~16~

Passarono alcune settimane dall'ultima missione. Un giorno Mori fece chiamare Chuuya per parlargli. Forse aveva saputo qualcosa, voleva assicurarsi che Nakahara sarebbe stato lo stesso e non avrebbe fatto sciocchezze.
Chuuya non ci mise molto a rassicurarlo.

"Era una traditrice, l'ho capito. Era anche mia amica, ma è come se avesse tradito anche me. È quello che si meritava" gli disse, guardandolo serio, con la schiena dritta e i piedi piantati.

E una fitta al cuore.

Dazai aveva svolto altre missioni, per conto proprio, qualche confessione, tre omicidi, e tra una cosa e l'altra dei tentati suicidi. Non riusciva a trovare quello giusto, inutile.
Qualche volta gli capitava di pensare a Chuuya, a quella notte di settimane prima, a quel pianto. Poi veniva interrotto, forse dai subordinati, forse dalle vittime, forse da se stesso.

«Ti ho già detto che devi uscire» gridò un barista a Chuuya, che se ne andò con le mani in tasca e schioccando la lingua.
Si mise a camminare per la città e sbrigò qualche faccenda per dei guadagni extra, poi sentì la voce di Dazai.

«Più a destra. Ecco, sì. No, di qua, in alto a destra!» urlava a degli uomini con degli scatoloni sopra le loro teste. Probabilmente un potere soprannaturale che permetteva di spostare gli oggetti con il pensiero.
«Se magari non vi metteste sotto quelle scatole potrei evitare di perdere dieci subornati inutilmente» continuava, guardandoli con aria disinteressata e le braccia incrociate.

Chuuya si mise a guardare la scena. Ad osservare Dazai. Non lo capiva. Con lui si era mostrato impotente davanti ad una persona indifesa, e allo stesso tempo era per gli altri era una figura irraggiungibile, che mirava soltanto al male, e a quello lui era destinato. Ma poi nuovamente se l'era ritrovato davanti, mentre cercava di consolarlo fra le sue lacrime invisibili. Lo prendeva in giro? Si prendeva gioco di lui?

A Dazai in realtà importa solo di se stesso e di prendere il posto del boss.

Proprio mentre si mise a fare questi pensieri, Dazai si accorse di lui.
«Chuuuuuuuuyaaaaa» alzò le braccia e le agitò in aria verso di lui per attirare l'attenzione, lasciando senza più indicazioni gli uomini con gli scatoli.
Chuuya fece una smorfia, si girò voltando le spalle e si rimise a camminare verso la direzione opposta a lui.

Dazai abbandonò totalmente il suo lavoro e lo seguì, raggiungendolo in fretta «ehi, sei sordo per caso?» chiese, con un tono leggermente ironico.
«Piantala e fai il tuo dovere, idiota» sputò acido Chuuya, guardando avanti.
«Oh oh, e tu? Ho controllato i tuoi, di doveri, e non ce n'è uno rispettato. Come la mettiamo?»
Chuuya si fermò di colpo.
«Il capo mi ha detto di svolgere le mie missioni quando voglio, dato che non sono importanti. A te non può fregartene di meno.» si voltò, ma non riuscì a guardarlo, quindi abbassò lo sguardo dopo pochi secondi.

«È da un po' che non ci alleniamo. Presto o tardi ci affiderà qualche lavoro da svolgere insieme, purtroppo» sospirò Dazai, sempre con aria di leggerezza, poi con voce più acuta del solito continuò «insomma, non vorrai morire durante una missione? Sei la mia difesa e io sono la tua salvezza, dobbiamo essere preparati.»
«Fai sempre lo stesso discorso, non ti stanca?» rispose Chuuya, alzando lo sguardo e aggrottando la fronte.
Dazai rimase in silenzio per pochi attimi. In silenzio e immobile, con lo sguardo fisso su Chuuya. Poi prese il cellulare che stava squillando e rispose, allontanandosi e lasciando il compagno lì.

Chuuya scosse la testa «ehi, Dazai, stavamo parlando!» urlò, cercando di farsi sentire «EHI!»

Dazai riuscì a correre in un vicolo in tempo per non essere colpito da un bidone della spazzatura lanciato da Chuuya. Ritornò in strada con il telefono lontano dall'orecchio e un sorriso beffardo sul volto «puoi cercare di uccidermi in un altro momento? È una telefonata importante» disse, assumendo un tono ironicamente stanco e riprendendo a parlare al telefono «oh sì, scusami, un'ultima cosa, dato che non ci rivedremo più, ti va se facciamo un doppio suicidio insieme? Una bella ragazza e un bell'uomo!» concluse, starnazzando e gesticolando con la mano libera.

Di nuovo, evitò un probabile pezzo di muro vicino, ma non riuscì a salvare il cellulare.
«Ora mi ascolti» ringhiò Chuuya, mentre si avvicinava e lo prendeva per il collo portandolo alla sua altezza «rispondimi o ti ammazzo» strinse la presa.

«No, non mi stanca ripetere che se non siamo abbastanza preparati, saremo nei guai in delle prossime missioni» rispose Dazai, mantenendo quel sorriso di sfida diretto proprio al compagno «e non pensare che io abbia paura di una tua minaccia..» spinse via il compagno liberandosi della presa che si era fatta volutamente più debole e continuò «se hai voglia di uccidere qualcuno prendi qualche incarico e fallo, non venire da me per noia e non parlarmi come se non ti conoscessi» concluse, socchiudendo gli occhi e aggiustandosi il colletto.

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Bene bene, da questo momento in poi le cose si fanno interessanti.. :D

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