~34~
Quando si svegliò, si ritrovò in una stanza con una finestra da cui proveniva una tenera luce rossa soffusa.
Si sentiva stordito e dolorante, la testa che sembrava dovesse scoppiare da un momento all'altro.
Si mise seduto, sul letto in cui si ritrovava, e si toccò lo stomaco. Gli faceva male ed era fasciato. Provò ad alzarsi dal letto, ma era debole e si distese nuovamente, inspirando profondamente.
Cosa ci faccio qui? Chi mi ha portato dentro questa stanza... Che non conosco?
Chiuse gli occhi, e si decise di immergersi nei ricordi di quella che era stata la notte più confusa della sua vita.
Poteva essere stato un sogno, magari si era immaginato tutto e lui si trovava lì a causa dell'attacco dell'uomo sconosciuto, quando Dazai era stato rapito.
Forse non aveva mai incontrato Odasaku, o la vecchietta che abitava nella sua casa perfetta accanto ad altre case perfette, al confine con la periferia abbandonata di Yokohama. Probabilmente non era mai entrato in quel quartiere, non aveva mai visto cosa ci fosse lì dentro, non era andato a cercare Dazai.
Poi gli tornò in mente l'immagine del ragazzo che gli era apparso improvvisamente davanti, mentre gli aveva stretto la spalla con fare amichevole e innocente.
Com'è che si chiamava?
James Joyce.
Una fitta di dolore gli attraverso le tempie.
Poteva essere stata tutta una sua immaginazione? Un sogno, un'allucinazione dovuta alle ferite dell'uomo che li aveva attaccati?
Ma lui se lo ricordava: quelle ferite non erano gravi. Poteva muoversi benissimo, camminare, mentre ora non riusciva nemmeno ad alzarsi da un letto. Quelle che aveva non erano ferite lievi.
Erano ferite provocate da qualcosa, da qualcuno di molto più forte.
Erano ferite provocate da se stesso.
Le riconosceva. Era sicuro, era in quello stato a causa di Corruzione.
Ma allora che ci faccio qua? continuò a ripetersi.
Se questa notte ho davvero usato Corruzione davanti a quel James, come ho fatto a rimanere vivo? E se l'allucinazione fosse stata questa? Se in realtà quel ragazzo non fosse stato James Joyce, ma Dazai? Ripeteva le sue parole, a volte mi è pure sembrato lui. Forse sono uscito fuori di testa e non ho capito più niente. Forse Dazai mi ha preso in giro nuovamente, per darmi una lezione.
Però c'è qualcosa..
Ad un tratto, la porta che si trovava di fronte al suo letto si spalancò.
«Chuuya.» la sua voce era inconfondibile.
Anche se tremava.
Era il suo partner. Dietro di lui c'erano due uomini in nero, che facevano parte della port-mafia.
Chuuya si mise di nuovo seduto, aiutandosi con le braccia, incredulo per quella vista.
Com'è possibile? Non era stato rapito? Non era stato catturato dall'uomo che ci ha attaccati? Perché.. Perché ora è qui?
«Stai... bene?» chiese titubante Dazai, lasciando fuori i due uomini e chiudendo la porta dietro di sé.
Sì avvicinò al letto di Chuuya, mentre aspettava che lui dicesse qualcosa.
«Ti ho trovato ieri nel bosco della periferia sequestrata dalla polizia di Yokohama.» continuò, capendo che Chuuya non avrebbe parlato.
«Eri svenuto per terra. Perdevi sangue e le tue ferite erano molto gravi. Io penso che si sia trattato di..»
«So di cosa si è trattato» lo interruppe Chuuya, con la voce secca, seguita da un colpo di tosse «tu.. Dazai, tu ieri-».
Dazai strinse i pugni «sì, ieri sono sparito durante il combattimento. Mi sono ritrovato in una casa abbandonata e vuota. Non so come.»
Quindi alla fine non mi sono immaginato tutto, pensò Chuuya, sono davvero andato a cercarlo. Ma ancora non mi spiego come io ne sia uscito vivo, e come lui sia scappato..
Dazai rimase in silenzio, mentre Chuuya pensava senza degnarlo di uno sguardo.
Perché non mi parla? Cosa diavolo devo fare ancora per fargli capire che sono qui per lui? Che sarò sempre qui per lui? Sono il suo partner, il suo compagno di squadra, ma ancora si ostina ad evitarmi, a tenersi tutto dentro, ad odiarmi in modo silenzioso. Voglio che mi parli, vorrei che mi guardasse. Nonostante io gli abbia detto di non fissarmi l'ultima volta, io voglio che lui lo faccia. Voglio i suoi occhi puntati su di me, per sapere che ho ancora una persona che conta su quella abbandonata che sono io, nonostante il vuoto che mi circonda. Vorrei di nuovo provare ciò che insieme abbiamo sentito quella volta. Lo voglio di nuovo vicino.
Ma perché ogni volta sento che la nostra distanza aumenta sempre di più?
«Parlami, Chuuya.» disse Dazai, avvicinandosi ancora di più a Chuuya, ma rimanendo in piedi a guardarlo.
«Ieri è stato tutto molto confuso.. Mi sentivo come manovrato da un burattinario invisibile che faceva quello che voleva con la mia marionetta» continuò, per riempire quel vuoto che sentiva nella stanza, per colmare tutta quella solitudine che provava quando stava con qualcuno, per fermare i suoi patetici pensieri su quanto sentisse Chuuya lontano e distante. Ma nonostante ci provasse sentiva una fitta al cuore ogni volta che diceva una parola, una frase, ogni volta che esprimeva un giudizio, che esprimeva il se stesso più sincero al suo compagno, nonostante di sincero gli rimanesse ben poco.
«Non mi hai attaccato tu, ieri, vero?» chiese Chuuya finalmente, alzando lo sguardo ma rivolgendolo altrove.
Dazai rimase un attimo interdetto da quella domanda.
«... Cosa?»
«Lascia stare.» liquidò l'argomento Chuuya con un gesto della mano.
Il dirigente bendato si mise seduto accanto a Chuuya e lo guardò «lascia stare che cosa? Il fatto che qualcuno ti abbia attaccato e tu hai pensato fossi io?»
Nella sua voce non c'era rabbia o senso di offesa. Sembrava tranquillo, nemmeno indifferente.
«E-Era solo una domanda.» rispose l'altro, abbassando lo sguardo e allontanando il suo corpo da quello di Dazai seduto.
«Perché hai pensato una cosa del genere? Che io ti avessi attaccato e ridotto in questo modo?»
Dazai adesso aveva alzato il tono della voce. Poggiò le mani sul letto afferrando le lenzuola e stringendole senza nemmeno rendersene conto.
Chuuya sobbalzò leggermente «stai calmo. Non sei l'unico che di ieri notte non ci ha capito niente. Non esaltarti.» sbottò, cercando di rendere più normale quella situazione.
Quella in cui Dazai gli urla contro e lui si spaventa.
Dazai trattenne per un attimo il respiro.
Mi ha risposto. Chuuya mi ha finalmente.. Risposto.
Si coprì la bocca con una mano, girando leggermente la testa dalla parte opposta a Chuuya. Nel suo viso, traspariva un senso di pace, effimera.
Chuuya riprese a guardarlo «che diavolo ti prende?»
Il compagno bendato si voltò, riuscendo a trattenere un grido di gioia per aver ritrovato, anche se solo per un attimo, il suo partner. Il suo sguardo si spostò sulla fasciatura che avvolgeva il torace di Chuuya, con delle macchie di rosso che la punteggiavano, dovute alle ferite ancora aperte.
Fece per avvicinare la mano e toccarla, ma subito si tirò indietro, notando il respiro irregolare di Chuuya.
«Devi cambiarti la benda.»
Chuuya si guardò, notando che quei punti rossi che prima erano quasi invisibili ora si stavano allargando sempre di più.
«Posso resistere.» rispose.
«Sono io che desidero la morte, non tu. Fatti cambiare la fasciatura.» insistette Dazai, guardandolo fisso in viso, nonostante avesse la testa rivolta verso il basso.
Chuuya si allontanò leggermente dal compagno, dopo aver alzato lo sguardo. Lo vedeva sempre più vicino, anche se immobile, e questo lo rendeva irrequieto. Ripensò a quella volta in cui i loro corpi erano stati tanto vicini e i loro respiri tanto identici quanto opposti. Di nuovo, si ritrovò a respirare in modo affannoso, a maledirsi per provare quella sensazione opprimente, ma così incredibilmente... Piacevole, e bella.
Perché ogni volta che la provava, pensava la stessa cosa.
Se solo potessi toccarlo.
Però ora c'era una nuova sensazione che si era aggiunta a tutte quelle contrastanti che già aveva, e non sapeva se definirla negativa o positiva.
Adesso desiderava allontanare Dazai, desiderava non vederlo, ma saperlo vivo e basta. Voleva che stesse bene, ma lontano da lui.
E Dazai lo guardava. Vide il corpo di Chuuya muoversi dalla parte opposta al suo. Deglutì, stringendo i denti.
Si era allontanato un'altra volta.
Quasi come a volergli provare di essere innocuo, di non essere letale, nonostante sapesse che quest'ultima caratteristica gli appartenesse da sempre, si chinò verso di lui. Gli mise una mano dietro la nuca e con l'altra gli toccò un braccio, poi lo avvicinò a sé, fermandosi quando lo vide a pochi centimetri dal suo viso.
Gli strinse dolcemente la nuca, mentre il braccio prendeva il posto della mano e avvicinava ancora di più la testa di Chuuya. Gli fece appoggiare la fronte sulla sua, e continuò a guardarlo, serio.
«Chuuya, mi-»
«Sta' zitto» lo interruppe secco Chuuya, mantenendo però un tono di voce basso «sei un dannato lunatico di merda, lo sai?»
Entrambi rimasero fermi a fissarsi, e si riusciva a sentire nell'aria il silenzio delle loro menti.
Poi Dazai si mise a ridere, chiudendo gli occhi «sì, lo so.»
Chuuya dopo un attimo di silenzio iniziò a ridere con lui, rimanendo fermo con la fronte premuta su quella di Dazai. Risero di gusto; Dazai gli accarezzava la testa con fare giocoso, facendo scorrere le dita fra i suoi capelli rossi, mentre Chuuya cercava di non esagerare per non aprire ancora di più le sue ferite. Ma rideva. Ridevano entrambi come due bambini che si erano appena conosciuti e avevano giocato insieme con le macchine, o con i robot. Risero come due bambini che per non piangere durante il loro addio si fanno i dispetti per lasciare il ricordo più bello all'altro. Risero come due amici che senza dire nulla si capiscono con uno sguardo, leggendosi a vicenda la mente e i pensieri.
Dopo quei minuti di pura e semplice gioia, Chuuya prese a tossire.
Dazai si alzò, chiedendogli di aspettare.
«Vado a chiamare un dottore, non ti muovere.»
«Dazai, idiota» tossì «dove cavolo dovrei andare ridotto così?»
«È vero» esclamò l'altro, accennando una smorfia divertita, poi uscì.
Dopo qualche minuto arrivò un dottore che medicò Chuuya, andandosene appena finito, e nuovamente rimasero soli.
«Allora..» esordì Chuuya «come sei scappato dal posto in cui eri stato intrappolato?»
Dazai rimase in silenzio per un attimo.
Poi iniziò a parlare.
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Sto aggiornando un giorno sì e uno no :D
Beh quindi, eccoli di nuovo insieme, i due compari neri. Si erano lasciati mentre litigavano, e ora sembra quasi che con il gesto di Dazai, Chuuya si sia tranquillizzato. Alla fine, Dazai stesso sa di apparire letale, ma questo non significa che lui voglia essere visto così dal suo compagno. Dall'altra parte Chuuya lo conosce e lo capisce, quindi è difficile nascondergli qualcosa.
COMUNQUE BASTA! Non devo scrivere troppo in questi angoletti, vorrei che voi parlaste con me di quello che pensate!
Quindi prego, prego, fatevi avanti ^-^
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