~15~

Erano passate poche ore. La notte era diventata più buia. Le stelle erano state coperte dalle nuvole, come la luna. Chuuya era uscito dal capanno e vagava fra le vie vicine. Dazai fece portare via la donna dai suoi uomini e poi uscì a cercare il suo compagno.

Chi dice che deve essere tutto facile? Chi è che decide cosa sia giusto o sbagliato fare?
Chuuya non pensava ad altro.
Poteva salvarla. Poteva trovare un modo per farla nascondere, per farle vivere una vita normale. Guardava il cielo e si sentiva perso. Non riusciva a trovare niente per cui non piangere. Non c'era nemmeno tanta luce, nessuna stella in grado di guidarlo. La verità era una. Aveva ucciso la sua famiglia. Ora era solo.
Ed era colpa sua.

Dazai cercava Chuuya, fra i vicoli stretti e isolati. Doveva essere per forza in uno di questi. Vide una sagoma, con le braccia lasciate penzoloni, mentre camminava avanti. La testa rivolta in alto, nel vuoto, nell'oscurità. Dazai affrettò il passo e poi, nel silenzio della notte, sussurrò «Chuuya?»
La sagoma vagante si fermò senza voltarsi e, dopo pochi secondi, cadde a terra. Abbassò la testa, si portò le mani al viso e lo coprì. Dazai vide il suo corpo scuotersi, mentre sobbalzava per i singhiozzi. Si avvicinò e posò una mano sulla sua spalla, finché Chuuya non si trattenne e scoppiò in un lungo e straziante pianto.

Mormorava delle cose, ma le lacrime raggiungevano la sua bocca velocemente, i singhiozzi si fecero più forti ed era impossibile riuscire a capire quelle parole.
Dazai si abbassò e si mise davanti a lui. Gli tolse le mani dal viso e lo guardò. Gli venne una fitta al petto. Non si spiegò quella sensazione, ma vedere Chuuya in quel modo lo fece stare male.
Strinse i denti. Non voleva guardarlo mentre piangeva. Avvicinò la sua mano al viso di Chuuya per asciugare le lacrime, ma non riusciva a consolarlo.

Stava piangendo anche lui.

Io non ho nessun diritto di piangere. Allora perché lo sto facendo?

Strinse la mano in un pugno che colpì a terra. Quel rumore fece sobbalzare Chuuya che trattenne il respiro e smise per un attimo di piangere.
«Che ci fai tu qui?» gli chiese, con il fiato corto, guardandolo dritto negli occhi, e accorgendosi solo in quel momento di lui.
Notò che anche Dazai stava piangendo, più silenziosamente.
«Scusa» rispose lui.
Chuuya gli accarezzò il viso, asciugandogli le lacrime.

Perché lo sta facendo lui? pensò Dazai, perché non l'ho fatto io?

«Potevo fare qualcos'altro. Non riuscivo a pensare a nulla» disse Chuuya, ricominciando a singhiozzare «sono stato patetico e ho rischiato di fare male anche a te. Sono proprio patetico.»
Abbassò lo sguardo e strinse il pugno di Dazai con la sua mano.

Dazai si avvicinò di più a Chuuya e lo abbracciò. Lo avvolse completamente con le sue braccia e Chuuya rimase lì, mentre urlava e piangeva sul petto di Dazai. Si strinse a lui come se non avesse più nulla se non il compagno. Forse era così. Si sentiva immerso in un'oscurità senza fine. Nessuna luce. Nessuna stella.

Come se avesse letto nel suo pensiero, Dazai disse ad un tratto «l'hai detto tu stesso. La port-mafia è la tua famiglia. E se non la consideri più tale, ci sono ancora io. Non sei solo.»
Chuuya ricambiò l'abbraccio, nascondendosi nelle braccia bendate di Dazai.

Lo strinse forte, come se volesse dire "non voglio separarmi da te. Non ti abbandonerò".
Come se stesse dicendo a Dazai che l'aveva capito e che lo stava ringraziando per quel momento.

Dazai sorrise, mentre continuava a tenere vicino a sé Chuuya che, lentamente, smise di singhiozzare e di piangere.

In quel momento, una nuvola scoprì la luna, rassicurante e luminosa.
Le tenebre non esistevano più.

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Coff coff
Ebbene, questo capitolo è come se fosse la *fine prima parte* della storia. Ora inizia la seconda :))

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