Six.

SIX.

Olivia

Qualche volta è bello rimanere soli e pensare, pensare a tutto quello che ci sta capitando e alla nostra vita. Io ho sempre pensato che tutto quello che succede ad una persona, accade per un motivo, che nulla è scontato. Si, credo nel destino, ma credo anche che ognuno possa essere padrone del proprio destino.

Mi spiego meglio: credo che ci sia un disegno già fatto per ognuno di noi, ma non penso sia già colorato e definito. Lo vedo più come uno schizzo in matita, privo di dettagli e noi siamo padroni di farne quello che vogliamo. Possiamo colorarlo con colori decisi e luminosi, oppure sceglierne alcuni più cupi, meno significativi.

Quel pomeriggio decisi di andare da sola a prendere la chitarra per Amanda, ma prima di dirigermi in centro, decisi di passare da un posto. Era un piccolo boschetto che stava al di la della recinzione del parco più grande di tutta la città. Nessuno ci andava mai, mi piaceva per quello. Ero una di quelle ragazze che aveva davvero bisogno dei suoi spazi e del suo tempo per riflettere, ma a casa mi sentivo circondata da troppe persone.

Avevo trovato quel posto qualche anno prima e mi era piaciuto da subito. Era molto che non andavo, per questo un sorriso enorme comparve sul mio viso quando vidi quella grande quercia, alla quale mi appoggiavo sempre quando andavo lì.

-

Il campanello appeso sopra la porta risuonò, non appena entrai nel negozio. Con mio grande stupore notai che c'erano altre tre persone che giravano per quegli scaffali.

Un uomo sulla cinquantina mi venne incontro chiedendomi se avessi bisogno di aiuto.

"Sto cercando una chitarra acustica per mia sorella, ma non me ne intendo molto" dissi grattandomi la testa

Lui mi accompagnò dove tenevano le chitarre e ce n'erano di molti tipi e di molti colori.

Dopo circa mezz'ora ad ascoltare quell'uomo che mi fissava in maniera inquietante, decisi di prendere quella di cui aveva parlato di più e che aveva paragonato a tutte le altre.

"Ottima scelta" disse lui "Ti serve altro?" chiese

Scossi la testa e lo ringraziai, dicendo che avrei comunque fatto un giro per il negozio, così per curiosità. Mi lasciò da sola per andare verso la cassa.

"Ti ha detto tutte stronzate" sentii dire dietro di me

Mi voltai, per vedere se stessero parlando con me. Mi stupii di vedere il ragazzo dagli occhi blu dietro di me con un'espressione annoiata in faccia. Lo guardai confusa.

"Olivia giusto?" annuii e lui continuò "Non è vero nulla di quello che ti ha detto quell'uomo, vuole solo vendertela, vengo qui da molto tempo, ma non ha mai azzeccato nulla per quanto riguarda questi strumenti" alzò le spalle

"Beh, io non me ne intendo per niente e l'unica persona che conosco che poteva aiutarmi non poteva accompagnarmi, così.." dissi appoggiando la chitarra

Mi grattai dietro l'orecchio sinistro, lo facevo sempre quando ero nervosa.

"Se vuoi posso aiutarti io" si offrì accennando appena ad un sorriso

Ricambiai accettando e ascoltai quello che aveva da dirmi sulle chitarre che mi trovavo davanti. Alla fine scelsi una chitarra marrone scuro, con un fiore dipinto in basso a destra.

"Grazie davvero, mi sei stato molto d'aiuto" ed era vero

Al contrario di quanto era successo poco prima con il commesso del negozio, Genn mi aveva spiegato con cura tutto quello che serviva sapere per scegliere attentamente una chitarra. Quando ne parlava i suoi occhi brillavano e mi meravigliai di questo.

"Figurati" sorrise ancora lui "Volevo anche scusarmi per sabato sera" si grattò la testa imbarazzato

"Per cosa scusa?" chiesi io sorridendogli

"Beh, per quello che ho detto di tua sorella e di te. Ah e anche perché ho bevuto troppo e sono imbarazzante quando lo faccio dice David" ridacchiò

"Non ti preoccupare, è stato divertente" risposi io ridacchiando a mia volta "Ora devo proprio andare, scusami" gli dissi "Ciao Genn" lo salutai con un cenno della mano, per poi voltarmi e dirigermi alla cassa

"Olivia" lo sentii dire così mi girai verso di lui attendendo che continuasse "Sai comunque si dice che 'in vino veritas'" mi squadrò da capo a piedi e poi mi fece l'occhiolino

Sentii le mie guance accaldarsi e mi voltai velocemente, per non farglielo notare e continuai sulla mia strada.

Dopo aver pagato la chitarra uscii da quel negozio, con la fretta di tornare a casa, forse perché non volevo che Genn parlasse ancora con me. Quel ragazzo mi metteva in imbarazzo e quando questo succedeva, di solito, io non facevo altro che rendermi ridicola.

Mentre tornavo a casa ripensai a quella mattina e al fatto che mi ero svegliata con una sensazione strana, che non avevo idea di cosa fosse. Non sapevo se fosse felice, triste o altro, ma sapevo che doveva succedere qualcosa ed ora che avevo incontrato Genn, ero ancora più in dubbio sulla positività di quella sensazione.

Insomma mi metteva in soggezione con un solo sguardo e inoltre il suo carattere altamente menefreghista mi dava un po' sui nervi. Sembrava che non gli importasse di niente e di nessuno, eppure era venuto a parlarmi, mi aveva dato consigli sulla chitarra per Amanda e aveva scherzato su quello che aveva detto sabato, dopo essersi addirittura scusato.

Senza accorgermene ero già arrivata a casa, presi le chiavi dalla piccola borsa che avevo con me e entrai.

"Olivia sei tu?" la voce di mia madre proveniva dalla cucina, così mi avvicinai alla stanza e non appena entrai, gli occhi di mamma ed Amanda si fermarono su di me

"O mio Dio" disse mia sorella guardando l'oggetto che avevo a spalla, con gli occhi che brillavano "Quella.. quella è.." tentò di dire alzandosi lentamente e venendo verso di me

"Scusa il ritardo, buon compleanno Amy" sorrisi porgendogliela

Lei la prese, la tirò fuori dalla sua custodia e l'ammirò per qualche minuto, toccandola delicatamente in ogni suo particolare. Poi mi guardò e mi abbracciò come mai aveva fatto prima.

"Grazie" sussurrò tenendomi ancora stretta

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"Alicia, lei è Olivia, Olivia, Alicia" disse il professor Smith

La ragazza che mi stava presentando aveva enormi occhi marroni e capelli biondi che le arrivavano oltre le spalle, mossi in fondo. A prima vista era proprio una bella ragazza.

"Piacere" dicemmo insieme

"Bene vi lascio sole" disse l'insegnante

Per quell'ora ero libera, avevo il permesso di non frequentare la lezione di storia per aiutare Alicia ad ambientarsi, così le feci fare il giro della scuola, spiegandole man mano le varie regole, parlandole dei vari professori.

"E qui c'è il teatro, non ci viene mai nessuno" dissi aprendo la grande porta rossa

Accesi le luci e il suo sguardo si meravigliò alla vista di quella sala. Anche io la prima volta che lo vidi rimasi affascinata dalla sua grandezza ed eleganza.

"Veramente?" chiese lei

"Si" ammisi dispiaciuta

"Non c'è un gruppo di teatro o qualcosa del genere?" mi chiese curiosa

"Beh, c'era, poi però nessuno si interessava più ad iscriversi e quindi a poco a poco è sparito anche quello" dissi ammirando il palco "Al mio primo anno c'era da combattere ogni volta per la prenotazione di questo teatro, sai?" continuai assorta in quei ricordi "C'era il gruppo di teatro, il club del libro, quello di musica e quello di canto, che spesso collaboravano, il coro della scuola, il gruppo di danza, ora è sparito tutto. La scuola è completamente diversa" sospirai

"Tu, facevi parte di uno di questi?" mi chiese

"Si, io facevo parte di quello di danza e di quello di musica e quello di canto" dissi malinconica

"Tu balli?" la guardai in quei grandi occhi marroni

"Io.. ballavo" risposi, poi abbassai la testa, fissandomi i piedi


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