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Due settimane dopo

«Deve essere un colpo secco» esclamò Dazai, fingendo di dover dare un colpo sul collo al compagno «altrimenti il bersaglio potrebbe prevedere il tuo attacco.»
Chuuya annuì e si allontanò, guardando la mano che poco prima gli aveva sfiorato in modo potenzialmente letale la nuca.

Da quando avevano avuto l'ultima missione, si erano messi d'accordo per allenarsi insieme il più possibile. Non parlavano molto, Chuuya non faceva altre domande su ciò che era accaduto le settimane precedenti e Dazai ne sembrava contento. Fu proprio lui a proporre gli allenamenti. A Chuuya era sembrato strano, ma allo stesso tempo si era sentito sollevato dal fatto che fosse stato il compagno a chiederlo.
Nel corso delle giornate, gli sembrava sempre più preso da quelle "lezioni", quasi come se fossero fondamentali per qualcosa di a lui sconosciuto. Gli sembrava che si stessero preparando alla guerra.
Non sapeva che, in realtà, la guerra era già cominciata.

«Chuuya, ti ho detto che la gamba deve partire in direzione obliqua, non verticale.»
«Me lo spieghi come cazzo faccio a vedere se è obliqua o no, signor SoTuttoIo?» sbottò esasperato, dando un calcio con la pianta del piede al tronco-bersaglio.
«Non devi calcolare l'angolo o stare lì a controllare. Basta che non muovi la gamba verso l'alto. Alzala come se stessi sferrando un calcio normale, e poi la pieghi leggermente» rispose Dazai, e alzò la gamba come aveva descritto. Sferrò un colpo così veloce e potente che quasi Chuuya non vide il movimento.
Spaccò il tronco-bersaglio, poi si ricompose sistemandosi una benda messa male «così.»

«Così» ripeté Chuuya, e subito dopo si girò verso il compagno sferrando quello stesso calcio contro di lui. Si fermò a pochi centimetri dallo stomaco di Dazai, che rimase completamente immobile. Nessun segno di sorpresa o paura.
«Bravo» sorrise, mettendo le mani in tasca «per oggi fermiamoci qui.»

Chuuya si sistemò la giacca e dopo qualche secondo di silenzio iniziò a parlare «perché stiamo facendo tutto questo?» disse, guardando Dazai dritto negli occhi «intendo proprio questo. Allenarci in modo quasi ossessivo, tutti i giorni, anche per pochi minuti. A volte nemmeno risolviamo qualcosa perché veniamo chiamati per delle missioni. Mi sembra..»
«..esagerato?» lo interruppe Dazai «sì, forse è davvero così. Ma dimmi, Chuuya, preferiresti trovarti impreparato di fronte ad una minaccia più grande di te, o il contrario?»
«Ammesso che esista, questa minaccia.»
«Ammettiamo che esista. Rispondi alla domanda.» insistette Dazai, guardando anche lui fisso negli occhi il compagno.
«È ovvio che vorrei essere forte per sconfiggere questa presunta minaccia.»

Dazai non parlò, perché credeva che Chuuya non avesse finito.
Ma anche Chuuya rimase in silenzio.

«C'è un ma

«..ma questa minaccia la conosci solo tu, Dazai. E ammesso che anche tu sia all'oscuro di tutto, se hai anche solo una minimo sospetto, non riesco a capire perché non l'abbia detto al Boss. Non potrebbe aiutare? Preparare altri uomini?»
«No, il capo non potrebbe fare nulla. Anche esponendogli i miei dubbi, lui non riuscirebbe a fare niente.»

Dazai assunse un'espressione più dura, improvvisamente. Dura verso se stesso. Era davvero giusto fare allenare Chuuya in quel modo continuando a non dirgli nulla su ciò che credeva e pensava? Poteva risolvere qualcosa, avendo come complice soltanto una persona?

Non è una persona normale. Ha forse l'abilità più forte della port-mafia. Se non la sfrutto, potremmo perdere tutto. Se non la coltivo, insieme alla mia, potremmo veramente essere distrutti senza avere neppure il tempo di rendercene conto. Ma posso continuare a far crescere dentro di lui tutte quelle domande? Posso continuare a rischiare di farle esplodere durante la resa dei conti?

«D'accordo, Dazai. Se è questo ciò che pensi.» concluse Chuuya, voltandosi e iniziando a camminare.

«Chuuya.» lo chiamò.

Chuuya si girò, dopo essersi fermato.

«Fidati di me. Ti prego.»

Forse era l'unica cosa a cui si poteva aggrappare. La fiducia. Quella cieca fiducia che il compagno aveva avuto quando aveva usato davanti a lui Corruzione.
Quella che aveva visto quando camminava per le strade buie, perso in un'oscurità senza fine, senza speranza. L'aveva vista negli occhi azzurri di Chuuya, che si era fidato di lui, senza rendersene conto, asciugandogli quella lacrima trasparente che gli era scesa senza un motivo preciso. Era l'unica cosa che poteva provare per sedare la curiosità del suo amico. In quel momento, non poteva fare altro che questo.

Chuuya strinse i pugni. Lo stava guardando, mentre gli faceva quella richiesta. E li stava sentendo. Tutti quei pensieri, tutta la forza che Dazai stava cercando di mettere per trattenerlo ancora un po'.
Non stava usando l'espressione che l'aveva paralizzato quella volta nel garage. Non era freddo, vuoto, e i suoi occhi non davano l'impressione che la sua anima fosse un pozzo senza fondo. Si fidò della sua genuinità, della sua richiesta sincera.

Accennò un "sì" con la testa. Rilassò le mani e se ne andò, questa volta per davvero.

Dazai prese un grosso respiro e si lasciò cadere pesantemente sull'erba dove si erano allenati. Si distese e mise un braccio sopra gli occhi, mentre l'altro lo lasciò libero per terra.

Poi si addormentò, con il sole che gli batteva sul viso mezzo scoperto e l'erba che gli solleticava il braccio bendato abbandonato sul prato.

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Salve a tutti!
Questo capitolo è la calma prima della tempesta. La sirena che ti distrae e poi ti uccide. Beh insomma, non proprio così, ora che ve l'ho detto non posso più distrarvi, ma le anticipazioni fanno bene alla mente del lettore quindi ecco.
Dal prossimo capitolo, qualcosa cambierà.
Bacini :*

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