~33~
«Noioso.»
Ancora un'altra.
«Noioso!»
Le ore passavano, mentre Dazai si era ritrovato con una piccola lampada a giocare con dei dadi, nella stanza sigillata. Non provò a scassinare la porta, o le finestre. Voleva aspettare che venisse di nuovo quell'uomo, per questo non aveva cercato di fuggire. Ma le ore passavano e non si faceva vedere nessuno.
Che ore saranno fuori?
Sbirciò da una fessura di una delle finestre, notando che all'esterno a illuminare la notte c'era solo la luna. Pensò che fosse magnifico combattere sotto i suoi raggi.
L'uomo lo aveva lasciato lì, dopo essersi presentato davanti a lui. Non gli aveva detto nulla e Dazai non aveva fatto niente.
Gli aveva solo preso la mano, stringendogliela forte e lasciandola dopo qualche secondo. Gli aveva sorriso, fissandolo in viso, poi se n'era andato, mentre Dazai, immobile, lo aveva visto sparire fuori dalla porta.
Come si starà divertendo Chuuya. Che noia.
Era sicuro che il suo compagno fosse sulla strada giusta.
Aveva la strana sensazione di sapere che, in quel preciso istante, Chuuya stesse combattendo contro quell'uomo. L'aveva visto di sfuggita, eppure il suo sorriso gli era rimasto impresso. No, non era solo un sorriso. Era un ghigno, malvagio e perverso.
Di nuovo, rabbrividì.
Perché mi succede? Cosa ha di così spaventoso?
No. Lui non è spaventoso, né tantomeno inquietante.
Lui ha quell'aria maestosa di cui parlava Abe nel garage. Ha l'atteggiamento di chi sa che vincerà a tutti i costi, pur di perdere la sua umanità, per quanto minima possa essere... È questo suo lato, così incredibilmente simile al mio, così spaventosamente identico a ciò per cui combatto, che mi fa rabbrividire.
Perché, quando si presenterà il momento, io non so se sceglierò di salvare la mia piccola e insignificante umanità, o la sacrificherò per vincere.
La luce si spense. Rimase nuovamente al buio, da solo, abbandonato in quella stanza vuota, con i suoi stessi pensieri che vorticavano intorno a lui come corvi pronti ad attaccarlo.
-
È strano, pensò Chuuya, mentre stava per sferrare uno dei suoi pugni contro James Joyce, è come se il mio potere non avesse effetto contro di lui. Che sia davvero in grado di Squalificarlo?
«Chuuya» disse tutto a un tratto l'uomo, schivando l'attacco ricevuto «conosco ogni tuo tempismo, ogni tuo tic. Credi di potermi battere?» sogghignò, allargando le braccia.
Mi sta facendo incazzare.
«Smettila di ripetere le sue parole. Smettila!» gridò sfinito, provando a lanciare contro di lui un masso enorme. Ma gli pesava più del solito, e riuscì a spostarlo solo di qualche centimetro. Non lo alzò nemmeno da terra.
«Uh, bella mossa.» lo schernì James.
Chuuya si fermò. Aveva il fiatone, e non si spiegava il motivo. Era nervoso, abbattuto, distrutto in tutte le sue forze, sia fisiche che mentali.
Improvvisamente, come lampi in una tempesta, attimi sfuggenti e quasi impercettibili, come spiragli di luce accecante, rivide delle scene di quando era più piccolo, senza capire a che anno si riferissero.
Una stanza ricoperta di sangue.
Gente sparsa ovunque, immobile sul pavimento, alcuni si muovono in cerca di qualcosa. Delle loro braccia, delle loro gambe. Forse, non si sono nemmeno resi conto di non avere più niente.
Un uomo urla tenendo dalla nuca suo figlio, ormai privo della sua lunga e prosperosa vita, mentre altri uomini in nero ti portano via.
Ecco cosa sei. Sei il caos, la distruzione, la morte senza discriminazioni. Sei il diavolo fatto persona.
Allora fai il diavolo, e fammi uscire.
Chuuya riprese a respirare in modo affannoso, tornando a bloccare l'istinto di scatenarsi.
All'improvviso vide davanti a sé l'immagine di Shizuka, con un buco in fronte, che gli puntava contro un pugnale sporco di sangue. Avanzava verso di lui con le lacrime agli occhi e lo sguardo di chi sta per ucciderti, senza fare un minimo sforzo.
Chuuya indietreggiò mettendo le mani avanti, e scuoteva la testa, la scuoteva per mandare via quelle immagini così disturbanti, mentre gli si ripresentano sempre con più frequenza.
Indietreggiò finché non tocco alle sue spalle un albero.
A quel punto, l'unica cosa che gli rimaneva da fare era essere ciò che aveva sempre evitato di essere.
Chuuya,
questo è ciò che sei.
Diventò una bestia feroce senza controllo, impazzita e crudele. Iniziò a distruggere tutto ciò che trovava attorno: alberi, case abbandonate, pali della luce, macchine rotte. Quel quartiere lasciato al suo destino diventò centro di sfogo di Chuuya. Corruzione finalmente l'aveva preso sotto il suo controllo.
Durò interminabili minuti. Tutto intorno a lui sembrava ormai tornato ad essere polvere, su polvere, e non capì che in realtà quella polvere la stava creando lui, colpendo qualsiasi cosa gli capitasse prima.
Finché non si fermò.
Ormai privo di forze e di capacità di reagire, si fermò, bloccato da una mano sulla sua spalla.
Vide davanti a sé la figura di James che gli sorrideva, con lo sguardo puntato sui suoi occhi folli, che pian piano si andavano chiudendo.
Vide davanti a sé qualcuno che, come Dazai, gli aveva impedito di morire.
Vide, davanti a sé, una figura maestosa e imbattibile, in grado di poter fare qualsiasi cosa a qualsiasi costo.
Vide, davanti a sé, la sua salvezza e la sua rovina.
Poi, non vide più niente.
~~~
Ehilà gente, che ve ne pare?
Cosa pensate sia successo ora a Chuuya, e chi è James, qual è il suo obiettivo?
Scusate per il breve capitolo, ma abbiate pazienza..
Buona giornata ^-^
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