24. Ines

Elisa entrò nel locale socchiudendo gli occhi, inspirando l'aria di festa e allegria che serpeggiava fra l'odore di alcol e di persone stipate in una stanza senza l'adeguata ventilazione. Il vestito le vorticò veloce sopra alle ginocchia quando una cameriera la superò di gran lena. Sorrise, contenta di uscire e allontanarsi temporaneamente dai suoi pensieri. Non era certa che ci sarebbe riuscita, ma a modo suo sperava che trovarsi Seb di fronte per la prima volta dopo qualche settimana potesse aiutarla a trovare una risposta riguardo ciò che lui voleva dirle ma che non era riuscito dirle in quei giorni. E poi, in ogni caso, aveva l'occasione di stare con i suoi amici, e le andava bene così, che lui sciogliesse la lingua o meno.

Si districò nella folla, seminando scuse e sorrisi man mano che procedeva. Nel frattempo cercava gli altri con lo sguardo, rimpiangendo i giorni i cui Damon aveva i capelli rosso fuoco e spiccava come un incendio in mezzo ad una foresta. Anticonvenzionali, ma molto utili per rintracciarlo alla prima occhiata.

Intravide di sfuggita la maglia preferita di Veronica e si diresse a fatica da quella parte, pregando di non calpestare i piedi a nessuno. Quando finalmente li raggiunse si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto, slanciandosi poi verso Damon, che la accolse prontamente fra le braccia.

"Auguri, piccolo principe!" esclamò contro il suo orecchio prima di ritrarsi per osservarlo meglio. Stava proprio bene nella sua camicia rimboccata a stampa colorata, i capelli biondi e mossi che iniziavano a sfioragli i lobi.

Damon le sorrise con una scintilla nello sguardo, evidentemente compiaciuto dal soprannome.

"Grazie, mia fedele volpe."

Elisa gli restituì il sorriso e lo strinse di nuovo fra le braccia, attraversata da una scarica d'affetto che glielo fece stringere un po' più a lungo.

Quando si separarono si lanciò un'occhiata attorno, sorridendo a Chiyuki, meravigliosa nel suo completo blu, Veronica, nascosta come suo solito nella sua maglia preferita di Pikachu, ed Emily, che se ne stava un po' in disparte, con le braccia incrociate sopra un incantevole top ricoperto di perle. Era curata e perfetta come ad ogni sua uscita, ma il suo sorriso vacillava e attorno a lei pesava l'assenza di Essa. Tutti loro sapevano, avevano anche provato a dissuaderla e rimandare la serata, ma Emily non aveva voluto sentire storie con la scusa che il giorno successivo era il primo anniversario di Damon e Veronica e per il resto della settimana erano tutti occupati. Era stata determinata a voler uscire, anche se evidentemente faceva fatica a mantenere il suo solito tono. Ad Elisa si spezzò il cuore, ma non aveva idea di cosa potesse fare per lei, tranne accontentarla e sperare che bastasse.

Elisa si lanciò un'altra occhiata attorno, constatando con una nota di nervosismo che Essa non era l'unica a mancare all'appello.

"Dov'è Seb?" chiese, sapendo già che Damon in quel tono di voce fintamente disinteressato aveva trovato tutte le informazioni necessarie. Era una causa persa cercare di mantenere un segreto con lui.

"Vedrai" le rispose, con una nota allusiva e divertita nello sguardo che suggeriva che in quel momento lei non era l'unica con un segreto.

"Criptico" commentò in un mezzo sorriso, sistemandosi la borsa prima di allungarsi verso il bancone e ordinare da bere. Quella serata iniziava a prospettarsi più strana e complessa di quanto non si aspettasse quando era uscita.

Alle sue spalle le luci iniziarono a vibrare nell'esatto istante in cui posò le labbra sul bordo del bicchiere, sfiorando appena lo splendido drink che aveva ordinato, così bello da meritare una foto e finire su Instagram. Mandò giù un sorso velocemente prima di girarsi, captando con la vista periferisca Damon che sorrideva deliziato come un bambino e Veronica che si stringeva al suo fianco, infilandosi sotto al suo braccio come un pulcino infreddolito.

Di fronte a lei le tende del piccolo palchetto provvisorio si levarono, guadagnandosi delle urla entusiaste in risposta. Dopo un istante fece il suo ingresso la persona più femminile ed alta che Elisa avesse mai visto, magnifica e sensuale come una dea in terra. Capì in un istante che Emily aveva organizzato la serata perfetta per Damon: uno spettacolo di drag queen. Poteva percepire il suo entusiasmo anche senza averlo sotto agli occhi.

"Cazzo!" lo sentì esclamare prima che con il braccio libero agguantasse Emily e se la tirasse vicina. La strinse in un mezzo abbraccio, senza riuscire a smettere di ringraziarla, folle di entuasiasmo come uno scoiattolo che finalmente ha trovato delle noci. Emily si lasciò stringere con un sorriso appena accennato, accettando di buon grado di farsi abbracciare. Si accoccolò contro di lui con la soddisfazione di averlo fatto felice nello sguardo. Emily poteva anche essere a pezzi, ma nessuno sapeva organizzare la serata perfetta come lei.

Elisa si fece spazio fino a piazzarsi fra Veronica e Chiyuki, sorseggiando il suo drink mentre la drag faceva avanti e indietro lungo il palchetto, lanciando commenti irriverenti contro chiunque le capitasse a tiro.

Sorrise, sommersa dalle risate della gente e dei suoi amici, anche se in fondo al cuore covava ancora l'angoscia di non sapere che fine avesse fatto Seb. Non era nel suo stile arrivare in ritardo, ma magari aveva avuto un imprevisto a lavoro. O un imprevisto con un'altra ragazza. O semplicemente gli aveva dato buca e ci era uscito, con l'altra ragazza. Elisa scosse la testa, scacciando quei pensieri per concentrarsi sulla presentazione della prima performer. Voleva godersi quella serata, e fanculo a Seb se aveva deciso di non presentarsi, che fosse perché la stava evitando o perché aveva una nuova ragazza non le importava, lei era lì per divertirsi.

E così fece, anche se quel minuscolo sassolino in fondo allo stomaco non riuscì a smuoverlo in nessun modo.

***

Senza rendersene conto il malumore era scivolato via e non le era nemmeno servito ordinare un altro drink. Era semplicemente felice e serena, con Chiyuki che di quando in quando le posava la mano sulla sua per attirare la sua attenzione, e Damon, che per farla sorridere allentava la presa attorno a Veronica per mollarle un pugnetto sulla spalla.

Emily dal canto suo sembrava stare un po' meglio, quasi se stessa quando si alzava in piedi e si sbracciava per salutare una delle ragazze che scendeva dal palco. Dopo essersi riseduta raccontava ai ragazzi chi fosse e aspettava pazientemente che lei venisse fino al tavolo per ricambiare il saluto, ed era successo con tutte. Era incredibile vedere quante conoscenze avesse Emily, quanto si impegnasse e mettesse tutta se stessa nel lavoro per la comunità e quanto questa restituisse il suo affetto. Damon al suo fianco era euforico ogni volta che una ragazza gli faceva gli auguri con un bacio sulla guancia. Veronica osservava la sua guancia impiastricciata di almeno cinque colori di rossetto diversi con il naso arricciato, strappando una piccola risata ad Emily.

Seb, Essa e Levi non c'erano, ma Elisa scoprì che non se la cavavano niente male nemmeno loro cinque da soli.

"Uh, ragazzi, e anche questa sera ce l'abbiamo quasi fatta! Quelle stronze si sono proprio impegnate parecchio e solo perché una delle nostre ragazze ci teneva. A quanto pare oggi una persona speciale fa gli anni e questa stronzetta ha minacciato tutte affinché tirassero fuori i loro numeri migliori. E sapete il colmo? Nemmeno se lo scopa! Ma io dico, ragazzo mio, qualsiasi cosa tu abbia, offricelo anche a noi!" la presentatrice passeggiò civettuola avanti e indietro sul palco, fermandosi poi per indicare Damon alla fine del suo discorso. Si guadagnò una risata rumorosa e il sorriso storto più imbarazzato del repertorio di Damon. Gli sorrise a sua volta, compiaciuta di notare un certo rossore fino a lì.

"Ad ogni modo, è il momento di chiudere questa serata e fare a cambio dei tacchi con le scarpe da ginnastica. Prima, però, la mia stronza preferita deve portare fuori il suo splendido culetto e fare il suo tributo a questo buon ragazzo. Io dico: è pure giusto, mica mi sono infilata in questi stivali per permetterle di stare in pantofole tutta la sera e lasciare il lavoro a noi! Quindi adesso, gente, ecco a voi la nostra Ines Timabile con Funhouse di Pink! Che scelta scellerata gente, che scelta!" la presentatrice si infilò le dita nella parrucca, immergendole nei capelli cotonati blu elettrico, fingendo di volerseli tirare mentre arretrava dietro le quinte, guadagnandosi un'ultima risata che si spense all'attacco della canzone. Al suo posto fu trascinato sul palco un pianoforte di un bianco abbacinante, accompagnato da una delle ragazze vestita di un completo elegante anch'esso bianco. Rivolse al pubblico un sorriso tirato ed esagerato, quasi maniacale sotto le labbra dipinte di rosso ciliegia, mentre con le dita iniziava ad accompagnare la base della canzone.

Seduta sopra al pienoforte c'era una ragazza che lanciava delle occhiate attorno a sé dondolando le lunghe gambe, vestita come Pink nel video musicale, con i vestiti sporcati da una nuvola di trucco colorato al posto della cenere. La parrucca era simile all'iconica cresta della cantante, ma più esagerata, con le punte arcobaleno schizzate di vernice che si levavano alte e sfrontate verso il soffitto.

La ragazza schioccò le labbra, regalando al pubblico un sorriso soddisfatto. Non appena la voce di Pink risuonò nel locale lei si diede un colpo di fianchi e scese agilmente dal pianoforte, iniziando a saltellare attorno al palco, muovendosi con quell'aria sbarazzina e divertita che caratterizza il video musicale. Mimò ogni singola parola alla perfezione, come se avesse quella canzone incisa di fronte alle pupille, che danzava di fronte a lei per tutto il locale.

Elisa rimase a fissarla a bocca aperta, congelata al punto da non riuscire nemmeno a piegarsi oltre Veronica per tirare un pugno a Damon, perché ne era sicura, lui sapeva. Damon sapeva sempre tutto, cazzo.

Si girò di scatto verso di lui dopo qualche minuto, guadagnandosi una sua veloce occhiata e una strizzatina di spalle prima che tornasse con gli occhi sul palco, mimando le parole con le labbra.

Elisa rimase per quei tre minuti esatti seduta su quello sgabello, senza avere la minima idea di come reagire. In realtà non era certa nemmeno di come si sentisse o come la stesse prendendo, figuriamoci se aveva le facoltà per capire come si dovrebbe reagire ad una situazione simile. Sapeva solo che avrebbe sicuramente tirato un pugno a Damon, cazzo.

Quindi, alla fine, suppose, Seb doveva dirle quello.

Tirò un sorriso nervoso mentre Ines lasciava il palco sempre saltellando e girando su se stessa, l'immagine della gioia più pura e folle che avesse mai visto. Quella scena le allentò un po' la pressione dai lineamenti del viso, ricordandole che, dopotutto, non era la cosa peggiore del mondo. Era solo dannatamente inaspettata e sconvolgente e forse le serviva un istante per metabolizzarla perché era gigantesca e folle e lei invece era solo una piccola e semplice ragazza che non avrebbe mai nemmeno osato immaginare una cosa simile.

La presentatrice salì per l'ultima volta sul palco per chiudere la serata, ma Elisa non registrò una singola parola. Rimase a fissarle la punta degli stivali, ricoperta da uno strato di metallo argentato, cercando di mettere insieme i pensieri. Si riscosse solo quando sul bar scese una musica più tranquilla, quasi da sala d'attesa, come se volesse darle modo di girarsi e chiarire la questione con gli altri. Ma non riuscì a farlo, si limitò a fissare il palco vuoto mentre un paio di tecnici si occupavano dell'attrezzatura.

Cos'avrebbe dovuto dire? Che lo trovava meraviglioso? Che se lo aspettava? Che aveva un talento da paura? Perché quello lo aveva, cazzo se ce l'aveva, ma il punto non era quello. Il punto era che, da qualsiasi prospettiva provasse ad esaminarla, era solo fottutamente sconvolgente. E forse meraviglioso, ma le serviva un attimo.

"El?" Damon attirò la sua attenzione. Aveva liberato Veronica e si era piegato leggermente in avanti sul tavolo per poterla guardare meglio. Le altre ragazze attorno a lui la guardavano allo stesso modo, come aspettando un suo commento a riguardo.

"Tu lo sapevi" non era una domanda la sua, e lo sapevano entrambi.

"Abbiamo vissuto insieme per un bel po', è difficile non accorgersi di vivere con una drag queen. Anche se non credo che Levi l'abbia mai capito. A sua discolpa non ha mai pulito il bagno quando vivevamo insieme, ma credimi, quella quantità di glitter valeva quasi quanto un coming out" stiracchiò un sorriso, ma Elisa non era ancora pronta a contraccambiare. Era stranita, e disorientata.

"Lo sapeva qualcun'altra?" chiese, lasciando stare l'idea di capire come si sentisse.

Emily annuì lentamente.

"Gli serviva qualche consiglio sul modo corretto di utilizzare un pennello e mi ha chiesto aiuto. Ci ha messo un po', ma alla fine si è fidato e mi ha perfino permesso di venire a qualche serata."

Ed ecco: una piccola, quasi trascurabile, stilla di dolore in fondo al cuore, come se fosse stata inavvertitamente punta da uno spillo. Si era fidato di Emily, ma non di lei. Non sapeva perché, ma Elisa aveva maturato quella folle e piccola idea che Seb di lei si fidasse, che si aprisse poco con le persone ma lei quel poco era riuscita a guadagnarselo tutto. Non aveva mai sospettato che, da qualche parte, nell'universo che costituiva Seb, ci fosse qualcosa del genere. Grande, luminoso, esplosivo. Lontano anni luce da lei.

"Capisco, beh, wow" avrebbe voluto dire di più, ma non sapeva cosa. Era consapevole che i suoi amici aspettavano di scoprire come l'avesse presa, ma al momento non era in grado di accontentarli. "È folle" si limitò ad aggiungere, perché era esattamente quello che pensava. Quante probabilità c'erano?

In quel momento si avvicinò Ines che sorrise a tutti loro, facendo un occhiolino ammiccante a Damon. Prese una sedia libera dal tavolo accanto e ci si sedette con grazia, accavallando le lunghe gambe ancora strette nei pantaloni bianchi aderenti. Poi, dietro lo spesso strato di trucco scenico, parlò con la voce di Seb.

"Allora, piaciuto?" gli chiese con gli occhi scintillanti. Elisa non sapeva perché, ma era certa che quella lunga occhiata profonda a Damon in parte servisse per evitare di incrociare il suo sguardo.

"Sei stata pazzesca, cazzo! Senza offesa per Ronnie, ma questo è decisamente il regalo di compleanno migliore di sempre" Damon le sorrise entuasiasta, pronto a scattare come una molla sulla sedia per alzarsi e abbracciarla.

Ines sorrise arricciando il naso.

"Ne sono contenta. Non ero certa riguardo la scelta della canzone ma questa... mi ricordava dei nostri bei momenti" il suo sorriso si addolcì, anche se un angolo delle labbra tremolò leggermente. Ines era più aperta e sfrontata riguardo ciò che provava, ma il terrore di aprirsi non poteva scomparire completamente nemmeno sotto strati di trucco e glitter, troppo radicato in profondità, arrivando ad intaccare anche l'angolino dedicato ad Ines. Elisa ne prese mentalmente nota.

"Sei stata pazzesca, grazie. Mi hai realizzato un sogno" le sorrise caloroso, con gli occhi che ancora scintillavano in preda all'emozione. Il modo più veloce per trasformare Damon in un bambino entusiasta? Portarlo in un bar popolato di drag.

Ines ricambiò il sorriso, piegando appena il viso di lato. Si capiva che era soddisfatta, come se sulla sua lista di cose da fare avesse appena spuntato l'ultima casella. Poi il sorriso le si era spento sulle labbra, accompagnato da un pesante silenzio che li aveva avvolti tutti. Non aveva ancora spuntato il punto più importante, però, e la tensione era tornata ad appesantirgli i tratti del viso per ricordarglielo.

"Ragazze? Vi offro un giro, vi va?" Damon provò a spezzare il silenzio nel modo più naturale possibile, risultando ugualmente come un bicchiere che si infrange nel bel mezzo di una stanza vuota.

Veronica si girò istantaneamente verso di lui, guardandolo con gli occhi spalancati.

"Non puoi bere, idiota. Te lo ricordi?"

Damon, che si stava alzando insieme a Emily e Chiyuki, le lanciò un'occhiata dall'alto. Con lo sguardo puntò verso Elisa, cercando di farle capire. Veronica lo fissò a lungo, con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo di una pronta a trascinarlo di peso sulla sedia se soltanto si fosse azzardato ad avvicinarsi a qualsiasi fonte di alcol. Poi sembrò capire. Spalancò gli occhi, colta dall'illuminazione.

"Oh, ok. Ma non puoi bere lo stesso, principessa" disse alzandosi e superandolo con un piccolo saltello.

Damon le lanciò un'occhiata divertita, già completamente dimentico di qualsiasi cosa all'infuori della sua ragazza.

"Mi hai chiamato principessa?" le chiese mentre si allontanavano con le altre ragazze al seguito. Chiyuki scosse la testa.

"Oh, scusa."

"Non scusarti, mi piace. D'ora in poi non accetterò altri soprannomi meno regali di questo." Quella volta fu il turno di Emily di scuotere la testa.

Elisa li osservò sparire nella folla, perdendo il loro chiacchiericcio allegro, desiderando ardentemente essere con loro.

"El?" Ines richiamò la sua attenzione, e per qualche motivo, il suo soprannome le parve strano in quel contesto.

"Sì?" lasciò andare i suoi amici per spostare lo sguardo su di lei, più a malincuore di quanto non volesse ammettere con se stessa.

"Ciao, Elisa."

"Ciao, Ines" quel nome sulle labbra le suonò strano, frizzante come le caramelle che ti scoppiettano in bocca.

"Volevo parlarti. E scusarmi."

Elisa annuì, non sapendo bene dove posare lo sguardo, continuando a vagare fra il suo viso e il tavolino.

"Mi dispiace averti fatto quasi quella-domanda, quando siamo stati al mare. Sapevo che non era giusto, non prima di averti fatto sapere anche di questo" fece scorrere una mano dal suo viso fino al top bianco, fin sotto il livello del tavolo, per poi risalire. "Mi sono fatta un po' prendere, e mi dispiace. Credo di aver avuto... paura? Non so, volevo che le cose fossero semplici com'erano in quel momento, ma sapevo che non lo erano. Io non sono semplice, quasi mai, e questo è decisamente fuori dal comune e forse piuttosto gigantesco per le persone" fece una piccola pausa, appoggiando la schiena a disagio contro la seduta della sedia.

"Non sapevo nemmeno bene come dirtelo, insomma, come diavolo si fa? Mica puoi andare da qualcuno, nel bel mezzo del nulla, e dirgli 'ehi, lo sai che un paio di sere a settimana mi vesto da donna e faccio la performer?'. Vorrei che non fosse niente di che, per le persone, ma di solito lo è, e li capisco benissimo, ma non so mai come reagiranno. So che tu non sei una brutta persona e non mi ripudieresti mai come essere umano e amico, ma un conto è parlare del tuo amico, un conto è parlare della persona che ti ha chiesto di uscire. Non è da tutti, questo negli anni l'ho capito bene ed è... frustrante" abbassò gli occhi, seguendo con lo sguardo le venature del ripiano in legno del tavolo.

Elisa rimase in silenzio, appoggiata con le braccia conserte sul bordo del tavolo. Sospettava che Ines -in questo caso forse si trattava di Seb? Non era certa di dove stesse il confine fra i due, come parlarne o pensarne senza rischiare di sbagliare- avesse altro da dire e che le servisse solo del tempo. Voleva essere interrotta per poter scappare alle cose che aveva programmato di dirle, ma Elisa non l'avrebbe aiutata in quel senso. Sapeva che non amava parlare di sé, ma se aveva pensato prima a cosa dirle un motivo c'era, e lei voleva sapere ogni singola parola di quello che Ines -Seb- aveva pensato di doverle e poterle dire. Agognava parole, e quella sera le avrebbe avute.

Ines finalmente rialzò lo sguardo nel suo ed Elisa sentì un tuffo al cuore. Forse non voleva ammetterlo, ma a quel punto era troppo tardi per lei. Poteva essere complicato, difficile e pieno di sfaccettature, ma niente avrebbe cambiato il modo in cui la faceva sentire. O il modo in cui credeva di sentirsi. Che fatica cercare di capirsi.

"Lo so che è una cosa strana, credimi, mi sento una mosca bianca costantemente, ovunque mi trovi. A quanto pare non riesco a fare a meno di essere strano in qualsiasi contesto, tranne forse con voi. Anche qui in realtà mi osservano con curiosità, a quanto pare non è comune una simile passione nei ragazzi cis etero" ridacchiò appena, scuotendo lievemente la testa da un lato all'altro, con un piccolo sorriso triste. "Però sto bene, qui. Anche se le altre a volte scherzano un po' su questa cosa. Io non ho problemi con chi sono, qui, sul palco, o fuori, quando vivo la vita di tutti i giorni. Sono a mio agio sia come Seb che come Ines. So di essere un ragazzo e non ripudio la cosa, ci sto bene nel mio corpo. Semplicemente qui c'è spazio per una parte di me che fuori non può esistere, e da quando l'ho scoperta mi ci sono affezionato. Ho sentito di voler subito bene a quella scintilla che ho sentito la prima volta che mi hanno messo un vestito addosso, anche se non sapevo bene cosa fosse. Ma non ho mai dubitato di me stesso, della mia identità o della mia sessualità. È solo... un'altra cosa. Di me, ma un'altra cosa. Non so se ha senso per qualcun altro, suppongo che spesso la gente non lo capisca. È difficile quando uno dei tanti numeri del mondo decide di virare leggermente fuori dalla griglia piena di caselle che servono ad identificarci tutti. Manda in tilt la gente. Ci piace trovare il senso nelle cose, ma questa non ne ha, è semplicemente così e basta" le sorrise con un pizzico di tranquillità in più nello sguardo come se, alla fine, quel discorso stesse andando meglio di quanto non si aspettasse.

"Beh," scosse le spalle, con un piglio più sbarazzino che Elisa non aveva mai visto in Seb "ora lo sai. Direi che è il tuo momento di tirare le somme. E fare delle domande, suppongo. Se ne hai voglia, ovviamente."

Elisa si rigirò la coroncina di margherite dorate che portava al dito, chiedendosi esattamente cosa voleva dire. Non ne era certa, ma era piuttosto sicura di: a) essere rimasta estremamente sorpresa, b) provare dei sentimenti per Seb (o almeno esserne profondamente convinta, anche se non le piaceva l'idea che l'unico modo per scoprirlo fosse provarlo sulla pelle del suo amico) e c) Ines era di una bellezza abbagliante ed Elisa credeva di trovare la cosa piuttosto intrigante, superiore perfino all'idea del figlio scapestrato del duca ottocentesco. Seb era molto, molto di più. Un ragazzo fuori dai canoni di qualsiasi romanzo rosa avesse mai letto, ma per questo forse migliore. Poteva sembrare il solito ragazzo freddo e fascinoso che si lascia andare solo con la bella protagonista, ma non era solo quello. Seb era Seb, con tanta riservatezza, problemi ad esprimere l'affetto ed Ines, che a quanto pare in quel senso sembrava cavarsela molto meglio di lui. Non era un ragazzo perfetto da romanzo rosa, era un ragazzo complesso e ricco di sfaccettature che non poteva essere racchiuso fra le pagine di un romanzo nemmeno se ci si fosse impegnati. Era troppo. Ed Elisa lo adorava, follemente. Gli aveva messo il cuore in mano da tempo, e non era certa di essere in grado di potersi occupare del suo se glielo avesse affidato, ma ci avrebbe provato con anima e corpo. In fondo erano anni che aspettava quel momento, senza neanche il coraggio di confessarlo a se stessa.

"Sarò sincera: sono rimasta spiazzata. Non me l'aspettavo. So che non parli di tante, tantissime cose, ma fra queste non mi sarei mai aspettata niente del genere. Però, cavolo" sospirò un sorriso "hai talento, lo sai? Cioè, ovvio che lo sai, ma cavolo, io non lo sapevo! E sono meravigliata, perché fra tante cose non pensavo ne nascondessi una così grande e splendida e meravigliosa. E sai una cosa? Tu sei meravigliosa. Sul serio" le dedicò un sorrisone, sentendo l'angoscia che le scivolava di dosso per fare spazio alla solita tranquillità, quella gioia serena che ti avvolge in compagnia degli amici più cari. Perché di quello pur si trattava, a prescindere dal colore di quelle labbra che le stavano restituendo timidamente il sorriso.

"Non mi importa granché di come appari, se come un ragazzo o una ragazza, perché c'è sempre tanta meraviglia in te. Non importa chi sei in quel momento, mi importa solo del fatto che i tuoi occhi si illuminano quando sei felice e, dio, potrei morire pur di farti sorridere in questo modo" le restituì il sorriso, notando il lieve rossore che il trucco non era riuscito a nascondere sulla punta delle orecchie. L'entuasiasmo stava iniziando a contagiarla, che fosse colpa di Damon, della situazione o di quella conversazione non lo sapeva, forse era un mix di tutte e tre o magari di nessuna. Ma importava davvero se in quel momento era felice?

"Credo tu mi piaccia, e pure tanto" intrecciò le dita fra loro e le rilassò, cercando di sfogare un po' dell'emozione che le stava facendo attorcigliare lo stomaco. "Ma, e questo non posso evitarlo, devi sapere che potrei sbagliare. Sbaglio spesso, in realtà. Potrei sbagliare pronomi, potrei non capire qualcosa di cui mi parli e magari non dargli la giusta importanza, potrei semplicemente non capire, perché le persone a volte non si capiscono, e non vorrei che questa cosa ti facesse sentire incompresa, ma succederà. Succede sempre. E poi, la cosa che mi spaventa più di tutte: non ho mai avuto una relazione seria. Non so nemmeno se posso averla, capisci?" stiracchiò un sorriso triste, piegando il viso di lato. L'entusiasmo le si era depositato in fondo allo stomaco come un fiore appassito che implora la pioggia.

"Non ci ho mai provato e non so nemmeno se ne sono in grado. Tu hai capito molto di te, hai delle sicurezze. Io no. Io ho solo tanti, troppi, dubbi. Non so se sono in grado di innamorarmi o se sono solo innamorata dell'idea di amore. Non so se sarò in grado di gestire una relazione, nel caso. Non so davvero tante cose, e vorrei saperle, o almeno scoprirle, ma devo dirtelo: tu mi chiedi se io accetto la tua situazione, ma tu accetti la mia? Accetti il rischio di provare con me? Perché io non ho certezze da darti, a parte al fatto che tengo tantissimo a te, come non mi capita con qualcuno da tanto. Ma a parte questo sono solo io, e dell'amore non so un bel cavolo di niente, anche se ne sono circondata e non leggo d'altro" tirò gli angoli delle labbra, un piccolo sorriso conciliante che era dedicato più a se stessa che a Ines.

Ines la osservò a lungo, con le sopracciglia agrottate e le pieghe sulla fronte rese ancora più evidenti dall'accumulo di trucco colorato.

"Siamo complessi, eh?" le chiese, sfilandosi la parrucca e posandola accanto a sé sul tavolo. Si tolse anche la fascia con cui teneva bloccati i capelli, liberandoli e passandoci le dita in mezzo per ravvivarli. C'era stato un cambio di scena, ed Elisa non sapeva esattamente come interpretarlo.

"I personaggi complessi sono i migliori, però."

"Decisamente, ma temo che nella vita non li aiuti."

"Già" Elisa distese le dita sulla superficie del tavolo, abbassando lo sguardo su di essere. Un velo di malinconia aleggiava fra loro, e la cosa non le piaceva. Inoltre, era passato diverso tempo da quando gli altri avevano lasciato il tavolo, non doveva rimanergliene molto altro da soli e sì, avevano parlato, ma quella questione era così grande che una mezz'ora non avrebbe mai potuto salvarli.

"Questo è il momento in cui dovremmo essere spietatamente sinceri per capire cosa fare, vero?"

Elisa rialzò lo sguardo nel suo, trovandoci una strana luce che non seppe interpretare.

"Sì, suppongo di sì."

"Non so se voglio farlo, però. Sembra una di quelle cose che poi manda a puttane tutto e... non voglio che succeda. Mi sono buttato una sola volta nella vita, ed è stato bello ma allo stesso tempo tremendamente doloroso. Ho guadagnato molto," passò sovrappensiero le dita fra le ciocche colorate della parrucca, accarezzandole con cura e devozione "ma ho sofferto e perso più di quanto non avrei mai immaginato. Vorrei fidarmi di te e del mondo, ma sono... beh, terrorizzato. Suppongo sia questa la 'spietata verità'."

"Io, lo capisco..." sospirò Elisa, fermando di scatto il movimento delle dita. Lo capiva, meglio di quanto non volesse. "E se... e se ci prendessimo solo del tempo? Non so, per familiarizzare un po' con questa idea? Non dobbiamo certo risolvere tutto ora. Credo sia già tanto averne parlato. Adesso possiamo provare un po' a vivere con questa consapevolezza e vedere che effetto ci fa, suppongo. Neanch'io voglio incasinare tutto, e non farei consapevolmente nulla per farti del male. Direi che, a modo nostro, ne abbiamo già passate abbastanza" gli propose, ritrovando un accenno del suo solito sorriso, dolce come il profumo della primavera.

Quel Seb, che per metà era ancora Ines, le stiracchiò un sorriso tirato in risposta, passandosi le dita fra i suoi capelli naturali.

"Va bene, prendiamoci del tempo. Cerchiamo di capire che farcene di noi" il suo sorriso si addolcì appena, rilassandogli le rughe colorate e scintillanti che aveva sulla fronte. Dio, era così bello in un modo tutto suo ed Elisa era così grata di averlo potuto conoscere.

"Comunque adoro il tuo altro nome" il sorriso di Elisa si distese del tutto, illuminandole gli occhi come piccoli fuochi d'artificio.

"Grazie, ci ho pensato molto a lungo" si pavoneggiò e sulle labbra dipinte comparve il suo solito sorrisetto.

Elisa, senza pensarci troppo, allungò una mano sotto al tavolo, spinta dalla consapevolezza che non gli rimaneva più tempo e che in quel momento gli servisse proprio quello: tempo e tranquillità. Con la punta delle dita gli sfiorò il ginocchio, lasciandosi scappare un sorriso divertito quando lo vide sussultare a poca distanza da lei. A tentoni gli risalì la gamba fino a raggiungere il bordo della sedia, dove cercò le sue dita. Qualcosa le si sciolse dentro quando Seb le andò incontro, allargando le dita per fare spazio alle sue, intrecciandole con delicatezza. C'era qualcosa di piccolo e perfetto in quel gesto, ed Elisa sperò che ci fosse anche fra loro, che in qualche modo riuscissero a tirarlo fuori e a viverlo.

In quel momento tornarono gli altri al tavolo, come un tornado di risate e schiamazzi ad un volume leggermente troppo alto. Evidentemente Damon aveva offerto più di un giro.

Elisa e Seb si scambiarono un piccolo e timido sorriso complice prima di essere nuovamente assorbiti dalle allegre chiacchiere del gruppetto.

Elisa era un po' confusa, senza la minima idea di cosa le riservasse il futuro e senza la minima certezza, ma, in qualche modo, in quel momento, quella sembrava la felicità.

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