12. Un altro amore
"Il vicino ha ricominciato. Giuro, non ce la posso fare" Veronica chiuse di scatto il portatile di Emily, sussultando non appena se ne rese conto. Lo accarezzò con una smorfia sofferente in viso, aprendolo con circospezione, lasciando andare un sospiro di sollievo quando si rese conto che non aveva combinato alcun disastro.
Damon osservò la scena con un accenno di sorriso, sprofondando con il profilo del viso contro lo schienale del divano. Veronica fece finta di non averlo notato, ma il suo cuore non poteva fare a meno di esibirsi in un piccola capriola ogni volta in cui si rendeva conto di averlo fatto sorridere, anche dopo anni, forse fino alla fine dei suoi giorni.
"È piuttosto talentuoso, perché lo odi tanto?" le chiese distendendo i tratti del viso, allungando le gambe sul divano fino a sfiorarle il fianco.
"Odio quella canzone" borbottò, aprendo e chiudendo pagine di ricerca pur di non doverlo guardare in faccia. Non sapeva esattamente perché gli avesse risposto. Sapeva però che le avrebbe fatto sputare la verità, facendole odiare quella piccola confessione con tutto il cuore.
"È una canzone bellissima."
Veronica lo osservò attraverso la visione periferica chiudere gli occhi e rimanere in silenzio ad ascoltarla, come se parlarne gli avesse ricordato di onorarla come pensava meritasse.
"È deprimente da far schifo. E fuori luogo. Non mi piace, ecco."
"Oh ma Ronnie, ascoltala. Ascolta i sentimenti, non le parole del testo. Senti quanto desiderio di andare avanti, ricominciare a vivere la vita con qualcuno. Questa canzone non parla di 'un altro amore', parla della frustrazione e della voglia di ricominciare, perché nessuno vuole stare fermo a soffrire in eterno. Non rimpiange l'amore perduto, vuole poter vivere con qualcun altro a tutti i costi. Capisci? Non è banale. Non è malinconia. Non è odio o rabbia. È desiderio di qualcosa che va oltre. L'intensità di questa canzone è qualcosa che... non so nemmeno spiegarla, ma la senti vibrare fino in fondo. Tutta questa voglia di riprendersi dopo essersi consumati per qualcuno.
"È un doloroso inno al ricominciare ad amare, a vivere" gli occhi gli brillavano mentre le spiegava cosa significasse per lui quella canzone. Gesticolava con enfasi, facendole spuntare un sorriso contro la sua volontà. Dentro di sè si sentiva morire per quell'argomento e le sue implicazioni in ballo.
" 'Ho speso tutto nella mia ultima relazione ma voglio ancora amare, dare tutto di nuovo' questo dice, capisci? Non rivuole quella relazione indietro, rivuole se stesso. Sembra una cosa stupida, ma per me è immensa."
"Adori le cose così, sono proprio da te. Ti piace scovare i grandi significati delle cose e amarli" Veronica scosse la testa, sempre sorridendo. "Non ho mai conosciuto nessuno come te."
"Nel mondo servono anche le persone come me" Damon si strinse nelle spalle, scivolando verso il bordo del divano.
Servono soprattutto quelli come te, lo pensò, ma sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo.
"Ronnie."
"Sì?"
Se lo trovò di fronte, con una mano allungata verso di lei.
"Mi concedi questo ballo?"
"Odi ballare, e anche io" gli fece una smorfia, stringendosi il portatile più vicino al petto. Non solo odiava l'idea, non sapeva il perché ma in qualche modo riusciva a terrorizzarla.
"Le canzoni vanno vissute" le rispose semplicemente, con dolcezza, la mano sempre allungata verso di lei.
Era uno di quei momenti in cui lo odiava perché era così fuori dal mondo, così lui, e lei lo amava così tanto che si sentiva il cuore stringersi fino a procurarle del dolore fisico.
"Vuoi davvero ballare con me su questa canzone?" provò a schermirsi, le sopracciglia inarcate ad intendere un 'sul serio?'
"Voglio ballare con te sulla voglia di ricominciare, perché ne ho sempre tanta e una parte di questa proviene da te."
Era semplice essere onesto per lui.
Lo amava così tanto che avrebbe voluto soffocarlo in un bacio. Non era un pensiero sano, lo sapeva, ma non poteva toglierselo dalla testa. Prima o poi ne avrebbe parlato con la sua terapista.
"Sei un paraculo" roteò gli occhi, salvandosi per un istante da quello sguardo maledetto.
"Lo sai che lo penso sul serio."
"Lo so" rispose, posando di lato il portatile.
Se solo ti amassi di meno forse potrei dirti quello che sento davvero per te. Te lo meriteresti, tu che hai tutte queste belle parole, ma hai scelto me...
Veronica posò il palmo sul suo, lasciandosi avvolgere dalla sua stretta.
Si ritrovò in piedi, con Damon che la guidava alcuni passi indietro, così vicini da sentire il suo respiro infrangersi sulla guancia. Alzò lo sguardo nel suo, così dolce ed innamorato, e per la durata di quel magico istante si dimenticò di tutte le sue insicurezze. Alzò le braccia e gliele incrociò dietro al collo, avvicinandosi ancora di più, desiderando il suo calore addosso come un assetato l'acqua nel deserto.
Si lasciò guidare un passo alla volta attorno alla stanza, ascoltando quella canzone che le aveva tolto la concentrazione per pomeriggi interi. Il loro vicino cercava di ricostruirsi un cuore dalle macerie da un bel pezzo, e per la prima volta Veronica non desiderò che gli si rompesse lo sgabello sotto al sedere. Per la prima volta nella sua vita desiderò che un pianista con il cuore a pezzi continuasse a suonare per l'intero pomeriggio.
"Lo senti?" gli chiese Damon, sfiorandole il lobo dell'orecchio con la punta del naso e sì, lo sentiva. Il desiderio di ricominciare le vibrava in fondo allo stomaco allo stesso ritmo della canzone, esplodendo come stelle giunte al termine. Non si stava più chiedendo a cosa, a chi, pensasse Damon ascoltando quella canzone. Quella canzone era molto più di un nome del passato, era il presente che si allunga disperato e famelico al futuro. Veronica conosceva quella sensazione.
"Ho incontrato te e non solo ho pensato di poter amare di nuovo, ho desiderato farlo come non mi era mai successo prima. Capisci cosa significa?"
Glielo stava dicendo chiaro e tondo perché la conosceva, sapeva cosa le passava per la testa meglio di quanto non lo sapesse lei stessa. Le aveva detto "questa canzone non è Levi, questa canzone sei tu" e le aveva spezzato il cuore solo per stringere nuovamente i pezzi insieme con più forza.
Veronica si limito ad annuire contro la sua spalla, osservando la stanza girare attorno a loro con sguardo lontano. Da qualche parte nel petto era nata una scintilla di speranza, l'idea che forse le cose stavano ricominciando ad andare bene, che quel periodo buio stesse iniziando a chiudersi. Un piccolo fiore era sbocciato sotto la promessa che il ragazzo che tanto adorava stesse ricomparendo sotto le ceneri, un giorno dopo l'altro. Quella era la prima cosa diversa che faceva dall'andare in università e tornare a casa per poi abbandonarsi sul divano per il resto della giornata, stremato dallo sforzo di non farsi sfuggire le conquiste degli ultimi anni dalle mani.
Era una cosa così piccola ed insulsa, strana e forse idiota se qualcuno di esterno l'avesse osservata, ma per Veronica in quel momento significava tutto il mondo. Sentirlo vicino e rilassato aveva scoperto essere un lusso al quale non era certo pronta a rinunciare, per nessun motivo.
Lo strinse più forte, aggrappandosi a lui fin quasi a fargli male, con il cuore che sussultava traboccante.
Per lei era difficile gestire quei momenti, non aveva idea da che parte prenderlo. Ogni giorno imparava qualcosa in più, ma non si sentiva all'altezza. Si stressava, rimuginando per ore, sentendosi impotente di fronte ad una sofferenza che non puoi frenare o colmare. La speranza che tutto quello stesse raggiungendo un punto le aveva scrollato di dosso un macigno che le aveva appesantito i polmoni per settimane. Le sembrava di respirare di nuovo e lo fece, respirò profondamente, lasciandosi cullare da quella sensazione improvvisa di leggerezza.
Sentiva la speranza pulsare. Una scarica di gioia le era scesa lungo la schiena, facendola sentire viva come non mai.
Allontanò il viso, fronteggiandolo stretta a lui. Fissò lo sguardo nel suo, con il respiro che le si infrangeva contro le ciglia. In sottofondo la canzone aveva raggiunto il suo ritmo più intenso e vibrante, carico di desiderio. Le sembrava di stare in un'altra dimensione, qualcosa di così fuori dal comune, dolce e struggente al tempo stesso, che non poteva essere reale.
Veronica si alzò appena sulle punte, raggiungendo la sua altezza. Guidata semplicemente dall'istinto piegò il viso verso il suo, socchiudendo le palpebre.
"Non piangerò, sappilo" gli sussurrò contro la pelle.
"Non voglio che tu pianga."
"Disse lui dopo avermi detto... quelle parole."
"Non mi sembrava un mistero il fatto che ti amo."
Non è quello, è il come l'hai detto, cosa c'è dietro.
"Lo sai" si limitò a rispondergli, perché lei non sapeva come dirglielo, ma lui per fortuna lo sapeva. Damon sembrava sapere sempre tutto quando si trattava di lei, un manuale delle istruzioni di Veronica personificato.
Damon si strinse nelle spalle, in quel suo modo così semplice, con quegli occhi colmi d'amore per lei. Le sembrava ancora una cosa fuori dal mondo, un'illusione pronta a scomparire da un momento all'altro, ma era grata all'universo intero che quello sguardo fosse per lei e che fosse reale. Era grata perché poteva semplicemente sporgersi di qualche millimetro e l'assetto del mondo sarebbe tornato alla sua giusta inclinazione, anche se soltanto per un istante.
Veronica si sporse verso il suo viso, bloccando il loro goffo tentativo di un lento in un bacio.
Damon si fermò all'istante, quasi inciampando nei suoi stessi piedi. Le fece scivolare le mani lungo la schiena, facendola quasi scomparire in un abbraccio. Era il suo luogo in cui poteva sentirsi al sicuro, quello. Le era mancato tanto che si sentì invadere dalla commozione, le lacrime arginate appena dalle palpebre chiuse.
Senza rendersene conto lo guidò un passo alla volta contro la parete opposta, sentendo il fiato sobbalzare nei loro polmoni quando la schiena di Damon ci era andata a sbattere contro. Gli si premette addosso senza ritegno, con il solo desiderio di recuperare tutte quelle settimane perdute in cui non era nemmeno sicura di poterlo toccare. Aveva vissuto nel dubbio a lungo, la scoperta di sapere cosa fare e che poteva farlo l'aveva infiammata, facendole dimenticare in un istante tutte le sue insicurezze. Damon era fra le sue mani e per una volta lo stava affrontando come un compito per il quale aveva studiato alla perfezione. Sentiva che non avrebbe sbagliato, perché lui provava le stesse identiche cose che provava lei. Li aveva assaliti la mancanza, cercavano di colmare fisicamente quella che per settimane era stata emotiva e mentale.
Alla lista dei suoi pensieri insani si aggiunse il bisogno di aggrapparsi a lui con le unghie e con i denti, di lottare fisicamente contro qualsiasi cosa avesse provato di nuovo a mettere quella distanza fra loro. Veronica stava provando le controindicazione patologiche dell'amore e per una volta i suoi stessi pensieri non la spaventavano. Erano solo emozioni che scoppiavano vorticose nella sua mente, dando vita a turbinii di riflessioni e bisogni che la logica non poteva in nessun modo sfiorare. Era solo perdutamente innamorata di qualcuno.
Decise di potersi concedere di non temere l'impulsività che stava scoprendo in lei.
Allontanò appena il viso per prendere fiato, fronteggiando quegli occhi scuri che la osservavano meravigliati, luccicanti di desiderio, con le pupille così grandi da sembrare l'inizio e la fine dell'universo intero.
Veronica si sporse di nuovo in avanti di getto, baciandolo con forza.
Damon si allontanò di scatto, posando d'istinto una mano sulla nuca, dove si era scontrato con il muro.
"Merda."
"Oddio, oddio, scusa!" Veronica gli si staccò di dosso con un balzo all'indietro, avvicinandosi le mani al viso. "Ti ho fatto tanto male? Cazzo, non ce la faccio proprio."
Lui la guardò in silenzio per un istante, con il braccio ancora piegato all'indietro e poi scoppiò a ridere di cuore, una di quelle risate che vibra in tutto il corpo.
Veronica lo osservò con gli occhi spalancati, totalmente presa in contropiede dalla sua reazione. Non lo sentiva ridere da così tanto che si stava dimenticando quanto adorasse quella sua improbabile risata acuta e sconnessa.
Dopo un istante scoppiò a ridere anche lei, di riflesso, a pieni polmoni tanto si sentiva alleggerita.
Risero fino a perderci il fiato, minuti interi in cui liberarono ansie e frustrazioni in una sola risata sguaiata e senza freni, la vita che gorgoglia anche quando meno te l'aspetti.
"Merda, era proprio una gran bella testata" Damon la guardava con gli occhi scintillanti, mentre con le mani le scivolava lungo i fianchi, infilando le dita nei passanti dei suoi jeans, e se la riavvicinava con un piccolo strattone.
"Scusami," Veronica si asciugò il residuo di una lacrima nata dalla loro risata, il viso teneramente arrossato "non sono brava con le mezze misure."
"Scherzi? È una delle cose che più amo di te. Sei il sale della vita, Ronnie. Trovi sempre il modo di arricchirla" le sorrise pieno della sua solita e infinita dolcezza, quella che riservava solo a lei.
Con una mano le risalì fino al volto, prendendole la guancia nel palmo. La accarezzò leggero, promettendole con lo sguardo tempi migliori, di quelli che ti fanno pensare "è stata dura, ma ne è valsa la pena", anche se lei già lo sapeva. Per lui l'avrebbe fatto milioni di volte, e non solo perché lui l'avrebbe fatto per lei. L'amore a volte è dare per il semplice motivo che non si può fare altrimenti.
Le avvicinò il viso e la baciò con delicatezza, come se fra le mani avesse una bellissima rosa con le spine affilate come rasoi e dovesse calcolare ogni sua mossa.
Una volta le aveva fatto leggere Il piccolo principe e le aveva rivelato che se l'era sempre figurata come la sua rosa, e che in fondo lo aveva sempre saputo. Poi non ne aveva fatto più parola, ma Veronica lo sapeva e sapeva anche che c'erano delle implicazioni con quella rivelazione, non erano mai solo parole con Damon. In quel momento le tornò in mente, e desiderò solo abbracciarlo fino a dimenticare dove iniziasse lui e finisse lei.
Gli passò le braccia dietro al collo, stringendosi nuovamente contro di lui. Gli posò il viso sulla spalla, lasciandosi cullare. Chiuse gli occhi e si convinse che nel mondo non esistesse persona che la conoscesse come lui, nemmeno se stessa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top