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«Mi stai ascoltando, Dazai?»
«Eh? Oh, sì..» rispose il bendato, fissando un punto a vuoto di fronte a sé.
«...Quindi?»
Dazai si fermò tutto a un tratto, spostando lo sguardo verso la persona di fianco a lui.
«Va bene, non ho ascoltato.» sospirò, agitando una mano in aria «Fumi-» scosse la testa «cioè, Chuuya, potresti ripetere?» accennò un sorriso forzato, aspettando la sua risposta.
«Dazai, non abbiamo molto tempo, resta concentrato. Oggi sono lui, trattami come vuoi. Urlami, arrabbiati pure, o ignorami, anche. Ma, solo per oggi, devi credere che io sia Chuuya.»
Un'ora prima.
«Me?» Chuuya era scettico.
«Il suo potere le permette di prendere la forma e la voce di una persona, donna o uomo che sia, no?» Dazai spostò l'attenzione su Fumiko, che ascoltava il piano in silenzio.
Aveva intenzione di far interpretare a lei il ruolo di Chuuya. Voleva avere un'altra possibilità nel caso le cose si fossero complicate. Far credere al nemico di avere davanti il Doppio Nero poteva essere un vantaggio, nel caso avessero attaccato. Non si sarebbero di certo preparati a tre persone, di cui una identica a Chuuya. In ogni caso, venire allo scoperto era l'ultima cosa che aveva intenzione di fare. Il piano era andare al quartiere Seya, cercare l'uomo chiamato Ihara Saikaku e... Improvvisare.
«L'idea non è male.» Fumiko intervenne, notando l'espressione indecisa del rosso «ma l'effetto durerà qualche ora, non tutto il giorno.»
«E io che farò?» chiese quindi l'esecutore.
«Ci seguirai e interverrai, se necessario.»
Un'ora dopo.
«Va bene.»
Era difficile per Dazai pensare che accanto a lui non ci fosse Chuuya, ma una donna. Era difficile credere che non fosse davvero il suo compagno, colei che gli parlava con la sua stessa voce. Complicato ascoltare qualcuno con l'aspetto di chi, la notte prima, gli aveva urlato che non gli importava nulla nel caso fosse morto.
Ma, in fondo, importava davvero a qualcuno della sua vita? A se stesso, magari?
«Chuuya, ripetimi la domanda.» ordinò deciso, tornando a camminare.
«Hai qualcosa in mente o stiamo andando totalmente alla cieca?»
Dazai esitò un secondo, prima di rispondere. Non è che non avesse in mente nulla, ma in quel contesto sarebbe stato meglio vedere cosa avrebbero trovato e agire di conseguenza.
«Siamo quasi arrivati, stai attenta.»
Alla fine, aveva semplicemente sviato l'argomento.
«Attento.»
«Eh?»
Fumiko sospirò «sono un ragazzo, quindi devi dirmi attento.»
«Ah, certo.» Dazai annuì in modo distratto, poi tornò a regnare il silenzio.
Letteralmente. Il quartiere Seya era vuoto, poca gente in giro e pochi rumori di sottofondo. Qualcosa era cambiato, dall'ultima volta in cui il giovane dirigente c'era stato. E non era poi passato molto, solo un giorno; eppure, sembrava essere passato un secolo.
Se solo avesse saputo che dopo quell'incendio avrebbe affrontato qualcosa di molto peggiore, quella stessa notte, si sarebbe lasciato bruciare dalle fiamme. Almeno sarebbe morto da eroe, invece di continuare a vivere da demone.
Potrebbero esserci poche persone perché impegnate con la questione dell'orfanotrofio. La polizia perde sempre un sacco di tempo in queste cose.
«Ho un sospetto.»
Un sussurro. Fumiko si girò verso Dazai, curiosa «cioè?»
«Io penso che tutto questo faccia parte del piano dell'uomo che ho incontrato ieri. L'incendio, l'incontro, la nostra ricognizione e questo deserto di gente.» si fermò, guardandosi intorno e subito dopo ritornando con gli occhi su Fumiko «quando c'è un evento come quello di ieri, di solito i giorni successivi sono tutti impegnati a dare le loro testimonianze per capire come possa essere capitata una cosa del genere. E il fatto che questo coincida con la nostra venuta mi insospettisce.»
«Oh, un'altra coincidenza, eh?» Fumiko sogghignò, voltandosi altrove.
Dazai ignorò quella provocazione, mirata proprio all'argomento che la notte prima la donna aveva preso; non valeva la pena discutere in quel momento.
Fecero per riprendere a camminare, ma dietro di loro li fermò una voce; ferma e autoritaria, ma allo stesso tempo dolce e paterna.
«Sei tornato, ragazzo.»
Dazai accennò un breve sorriso, poi tornò serio e si girò subito dopo Fumiko verso l'uomo.
«Le tragedie mi attirano.» disse il bendato, riponendo una mano in tasca.
«Ti attira la morte, più che altro.» sorrise l'uomo di rimando, avvicinandosi ai due.
Fumiko fece per dire qualcosa, ma un'altra voce la bloccò; proveniva dalle spalle dell'uomo, ed era molto più decisa, e allo stesso tempo delicata.
«Ciao, Rosso.»
Dazai si girò verso Fumiko, sorpreso che quel nuovo ragazzo appena arrivato conoscesse Chuuya. Quando e dove si erano incontrati?
La donna non seppe che fare, inizialmente; lei non l'aveva mai visto, ma colui che interpretava sì. Un'eventualità non programmata: doveva improvvisare, ma in quel contesto non poteva rischiare di dire qualcosa fuori luogo, che potesse svelare il suo travestimento. Così rimase in silenzio, aspettando che Dazai agisse in qualche modo.
Però Dazai fece lo stesso, tornando con lo sguardo sull'uomo adulto e sul giovane che adesso avanzava verso di loro. Non ebbe nemmeno il tempo di fermarlo che si trovava già davanti Fumiko, mentre gli toccava delicatamente un braccio e spalancava gli occhi rossastri fissi su quelli azzurro cielo che si trovava di fronte.
«Ci siamo conosciuti ieri, ricordi? Sono Yonosuke.» il ragazzo piegò la testa leggermente di lato, poi lasciò la poca presa che aveva e tornò accanto all'uomo.
«Non ricordi, eh?»
Dazai ignorò le parole del ragazzo e si concentrò sull'uomo, assottigliando lo sguardo.
«E lei, invece?» chiese serio.
L'uomo sorrise con dolcezza «Secondo voi, chi sono?»
«Ormai è inutile negarlo, è chiaro a tutti. Sapete benissimo perché siamo qui, quindi mettiamo per una volta le carte in tavola e giochiamo senza questi stupidi trucchetti.»
Fumiko aveva fatto due passi verso i due, parlando con calma e gesticolando lievemente. Quello che aveva detto era vero: ormai tutti i presenti sapevano a che gioco stavano giocando, e sarebbe stato inutile negare che fossero loro gli avversari. Ma ancora non le era chiaro il motivo per il quale non sembravano aggressivi o violenti nei loro confronti. Se davvero fossero stati i nemici, e si fossero ritrovati davanti il duo più potente della città, perché continuare con le frasi ambigue e i discorsi superflui come quelli e non attaccarlo subito?
«Chuuya Nakahara e Dazai Osamu» esclamò il giovane, sorridendo appena «due esecutori della mafia portuale di Yokohama» lentamente anche lui stava avanzando di nuovo verso Fumiko «due giovani assassini pronti ad uccidere per scopi apparentemente sconosciuti, che si ritrovano in un modo o nell'altro a collaborare forzatamente fra di loro» spostò lo sguardo verso Dazai, anche se si trovava di fronte alla donna «com'era che ti avevo detto, Chuuya? Vi distruggerete a vicenda?»
Fumiko rimase paralizzata a quelle parole, non seppe cosa rispondere. Non ci aveva mai parlato; ma che diavolo era passato per la testa a quell'idiota di Chuuya? Di cosa avevano discusso?
«Da quello che vedo...» di nuovo, i suoi occhi ripresero a fissare quelli di Fumiko, o meglio, di Chuuya, mentre con una mano iniziava ad accarezzargli il volto «...è già capitato, vero?»
In un attimo, Fumiko si sentì come premere sul petto e, senza poter fare nulla, si accasciò a terra in preda a delle fitte che non le permettevano di respirare. Dazai si mise in guardia, mentre il ragazzo che si era presentato come Yonosuke divenne serio e tornò accanto all'uomo.
«Capisco che il fatto di averci scoperto possa essere stato fonte di grande soddisfazione per voi, e per questo abbiate abbassato la guardia» iniziò, alzando la voce «ma eravate voi ad aver detto "carte sul tavolo" e "niente stupidi trucchetti", no? Allora mettiamo davvero le carte in tavola.»
«I peccatori di questo mondo saranno puniti, io posso solo fare il mio dovere di credente. Riconoscerne uno, capire chi è, e se è davvero lui.» continuò l'altro, mentre Fumiko era rimasta a terra, ritornando già ad avere le caratteristiche del suo corpo.
Era come se un peso le fosse caduto sul petto e la stesse schiacciando, e non riusciva più a controllare la sua abilità. Sentiva di star facendo uno sforzo immane, doveva diminuire la pressione.
Non riesco... A respirare...
«Ihara, giusto? Secondo lei... Io sono un peccatore?» Dazai lo interruppe con un tono di voce più alto del normale, allargando le braccia e quasi sorridendo.
Aveva in viso proprio il suo ghigno sadico, la smorfia di chi sa già la risposta alla sua domanda. E il pensiero di sentirselo dire lo incoraggiava talmente tanto che non si trattenne dal chiederlo direttamente a colui che sembrava essere il suo ennesimo avversario principale.
Ma la risposta che ricevette, stranamente, lo destabilizzò e basta. Perché non era il rispondere in sé ciò che gli era parso inusuale, ma... Colui che l'aveva fatto nonostante sapesse che la domanda fosse indirizzata a Ihara Saikaku.
Il giovane ragazzo dai capelli biondi lo guardò con i suoi occhi ormai completamente rossi, lo fissò talmente intensamente che attirò lo sguardo del bendato a sé. E non appena avvenne, gli diede la sua risposta.
«No, tu non sei un peccatore. Tu sei il diavolo in persona.»
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Olè, finalmente questo benedetto capitolo è uscito. Se avessi rimandato ancora ci saremmo ritrovati ad ottobre, perché non ho un attimo di tempo libero per concentrarmi sulla revisione. Mi dispiace, e penso che ad ogni nota d'autore ci saranno sempre scuse, scusate anche per questo ahahahah.
In ogni caso questo capitolo non è molto lungo, quando ho finito di scriverlo non ne ero proprio convinta però... Più lo rileggo più non mi sembra tanto male. Diciamo che la cosa di cui sono più soddisfatta è la presenza dei due nemici. Voi che mi dite?
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