Twenty-five.
TWENTY-FIVE
Olivia
Avevo deciso di affrontare Genn. Dovevo farlo per forza quel pomeriggio, perché per tutta la settimana avevo usato scuse su scuse con Mike per non andare al parco e vederlo ed era di nuovo lunedì ormai. Non ci vedevamo da dieci giorni e in cuor mio sapevo che avrei continuato a non vederlo volentieri. Non sarei riuscita però a vedere quel faccino triste un'altra volta. Così avevo deciso che, anche se il lunedì non era giorno di parco, sarei andata a casa sua per riportargli l'accendino, prima di passare a prendere mio fratello a scuola.
Preferivo affrontarlo da sola, per chiarire le cose tra noi una volta per tutte e, sicuramente, con Mike vicino, non ce l'avrei mai fatta. Principalmente perché lui non doveva sapere del bacio che Genn ed io c'eravamo scambiati, ma anche perché quando c'era Mike, Genn diventava così dolce e premuroso nei suoi confronti che mi scioglievo ogni volta nel vedere come trattava quel bambino.
Stavo camminando in direzione di casa di Genn. La mia andatura era abbastanza lenta, dal momento che volevo pensare bene a cosa avrei detto a Genn nel momento in cui l'avrei avuto di fronte. Ma sapevo benissimo che mi sarei dimenticata tutto una volta arrivata davanti alla sua porta.
Ormai ero arrivata, il cancelletto del vialetto era aperto, così come il portone del condominio. Decisi di entrare e di salire le scale. Feci la prima e la seconda rampa abbastanza velocemente, ma arrivata alla terza, cominciai a rallentare presa da un senso di panico improvviso e da una voglia di girarmi e correre fuori da quel palazzo per non affrontare Genn.
Prima che me ne accorgessi la mia mano stava già bussando alla porta dell'appartamento del ragazzo.
Passarono uno, due, tre minuti. Ribussai, sperando in parte che non aprisse, in parte che lo facesse.
Sentii dei passi e presi un profondo respiro, pronta per affrontarlo. O quasi.
Rimasi piuttorsto delusa quando vidi che era una donna che scendeva dal piano superiore, probabilmente per uscire. Mi guardò e mi sorrise.
"Salve" dissi io cordiale e lei mi salutò di rimando
Sospirai è mi avvisi verso le scale, ma non appena ebbi fatto i primi due scalini sentii qualcuno chiamarmi dietro di me
"Olivia?"
La voce di Genn suonava abbastanza confusa, cosa dovuta probabilmente alla mia presenza li. Sorrisi leggermente, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro e grattandomi sotto di esso subito dopo.
"Io.." mi fermai alzando lo sguardo su di lui, fermo sulla porta "Sono venuta per portarti questo" parlai piano, ma ero sicura che mi avesse sentito perfettamente
Presi l'accendino dalla tasca della mia giacca e ripercorsi quei pochi scalini che avevo fatto per avvicinarmi a lui abbastanza perché prendesse l'oggetto dalle mie mani. Guardò la mia mano e poi allungò la sua. Le nostre dita si sfiorarono leggermente e io ritirai immediatamente indietro la mano, senza nemmeno assicurarmi che lui avesse già preso l'accendino.
"Grazie" disse poi guardandomi negli occhi
Ci fu un attimo di silenzio, in cui nessuno dei due osava parlare. Era lo stesso modo in cui c'eravamo guardati a casa mia giorni prima e io avevo paura. Paura che potesse succedere di nuovo qualcosa e non volevo.
Ma successe qualcosa che mi fece capire che no, non sarebbe successo niente, né in quel momento né mai.
"Genn, chi è?" domandò una voce femminile
Una ragazza, più o meno della mia età si affacciò da quella che ricordavo essere la cucina. Era bella, molto bella. I capelli biondi le ricadevano sciolti sulle spalle e le labbra erano incurvate appena in un sorriso, che sparì non appena mi vide.
Si avvicinò alla porta, sul quale Genn era ancora fermo. La seguii in ogni sua mossa con lo sguardo. Indossava una canottiera con sopra una felpa e un paio di jeans.
"Bethany lei è Olivia, Olivia lei è Bethany" spezzò il silenzio Genn
Allungati la mano abbastanza titubante, verso la ragazza che mi guardava quasi con aria di sfida, ma la strinse comunque.
"Lei è.." aggiunse guardandomi per poi fermarsi
"Sono un'amica" continuai io, cercando di mantenere il tono di voce più deciso e gentile possibile "Ora devo andare" conclusi poi, voltandomi e scendendo velocemente le scale
-
"Olivia, oggi possiamo portare l'accendino a Genn?" domandò mio fratello, mentre percorrevano la strada per tornare a casa
La sua manina era stretta nella mia, mentre lui saltellava felice perché sapeva che a casa, ad aspettarlo, c'era il pane con la nutella. Sorrisi nel vederlo così felice e spensierato.
"Gliel'ho già portato Mike" dissi senza pensarci
Mio fratello si fermò di scatto guardandomi triste e subito mi pentii di quello che avevo appena detto.
"Senza di me?" chiese, abbassando lo sguardo e togliendo la sua mano dalla mia, riprendendo però a camminare
Mi faceva sentire in colpa stare così, se solo avesse saputo che non l'avevo fatto per ferirlo, ma solo perché avevo bisogno di chiarire quello che era successo. Cosa che poi era stata fatta anche senza bisogno dell'uso delle parole. Mi ero domandata per tutto il tragitto tra casa di Genn e l'asilo di Mike, come sarebbe finita se avessi portato anche il bambino con me. Mio fratello era molto più diretto e sicuramente avrebbe avuto il coraggio di chiedere a Genn chi fosse lei. Insomma, Genn non mi aveva mai parlato della sua famiglia, poteva benissimo essere una parente.
"Mi ha mandato un messaggio, chiedendomi se glielo potevo portare, perché gli serviva" mentii sollevando lo sguardo dalla sua espressione
Odiavo mentire a mio fratello, mi faceva sentire davvero una sorella di merda, ma non poteva sapere nulla.
"Ha detto che ti aspetta domani al parco però" mi lasciai sfuggire mentre aprivo la porta di casa
Vidi il suo viso illuminarsi di nuovo e le sue labbra incresparsi un sorriso dolcissimo, che mostrava appena i suoi dentini bianchi.
Lo vidi correre verso la porta della cucina, per uscire ad abbracciare Bibble, che se ne stava in giardino e, non appena lo vide, gli andò incontro scodinzolando felice. E in quel momento mi resi conto di ciò che avevo detto.
Cosa avevo fatto? Martedì non era giorno di parco e non sapevo se Genn ci sarebbe andato oppure no. Non volevo che Mike restasse deluso di nuovo. Dovevo trovare una soluzione.
-
Genn
Bethany se ne era andata da un'ora e io stavo cercando di cucinare qualcosa, perché David sarebbe venuto a cena da me quella sera, ma avevo già bruciato una teglia di biscotti e tre bistecche, per cui ci rinunciai e divisi di ordinare una pizza.
Mi appoggiai al bancone della cucina e vidi l'accendino, quello che Olivia mi aveva riportato quel pomeriggio e che avevo cercato per dieci giorni. Ero stato un po' stupido a non capire subito che l'avevo lasciato da lei, siccome stavo contando i giorni che erano passati dal nostro ultimo incontro. Perché? Non lo sapevo nemmeno io, ma mi mancava e mi ero sentito così stupido a non averle chiesto il perché di quella reazione.
L'avevo aspettata al parco il giorno dopo della sera in cui l'avevo baciata, ero convinto che sarebbe venuta, per non dire di no a Mike, invece non l'avevo vista. E nemmeno il mercoledì e il venerdì dopo.
Il fatto che si fosse presentata a casa mia solo per riportarmi l'accendino mi aveva lasciato un po' perplesso, soprattutto per il fatto che Mike non fosse con lei. Forse avrebbe voluto parlarmi, ma la comparsa di Bethany deve averla frenata.
Da una parte era probabilmente meglio così, non volevo che si facesse idee su di noi, anche se ero stato il primo che se le era fatte probabilmente. Non volevo che stesse male per uno come me, per uno che non poteva darle quello che voleva e soprattutto quello di cui lei aveva bisogno, perché io sapevo di non poterlo fare purtroppo! Non ero capace di amare ed era di amore che lei aveva bisogno, ma io non volevo farlo. Avrei finito per soffrire ancora e non potevo.
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