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Passavano i giorni fra un lavoro e l'altro, ma mai nessuno richiedeva grande sforzo da parte del duo nero.
Entrambi erano ritornati a litigare, a discutere sulle minime faccende e ad ignorarsi il più possibile. Ma a nessuno dei due questa situazione stava bene, ed era ovvio che entrambi volessero qualcosa di più di semplici liti o frivole discussioni senza fine.

Parlare, chi era in grado di farlo? Perfetti nel combattimento, coordinati nell'attacco, ma così tremendamente impacciati ad essere compagni anche oltre la mafia. Uno bruciava nell'orgoglio, all'altro piaceva il sadismo; ed eccoli di nuovo fermi, punto e a capo, nulla di risolto.

Niente, come se fosse tutto sparito. Apparentemente.

Forse prima o poi avrebbero messo da parte ciò in cui credevano, forse un giorno le loro parole avrebbero raggiunto l'uno e l'altro, ma quando? Per quanto ancora si doveva aspettare?

Sia Chuuya che Dazai, questo, non potevano proprio saperlo.

Era notte, e la luna era coperta dalle nuvole. L'oscurità avvolgeva la città, avvolgeva gli uomini ubriachi e gli uomini di guardia al loro tesoro. Avvolgeva chi una casa non ce l'aveva, e anche quelle persone alle quali proprio quel tetto sulla testa era l'unica e sola cosa importante che gli rimaneva. Nessuno fugge alle tenebre della notte, nemmeno la ragione e i pensieri.

In quella notte spenta Dazai aveva appena finito di svolgere una missione, e ora si stava dirigendo al suo capanno.
Spesso si rifiutava di andarci. Perché, poi, non se lo riusciva a spiegare. In fondo là dentro non c'era niente, e non era mai successo niente.

È davvero così?

Entrò e si distese sul lettino, con le mani dietro la nuca e un sorriso accennato fra le labbra.
Guardava il soffitto cercando le stelle, che non erano né là né fuori, quella notte.

Ad un tratto sentì la porta d'entrata aprirsi. Si mise seduto, aspettando di veder comparire Chuuya, o forse solo qualche curioso. Ed eccolo, il suo compagno, mentre con un'espressione seccata camminava verso di lui. Aveva le mani in tasca e il passo felpato.

«Chuuya, non approfittarti di questo posto» esclamò Dazai, rimanendo nella sua posizione con quel sorriso accennato.

«Perché no?» il rosso si strinse nella spalle, avvicinandosi a Dazai «fammi riposare un po' piuttosto.»

Il dirigente bendato lo scrutò, notando qualcosa di strano in lui. Non si spiegò bene cosa, ma lo vide diverso. Il suo sguardo era tranquillo, i suoi gesti non sembravano nervosi come al solito e i suoi movimenti erano davvero... Femminili.

Rimase a fissarlo per qualche secondo, finché Chuuya non mostrò i denti «che hai da guardare? Ho qualcosa sulla faccia?»

«È che... Questo posto...» Dazai mormorò qualche parola, aspettando una qualche reazione dal compagno, che invece gli sembrava tanto indifferente.

Da quando era diventato così bravo a nascondere le sue emozioni tanto irruente? Da quando quel loro punto di ritrovo non gli provocava nessun effetto?
Mentiva a se stesso, a Dazai, o semplicemente aveva davvero rimosso quello che era accaduto lì?
Dazai invidiò la sua tenacia a voler dimenticare, ma allo stesso tempo si sentì sopraffatto da un senso di vuoto, più di quello che ogni giorno sentiva, più di quello che provava ogni notte quando si ritrovava da solo a fissare un cielo senza luna e un tetto senza stelle.
Non capiva come Chuuya, che per primo aveva fatto ciò che aveva fatto, fosse riuscito a passare avanti, come gli aveva detto di fare proprio lui. Dimenticare, far finta che non sia successo niente. Dazai non riusciva a sopportarlo. Dannò se stesso per le sue parole, e decise che non voleva. Non voleva che Chuuya facesse ciò che avevano stabilito una notte qualunque, che forse proprio qualunque non era, dentro quel posto. Non voleva che fosse così a causa sua.

«Se vuoi stare là seduto senza far nulla, alzati e fammi chiudere un po' gli occhi.» gli ordinò Chuuya ad un tratto, avvicinandosi al lettino.

Dazai gli prese il braccio e lo tirò a sé, facendolo sbilanciare leggermente in avanti. Glielo tenne vicino al suo fianco, mentre Chuuya gli mise quello libero sul petto per allontanarlo.

«Che diavolo stai..»

«Vuoi davvero dimenticarlo?» sussurrò Dazai, avvicinando il viso a quello del compagno e rimanendo fermo in quella posizione. Aveva di nuovo provato una strana sensazione, guardandolo così da vicino. I suoi occhi azzurri lo fissavano spalancati e increduli, come se quel gesto fosse stato completamente inaspettato. Perché era così sorpreso? Era stato lui ad iniziare tutto, a fare il primo passo. Ma Dazai più lo guardava, più vedeva stupore e incapacità nell'opporsi. Un'incapacità volontaria, però, come se Chuuya volesse vedere fino a che punto Dazai voleva spingersi.

«Dimenticare?» Chuuya non si muoveva di un millimetro. I suoi occhi guardavano in alternanza quelli di Dazai, la sua mano, la sua bocca, i suoi capelli. Sembrava lo stesse studiando.

Dazai assottigliò gli occhi, strinse il braccio di Chuuya e con un movimento veloce prese la sua pistola, puntandola sotto il mento del partner. Fra il suo corpo e il suo braccio ancora in direzione del proprio petto. Chuuya cercò di liberarsi dalla presa, allontanando leggermente il suo braccio dal petto di Dazai, ma quest'ultimo lo fermò con le sue parole.

«Fai un altro movimento e l'ultima cosa che vedrai nella tua vita sarà la mia faccia.» sibilò, avvicinandosi ancora di più al suo viso.

Mentre gli stava così vicino, notò che la carnagione di Chuuya era leggermente abbronzata. Fece un ghigno, premendo ancora di più la pistola sotto il suo mento, ma Chuuya con un gesto ancora più rapido del precedente prese un suo coltello e colpì il braccio di Dazai, ferendolo al polso.
Con un calcio poi liberò anche l'altra sua mano, e indietreggiò, prendendo un altro coltello e mettendoli entrambi davanti a sé, in direzione di Dazai.
Il bendato si alzò di scatto e, mantenendo sempre un'espressione controllata, gli puntò la pistola.

«Tu non sei Chuuya, vero?»

«Incredibile» esclamò Chuuya, o chiunque fosse.

Dazai notò che i suoi capelli stavano diventando più scuri, quasi neri, e le sue labbra si facevano poco più carnose.
L'Impostore si tolse i guanti, prendendo i coltelli prima in una mano e poi nell'altra.

Non avevo mai visto un'abilità simile. In grado di cambiare il viso, la voce e il corpo di una persona. Dovrei essere io a dire incredibile.

«Non potevo aspettarmi di meno dal più giovane dirigente della port-mafia Osamu Dazai, nonché compagno di massacri dell'esecutore Nakahara Chuuya.»
La sua voce stava diventando più acuta e raffinata, e anche abbastanza sensuale. I suoi capelli ora erano completamente neri, e, dopo essersi tolta il cappello, si vedeva anche quanto fossero lisci. Il taglio dei suoi occhi si fece dolce, il naso leggermente più piccolo e a punta, mentre il corpo cambiò di poco, rimanendo della stessa altezza di prima.

Il suo aspetto era quello di una ragazza. Aveva una certa compostezza nei suoi lineamenti gentili, e una strana luce nei suoi occhi ora diventati neri come i capelli. Una bellezza raffinata ed elegante, che esprimeva determinazione e, pensò Dazai, spirito vendicativo. La sua aura emanava una forza interiore incredibile. Dazai ne rimase affascinato, ma continuò a stare in guardia. Quella donna gli aveva ferito il polso con un gesto agile e preciso, e con un calcio si era allontanata, mettendosi in una posizione con un certo vantaggio. Sicuramente sapeva combattere.

«Vedo che hai studiato. Perché non informi anche me, sulla tua identità?» azzardò Dazai, curvando le labbra in un sorriso di sfida.

«Il mio nome è indifferente. Preparati, Dazai. Voi l'avete uccisa, e pagherete per questo.» e, mettendo via i coltelli, corse fuori dal capanno come un'ombra nella notte.
Silenziosa e invisibile, si dileguò in pochi secondi come se non fosse mai stata lì.

Dazai non la seguì. Mise via la pistola e tornò alla sua espressione naturale. Una certa impassibilità, ora smossa da curiosità sadica e assassina.

Un nuovo gioco era cominciato.

~~~

In onore del compleanno del nostro amico bendato, dedico tutto a Dazai questo capitolo in cui, per puro e semplice caso, il protagonista è proprio lui.

Allora, le vostre reazioni? Che ne pensate? Vi sareste aspettati che quello non fosse Chuuya, ma una donna?

E chi è, questa misteriosa donna?
Tranquilli, non lo terrò nascosto per molto, presto capirete.

Ancora auguri a Dazaiuccio e
ALLA PROSSIMA!

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