~14~
Forse dovrei inviarle quel messaggio, pensava Chuuya, seduto a terra vicino al porto, mentre guardava le navi arrivare e partire.
È una cosa che devo sbrigare io, il doppio nero non c'entra.
Prese il telefono e scrisse un messaggio a Shizuka in cui le chiedeva di vedersi al capanno dove Dazai la sera prima l'aveva portato.
Sapeva che il suo compagno poteva benissimo trovarsi là, ma l'aveva escluso, dato che aveva pensato che Dazai di sera sarebbe uscito per incontrarlo ed elaborare un piano.
Passò il pomeriggio al porto, a pensare a cosa dirle, cosa fare, doveva veramente ucciderla?
Presto il sole tramontò e si fece l'orario dell'incontro. Si alzò di mala voglia da terra e si incamminò verso il capanno, dove arrivò quasi immediatamente, probabilmente per il passo troppo lungo.
Entrò e accese una luce. C'erano scatoloni, polvere, il materasso trasandato su cui aveva dormito -non che ricordasse molto di quella notte- e ancora polvere. Nessuna traccia di Dazai. Girò un po' intorno finché dal fondo del capanno non vide muoversi una figura.
«Chuuya» sussurrò quell'ombra, che ora appariva come una donna avvolta da un mantello, sotto un cappuccio. Avanzava verso di lui, finché non si fermò, alla luce della lampadina del capanno, non molto vicino a Chuuya.
«È da tanto che non ci si vede, eh?» esclamò Shizuka, la traditrice, dopo essersi tolta il cappuccio nero come la notte.
«Già. Che hai fatto?»
«Non è facile nascondersi dalla port-mafia, cercando di fare perdere le proprie tracce prima di essere scoperti» sorrise.
Chuuya, dopo un colpo di tosse, rispose «allora lo sai che il capo.. »
«Certo, prima o poi doveva accadere, no?»
«Perché l'hai fatto?» domandò, guardandola cupo.
«Non avevo scelta. E non potevo dirti niente. Io... non avevo scelta se non tradire l'organizzazione. Ho cercato di proteggervi tutti, ma ho dovuto rubare delle informazioni e-»
«Non mi interessa qual è stato il tuo ruolo» la interruppe «io voglio solo sapere perché non me l'hai detto.»
«Eri in pericolo, come tutti gli altri. Non potevo rischiare. Tu... per me conti più di ogni altra persona, Chuuya. Io non potevo proprio permettermi di perderti» rispose Shizuka, gesticolando lievemente.
«Continui a ripetere che non volevi mettermi in pericolo, ma se per te valgo così tanto, perché non fidarti e chiedermi aiuto?» chiese Chuuya, senza aspettare veramente una risposta, poi iniziò a camminare verso di lei «ho avuto un ordine, Shizuka» si fermò a meno di un metro da lei «devo ucciderti» sentenziò, senza un minimo di movimento del viso che lo tradisse, che svelasse i suoi sentimenti in quel momento. Doveva ucciderla, doveva eliminare la sua amica più cara.
In quel momento, nel silenzio più totale, sbucò dal nulla Dazai, camminando verso di loro «ehi Chuuya» si lamentò «volevi fare tutto da solo? Non ci si comporta così!» allargò le braccia e li guardò.
Chuuya si avvicinò a lui facendolo fermare, senza nemmeno chiedersi che ci facesse là «Dazai, stanne fuori. Non ho bisogno del tuo aiuto.»
«Ma l'incarico è per entrambi e tu mi hai ingannato tenendomi all'oscuro di questo piano. Non si fa» rispose Dazai, scuotendo la testa offeso.
La traditrice si intromise, interrompendoli «io... Io me lo merito.»
Chuuya si girò a guardarla, mentre Dazai rimase in silenzio.
«Sapevo che Chuuya mi stesse tendendo questa trappola. Sapevo che dovesse uccidermi. Io so che.. È la cosa giusta da fare. È quello che mi merito per avervi traditi. Volevo solo salutarti, Chuuya. Era te che volevo vedere per ultimo» disse la donna, abbassando lo sguardo.
Chuuya continuava a guardarla sconvolto.
«Tu sei stata come una sorella per me, fin da quando sono entrato nella port-mafia.»
Dazai lo ascoltò e decise di non intromettersi.
«Tu sei stata la mia famiglia» alzò il tono di voce «tu eri la MIA famiglia, come lo è la port-mafia! E io non posso, NON POSSO PROPRIO disobbedire ad un suo ordine!» concluse, urlando e gesticolando con tutta la rabbia in corpo.
Shizuka gli si avvicinò, piangendo, gli prese la maglietta e si appoggiò al suo petto, mentre le sue lacrime segnavano ferite invisibili nel cuore dell'amico, che non se ne sarebbero mai andate.
Chuuya le prese le braccia e la allontanò dolcemente, stringendo i denti e con gli occhi lucidi.
Dazai decise di avvicinarsi per finire il lavoro, ma Chuuya si mise davanti alla donna «non avvicinarti» ringhiò «non avvicinarti né a me, né a lei.»
«Chuuya, non puoi salvarla. Mouri ti ucciderà. Non puoi salvarla» alzò la voce «allontanati da lei. Se tu non ci riesci, lo farò io.»
«No! Vattene!» urlò di rimando il compagno.
Shizuka gli ripeteva di calmarsi, che era tutto a posto «se mi risparmiassi vivrei come una vagabonda senza meta con una stupida vita da fuggitiva. Io sto bene. Sto davvero bene.»
Chuuya era ormai fuori controllo. Urlava contro Dazai di stargli lontano, non ascoltava più le parole della sua amica e stava per scatenare la sua più potente abilità.
Dazai strinse i pugni, ormai innervosito dal comportamento illogico di Chuuya e gli si avvicinò proprio mentre quest'ultimo perse del tutto la testa.
Corse verso di lui e gli prese un braccio per poi dargli un pugno e fargli perdere i sensi.
Questo non è da te, amico, pensò guardandolo a terra, e notando che Chuuya aveva delle lacrime che gli rigavano il volto.
Al suo risveglio ritrovò Shizuka al suo fianco «basta... svolgi il tuo lavoro senza rimpianti» sussurrò, con la testa sul suo petto. Chuuya si mise seduto, e l'abbracciò.
Scusa, pensò.
E fra le lacrime, la uccise.
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Forse avrei dovuto approfondire di più alcune cose, ma credo che si intuisca quanto per Chuuya la sua amica fosse importante. Questo episodio determinerà lo svolgimento dei capitoli successivi, pur non influenzandoli completamente, quindi.. Nulla, continuate a leggere.
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