Two.
TWO.
Olivia
"Tesoro, alzati, sono quasi le undici!"
La voce di mia madre riempì la mia stanza buia, facendomi mugolare qualcosa contro il cuscino. Quando vide che non avevo intenzione di alzarmi e aprire la finestra, ci pensò lei a farlo, da brava madre qual'era. Ed io, in risposta, da brava figlia, mi tirai le coperte sopra la testa, per impedire ai raggi del sole di accecarmi.
"Olivia, per favore" disse mia madre stavolta con tono leggermente più duro
"Va bene, mi alzo" risposi rassegnata da sotto le coperte
Sentii i suoi passi allontanarsi, segno che stava uscendo dalla mia camera per scendere in cucina.
"Ah ha chiamato Alex, dice che non rispondi al cellulare e voleva avvisare che sarebbe passato per le undici, quindi farai meglio a sbrigarti!" disse prima di uscire definitivamente
"Mamma la porta!" urlai
Lei lo sapeva benissimo, così come il resto della mia famiglia. In quella casa tutti erano al corrente che odiavo quando qualcuno usciva dalla mia stanza senza chiudere la porta.
Sbuffai alzandomi, capendo che non sarebbe tornata indietro e la chiusi io, dirigendomi poi verso l'armadio, stanca come non mai. Presi una felpa nera ed un paio di leggins, poi mi rinchiusi in bagno, accesi la musica e mi lavai faccia e denti, poi legai i capelli in una coda alta e mi vestii.
Quando uscii dal bagno, Alex era sdraiato sul mio letto che guardava il suo cellulare.
"Buongiorno rompipalle" dissi senza degnarlo di uno sguardo
Presi il mio telefono e gli diedi un'occhiata
"Sempre molto dolce di prima mattina eh?" rispose lui posando il suo sguardo intenso su di me
Le prime volte che parlai con Alex, quei suoi occhi scuri, mi mettevano molto in soggezione, non riuscivo mai a fissarlo a lungo. Con il tempo però c'ho fatto l'abitudine e ora la maggior parte delle volte è lui che non riesce a reggere il mio sguardo durante le nostre conversazioni serie.
"Sai, mia madre mi avrebbe sicuramente lasciata dormire di più se tu non avessi chiamato" feci io, continuando a scorrere il dito sul mio telefono per guardare i messaggi "Quindi.. che c'è?"
"Niente volevo solo sapere come stavi dopo ieri sera. Non so magari avevi qualcosa da dirmi, boh" alzò le spalle
Non era venuto per quello, lo sapevo benissimo, ma decisi ugualmente di rispondere alla sua domanda.
"Sto bene Alex, non è stato nulla di nuovo, quindi non ti preoccupare" dissi non dando molto peso alle mie parole
Lui annuì e ci fu un attimo di silenzio.
"Avanti, ora puoi dirmi la vera ragione per cui sei venuto a trovarmi?"
Lo vidi irrigidirsi appena, ma si mise subito a sedere sul letto, facendomi spazio e lo raggiunsi.
"Io.. ho conosciuto questa ragazza, Linda. Non so se hai presente chi è, frequenta il mio corso di matematica" disse con tono basso, guardando in basso verso le sue mani intrecciate tra loro
Avevo azzeccato il nome, ma non il corso, dettagli.
"Si è la ragazza con cui parlavi ieri sera, giusto? Quella rossa" dissi incitandolo ad andare avanti
Alex quando parlava di ragazze aveva sempre bisogno di una leggera spintarella, non gli veniva mai nulla fuori spontaneamente e io adoravo questa sua parte timida.
"Si" lo vidi annuire sospirando, ma poi continuò "Lei.. mi piace.. molto. Le ho chiesto di uscire il prossimo weekend, non so nemmeno io come. Forse ieri sera ho bevuto un po' troppo" disse ridacchiando e io sorrisi guardandolo arrossire
"E lei?" lo spronai ancora
"Beh, ha detto che non può perché è via con i suoi genitori, o qualche parente.. quindi, non ha rifiutato del tutto giusto? Non è male come cosa" disse titubante puntando il suo sguardo speranzoso nel mio
"No Alex, non lo è affatto" sorrisi "Magari dovresti riprovare a chiederglielo tra qualche giorno" continuai decisa
"Mm.. si forse. Comunque ho voglia di uscire oggi, ti va di andare in centro?" chiese poi battendosi le mani sulle cosce
"Certo, ma non voglio tornare tardi perché stasera ho gente a cena. Qualche collega di lavoro di mio papà suppongo" sbuffai pensando alla tavola piena di infermieri e dottori che parlano di noiosi argomenti e di lavoro
Odiavo quei tipi di cena, quelli troppo formali, con persone che non conoscevo e che mi facevano sempre le solite domande, quasi nello stesso ordine, come ci fosse un documento con un elenco e loro lo imparassero a memoria. Lo facevo solo per mio padre, perché gli volevo infinitamente bene e, nonostante il suo lavoro, non era uno di quei padri che non era mai a casa. Certo ora passavamo davvero poco tempo insieme, ma durante l'infanzia mi era sempre stato accanto e aveva contribuito alla mia crescita esattamente come mia madre.Ora si dedicava di più al lavoro, ma solo perché ormai ero grande e non avevo bisogno di continue attenzioni, ma nonostante questo sapevo per certo che se l'avessi chiamato non avrebbe esitato a raggiungermi in qualsiasi momento.
"Certo, madame" fece Alex alzandosi e facendo un inchino
Prese poi la giacca ed io lo seguii fuori dalla mia stanza per accompagnarlo alla porta.
"Allora ci vediamo oggi pomeriggio" dissi mentre lui aprì la porta
"Certo, passo verso le 3" rispose dandomi un bacio sulla guancia e salutando mia madre che era in cucina
Andai in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, dove trovai mia madre intenta a tagliare delle verdure per il pranzo.
"Allora.." tentò di cominciare un discorso che sapevo già a memoria
Mia madre era convinta che io ed Alex fossimo fidanzati o perlomeno che fossimo fatti l'una per l'altro e che prima o poi ci saremmo fidanzati, sposati e le avremmo dato tre bellissimi nipotini con i capelli neri e gli occhi azzurri.
Una volta, siccome io continuavo a negare, l'aveva chiesto a lui, che era diventato rosso per l'imbarazzo, così come la sottoscritta.
"Mamma, ti prego non cominciare, lo sai tanto: io ed Alex non stiamo e mai staremo insieme" dissi anticipandola
"Ma è un bel ragazzo Olivia, bravo e dolce, perché non puoi stare con lui?" mi chiese posando il coltello e girandosi verso di me
"Ma perché gli voglio bene, ma nient'altro. Mamma non posso stare con un ragazzo che non amo, per favore" sbuffai incrociando le braccia
"Mamma smettila, a Olivia non piacciono questi tipi di ragazzi, è attirata dai ragazzacci" disse mia sorella entrando in cucina e sedendosi su uno sgabello
Mi mossi a disagio, mia madre se ne accorse e mi sorrise come per tranquillizzarmi. Lei sapeva, sapeva tutto quello che avevo passato. Amanda no, per cui non poteva sapere quanti ricordi aveva portato quel commento, fatto senza cattiveria.
"Come se tu non lo fossi" dissi io, cercando di non pensare a quello che successe due anni prima
"Tu non sai niente della mia vita sentimentale ed è meglio se ne stai fuori" disse come irritata da quella conversazione, nella quale si era introdotta da sola
"Amanda, li vedo i ragazzi con cui ti fai selfie e li pubblichi su facebook" la sfidai
"Beh almeno io ho degli amici" disse lei, scherzando
"Li ho anche io, ma non sono dipendente dai social come te" lei mi fece la linguaccia e cominciò a parlare con mia madre di una festa
Mia sorella era il mio opposto, anche se non così tanto come lo era Camila. Amanda era più socievole, faceva amicizia con tutti, era un po' il diavoletto della famiglia. Era sempre alla moda, aveva amici ovunque andasse, non andava molto bene a scuola, ma se la cavava. Aveva solo sedici anni, ma era molto matura per la sua età. Non riuscivo a capire se avesse preso da mamma o da papà questa sua caratteristica. I miei genitori non erano degli immaturi, ma da quello che mi raccontavano nonna Rose e nonna Mary non erano dei santi da giovani.
Decisi di lasciare Amanda e mia madre da sole e di salire in camera mia per studiare un po' di biologia.
-
"Alex, guarda!" esclamai tirando il moro per la manica verso una vetrina
Vidi un paio di persone guardarmi male dopo che arrivammo alla vetrina.
"Uffa, non capisco perché tutti mi guardano male" sbuffai non dandoci però molta importanza
"Perché è incredibile che una ragazza di diciotto anni strilli davanti ad una vetrina di una libreria. Sarebbe meno strano se corressi verso una vetrina in cui c'è un vestito elegante e pieno di brillantini sopra ad un manichino" rispose lui, soddisfatto della sua teoria
"Lo sai che non sono così" dissi io continuando a guardare i libri che c'erano esposti in vetrina e leggendo i vari titoli
"Ed è per questo che mi piaci" disse lui guardandomi e sorridendo
Mi voltai di scatto, ricordando le parole di mia madre di quella mattina. Lui diventò rosso e si grattò la testa imbarazzato.
"No.. cioè non in quel senso" disse velocemente ed io sospirai
"Meno male. Non fraintendermi, ma-"
"Lo so Olivia" mi sorrise "Tua madre te l'ha richiesto vero?" scoppiò in una fragorosa risata dopo aver visto la mia faccia
Misi il broncio, infastidita dalla sua reazione, ma poi scoppiai a ridere anche io trasportata da lui e dalla sua risata. La felicità di Alex era contagiosa, per questo mi piaceva passare del tempo con lui piuttosto che con altre persone. Alex riusciva a farmi dimenticare tutto.
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