Capitolo 7
Nella loro camerata, il caos era ufficialmente iniziato. Harper, con la sua solita energia travolgente, aveva spalancato l'armadio come se stesse per intraprendere una missione epica. «Questo, no... troppo semplice. Questo, no... troppo dolce,» borbottava tra sé, scartando vestiti con gesti teatrali, fino a quando non afferrò un abito nero corto tempestato di borchie argentate. Lo sollevò davanti a sé con un'espressione trionfante. «Perfetto. Questo urla potere e stile.»
Dietro di lei, il letto era ormai coperto di abiti accatastati in disordine, una cascata di colori e tessuti. Harper si guardava allo specchio come un'artista davanti alla sua tela, ponderando ogni dettaglio del suo look.
Senza attendere commenti, accese il suo altoparlante portatile, e la stanza fu immediatamente invasa da una scarica di bassi e riff di chitarra. Il volume era talmente alto che Evelyn sobbalzò, lasciando cadere il top che aveva in mano. «Harper! Un po' di preavviso no?» esclamò, portandosi una mano all'orecchio come per attutire il frastuono.
Harper si voltò con un sorriso che sembrava dire "Non è colpa mia se non capite la grandezza della mia playlist." «Evelyn, stasera è una festa. Non puoi pensare di vestirti da invisibile.»
Evelyn alzò gli occhi al cielo, afferrando di nuovo il suo top. «Non è che voglio essere invisibile, è che non voglio sembrare... non lo so... fuori posto.»
«Fuori posto?» Harper rise, infilando il vestito sopra la testa e saltellando sul posto per sistemarlo. «Tesoro, non è il vestito che ti rende fuori posto, è l'atteggiamento. Fidati di me, con questo abito e un po' di fiducia,» disse indicando Evelyn e subito dopo un vestitino davvero striminzito, «sarai tu a comandare la pista da ballo.»
Evelyn scosse la testa, alzando il jeans nero che aveva appena ripiegato con cura e il top abbinato con le maniche corte e bombate sulle spalle, mostrandoli ad Harper. «Mi dispiace, ma io sto bene così. Questi sono comodi e mi piacciono.»
Harper si fermò un istante, scrutandola con uno sguardo a metà tra il divertito e il critico. «Jeans neri e un top? Evelyn, hai presente che stiamo andando alla festa più importante dell'anno, vero?»
Evelyn incrociò le braccia, ferma nella sua decisione. «Harper, davvero, non è una sfilata di moda. Voglio sentirmi a mio agio, e questo è quello che fa per me. Non devo stravolgermi per divertirmi, no?»
Madison, ancora intenta a sistemare il rossetto, ridacchiò alle spalle di Evelyn. «Sembra che qualcuno sappia quello che vuole. Harper, lasciala in pace. Noi lo sappiamo che Evelyn è la regina della semplicità raffinata.»
Ava annuì con un piccolo sorriso. «E poi, se Evelyn si sente bene con quello che ha scelto, sarà più sicura. È quello che conta, no?»
Harper fece un gesto teatrale, portandosi una mano al cuore. «Okay, okay. Mi arrendo. Jeans e top siano. Ma almeno, per l'amor del cielo, lasciami aggiungere un po' di mascara e lucidalabbra. Ti giuro, niente di troppo.»
Evelyn sospirò ma cedette, afferrando il lucidalabbra dalle mani di Harper. «Va bene, ma solo perché non voglio che mi tormenti per tutta la sera.»
Con un tocco leggero di trucco e la sua scelta di outfit immutata, Evelyn si sentiva pronta. Semplice, ma elegante a modo suo, era sicura di poter affrontare la serata con la sua autenticità intatta.
Intanto, Ava stava seduta sul letto con un vestito azzurro piegato accanto a lei, osservando la scena con un sorriso nervoso. Quando Harper aumentò ancora il volume della musica, la ragazza alzò un sopracciglio e finalmente intervenne. «Harper, davvero, dobbiamo sentire la musica già a quest'ora? Non è che possiamo aspettare di essere alla festa?»
Harper si fermò a metà del movimento di sistemarsi i capelli e la guardò con un'aria drammatica. «Aspettare? Ava, tesoro, la festa inizia qui. E poi, come facciamo a trovare il giusto spirito senza un po' di preparazione musicale?»
Madison, che stava sistemando il trucco davanti allo specchio, non poté fare a meno di ridere. «Preparazione musicale o assalto alle nostre orecchie?» chiese con tono divertito, passando con precisione un rossetto color pesca sulle labbra.
Harper si voltò, facendo spallucce, il rossetto rosso fermo a metà applicazione. «Assalto? Ragazze, questa è arte! Come potete non sentire la passione?» Fece una pausa drammatica, poi sorrise maliziosamente. «Ma per voi mi sacrifico.» Con un cenno teatrale, cambiò brano, passando a un mix pop degli anni 2000.
«Molto meglio,» borbottò Madison, che stava sistemando il trucco davanti allo specchio. «Se avessi dovuto ascoltare un altro minuto di chitarre urlanti, penso che mi sarei truccata con la mano tremante.»
Evelyn rise piano, osservando l'interazione. Aveva sempre trovato affascinante come personalità diverse si potessero bilanciare a vicenda: Harper, con il suo spirito audace e sopra le righe; Madison, un'esuberanza artistica che mascherava un lato più sensibile; e Ava, con il suo atteggiamento tranquillo e misurato, che portava un senso di equilibrio. E poi c'era lei, Evelyn, che si sentiva a volte più spettatrice che protagonista di quelle dinamiche.
Ava, nel frattempo, si stava convincendo a indossare il vestito azzurro, anche se continuava a guardarsi nello specchio con aria dubbiosa. «Sicura che non sia troppo?» chiese timidamente a Madison.
«Troppo perfetto,» rispose Madison, strizzandole l'occhio. «Ava, sei bellissima. Fidati di me.»
Quando finalmente furono pronte, la stanza sembrava il campo di battaglia di una guerra combattuta con vestiti, trucchi e scarpe. Sul letto di Harper c'erano abiti sparsi ovunque: una giacca di pelle gettata sopra una pila di magliette, un paio di scarpe con il tacco abbandonate a metà tra il letto e il pavimento, e un reggiseno scintillante che pendeva pericolosamente dal bordo della scrivania. Evelyn osservava quel disordine con una sorta di sgomento rassegnato. Non era mai stata una maniaca dell'ordine, ma vedere la stanza trasformata in un caos completo la faceva sentire nervosa.
Sulla scrivania di Madison c'era un piccolo specchio da trucco circondato da una collezione di cosmetici: rossetti di ogni sfumatura, pennelli sparsi qua e là, e una palette di ombretti aperta che lasciava intravedere un vivace arcobaleno di colori. Madison era stata meticolosa nella scelta del look, provando diverse combinazioni di trucco fino a quando non aveva trovato quella perfetta, che risaltava il suo viso con una grazia disinvolta. Ora, però, il suo spazio sembrava più simile al backstage di una sfilata che a una normale camera da studente.
Sul pavimento vicino al letto di Ava, perfettamente rifatto, risaltava un paio di ballerine nude che avevano un'aria semplice ma elegante, unico dettaglio fuori posto. Dopo molta indecisione, Ava si era finalmente decisa su quel vestito azzurro, e anche se aveva passato dieci minuti buoni a sistemare i dettagli, come l'orlo e il modo in cui cadeva sulle spalle, ora appariva impeccabile. Nonostante il caos che la circondava, era riuscita a mantenere la sua sfera di tranquillità e precisione, il che rendeva ancora più stridente il contrasto con il resto della stanza.
Evelyn, nel frattempo, aveva difeso con tenacia la sua scelta di jeans neri e un top semplice con maniche bombate, resistendo a ogni tentativo di Harper di aggiungere accessori stravaganti. Aveva preparato i suoi pochi oggetti con ordine: i suoi stivaletti preferiti erano accanto alla porta, il suo lucidalabbra posato con cura accanto allo specchio. Nonostante ciò, il modo di fare di Harper aveva invaso la sua sfera personale, lasciando il letto molto diverso dalle sue consuetudini. Per Evelyn, mantenere un minimo di controllo sul proprio spazio la faceva sentire meno travolta dall'atmosfera caotica, ma quella sera si era dovuta adattare alla personalità della sua compagna di stanza
«Come facciamo a lasciare tutto così?» chiese, incredula, osservando un paio di orecchini spaiati che scintillavano sul pavimento accanto a un calzino di Harper.
La colpevole di quel disastro si limitò a scrollare le spalle, afferrando la sua clutch tempestata di strass. «Tesoro, il caos è il prezzo della creatività. E poi, chi ha tempo di sistemare? La festa ci aspetta.»
Evelyn sospirò, mentre Madison si voltava per aggiungere, con un sorriso sornione: «Non preoccuparti, Evelyn. Pensa a questa stanza come una testimonianza della nostra preparazione. Un piccolo tributo al nostro impegno.»
Ava ridacchiò piano, prendendo la sua borsa. «E anche alla vostra incapacità di essere ordinate sotto pressione.»
Le quattro si scambiarono uno sguardo complice, consapevoli che quella scena era il riflesso perfetto delle loro personalità: il caos impetuoso di Harper, la creatività artistica di Madison, la calma apparente di Ava e il pragmatismo di Evelyn. In quel momento, nonostante il disordine, tutto sembrava perfettamente in equilibrio.
Harper afferrò Evelyn per la mano, trascinandola verso la porta prima che la compagna potesse cambiare idea. «Stasera si pensa solo a divertirsi. Puliremo domani, forse.»
Con un ultimo sguardo alla loro caotica camerata, le quattro ragazze si avviarono verso la festa, ciascuna con un mix unico di emozione, nervosismo e aspettativa.
Quando finalmente uscirono dalla confraternita, il cielo era già scuro, punteggiato da stelle che brillavano debolmente sopra il campus illuminato. Il vento della sera portava con sé l'eco distante di musica e risate, segno che la festa era già iniziata.
«Avete notato quanta gente sta andando verso quella direzione?» commentò Ava, indicando un gruppo di ragazzi e ragazze che camminavano verso l'edificio della confraternita maschile.
«Certo che sì,» rispose Madison con un sorriso. «Non è solo una festa, è la festa.»
Evelyn osservò con curiosità il flusso di persone. Alcuni sembravano emozionati, altri completamente a loro agio, come se fossero abituati a eventi del genere. Lei, invece, sentiva un misto di eccitazione e nervosismo. Non era esattamente il tipo di persona che andava alle feste, ma Harper aveva insistito così tanto che non aveva trovato il coraggio di dire di no.
Il percorso verso la confraternita maschile si snodava attraverso il cuore pulsante del campus, un luogo che di giorno brulicava di studenti intenti a correre tra una lezione e l'altra, ma che di notte assumeva un fascino diverso, quasi incantato. Evelyn camminava accanto alle sue amiche, lasciandosi avvolgere dalla brezza leggera che faceva frusciare le foglie degli alberi lungo i sentieri illuminati da lampioni dalla luce calda e soffusa. Gli edifici familiari, con le loro facciate in mattoni e le finestre ora buie, sembravano osservare silenziosamente il passaggio di quel piccolo gruppo, come spettatori discreti di una scena che si ripeteva ogni anno.
Madison chiacchierava vivacemente, il suo tono di voce leggermente più alto del solito per coprire i primi accenni di musica che si facevano strada nell'aria. Harper, con la sua solita sicurezza, guidava il gruppo con passi energici, oscillando leggermente il bacino a ritmo della canzone che ancora riecheggiava nella sua testa dalla loro stanza. Ava, più silenziosa, osservava il paesaggio circostante, ogni tanto lanciando un'occhiata verso Evelyn, come per cercare una sorta di rassicurazione.
Man mano che si avvicinavano all'edificio della confraternita maschile, la musica diventava sempre più forte, un ritmo pulsante e ipnotico che sembrava fondersi con il suono dei loro passi sul vialetto di ghiaia. Evelyn sentì una vibrazione leggera sotto i piedi, come se il terreno stesso rispondesse alla potenza dei bassi. La sensazione era strana, quasi surreale, e per un momento si domandò come fosse possibile che un suono potesse influire così tanto sull'ambiente circostante.
«Sentite anche voi il pavimento tremare?» chiese Ava con un sorriso incerto, stringendosi nella giacca leggera.
«Certo che sì!» rispose Harper, lanciando un'occhiata indietro. «È l'energia della festa che ci accoglie. Siamo praticamente delle star che stanno per fare il loro ingresso trionfale.»
Evelyn rise piano, scuotendo la testa. «Se continui a parlare così, Harper, finirò per pensare che hai un copione preparato per ogni occasione.»
Madison si unì alla conversazione con un cenno divertito. «Ormai abbiamo capito che Harper vive per i grandi ingressi. È la sua specialità.»
Quando svoltarono l'angolo che conduceva al lato opposto del campus, dove sorgeva l'edificio della confraternita maschile, lo spettacolo che si aprì davanti ai loro occhi lasciò tutte senza parole per un istante. Le luci colorate che danzavano sulle pareti in pietra dell'edificio sembravano un'installazione artistica, riflettendo sfumature di blu, viola e rosso sul giardino circostante. Il suono della musica, ora completamente distinguibile, riempiva l'aria come una presenza fisica, avvolgendole in una sorta di bolla sonora.
Quando arrivarono più vicine, lo sguardo di Evelyn vagò verso l'edificio imponente, soffermandosi poi sul giardino antistante.
L'accoglienza alla prima festa della sua vita le riservò una scena che sembrava uscita direttamente da un film universitario. Il prato, che precedeva la corta scalinata che conduceva all'ingresso dell'edificio, era un vero e proprio epicentro di caos e vitalità: gruppi di studenti erano sparpagliati ovunque, alcuni seduti sull'erba a ridere e parlare, altri intenti a giocare a beer pong su lunghi tavoli di legno illuminati da luci a stringa appese agli alberi.
La musica, già forte da lontano, qui era assordante, una sequenza continua di ritmi incalzanti e bassi potenti che sembravano far vibrare l'aria. Una coppia ballava sul bordo di una fontana al centro del giardino, ridendo e cercando di mantenere l'equilibrio mentre un piccolo gruppo intorno a loro applaudiva e incitava con entusiasmo.
«Questo è... intenso,» mormorò Ava, rallentando il passo mentre osservava la scena con gli occhi spalancati.
Madison, invece, sembrava completamente a suo agio. «Questo è perfetto!» esclamò, trascinando Evelyn per un braccio. «Guarda quanta energia! Come si fa a non divertirsi?»
Harper, ovviamente, era già entrata nel mood della festa. «Questa è solo l'anteprima, ragazze,» disse, aggiustandosi il vestito corto e avanzando sicura verso l'ingresso dell'edificio. «Dentro sarà ancora meglio!»
Evelyn non poté fare a meno di fermarsi un momento a osservare il panorama. C'erano ragazzi che ridevano forte, bevendo da bicchieri rossi di plastica, mentre altri si sfidavano in giochi apparentemente privi di regole. Un ragazzo con una chitarra stava seduto su una panchina, strimpellando un ritmo che si perdeva nel frastuono generale, e due ragazze si stavano facendo selfie con espressioni esagerate davanti alla fontana.
«Non mi sembra neanche reale,» commentò Evelyn, cercando di non lasciarsi sopraffare dall'energia quasi caotica del momento.
«Reale o no, siamo qui,» rispose Harper con un sorriso sfrontato, già pronta a buttarsi nella mischia.
Madison annuì, indicando un gruppo di ragazzi che sembrava conoscere. «Quello è Caleb, il ragazzo di cui ti ho parlato. Il tipo che mi ha aiutata con il corso di fotografia,» disse con un sorrisetto malizioso.
«Quello con il cappellino al contrario?» chiese Harper, squadrandolo con aria critica.
«Sì. Carino, vero?»
Harper alzò le spalle. «Direi passabile. Ma se a te piace, è perfetto.»
Ava, nel frattempo, aveva notato un ragazzo che cercava maldestramente di bilanciare una torre di lattine vuote sopra una tavola instabile. «Questo è... interessante,» commentò con un misto di perplessità e divertimento.
Evelyn le diede una leggera gomitata. «Almeno sembrano divertirsi.»
«Già,» rispose Ava, anche se il tono della sua voce suggeriva che non fosse ancora del tutto convinta di trovarsi nel posto giusto.
Mentre Harper apriva la strada verso l'ingresso, Evelyn lanciò un ultimo sguardo al giardino. Per un istante si sentì un'osservatrice esterna, ma poi il pensiero di vivere qualcosa di nuovo – qualcosa fuori dalla sua abituale routine – la convinse a seguirle, con un misto di curiosità e apprensione.
«Wow,» mormorò Ava, stringendosi un po' nella sua giacca leggera mentre si avvicinavano sempre più al fulcro dell'evento. «Non mi aspettavo così tanta gente.»
«Incredibile,» le fece eco Evelyn, osservando il flusso continuo di studenti che faceva avanti e indietro dal portone d'ingresso. Alcuni ridevano e chiacchieravano animatamente, altri camminavano in piccoli gruppi con un'aria rilassata, come se quella fosse solo un'altra serata qualunque. Lei, invece, si sentiva stranamente sospesa tra eccitazione e timore.
«È meraviglioso!» esclamò Madison, afferrando l'amica per il braccio. «Dai, andiamo a vedere com'è dentro.»
Harper era già avanti, aprendo la strada con la sua solita sicurezza. «Seguitemi, ragazze. Vi prometto che sarà una festa memorabile,» dichiarò, indicando l'edificio con un gesto teatrale. «Siete pronte per la serata delle serate?»
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