel sentiero impervio.
-Ci sono le feste- ricordò. Frammenti di passato. Fuochi, risate, uomini con maschere mostruose. O almeno sua madre diceva che erano uomini. Perché lei aveva sempre creduto che dietro le maschere dei krampus, che infestavano il villaggio a dicembre, ci fossero creature deformi. Per nulla umane.
-Oh, feste da provincialotti... però ti porterò a una festa vera, promesso-
Che intendeva? Dorina non ebbe tempo d'indagare oltre. Il suo sguardo cadde sulla prima casa, quella che segnava la fine del bosco e l'inizio dell'area abitata. Un tempo ci viveva la figlia del mugnaio, una ragazza robusta, sposata a un forestiero. Chissà se aveva avuto figli e...
-Cos'è quella cosa?- e indicò la composizione che si trovava sulla porta.
-Oh, una corona d'aglio, tesoro, non credi che abbia un odore terribile?- Nicalla arricciò il nasino e scosse la testa, riccioli che le ricadevano sul viso come una tenda –Davvero terribile, dovrebbero proibirlo- non si fermò, continuò a camminare nel suo turbinio di gonne.
-E che ci fa una corona d'aglio?- Dorina si affrettò a raggiungerla, ignorando le fitte ai polpacci.
-Superstizione, stupide superstizioni- Nicalla non sembrava sorpresa, spaventata o... beh, non sembrava nulla. Continuò, il passo leggero sotto il cielo che cominciava a coprirsi di nuvole.
Dorina non sapeva cosa rispondere. Una corona d'aglio. Non aveva mai sentito nulla di così strano, eppure... no, forse c'era qualcosa di più strano di una corona d'aglio su una porta. Erano una serie di corone d'aglio su tutte le porte del villaggio. Come se ci fosse una nuova moda di cui Dorina non era a conoscenza. La confusione la fece tremare. Dovevano pur avere un significato. Forse aveva dimenticato una festa?
E poi notò il gruppo di persone, vestiti di colori cupi, che si faceva il segno della croce, radunati accanto alla chiesetta bianca. Dorina si guardò in giro, alla ricerca di una causa per quel gesto. C'era forse un funerale? Quando un uomo anziano sputò nella loro direzione, comprese. Il problema erano proprio loro. Fece un passo di lato e si avvicinò a Nicalla.
-Ce l'hanno con noi?- sussurrò all'orecchio della ragazza e nel farlo ne inspirò il profumo esotico.
-Oh, sono dei bigotti provincialotti- la prese sottobraccio –non fare caso a loro-
Più facile a dirsi che a farsi. Camminarono per la via e furono seguite dalle occhiate furiose di tutti. C'era qualcosa di profondamente sbagliato. Dorina sbirciò i propri abiti. Nulla che potesse spiegare una tale attenzione. Lanciò un'occhiata a Nicalla che procedeva come se fosse stata una regina. Lei era vestita in modo appariscente, ma non capiva comunque l'ostilità della gente. E poi qualcuno urlò.
-Strigoi, andate via strigoi-
Dorina aggrottò la fronte. Che cos'era uno strigoi? Il nome non era nuovo, ma... -Andiamo via di qua- sussurrò –non possiamo stare qua, ti prego-
-Tesoro, dovrai abituarti- Nicalla non sembrava preoccupata, forse un po' infastidita –Kaas aveva ragione quando mi ha detto di non portarti al villaggio- strizzò gli occhi verdi che ricordavano quelli di una gatta –però c'è modo e modo di dirlo-
Dorina sentì la gola stringersi. -Lui non è d'accordo?-
-Lui non è mai d'accordo su nulla di divertente, è una tale noia!- sbuffò.
-Vi conoscete da molto?- la curiosità le scivolava lungo il corpo, come un serpente.
-Oh, da sempre, fin quando eravamo bambini-
Dorina avrebbe avuto molte domande da farle. Peccato che una donna dai lunghi capelli biondi sputò a pochi centimetri dalle sue scarpette. Lo stomaco le si strinse e arretrò. –Credo che dovremmo andare- la paura le batteva nelle vene. –Immediatamente- non voleva scoprire cosa poteva farle un gruppo di persone infuriate. Di certo nulla di buono.
-E darla vinta a loro?- Nicalla sospirò. –Non ne ho proprio intenzione, io... -
Grida. Dorina sentì il proprio corpo irrigidirsi. Strinse forte il braccio di Nicalla. Una donna stava correndo, le mani tra i capelli, il viso cereo, gli occhi sgranati. –Mia figlia, mia figlia-
Nicalla si fermò. Aggrottò la fronte, la calma scalfita. –Sì, forse è meglio tornare indietro- lo disse come avrebbe detto che era ora di rientrare da un ballo.
-Cosa succede?- Dorina sentì il cuore saltarle in gola.
La donna piangeva. –Mia figlia, è stata colpita dalla maledizione dello strigoi, sta morendo-
-Ed è meglio tornare indietro molto velocemente- Nicalla la tirò verso una via secondaria, tra le casette. S'immersero nel bosco.
-La maledizione dello strigoi?- Dorina la seguì.
Nicalla non rispose. Si concentrò sulla rapidità del passo. In che guaio si erano cacciate? Si fermò solo quando furono in mezzo al bosco, il petto che le si alzava e abbassava velocemente. Dorina si aggrappò a una roccia. Le mancava il respiro e le scarpette le facevano male.
-Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?-
-C'è un'epidemia al villaggio- Nicalla evitò di guardarla –alcune ragazze si sono ammalate-
-Un'epidemia?- Dorina sentì la gola stringersi. C'era stata un'epidemia di tifo nel suo vecchio collegio. Ricordava i pianti, le urla, le preghiere. Qualcuno era morto.
-Beh, Kaas non è d'accordo, dice che qualche morte non è un'epidemia- Nicalla si mise a giocherellare con una ciocca di capelli neri come l'inchiostro.
-Qualche morte?- la gola le si seccò.
-Un paio-
-Che malattia è?- Dorina voleva sapere.
-Non si sa, forse consunzione-
Consunzione. La parola le riverberò in tutto il corpo. La consunzione era una condanna a morte.
-Non c'è niente di sicuro, probabilmente sono solo coincidenze- la guardò con i suoi grandi occhi verdi. Nicalla ricordava una bambola di porcellana. Bella e gelida. –Ora andiamo, tesoro, torniamo al castello, se Kaas sa che ti ho portata al villaggio, oh, che disastro! Non avrei dovuto!- la prese per il braccio –Ma non si può stare tutto il giorno a languire, no? Bisogna vivere, esplorare, scoprire-
Dorina si lasciò trascinare. Il suo pensiero andava al villaggio, alla donna che piangeva per la figlia, all'epidemia che divorava le ragazze. Ma in che situazione si era trovata?
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo capitolo? Secondo voi cosa sta succedendo al villaggio?
A presto ❤
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