~38~
Stava piovendo.
Il rumore incessante dell'acqua che picchiettava sui finestrini delle auto, quelle gocce fitte che non permettevano la visuale oltre un metro di distanza, il cielo cupo e grigio che minacciava di caderti addosso da un momento all'altro.
I suoi occhi erano sempre lì, mentre fissavano un vuoto apparente e dimenticato, rimasto nella memoria di persone e animali che involontariamente lo avevano incrociato.
Il tempo rendeva perfetto quel giorno per una guerra.
Ma le ferite ancora facevano male e i pensieri confusi non abbandonavano la mente di chi, confuso, era sfuggito alla morte. Se l'era ritrovata in faccia e nemmeno lo sapeva; la morte, nelle vesti di un ragazzo più grande di lui, più grande di tutti.
Le pozze d'acqua che si stavano formando intralciavano il suo passo spedito, che lo stava indirizzando verso la stanza del suo compagno, al quartier generale, ancora costretto a stare a letto per via di quella stessa morte che gli era sfuggita.
Gente di Yokohama, ecco il nome dell'abilità folle di un altrettanto folle James Joyce, il quale non lo era poi così tanto, ma spavaldo sì, e furbo anche troppo.
In quelle ore di pioggia continua le sue ricerche erano state vane, se non per qualche piccola informazione da uomini e donne impegnati in affari che andavano oltre quelli della port-mafia; ma quelle informazioni si rivelavano superflue e conosciute, racconti per lo più privi di senso e scopo, e allora ecco che il punto rimaneva tale e quale, senza nemmeno andare a capo con lettere o parole. Solo il nome di quell'abilità aveva scoperto, ma non gli bastava.
Se dovesse ripresentarsi, a chi dovrei rivolgermi?
Una macchina davanti a lui quasi lo investì d'acqua, sfrecciando come fosse all'inseguimento anche lei di notizie utili e indizi rilevanti.
Dazai evitò l'ondata marrone per la sporcizia che gli stava per arrivare addosso e velocizzò il passo arrivando in poco tempo al quartier generale.
Non c'era tempo.
Qualcuno doveva curare le ferite di Chuuya prima che quell'uomo fosse riapparso, e doveva farlo alla svelta.
Si diresse verso l'ufficio di uno dei dottori specializzati della port-mafia, entrando con calma e cercando di mantenere un tono controllato.
«Ho bisogno che guarisca più in fretta.» disse deciso, generando nel dottore un'espressione quasi divertita.
«Dazai, quelle ferite hanno bisogno di settimane, è impossibile curarle in qualche giorn-»
«Invece deve esserci un modo. Dottore, se quelle ferite non guariranno, non saranno soltanto le sue a dover essere curate, ma quelle di un'intera organizzazione.» fece una pausa «Sempre se andrà tutto bene.»
Il dottore lo guardava perplesso, ma era chiaro che stava cercando una qualche soluzione possibile per quella situazione.
Quel "se andrà tutto bene" lo aveva spaventato non poco.
Le parole di Dazai si erano sempre rivelate quasi profetiche, credere era la cosa più sensata da fare.
«Dazai, posso provare ad accelerare il processo di guarigione richiamando i dottori delle città vicine che conosco, così forse mettendo insieme le nostre abilità..»
«Bene, entro un'ora ci vediamo nella stanza in fondo al corridoio del quinto piano.» concluse Dazai interrompendolo di nuovo, poi si voltò velocemente e uscì dall'ufficio.
Cosa avrà in mente quel James? Perché ha lasciato liberi sia me che Chuuya? Ci aveva entrambi in pugno, non potevamo sfuggirgli. Poteva uccidere Chuuya in qualunque momento, lasciarmi marcire in quella casa per sempre, ma ci ha lasciati andare.
Quindi, qual è il suo obiettivo?
Distruggere la port-mafia lasciando i due esecutori più forti a difenderla non mi sembra una mossa molto furba, eppure ho ancora la sensazione che tutto questo faccia parte del suo piano.
Ho la sensazione che tra poco ce lo ritroveremo di fronte più forte di prima, nonostante prima non ci abbia mostrato un bel niente.
Senza nemmeno farci caso, era già arrivato alla stanza di Chuuya. Entrò con cautela, sperando di trovarlo mentre dormiva. Per non doverlo guardare, per non dover pensare.
Ma invece Chuuya era lì, seduto, appoggiato allo schienale del letto mentre fissava l'entrata della stanza, dove adesso si trovava Dazai.
«Spero tu abbia qualche novità, perché mi sto veramente rompendo le scatole di stare qui ad aspettare tue notizie» esclamò Chuuya incrociando le braccia al petto e guardando dritto negli occhi il compagno «allora?»
Dazai non l'aveva dimenticato. Gli sembrava però un sogno, una realtà che si era immaginato.
Chuuya sembrava essere ritornato come sempre. Il vecchio e impulsivo Chuuya.
Concentrati.
«Forse tra qualche ora starai di nuovo bene.» mormorò, distogliendo lo sguardo.
Chiuse la porta e si diresse verso la finestra, scrutando l'orizzonte opaco per via della pioggia all'infuori di essa.
«Peccato, mi piaceva questa tua impossibilità nel picchiarmi di tua spontanea volontà a meno che non mi fossi avvicinato io» continuò, girandosi a tre quarti e sorridendo di sbieco a Chuuya, che fece una smorfia seccata.
«Ecco, esatto! Proprio quella. L'espressione di chi non può fare altro se non soccombere!» si mise a ridere, girandosi completamente verso Chuuya che lo fissava rabbioso.
«Se non la pianti vengo lì e ti butto fuori dalla finestra. Anche se sono a letto non significa che sono paralizzato!» esclamò, agitando le braccia per aria.
«Ho scoperto il nome del suo potere, in ogni caso» disse, alzando le spalle e ignorando Chuuya «quello che ti ha ridotto così, insomma.»
«Sono stato io a ridurmi così-»
«Ma lui ti ha spinto ad usare Corruzione, Chuuya.»
Dazai tornò serio, e riprese a fissare la pioggia che scendeva incessante.
«Non manca molto.»
Chuuya spostò lo guardo altrove.
«Già» borbottò, offeso per essere stato interrotto e per non essere stato preso in considerazione.
Che aspetti? Fallo fuori. Ti ignora? Fallo fuori.
Trattenne il respiro. Strinse i pugni e chiuse gli occhi. Improvvisamente, era tornata. Quella voce che continuava ad urlargli dentro la testa cose che non capiva.
Da quando era tornato in quella stanza, quella voce aveva ripreso a gridare e scalciare per uscire. Anzi, più precisamente, da quando aveva incontrato James.
Quella voglia di usare Corruzione si faceva sempre più incontrollabile, e aveva paura.
Aveva paura di non riuscire a controllarsi.
«Dazai..» mormorò, facendo appello a tutto l'autocontrollo che gli era rimasto in corpo.
Dazai si girò a guardarlo, notando finalmente quello che stava succedendo al compagno. Lo vide contratto e sul punto di scoppiare.
Si avvicinò e gli toccò la spalla, stringendogliela.
«Chuuya, sono qui. Non succederà niente, la mia abilità ti fermerà. Calmati.»
Stava usando la sua voce forte e decisa, scandendo lentamente ogni parola per farla arrivare alla mente di Chuuya e sovrastare quelle che lo stavano facendo impazzire.
Chuuya riaprì gli occhi e fissò quelli di Dazai. Si concentrò su quelli, occhi come pozzi senza fondo e privi di qualsiasi debolezza.
Prendendo un grosso respiro si tranquillizzò e annuì per farglielo capire.
«Bene» sospirò Dazai, allontanandosi da lui e togliendosi la giacca.
«Va tutto bene.»
Qualche ora dopo
Si sentirono dei passi fuori dalla stanza. Poi delle voci che si accavallavano, bisbigli, sussurri. Qualcuno teneva la maniglia della porta ed esitava ogni volta che l'abbassava.
Dazai fissava quei movimenti incerti, mentre Chuuya si guardava intorno con aria pensierosa.
«Avete o no intenzione di entrare?» esclamò Dazai con un tono disinteressato.
La porta si aprì, lentamente, e tre uomini vestiti con pantaloni e camicia bianca entrarono con passo incerto e gambe tremolanti.
Dazai sospirò, sedendosi su una sedia vicino al letto di Chuuya.
Incrociò le braccia e chiuse gli occhi, aspettando che i tre uomini dicessero qualcosa.
«Ehm, ecco, Dazai» iniziò il primo dei tre, il dottore con cui il giovane dirigente bendato aveva parlato qualche ora prima «perdona il ritardo, sono davvero desolato, ma..»
«Sinceramente, non mi interessa. La mia priorità non è punire chi non rispetta i miei orari, in questo momento. Fate il vostro dovere.»
Aveva il tono solenne di chi va dritto al punto senza perdere tempo e quello impassibile che era suo caratteristico.
I tre dottori annuirono e si avvicinarono a Chuuya, iniziando a controllare i suoi parametri vitali.
Chuuya sbuffava stanco, spostando varie volte la testa da una parte all'altra per evitare di fissare tutte quelle mani che intralciavano la vista sul suo corpo.
«Le ferite stanno guarendo in fretta, dopotutto. Avevamo previsto che il processo sarebbe stato più lungo, ma date le attuali condizioni credo che non sia difficile curarlo in questi giorni.»
I dottori si consultarono velocemente, dopodiché uno di loro si allontanò e mosse le mani in modo da creare di fronte a sé bolle che sembravano fatte di sapone.
Un secondo medico tolse le fasciature che tenevano coperte le ferite di Chuuya, mentre il terzo si mise davanti a Dazai.
«Dazai, l'abilità che stiamo per utilizzare ha effetti curativi sulle persone con ferite più o meno gravi, ma rischia di fare del male a coloro i quali non riportano tali ferite. Creerò una barriera per proteggerti.»
Dazai rimase in silenzio, alzando le spalle.
Vide la barriera protettiva prendere forma davanti a lui, mentre Chuuya veniva ricoperto da quelle "bolle di sapone" che pian piano si poggiavano sulle ferite, guidate dal dottore che le aveva create.
Dopo qualche minuto, notò che Chuuya aveva chiuso gli occhi e non si muoveva.
«Perché non fa nulla?» chiese, fissando quella sagoma immobile sul letto.
Il dottore la guardò a sua volta, rimanendo per qualche secondo in silenzio. La sua espressione era dubbiosa, e i suoi occhi si muovevano frettolosamente da una parte all'altra della stanza per incrociare quelli degli altri due dottori.
Quello che aveva tolto la garza a Chuuya era rimasto vicino a lui, monitorando ogni suo respiro tramite la sua abilità.
Nessuno lo guardava.
«Allora?» ripeté impaziente Dazai, alzandosi dalla sedia.
Il dottore parlò «il paziente deve stare calmo, forse si sta solo rilassando.»
Forse? Mi prende in giro?
Dazai fissò ancora Chuuya e questa volta non aspettò nessun cenno per uscire dalla barriera che lo proteggeva e, senza nemmeno avvicinarsi al dottore che stava usando l'abilità, fermare il processo di guarigione.
I tre dottori si fissarono incerti per il suo gesto improvviso, mentre Dazai chiamava Chuuya con tono quasi preoccupato.
Chuuya aprì gli occhi e lo guardò «che ti prende?» disse, mettendosi seduto e toccando le ferite «oh, fanno meno male..»
E mentre Chuuya si meravigliava di essere quasi guarito, mentre i dottori mormoravano fra loro qualcosa di impercettibile, Dazai strinse i denti e rimase in silenzio.
Come ho fatto a perdere la testa in questo modo? Ho interrotto l'abilità di quell'uomo perché credevo che Chuuya fosse in pericolo, che diavolo mi prende?
Per un momento ho pensato che stesse per usare Corruzione. Per un momento ho pensato di non riuscire a fermarlo dallo scatenarsi. Per un momento, ho creduto davvero di non riuscire ad arrivare in tempo. Era solo nella mia mente. Questa preoccupazione costante è insensata.
Concentrati, cazzo.
«Dazai..»
«Sì, scusate. Se volete potete andare, in caso avessi bisogno di voi ve lo farò sapere.»
I tre dottori, sempre più perplessi, lasciarono la stanza.
Chuuya fissò Dazai, inclinando la testa curioso «sicuro di stare bene?»
«Sì, è solo che.. Prima pensavo fossi in preda ad un altro, ecco, attacco.»
«Oh.»
È strano, sembra sempre sovrappensiero.
Chuuya si alzò dal letto, constatando finalmente che poteva muoversi liberamente e agilmente, anche se ancora qualche punto gli faceva male. Nonostante questo, sapeva di poter resistere.
Si sgranchì la schiena, osservando ancora Dazai, il quale era rimasto di nuovo in silenzio.
«Concentrati, Dazai.»
Lui si voltò, sentendo la voce di Chuuya.
Pensò per un attimo che fosse stata la sua mente a dirgli di concentrarsi.
Concentrati.
Annuì distrattamente «ora sei tu a rassicurarmi?» sorrise, ma quell'espressione non gli si addiceva. Sembrava finta, forzata.
«Vedi di restare con i piedi per terra. Non farti sopraffare dai tuoi stupidi complessi esistenziali. Guarda che ho bisogno di te.»
Dazai sobbalzò a quelle parole.
Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa.
I suoi pensieri erano fin troppo legati alla realtà. L'idea di essere sotto il controllo di qualcun altro lo rendeva così instabile.
«Non preoccuparti.»
Uscì, lasciando Chuuya dentro quella stanza, da solo.
Uscì per stare lui da solo.
Poi, ad un tratto, un pensiero iniziò a balenargli per la testa.
Si guardò le mani, pensando all'incontro con James.
I pezzi stavano tornando al loro posto. Finalmente, aveva capito.
~~~
Questo capitolo ha quasi duemila parole!
Allora, cosa pensate abbia capito Dazai?
Perché adesso i pezzi stanno tornando al loro posto? Ho lasciato un indizio, nei capitoli precedenti, ma ovviamente lascio a voi la ricerca o le supposizioni, come sempre.
Fatemi sapere, lettori del mio cuore <3
:D
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