~37~

E se solo si potessero toccare.

Per capire, fino in fondo e veramente, cosa vogliono l'uno dall'altro.

E se solo si potessero toccare.

Per sentire, davvero, cosa provano l'uno nei confronti dell'altro.

Perché non sono solo sensazioni, non sono solo "pensieri", quelli; sono sentimenti così forti che una persona sola non riuscirebbe a capire.

E se solo potessero toccarsi, insieme, entrambi, per provare tutto quello che hanno sempre sentito, ma mai concretizzato, quello che avrebbero voluto, ma che non hanno mai pensato.

E Chuuya, con quel pensiero fisso che gli esplodeva in testa, si avvicinò, ancora.

Dazai interruppe la medicazione quasi ultimata, che adesso però sembrava superflua, e rimase a guardare Chuuya, che si avvicinò, di più. E restò immobile a fissare gli occhi azzurri del compagno che si facevano più grandi e più profondi, come il mare, come l'abisso blu che sta là in fondo.
Cominciò a misurare i suoi respiri, per renderli più dolci, e più calmi, per rendere se stesso come Chuuya lo stava facendo diventare.

E Chuuya si avvicinò, ancora.

Fino a far toccare la punta dei loro nasi, fino ad ascoltare solamente il respiro reciproco, fino a sentire il calore dei loro corpi fondersi nelle loro labbra. Fino a che non sentirono nient'altro che quelle, come se quelle avessero potuto risolvere tutto.

E rimasero così, mentre Chuuya prendeva il viso di Dazai fra le mani e lo stringeva, mentre Dazai socchiudeva i suoi occhi marroni e improvvisamente più veri, come se quel bacio fosse troppo, ma non abbastanza.

E rimasero così per lunghi istanti che sembrarono minuti, poi ore, mentre entrambi si separavano, si cercavano e poi si rifondevano come fossero una persona sola. Le mani di Chuuya erano leggere e delicate, mentre accarezzavano il viso di Dazai sfiorandolo con la punta delle dita, come a volerlo tranquillizzare. E il compagno non opponeva resistenza, anzi sembrava ricambiare quei piccoli gesti rimanendo fermo ad assaporare quello strano momento, intenso e nuovo. E ancora fondevano le loro labbra le une con le altre, assottigliavano gli occhi e ascoltavano i loro brevi respiri, mentre a vicenda assecondavano i loro movimenti e riprendevano fiato. Erano una persona sola, in quel momento.
Perché dovevano essere quello, fin dall'inizio. Era quello, ciò che dovevano diventare.

Una persona sola.

Dopo quegli attimi di puro silenzio, dopo quei secondi di nulla e di tutto, si guardarono.
Occhi nei loro occhi, si fissarono.
La realtà in quel momento era ben più chiara delle altre volte; quegli sguardi durarono più di semplici attimi. Durarono infiniti minuti, e, questa volta, la realtà era quella, davvero. Non erano solo sensazioni e supposizioni confuse, non erano vortici indistinti di qualcosa oltre ogni forma di razionalità e logica.

Chuuya teneva ancora il viso di Dazai fra le sue mani, e lo sentiva, com'era diventato d'un tratto più caldo.
Dazai invece si sentiva paralizzato da quei gesti, dallo sguardo del compagno che si era fatto curioso, incredibilmente bello, sincero.

Erano sensazioni così positive, quelle che stava provando, che non sapeva come reagire. Era stata come una ventata d'aria fresca improvvisa in una giornata afosa, come una cascata d'acqua ghiacciata sulla sua testa.

Tutto così strano, tutto così nuovo.

«Dazai..»

Dazai sobbalzò leggermente, rendendosi conto in quel momento che le mani di Chuuya fossero ancora lì, e che il suo viso fosse ancora lì, vicino, che lo sfiorava.
Mise le sue mani su quelle del compagno per accertarsene completamente, per realizzare finalmente cosa fosse appena successo. Per far credere a sé stesso, e alla sua mente, ciò che il corpo aveva appena vissuto e provato.

Entrambi tenevano la bocca semiaperta, ancora increduli, forse, o semplicemente in cerca di qualcosa di più. La loro espressione ugualmente seria, ma diversa nei loro lineamenti.
Il silenzio veniva divorato dai loro corpi, dai loro occhi, dai loro pensieri.
Quali pensieri? Che fine avevano fatto?

Il silenzio era magia e totale comprensione.

Non servivano di certo pensieri per capire cosa stava succedendo.
C'erano soltanto loro, che si guardavano.

«..quel..» provò a dire Chuuya, con la voce strozzata.

E si interruppe, di nuovo.
Non sapeva cosa dire, come giustificare la sua azione.
Quegli occhi castani puntati su di lui gli bloccavano tutti i sensi capaci di farlo ragionare.

All'improvviso un peso iniziò a spingere sul suo petto.
Ecco insinuarsi dentro di lui la prima preoccupazione.

Che ora aveva rovinato tutto. Che Dazai doveva pensare fosse pazzo. Che di certo lo avrebbe lasciato lì con la garza ancora messa male, avrebbe deciso di non collaborare più per evitare situazioni strane e imbarazzanti, e lo avrebbe abbandonato.
La sua famiglia, di nuovo, se ne sarebbe andata via, lo avrebbe lasciato solo a combattere qualcosa che da solo non sapeva affrontare.

Fece come per togliere le mani dal viso del compagno, ma quelle di Dazai lo fermarono dal farlo.
Le tenevano ancora lì, mentre premevano sulle sue guance rosse.
Non mi sta lasciando. Non mi sta facendo andare via. Per favore, Dazai, non lasciarmi andare via.

«Chuuya» mormorò, puntando lo sguardo sulle sue labbra «credi davvero che adesso ti lascerò andare?»

Chuuya ebbe un sussulto, sentendo di nuovo la voce di Dazai, e ascoltando proprio quelle esatte parole.

Spalancò leggermente gli occhi, deglutendo.
«Daza-»

«Ascoltami» lo interruppe Dazai, di nuovo «anche se mi consideri un fottuto lunatico, che si approfitta degli altri per trarne profitto, non significa che io lo sia davvero, o che io lo sia con te.»

Il suo tono era così dannatamente profondo. La sua voce suonava così bene, con quelle parole. E lui continuava a mantenere quello sguardo serio di chi non mente, di chi è sincero.
E quella sincerità si vedeva in ogni suo movimento, in ogni sua parte: negli occhi, nel viso arrossato, nelle mani che tenevano Chuuya ancora lì vicino.

È vero, lo considero un fottuto lunatico di merda. Lo considero un sadico che sfrutta gli altri per i propri vantaggi. E forse è questo pensiero che mi porta a sospettare di ogni cosa. Del fatto che potrebbe non vedermi più come un compagno, ma come un suo semplice collega che a volte lo aiuta nei lavori sporchi. Io però voglio essere il suo compagno, voglio essere la sua difesa, il suo attacco, la sua forza, e la sua debolezza.
Vorrei essere suo amico.
Ma non so se lo diventerò.
Adesso, più che mai.

«Ti avevo detto di fidarti di me. Allora fallo, per favore» lo supplicò, stringendogli ancora di più le sue mani «considerami il bastardo che sono, ma fidati di ciò che ti sto dicendo.»

Prese un grosso respiro, come a volergli fare sentire il più forte possibile quella frase che Chuuya avrebbe voluto ascoltare sempre, tutte le volte che ce ne fosse stata l'occasione, e anche quando non fosse servita.

«Io non ti abbandonerò.»

Fu un sussurro, ma sembrò urlato con tutta l'anima che possedeva in corpo.
Quell'anima pura e vera, non cupa, oscura, tenebrosa e schiva. La parte della sua anima non corrotta dalla sua natura sporca e assassina.

Abbassò le braccia, lasciando libere le mani di Chuuya, che poco dopo fece lo stesso.
Si stavano ancora scrutando, studiando, ma non nel modo competitivo di sempre, non per cogliere nell'altro una distrazione e attaccare sfruttando l'attimo di esitazione.

Dazai indietreggiò con il corpo, creando finalmente uno spazio per sentire il mondo intorno a loro avvolgerli di nuovo, riportarli alla realtà. Chuuya strinse leggermente il copri-materasso su cui era seduto, accorgendosi di quanto fresco fosse in confronto al viso di Dazai.
Aprì la bocca per parlare, ma non uscì nessun suono, come se far toccare le sue labbra con quelle del suo compagno gli avesse tolto la capacità di formare una frase di senso compiuto, o anche solo di dire una parola.

«So cosa provi» riprese Dazai, ultimando il bendaggio di Chuuya «ma se vuoi dirmelo, io sono qui.»

Rimasero in silenzio per altri minuti, mentre Dazai finiva di medicarlo. Dopodiché si alzò, andò a sistemare tutto ciò che aveva tirato fuori dalla cassetta del pronto soccorso, e rimase fermo a fissare il vuoto, dando le spalle a Chuuya.
Si toccò le labbra, ripensando a quelle morbidi che poco prima si era ritrovato sulle sue.
Si toccò le guance, ripensando alle mani calde e minute che poco prima lo avevano stretto delicatamente e lo avevano trattenuto.

Proprio qualche minuto fa, Chuuya...

Si girò di scatto verso di lui.
Lo stava guardando. Gli occhi suoi blu lo stavano fissando, con lo sguardo di chi cerca le parole e non le trova.

Finalmente, però, qualcosa dalla sua bocca uscì fuori «non so che mi è preso.»
Chuuya si era preso le mani e le aveva strette fra loro, poi aveva spostato lo sguardo su di esse e ora un sorriso gli era apparso sul volto «davvero, mi dispiace.»

Dazai lo fissava un po' distante, ascoltandolo attentamente.

«Era come se il mio corpo fosse stato libero dalla mente, libero di fare ciò che voleva. Era come se non fossi padrone dei miei movimenti. Non so che mi è preso» ripeté, scuotendo la testa e tornando ad un'espressione più seria.

«Però..» mormorò fra sé, come a volersi giustificare. Subito dopo, tuttavia, si bloccò «..nulla, scusa.»

«Va bene, d'accordo» esclamò Dazai, concludendo «sarà come se non fosse mai successo nulla. Noi non siamo stati qui» si stirò le braccia, incurvando la schiena «ricevuto.»
C'era un velo di indifferenza nella sua voce. E questo rese Chuuya inquieto, ma allo stesso tempo più tranquillo.

Alla fine, ciò che aveva fatto era stato veramente troppo. Non se ne era reso conto. Era stato spontaneo, improvviso, una spinta che gli era stata data di sorpresa.
Era meglio così.
Quel momento l'avrebbero ricordato solo entrando lì, l'avrebbero conosciuto solo loro.
Era meglio così.
Sarebbe stato un loro ricordo segreto. Uno sbaglio, forse, ma non del tutto.

Si erano toccati.
E non sarebbe successo mai più.
Era meglio così.

~~~

<3

Non sono riuscita a trattenermi dal pubblicare questo capitolo oggi, invece che domani, volevo troppo farlo leggere.

È vero, forse ora la premessa di questa storia non avrà molto senso, il fatto che fosse una ff diversa dalle altre.. Ma io credo ancora che non sia come le altre, perché in fondo è stato un momento. "Uno sbaglio forse, ma non del tutto".
Come dice la fine del capitolo "Si erano toccati. E non sarebbe successo mai più". È meglio così. L'ultima frase io l'ho pensata in maniera molto più.. Profonda di come sembra. "si erano toccati" non riguarda soltanto la parte fisica del gesto. Lascio a voi le interpretazioni ^-^

Chissà, magari in futuro succederà qualcos'altro, o magari no. Ma ora, nel presente, questo è tutto ciò che avrete di.. Di "romantico", come dire. Penso sia uno dei capitoli più belli, secondo me, di questa storia. Spero lo sia anche per voi, altrimenti nulla, spero vi sia semplicemente piaciuto <3

Bacini :**

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